I giorni
successivi passano tranquilli, e la prima volta che il biondo scorge da lontano
Hikari si sente mancare. Dalla brillante conversazione che si sono scambiati in
palestra forse si aspetta che la ragazza sia carina con lui, o almeno si degni
di salutarlo; speranze subito smontate. Cody lo spalleggia. “ti ha rivolto la
parola già una volta, è un piccolo traguardo, no?”. La smorfia di Tk lo fa
scoppiare a ridere. “già, e che conversazione, poi” borbotta. Quel grande genio
di Daisuke è stato molto delicato nei confronti dell’amico, tanto da aver
raccontato a mezza scuola la magra figura che ha fatto, così adesso tutti
quanti i suoi amici lo sanno, e spesso non perdono occasione per deriderlo. “ti
rifarai” prova ad incoraggiarlo il piccolo. Con il tempo i due hanno imparato a
conoscersi, e Takaishi ha avuto il piacere di scoprire che è un ragazzo
indipendente e con un tocco particolare per certe situazioni. “che ne dici se
ti veniamo a vedere oggi, Take?” chiede Ken all’improvviso. Finalmente la
squadra di basket ha deciso di accoglierlo nei loro ranghi, e quel pomeriggio
avrebbe giocato la sua prima partita di allenamento. Il silenzio che segue la
domanda fa voltare tutti per vedere se l’interpellato non abbia sentito oppure
si sia intontito nuovamente a guardare una certa ragazza. Le parole arrivano
subito dopo, ma il tono è molto preoccupato: non vorrei fare subito una brutta
figura. Preferirei prima allenarmi un paio di giorni, se non vi spiace è la
risposta. “tu sei troppo poco sicuro di te amico, sai? Buttati, in fondo non
può essere peggio della caduta di Ken dell’altro giorno, no?” le parole di
Daisuke sono accompagnate da una pacca sulla schiena. “oh, si Dai, sei molto
carino, grazie” commenta aspramente Ichijoujie.
Le lezioni
riprendono quotidianamente, e il nuovo arrivato si mette presto in luce grazie
ai suoi pressoché ottimi risultati. “potresti darmi una mano una volta di
queste. Sai, non è carino saper fare una cosa e non aiutare gli amici che
invece non eccelgono come te”. Takeru lo guarda ironicamente “eccelgono? Si
dice eccellono Dai” lo riprende mentre l’altro sbuffa guardando il soffitto,
con le mani dietro al testa. “appunto, vedi, ho bisogno del tuo aiuto”
“si,e magari anche di una ripassatina
sui verbi” lo punzona ridendo. All’improvviso i due amici si scontrano, a causa
dell’improvvisa immobilità del moro. “hei, ma che fai?” comincia a lamentarsi
l’altro, prima di bloccarsi alla vista. “mi sa che aspetta te” lo sente dire,
ma senza ascoltarlo veramente. Hikari è ferma davanti alla loro porta che
guarda in giro probabilmente in cerca di qualcuno di preciso, e i ragazzi che
le passano affianco le puntano addosso uno sguardo curioso, ma mai quanto
quelli che provengono da dentro la classe. Tk scarta velocemente l’amico e si
dirige verso la ragazza, che appena lo nota sembra illuminarsi. “Hikari, che ci
fai qui?” la voce della ragazza è scocciata, compresa di una nota di
impazienza. “ma dov’eri finito? Ti cercavo” si impone “dovresti firmarmi questo
foglio” dice porgendogli un foglietto di ridotte dimensioni. “cos’è” chiede
prima di prenderlo “è una giustifica scritta di tuo pugno che conferma che
l’ora precedente non ho potuto prender parte alla lezione perché ero in
infermeria a causa di un forte mal di stomaco” le parole le escono velocemente,
e il ragazzo rimane immobile sul posto guardandola preoccupato “ma se mi
scoprono finisco io nei guai, no?” chiede stupidamente, come conferma la sua
risata derisoria “certo, ma nessuno ti scoprirà, stanne certo”. La sua
sicurezza è spiazzante, un po’ meno quella di Tk. “scusa, e non potresti
fartela firmare da un tuo amico?” chiede con una nota di tristezza pensando al
fatto che probabilmente lei non lo reputa tale. Come potrebbe in fondo, si sono
parlati una volta sola! “ormai non sono più credibili loro, ma tu si, sei
appena arrivato!”. La sua euforia lo fa desistere, così gli viene allungata una
penna. Hikari afferra una ragazzina che passa di lì per un braccio e la fa
voltare con mala grazia dando la schiena al ragazzo. “sta ferma un attimo per
favore” la intima con poca grazia. Takaishi si china sulla schiena della
malcapitata e la usa come tavolino per firmare il foglietto. “scusami” sussurra
alla ragazzina scioccata prima che possa fuggire il più velocemente possibile.
