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Autore: _Pulse_    04/05/2013    1 recensioni
In lontananza si sentivano i loro schiamazzi, finalmente Tom era riuscito a prendere Ale fra le braccia e lei stava cercando di liberarsi perché era bagnato. Sorrisi a quella scena e poi tornai a guardare Bill:
“Te lo saresti mai immaginato, tutto questo?”
“Ahm”, corrugò la fronte, guardando l’orizzonte, l’azzurro del cielo e del mare che si fondevano. “No.” Mi guardò e scoppiammo a ridere insieme.
E pensare che, davvero, tutto era iniziato per gioco… mi metteva i brividi.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 49: No! O forse sì.

 

Era un fagottino, un cosino così piccolo e tenero che mi veniva voglia di mangiarmelo! Ma ripensandoci, no, che schifo! Non ero una cannibale, almeno non ancora, e non avrei per niente al mondo mangiato la mia nipotina, tutto il piccolo mondo di Ale e Bill... non dopo tutta la fatica che avevano fatto per averla!
Però avrei potuto benissimo rubarla, a tempo determinato si intende, e le avrei impartito delle vere e proprie lezioni di stile, le avrei insegnato a truccarsi come si deve (anche se aveva già suo padre non mi importava), l’avrei riempita di vestiti e… Sarei stata una zia perfetta!

Un bambino con Tom? mi chiesi fissandomi l’addome.
Sì, ci manca solo questa, sospirai sedendomi sul bordo della vasca per iniziare a pettinarmi i capelli.
Però, ora che ci pensavo… Era diecimila volte meglio un bambino che il matrimonio!

“Oh sì”, annuii, prima di alzarmi e di vestirmi velocemente, diretta verso l’ospedale.

In macchina non feci altro che ripetermi: “Andrà tutto bene, Ary! Andrà tutto a meraviglia, Ary! Sii positiva, serena e rilassata! E fai finta di niente, mi raccomando, magari si dimentica! Se, magari. Beh, comuuuunque, non ti preoccupare! È di Tom che si tratta! Appunto. Ah, ci rinuncio.” O qualcosa di simile.

Arrivai all’ospedale sentendomi una cretina, con tutte quelle auto-rassicurazioni, e mi venne una mezza idea di dire ad un dottore – con tutta la sincerità e la franchezza di cui disponevo – di farmi ricoverare in una camera d’isolamento perché non volevo che il mio ragazzo mi chiedesse di sposarlo, ma mi resi conto che invece di chiudermi in quella stanza, mi avrebbero sicuramente rinchiusa in un manicomio, soprattutto perché quel ragazzo era Tom Kaulitz.

Potrebbe essere un’idea… rimuginai, portandomi una mano sul mento, un sorrisetto sulle labbra.
- Ma smettila di fare la cretina, una buona volta! Sei solo una fifona con delle stupide paranoie! mi rimbeccò la mia coscienza che aveva assunto la voce di Ale.
Ehi, occhio a come parli, sai?

“Ary?” Mi girai di scatto e vidi Bill, che mi fissava con un sopracciglio alzato.

“Oh, ciao!”, lo salutai con la mano, saltellando da lui.

“Tutto bene?”

“Sì, perché?”

“No, così… facevi delle facce strane.”

“Stavo solo parlando con la mia coscienza”, sollevai le spalle.

Ridacchiò, trattenendosi dallo scoppiarmi a ridere sguaiatamente in faccia: “Certo che tu e Tom vi siete proprio trovati.”

“Sì, infatti”, annuii, abbassando lo sguardo.

“Lui è ancora intenzionato a chiederti quella cosa, eh. Preparati”, mi diede una pacca amorevole sul braccio, con gli occhi che gli brillavano. “Diventeresti mia cognata!”

“Se”, feci una smorfia.

“Mi spieghi cos’hai contro al matrimonio?”

“Ma che ne so”, sbuffai. “Ci ho pensato così tanto che ho finito per confondermi da sola. Non c’è un vero e proprio motivo, Bill. Sono tanti motivi che mi hanno fatto pensare che il matrimonio non è per forza essenziale nella vita di due persone!”

“Sì, sono d’accordo con te.”