Probabilmente non ripasserà più da quel corridoio. “ok, grazie allora” dice
afferrando il foglietto con un sorriso apparentemente sincero, poi anche lei
sparisce fra la mischia delle altre persone. Riesce appena a scorgerla girare
l’angolo che Tsubaki lo ferma: “la conosci appena e già ti viene a chiedere dei
favori? Cerca di stare attento, quella è capace di metterti nei guai senza
problemi” lo ammonisce con uno sguardo carico di disprezzo, probabilmente
rivolto alla Yagami. Come l’ha vista arrivare sparisce; rientra in classe
ancora un po’ confuso, e solo adesso
nota gli sguardi curiosi e adoranti di alcuni, gelosi e fulminanti di altri. Si
dirige verso l’ amico, che lo guarda con uno starno sorriso sulle labbra. Non
fa in tempo a sedersi che una mano gli arriva con poca grazia sulla schiena. “e
bravo il nostro Takaishi, vedi allora che sai intrattenere una conversazione
senza dire cose stupide?” “sei rimasto lì giusto per ascoltarci?” chiede
conoscendo già la risposta.
L’ora
successiva, probabilmente solo per una sua impressione, si ritrova addosso
sguardi strani da tutti i suoi compagni, ma Tsubaki ora sembra più tranquilla,
quasi benevola nei suoi confronti. “vuoi che vada io a prenderti da mangiare al
buffet?” gli chiede quando Dai li lascia un attimo soli per raggiungere un suo
amico. “no, non ce n’è bisogno, grazie” la tranquillizza in lieve imbarazzo.
“mh, perfetto, allora fai te!” cambia improvvisamente espressione, passando
quasi all’essere arrabbiata con lui. la vede allontanarsi con passo sicuro e a
testa alta verso il tavolo di Ken e degli altri. Solo prima di sedersi lancia
un’occhiataccia verso un’altra direzione, e seguendola Tk nota che sta davvero
cercando di uccidere Hikari con lo sguardo. La mora nel frattempo le ricambia
lo sguardo, ma sembra quasi divertita. Tsubaki si siede indispettita, poi la
Yagami torna a posare gli occhi su di lui. Tk rimane imbambolato, notando che
gli sta sorridendo in uno starno modo, come se volesse fargli capire qualcosa
che in quel momento gli sfugge. Solo quando si sente spingere da dietro si
accorge di star bloccando la fila, così, dopo aver percorso qualche passo,
torna a guardarla. Forse Takeru si è solo immaginato tutto, perché adesso
Hikari è tornata a parlare con i ragazzi al suo tavolo come se nulla fosse
successo, ma il sorriso che gli ha rivolto non se lo può essere immaginato, ne
è sicuro. Finalmente riesce a servirsi mentre Daisuke lo raggiunge. Tornati al
tavolo Tsubaki è particolarmente loquace,e
quando scambia qualche parola con Tk sembra che alzi di qualche ottava
il tono di voce, e le sue risate risultano più forti e chiare, tanto che in
qualche momento altri ragazzi dei tavoli circostanti si voltano a guardarla. La
situazione rintontisce abbastanza Takeru, che resta in disparte rispetto alle
conversazioni che si tengono al suo tavolo. Solo quando rimane solo con Cody,
questi gli chiede spiegazioni del suo mutismo. “è successa una cosa strana
prima” e spiega l’accaduto al minore. Il ragazzino sorride come se avesse
capito l’arcano di tutto, e borbotta qualcosa tipo “l’amica è diventata gelosa!”.
Il biondo rimane spiazzato, e quando chiede delucidazioni riceve un lapidario
“no no, nulla, stavo solo pensando a voce alta. Comunque io non posso dirti
nulla, in fatto di ragazze non me ne intendo, e per me resteranno sempre un
mistero”. Quel giorno la confusione affolla la mente di Takeru, e i suoi amici
non contribuiscono a migliorare la situazione buttando lì di tanto in tanto
qualche frase criptica senza apparente significato. L’allenamento di basket lo
distare momentaneamente, e può notare con piacere che il corpo si riabitua
velocemente ai movimenti da compiere. A fine ora l’allenatore lo prende da
parte per complimentarsi, ma facendogli presente che dovrà allenarsi duramente
per raggiungere i livelli dei suoi compagni. In spogliatoio anche loro gli
confermano la sua bravura, e lo rassicurano sul fatto che anche se può sembrare
duro, il coach è un uomo in gamba.
“Takeru, c’è
tuo padre al telefono” annuncia la madre prima di cena. Il ragazzo si fionda in
sala afferrando al volo il cordless per poi tornare spedito in camera. “allora
campione, come andiamo?” la voce della figura paterna è calda e rassicurante
come al solito. “bene papà, la prima settimana di scuola è andata benissimo, e
oggi ho giocato per la prima volta nella mia squadra”. I complimenti lo
travolgono e gli fanno girare la testa. “senti papà, credi che potrò passare a
trovarti un giorno di questi?” chiede speranzoso, ma il silenzio che gli giunge
dall’altra parte del filo gli fa mal sperare. “in questo periodo ho molto da
fare Tk, ma posso cercare di liberarmi mezza giornata” prova a rincuorarlo.
Purtroppo però Takeru conosce ormai a menadito le promesse del padre. “ma nel
fine settimana dovresti essere libero, no?” continua. “si, ma sai, ho promesso
a Jane che l’avrei portata fuori. Anche lei continua a richiedere un po’ del
mio tempo” prova a giustificarsi. La risata amara del ragazzo fa calare un
silenzio imbarazzato “già, ma lei almeno ti vede tutti i giorni, mentre tuo
figlio lo vedi si e no ogni tre mesi” commenta con più acidità del dovuto. “lo
so Tk, ma ti giuro che il prossimo week-end lo passeremo insieme, va bene?”
prova a fargli tornare il buon umore, ma con scarsi risultati. “si, sempre che
un imprevisto non ti faccia rimangiare la tua promessa” continua il ragazzo
sentendo la frustrazione aumentare. “Takeru, sai che il tuo vecchio lavora, e
non posso fare a mio piacimento” lo ammonisce il padre “guarda un po’ te il
caso il lavoro chiama sempre quando io e te dobbiamo stare un po’ insieme”
comincia ad alzare la voce. “ok, adesso basta!” lo zittisce il signor Ishida
“sai che non è nelle mie facoltà scegliere, e ti ricordo che quando si ha un
buon lavoro bisogna tenerselo stretto. Questo devi ancora impararlo, ma lo
capirai ben presto ragazzo!” Dopo la sfuriata del padre Tk cerca di calmarsi,
ma non riesce a proferire parola “Tk, sai che odio discutere con te, ma a volte
mi costringi. Ti ricordi cosa ti dissi cinque mesi fa, no?” prova a farlo
parlare. Con un sospiro ripete la frase che ormai ha imparato a memoria, e che
ormai ripete ad ogni telefonata “si, che se dobbiamo sempre litigare allora non
mi chiamerai più finché non mi sarò calmato” “appunto, allora vedi di
tranquillizzarti. Io odio passare poco tempo con i miei figli, lo sai. Anche
Yamato so che ne risente, ma almeno lui non me lo fa pesare tutte le volte” lo
ammonisce. Una smorfia va formarsi lentamente sul viso di Takeru “già, sarei
curioso di sapere quando mai esprime i suoi sentimenti, lui”. l’acidità che il
figlio ha messo nel pronunciare l’implicito nome del fratello lo rattristisce.