“Oh, finalmente”, sospirai. “Però c’è dell’altro, non è così?”

“Sì”, sorrise. “Tom ti ama, ti ama alla follia e non mi sarei mai aspettato questo da lui, ma si vede che tu l’hai cambiato e…”

“Non poteva restare com’era? Mannaggia a me”, borbottai, ma lui non badò a me e sorrise divertito, continuando il suo discorso da saggio.

“Vuole solo consolidare il vostro rapporto, vuole una certezza in più perché senza di te sarebbe perso, perso come un bambino a Disney World.”

“Oh”, mi passai una mano sulla nuca, riflettendoci. “Bella metafora.”

“Grazie. Ti è arrivato il concetto?”

“Sì, mi è arrivato, ma questo non cambia le carte: io, soggetto; non, negazione; voglio sposare, predicato verbale; nessuno, complemento oggetto. Ti è arrivato il concetto?”

“Non sapevo andassi così bene in grammatica”, sogghignò.

“Vaghi ricordi”, ridacchiai. “Basta parlare di questo però. Dov’è la luce dei miei occhi?”

“La stavo per richiedere, Ale vorrà sicuramente vederla: è come una droga.”

“Posso capirvi… Anche a me manca già.”

Vedemmo, aldilà del vetro, l’infermiera riportare Margherita nella stanza delle culle e poi uscire in corridoio, sorridendo maliziosamente porgendogli la sua bambina.

“Il ragazzo qui è fidanzato ed è padre, se permette.”

“Ma… lei non dovrebbe essere a letto?”, berciò contro di me l’infermiera, irritata.

“La scusi, ora la riporto subito in stanza. Andiamo, tesoro”, ridacchiò Bill prendendomi per le spalle e portandomi via.

“Non provare mai più a scambiarmi con mia sorella, l’ultima volta che l’abbiamo fatto sai cos’è successo”, lo minacciai, puntandogli il dito contro.

Lui scoppiò a ridere piano, guardando la sua bambina con gli occhi brillanti, e un sorriso dolce si impadronì anche delle mie labbra: nonostante fosse un esserino così piccolo, riusciva ad emanare calore e tranquillità nell’animo di chi la guardava, come una magia.

Beh, lo sanno tutti che i bambini in fondo sono magici.

Entrai in stanza, dopo Bill, e chiusi la porta alle mie spalle, sentendo subito la voce di Ale che richiamava a sé la propria piccola.

“Mi sei mancata così tanto, amore”, le sussurrò, una volta che fu fra le sue braccia. “Oh, ciao Ary”, mi salutò con un sorrisetto, facendo girare anche Tom, il quale mi guardò da capo a piedi, quasi sofferente.

Vedi, tutta sofferenza inutile! Tom, dimenticati il matrimonio, ti scongiuro! Non complichiamoci la vita per niente! pensai, guardandolo allo stesso modo.

“Scusami!”, mi disse, alzandosi in piedi e allargando le braccia; io sobbalzai spaventata.

“Scusa di che cosa?”, balbettai.

“Scusami se voglio solo… solo…”

“Bravo, non lo dire.”

“No, io lo devo dire! Mi va bene anche un rifiuto, ma…”

“Io non voglio rifiutare!”, arrossii di botto, facendo ridacchiare i neogenitori.

“E allora?”, si avvicinò, cingendomi i fianchi con le mani. Fissai il mazzo di fiori sul comodino di Ale, oltre la sua spalla, e sospirai prima di incrociare il suo sguardo liquido.

Avevo paura di finire come quei fiori, che noi due e il nostro rapporto finissero come quei fiori: i primi giorni erano belli, con un buonissimo profumo e senza esitare li compravi, ma dopo qualche giorno, senza che tu potessi accorgertene, si imbruttivano, perdevano tutto ciò che avevano di bello e che ti avevano portato a prenderli e alla fine dovevi buttarli. Non volevo che a me e a Tom succedesse lo stesso: il matrimonio, fra i tanti difetti, aveva quello di irrigidire un rapporto, di chiuderlo in delle gabbie, di porre fine alla passione fra i due partner… di renderlo diverso.

“Ary?”