“Tk, forse non sono l’unica persone con cui dovresti passare del tempo” gli fa
notare “certo, e cosa farei mai assieme a mio fratello, oltre che stare seduti
fissandoci le mani?” chiede retoricamente. “credo che sia meglio se ci sentiamo
un altro giorno. Salutami tua madre”. Non appena Takeru mette piede in cucina
la madre lo guarda preoccupata. “papà ti saluta” la informa prima che possa
fare domandi sconvenienti. Un cenno della testa conferma che ha capito. “hai
ancora discusso con lui?” chiede poi, facendo alzare gli occhi al cielo del
figlio. Devo ricordarmi di andare in un posto più solitario, la prossima volta,
pensa caustico. “ci hai sentito?” domanda inutilmente “è un po’ difficile
ignorare i tuoi urli” gli fa presente. “è sempre il problema del lavoro?” prova
ad indovinare. Come se ci fossero altre alternative, commenta mentalmente Tk.
“si, questo fine settimana ha già promesso a Jane di stare con lei, così io
passo alla settimana dopo, sempre che non ci siano problemi in ufficio” la
aggiorna. Il grugnito della madre gli fa immaginare le sue prossime parole: “mi
sembra che tuo padre metta sempre in primo piano la fidanzata, anziché i
figli”. Appunto. “e di tuo fratello cosa ti ha detto?” continua come se la
precedente cattiveria non fosse uscita dalle sue labbra “niente. Ma perché non
lo chiami tu invece di fare tutti questi passa parola fra me e il papà?
Sicuramente sapresti di più da Matt in persona che da papà”. La faccia della
madre lo sorprende alquanto. “sai quanto sia difficile per Yamato parlare di
se. Probabilmente ascolterebbe solo quello che gli dico io. Però voglio passare
a trovarlo, un giorno di questo” commenta più per se. Il ragazzo afferra la
forchetta e comincia a mangiare in silenzio, immerso nei suoi pensieri.
Ormai erano
più di diciassette anni che quella storia andava avanti, e sembrava non essere
intenzionata a cambiare: i suoi genitori avevano divorziato dividendo i
ragazzi. Ai tempi erano molto uniti, ma la situazione famigliare aveva portato
a un brusco cambiamento. Purtroppo anche il trasferimento del padre con il
figlio maggiore in città non aveva contribuito. Periodicamente i genitori
cercavano di far stare insieme i due fratelli, prima così inseparabili, ma la
frattura sembrava non aggiustarsi. Yamato era diventato distante e freddo, in
maggior modo col fratellino, e il secondogenito aveva sviluppato un
attaccamento ossessivo nei confronti del maggiore, che però sembrava irritato
da tali attenzioni. Le loro visite erano diventate scostanti a causa del
rifiuto di Matt di andare in campagna dal fratellino. Crescendo nessuno dei due
era più riuscito a sentirsi bene in presenza dell’altro, e non appena Tk
provava a mostrare segni di affetto nei confronti del fratello, o semplicemente
volendo intrattenere una conversazione, si trovava costruito davanti un muro
invalicabile. I due genitori si erano così messi d’accordo, in seguito ad un
episodio di violenza che aveva dimostrato il piccolo nei confronti di Yamato,
di farli partecipare entrambi ad alcune sedute da una psicologa. Tk si era
subito dimostrato disponibile a spiegare i propri sentimenti, ma Matt era
ostile. Solo durante un incontro solitario senza il fratellino era riuscito a
spiegare che in qualche modo riteneva Tk responsabile della rottura
dell’idillio fra i suoi genitori. In effetti, parlando con loro, la psicologa
era venuta a conoscenza che in seguito alla nascita del secondo figlio la madre
era caduta in una depressione post-partum che l’aveva portata ad allontanarsi
dal marito. Questo causò una frattura fra loro, e sebbene la donna si fece
curare eccellentemente, ormai il danno era stato fatto. I genitori cercarono di
non far sapere a Tk la verità, ma purtroppo in qualche modo lui la scoprì. Da
quel giorno tutto fra loro era cambiato. Inoltre la distanza era aumentata
quando il padre si era fidanzato con una donna che allontanava periodicamente
l’uomo dal figlio minore. Lui infatti aveva un attaccamento sincero alla figura
paterna, e la donna di nome Jane gli causò qualche problema, tanto che il
signor Yamato si trovò ad ospitare il figliolo solo quando la donna non era in
casa. Al contrario il maggiore era distante sia dalla madre che dal padre,
rifugiandosi in un mondo in cui solo lui poteva capire ciò che stava provando.
La signora Takaishi incolpò di tutto il padre, sia dell’allontanamento di Matt
causato dalle poche attenzioni che gli venivano rivolte a casa, sia della sua
nuovo fiamma che creava problemi al figlio minore.
Il risveglio
il giorno seguente è un po’ traumatico. Il ragazzo ha dormito male, ma si
costringe comunque ad alzarsi dal letto e dirigersi a scuola. Lì trova sul
cancello ad aspettarlo Tsubaky, che lo saluta quasi saltandogli al collo. “il
prossimo fine settimana faccio una festa a casa mia, ti va di unirti a noi?
Anche se ci sono persone che non conosci è il momento giusto per fare nuove
conoscenze, e poi puoi invitare i tuoi amici. Inoltre chi vuole resta a dormire
da me, tanto abbiamo una montagna di Futon1. Mi farebbe piacere
averti lì”. Tk nota un lieve rossore attraversarle le guance all’accenno sui
Futon. “purtroppo devo fermarti subito, perché probabilmente viene mio padre a
prendermi”. Stranamente nota un certo dispiacere nella ragazza, e ne è
lievemente dispiaciuto “ma non può venire un altro giorno?” chiede
ingenuamente. Takeru scossa la testa con un espressione amara “è già tanto che
riesca a venire, figurati poi rimandare” commenta al pensiero della telefonata
del giorno prima. “bhe, allora in tal caso puoi sempre unirti a noi all’ultimo
momento, a me non dispiace affatto” la luce quasi maniacale che accende gli
occhi di Tsubaki quasi spaventa Takaishi “si, certo, al massimo facciamo un
altro giorno, ok?” conclude prima di raggiungere i suoi amici. “cosa voleva?”
chiede svogliato senza neppure guardarlo in faccia Daisuke, indicando con la
testa la ragazza che si sta allontanando. “invitarci a una festa, ma le ho
detto che siamo impegnati” spiega velocemente, modificando anche qua e la
qualche dettaglio: non è proprio in vena di spiegare la faccende del padre a
loro. Poi viene improvvisamente attirato da ciò che sta sfogliando Daisuke e
che non l’ha neppure degnato di salutarlo: la collezione delle figurine di
calcio del 1975. Si avvicina curioso anche lui assieme agli altri. “ma tu non giochi
a basket” gli chiede stizziti Dai. “ciò non toglie che mi piace anche il fottball.
Ti sei alzato con il culo storto, Davis’” domanda il biondo. Il sospiro
dell’amico fa dedurre che ha capito il suo errore :”mia sorella è intrattabile
ultimamente. L’ha mollata il ragazzo e se la prende con me. scusami Tk”.