Alzai lo sguardo e incontrai quello di Tom, con la coda dell’occhio vidi che anche Ale e Bill erano attenti alla nostra conversazione, trascurando persino Margherita, poverina.

Che faccio, accidentaccio?
- La persona matura?
Spina nel fianco! Una coscienza un po’ più carina, no, eh? C’erano i saldi quel giorno?
- Probabilmente! Ascolta, potresti almeno parlarne con Tom, no? Forse, ok… sono sicura che non la trovi un’idea allettante, però potrebbe funzionare! Lui capirebbe!
- Ah, taci! Adesso mi invento un mal di pancia potente e scappo in bagno!

Mi portai le mani sul ventre, pronta a piegarmi in due e correre via abbordando quella scusa, quando mi resi conto, fissando gli occhi di Tom, che scappare era pressoché inutile, perché facendo così ero solo io che rovinavo tutto: mi stavo facendo del male da sola.

“Parliamone”, mormorai, prendendo una sedia e sedendomi, le gambe accavallate e le braccia strette al petto, il viso serio.

“Oddio. Quella faccia non promette nulla di buono”, commentò Bill, ma non lo ascoltai nemmeno. Guardai Tom prendere un’altra sedia e sedersi al mio fianco, teso come una corda si violino.
“Sono convenuta che continuare ad evitare il discorso non porta a nulla di buono”, annuii. “D’altronde, ho una fifa matta di iniziarlo, dunque, a te la prima mossa.”

- Codarda! Non cambierai mai!, ridacchiò l’Ale dentro di me.
Zitta!

“Ahm… ok. Io non volevo fare nulla di male, solo… sentirti mia in un altro modo.”

“Non è necessario Tom, io sono tua sempre!”

“Questo lo so, ma…”

Ma un cavolo! Io non sono pronta per questo! Prima di questo potresti chiedermi di venire a vivere con te, come ha fatto Bill, potremmo anche avere un figlio insieme, che ne so!” Guardai i suoi occhi sgranarsi e il suo pomo d’Adamo fare su e giù nella sua gola, ma continuai. “Magari poi ti accorgerai che... che il… quello non serve! Non serve per essere felici, Tom”, mormorai l’ultima frase, prendendogli le mani nelle mie e guardandolo intensamente negli occhi. “Io ti amo Tom, con tutta me stessa.”

“Siamo in due qui, siamo una coppia per questo, non le prendi solo tu le decisioni, che cacchio! E se tu non vuoi sposarti per quale cavolo di motivo che prima o poi mi dirai – oh sì che me lo dirai – tu non puoi decidere anche per me! Io ti voglio sposare Ary, sul serio! Non ho mai voluto tanto fare una pazzia in vita mia, perché so che è una pazzia per la quale ne vale la pena. Quindi…”

Lo guardai terrorizzata, mentre infilava la mano in tasca e tirava fuori una scatolina blu; si girò meglio verso di me e mi prese la mano: “Ary, tu…”

“LALALALALALALA”, mi tappai le orecchie, chiusi gli occhi e scossi la testa, cantando. Tom mi guardò scioccato e poi si girò verso Bill ed Ale, che mi guardavano altrettanto perplessi ma divertiti.

“Ary, Ary ti prego…”, Tom mi levò le mani dalle orecchie e il suo sguardo ferito mi fece tappare la bocca. Sospirò ed abbassò la testa.

“Tom, ma tu… lo vuoi così tanto?”, sussurrai, alzandogli il viso. Lui annuì e si passò una manica sugli occhi, con fare distratto, come per non dare a vedere che aveva voglia di piangere. “Non voglio che tu stai male per colpa mia…”

“E allora dì di sì!”

“Sì.”

“Che hai detto?”

“Sì”, mi morsi il labbro, sentendomi improvvisamente più leggera.

“Stai parlando sul serio?”

“Sì. Sì, sì, sì, sì! SI’!”

Mi abbracciò di slancio e mi baciò una quantità infinita di volte sulle labbra, a stampo, facendo di me una marmellata contro lo schienale della sedia. Bill e Ale si guardarono inteneriti e poi guardarono Margherita, sul quale volto compariva un minuscolo sorriso.