Tutto sembra
filare liscio, ma nella pausa fra la terza e la quarta ora Tk nota qualcosa
dalla finestra. Si dirige il più in fretta possibile al cancello della scuola,
e malgrado l’abbia visto da lontano rimane sorpreso. Si avvicina con passo
deciso e un espressione severa sul volto. “che ci fai qui?” domanda poco
cortesemente. Anche il ragazzo deve averlo notato, perché alza entrambe le
sopracciglia, sorpreso. Affonda le mani nelle tasche dei pantaloni e si decide
a guardarlo negli occhi “educato, devo dire” un lieve sorriso gli compare sulle
labbra sottili. Il ragazzo alza gli occhi al cielo, esausto “Matt, cosa vuoi?”
ripete con tono più alto. Il maggiore non cambia espressione “non potrei essere
venuto a vedere la scuola che frequenta mio fratello?” ma l’espressione di
Takaishi lo fa pentire subito. “ok, allora io me ne vado” dice girandosi, ma il
fratello lo blocca: “aspetta, mi ha mandato papà!” cerca di fermarlo, con
ottimi risultati, per altro: Tk si volta lentamente, guardandolo con gli occhi
ormai ridotti a due fessure. Ora che ha la sua attenzione può continuare: “voleva
che sapessi che è riuscito a liberarsi questo fine settimana, e quindi vuole
stare un po’ con te. Ma ad una condizione” il minore non può fare a mano di
pensare che c’è qualcosa sotto se ha rinunciato ad uscire con Jane, ma decide
di volerci vedere chiaro. “sentiamo, quale sarebbe?” chiede con un leggero
fremito nella voce: il fatto che abbia mandato Matt a riferire invece di dirglielo
al telefono gli fa mal presagire “vuole che venga anche io” ammette abbassando
gli occhi, ma tornandolo subito a guardare. Il minore sente un brivido
percorrergli la schiena, ma cerca comunque di ragionare razionalmente: suo
padre sta solo cercando di farli avvicinare, ma ciò che importa a lui è passare
un po’ di tempo insieme al papà. Fra la possibilità di vederlo prima ancora di
quanto credeva e l’ipotesi di stare insieme a lui fra due settimane senza neppure
avere la certezza che suo padre non avrebbe avuto problemi al lavoro, bhe,
sicuramente la prima ipotesi è la migliore. “non mi importa, se vuoi venire fai
pure, se papà è disposto a stare con me anche senza di te a me va bene”. Non
appena si accorge del significato delle sue stesse parole si maledice
mentalmente “lui vuole semplicemente che stiamo un po’ insieme, non l’ho deciso
io” si affretta a dire Matt, come per dissipare ogni dubbio. Questa
conversazione non sta prendendo una buona piega, si ritrova a pensare Takeru “ok,
se per te non è un problema. Basta che non cambi idea o mi chiami all’ultimo”
conclude con una nuova speranza nel cuore: forse sarebbe riuscito a passare più
tempo con metà della sua famiglia di quanto non sperasse. Quando si volta per
riprendere la via della sua classe, però, il fratello lo blocca: “non lo farà,
ci tiene troppo a che noi due passiamo un po’ di tempo insieme”. Malgrado le
parole che Yamato ha pronunciato sembrano pensieri detti ad alta voce, non
riesce a trattenersi,e gli risponde in
tono severo “già, servisse a qualcosa”. Con la cosa dell’occhio nota un lieve
movimento, ma non si attenta a guardarlo in faccia. Ha sofferto troppo quando
era più piccolo, per poter provare compassione per suo fratello. In fondo era
stato lui a provocare il distacco. Matt prova a richiamarlo, ma Tk si rifiuta
di continuare quella penosa conversazione “devo andare, ricominciano le
lezioni” si giustifica, e per un attimo incrocia il suo sguardo, in cui trova
dispiacere e delusione. Si volta il più velocemente possibile e torna
nell’edificio. Davanti alla porta Daisuke lo sta aspettando, e non appena lo
vede gli chiede chi fosse quel ragazzo; “un idiota” borbotta passandogli
accanto. Eppure erano così uguali, pensa Dai squadrando Tk, ma se avesse un
fratello ormai me ne avrebbe già parlato. Osservandolo prendere il suo posto
nota la tristezza che lo affligge, e non può far altro di pensare che forse gli
sta nascondendo più cose di quante non crede.
Il pranzo quel giorno è davvero pessimo, sembra che la cuoca abbia
fatto del suo meglio per far rizzare i peli sulla nuca di tutti gli studenti.
Infatti la maggior parte dei piatti sono per metà pieni, e i distributori
automatici sono presi di assalto. Ormai al tavolo dei ragazzi c’è rimasto solo
Cody, Tk, Ken e qualche altro ragazzo che si appresta ad alzarsi. Ancora una
volta il biondo si trova a incrociare lo sguardo con Tsubaki che sembra lo stia
tenendo d’occhio dal suo tavolo. Improvvisamente Cody si zittisce senza aver
neppure finito la frase. Gli altri due si accingono a guardarlo quando notano
che di fronte a lui c’è Hikari che li sta guardando divertita “posso parlarti?”
chiede rivolta a Takeru. Lui rimane un secondo imbambolato, prima di poterle rispondere.
Gli altri, molto educatamente, gli dicono che lo avrebbero aspettato fuori,
così da lasciarli soli. La ragazza scosta una sedia e si accomoda di fianco,
con le braccia incrociate sul tavolo. “ho sentito dire che sei bravo a scuola”
comincia subito, senza indugi. A quell’affermazione Tk resta interdetto: dubita
fortemente che nel complesso scolastico sia diventato così famoso, e non è
neppure un genio, molti ragazzi sono molto migliori di lui, ma malgrado questo
lei ha sentito dire solo di lui. “ti è già stato proposto di dare
lezioni, ehm, diciamo private a qualcuno?” domanda con uno sguardo acceso.
Improvvisamente Takaishi si trova a pensare a Tsubaki, e involontariamente la cerca con lo sguardo; è
ancora lì che lo guarda, ma ora negli occhi sembra ombreggiarle una furia
assassina. Il più velocemente possibile torna a guardare la sua interlocutrice
“no” si affretta a rispondere, sorprendendo anche se stesso dell’innocua bugia.
Lei sembra illuminarsi per un momento “allora puoi dare le lezioni a me”
afferma sicura fissandolo negli occhi con una sicurezza da maestra “ehm… io…
si, potrei, ma non ne avevi già uno?” chiede vergognandosi profondamente del
suo balbettio. Un ombra le oscura il viso “dovresti imparare a farti i fatti
tuoi, sai?” lo ammonisce non senza una nota di durezza nella voce. Il ragazzo
prova a giustificarsi, ma viene subito interrotto “non mi piace, è palloso e
non mi sopporta” gli spiega velocemente “e chi ti dice che io sarò migliore di
lui?” chiede senza sapere perché non riesce a far cadere la conversazione.
Hikari lo fulmina. “allora, vuoi farmi da insegnante o no? Se no mi cerco
qualcun altro” lo liquida con l’evidente intento di alzarsi dal tavolo. Tk la
ferma subito, dandole la risposta che aspettava. “quindi la tua amica che ti
viene dietro non se la prenderà con te, giusto? Già mi odia, e mi pare che
anche lei aspirasse a essere tua alunna, e inoltre non so se accetterebbe che
sia io la sua… chiamami pure rivale” sorride delle sue stesse parole, e
Takaishi rimane sgomento “la.. mia…” la ragazza si alza ridendo allegramente
con il viso rivolto verso il soffitto “non dirmi che non te ne eri accorto! Per
andare bene a scuola sei poco sveglio”. Si allontana ancora ridendo di gusto
della situazione, quando al ragazzo balena un pensiero in testa. Alzandosi
prova a richiamarla “non abbiamo deciso quando incontrarci” ma la risposta gli
arriva da lontano, quando la ragazza lo guarda da sopra la spalla senza
voltarsi “mi farò viva io quando lo riterrò opportuno” e si allontana a passo
spedito ed elegante. Tk si butta sulla sedia con la testa piena di confusione
tanto quanto di immagini della moretta. Come ha fatto lei ha capire che
Tsubaki… lei non è più al suo tavolo, probabilmente se ne è andata quando
parlavano, e a proposito di andarsene, solo adesso Takaishi nota l’ora.