“Tom! Tom, ti prego, Tom!”, tentai di divincolarmi, a corto di ossigeno.

“Sì?”, sfarfallò le ciglia, guardandomi da vicinissimo.

“Io avrei una condizione, però.” Forse più di una… Dettagli!

“Sentivo che c’era l’inganno”, sbuffò, rimettendosi sulla sedia, a braccia incrociate. “Quale sarebbe, sentiamo?”

“Voglio ancora fare sesso almeno quattro volte a settimana, se non cinque perché quando saremo marito e moglie avrò bisogno di molte più attenzioni”, contai sul pollice.

“Questo sarà fatto!”, sorrise raggiante, tornando alla carica, ma lo fermai ad un palmo dal mio viso.

“Non voglio fare la schiava in casa: i mestieri te li ficchi dove puoi benissimo immaginare da solo! Io voglio fare la donna viziata che va a fare la manicure e la pedicure settimanali a spese tue”, gli puntai il dito contro.

“Sto pensando di ritirare tutto”, disse, per poi negare e stamparmi un bacio sul naso.

“E poi… beh una casa tutta nostra è ovvio, no?”

“Ovvio, sì.”

“Voglio… voglio che il nostro rapporto non si rovini mai e che non si deteriori, che le cose non siano scontate, solo perché siamo sposati”, mi pizzicarono gli occhi. “Voglio che tu sia come sei adesso, scemo e divertente, ma anche romantico se vuoi.”

Tom sorrise dolce e mi passò una mano sulla guancia: “Altro?”

“Sì, un’ultima cosa.” Feci un grande respiro, guardando Bill e Ale, che si insospettirono subito. “Ci sposeremo quando si sposeranno loro due. Insieme. Come dobbiamo sempre essere.”

Tom mi guardò negli occhi e poi si girò verso i due interessati; io avevo le guance arrossate e sorridevo imbarazzata dietro di lui. Li indicò e prese fiato prima di parlare, ma mantenne un tono pacato, per non spaventare la piccola Margherita che probabilmente si era addormentata fra le braccia della mamma.

“Muovetevi a sposarvi, o ve la farò pagare!”

“Non vedo perché tu abbia così tanta fretta”, mi imbronciai.

“Perché così David mi lascerebbe fare una vacanza! Ho programmato che la luna di miele deve durare almeno un mese, di solo relax, sole, mare e taaaanto, taaaanto, taaaanto sesso selvaggio!”

“Dio Tom, ti detesto”, bofonchiai, prima di alzarmi e di uscire dalla stanza, ridacchiando sotto i baffi, mentre sentivo che mi correva dietro.

 

***

 

“Non cambieranno mai eh?”, chiese Bill dolcemente, fissando la sua famiglia in tutto il suo spettacolo.

“No, proprio mai”, ridacchiò Ale. “Meglio così.”

Accarezzò la pelle morbida e delicata di Margherita con un dito e poi sollevò lo sguardo, la fronte corrugata.
“Ma non ho capito… Quindi io e te ci dobbiamo sposare?”

“Se vuoi Bill, io non ti metto pressioni… Certo che sì, cretino!”

“È una richiesta ufficiale?”

Ale scosse la testa e lo prese per la nuca, avvicinando il proprio viso al suo e stampandogli un bacio sulle labbra: “Menomale che nemmeno tu cambierai mai.”

 

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Buonasera gente! :)
Questa volta devo anche io delle scuse perchè sì, "posta Ary allora farà presto" e blablabla, ma tra tutte le cose che ho da fare non ho mai trovato un attimo di tempo. Ora però siamo qui e... come vi è sembrato il capitolo? *-* Siamo alle battute finali ormai e Ary ha ceduto... sposerà Tom! Alle sue condizioni però xD
Il prossimo capitolo sarà l'ultimo e ci dovremo salutare, dopo mesi e mesi e mesi (tantissimi mesi, cavolo D:)! Speriamo che questo intanto vi sia piaciuto e in ogni caso ci facciate sapere qualcosina ;)
Ringraziamo Alice_Schafer per la recensione allo scorso capitolo e niente, come sempre, vi vogliamo tanto bene, grazie! :DDD

Alla prossima!
Ale&Ary

   
 
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