Sfreccia il più velocemente possibile per i corridoi raggiungendo a stento la
propria classe. “ma cosa ti ha trattenuto così tanto” gli domanda l’amico.
Ancora con l’affanno e il sudore sulla fronte gli fa un gesto ad indicare che
avrà tutte le risposte, al momento giusto. Le due ore di matematica pomeridiane
scorrono bizzarramente veloci, e al momento delle pulizie ogni dubbio viene
dissipato dalla mente di Daisuke. Come il biondo, anche l’amico rimane sorpreso
della proposta, ma a differenza sua non rimane sconcertato dal fatto che
Tsubaki ha un debole per lui: “ti muore dietro dal primo giorno che ti ha
visto!” afferma con un tono di voce più alto del dovuto, cosa che gli fa
presente Tk con un pugno assestato in testa. “e non potevate rendere anche me
partecipe della cosa? Sai che figura ci ho fatto con Hikari?” sbuffa irritato.
“ma se sei cieco non è mica colpa di nessuno, stella adorata” lo canzona,
avendo, come risposta, il mocio in piena faccia.
“Takaishi,
se non ti svegli entro due nanosecondi ti giuro che quella palla te la infilo
in posti che nemmeno ti ricordavi più di avere, chiaro?”. L’urlo del capitano
lo riporta immediatamente al presente, seguito dalle risate di scherno dei
compagni. I tre quarti d’ora precedenti sono stati terribili, preso come era
dai suoi pensieri. Probabilmente l’ennesima palla che gli sguscia dalle mani ha
fatto infuriare non di poco il coach, persona equilibrata e molto delicata,
come gli avevano assicurato i suoi compagni giorni prima. “come prima settimana
non è andata male ragazzo, ma ti ricordo che siamo qui per partecipare agli
Inter-hi, non dobbiamo far felici le nonne che vengono a vederci giocare,
chiaro? Che non mi capiti mai più di vederti così distratto, o ti caccio dalla
palestra a suon di calci. E ora fila a cambiarti, razza di” Tk si precipita
negli spogliatoi per evitare tutti gli altri improperi e bestemmie varie che
gli sta lanciando dietro il suo ben amato allenatore. Dopo una doccia fredda
torna fra i suoi compagni per cambiarsi, e, con l’asciugamano ancora avvolto
alla vita, si siede sulla panca più stanco del solito. Dalla sacca raccoglie un
asciugamano pulito e comincia a sfregarsi la testa “hei Takaishi, cosa avevi
oggi?” chiede Kei ma la risposta arriva da una voce profonda e gutturale “Korimoto
credevo che ci fossi passato anche tu. Si dice in giro che oggi abbia avuto
un’intensa conversazioni con la Yagami, e che abbia addirittura rischiato di
arrivare in ritardo alle lezioni” il tono con cui aveva spiegato l’accaduto non
piace affatto al biondo, tanto che è costretto a mordere di nascosto
l’asciugamano per non reagire d’impulso. Le voci che seguono le parole sono
soprattutto bisbigli e secchi accenni. Improvvisamente lo spogliatoio sembra
così piccolo e stretto per tutti che il ragazzo è tentato di uscire di lì
ancora a torno nudo. Molti occhi ora sono puntati su di lui, ma l’interessato
cerca comunque di non farci caso e di ignorare tutti quanti. “ti è stato
spiegato chi è, vero?” chiede un ragazzo alto ma con una voce acuta che non gli
si addice affatto. Cercando di ignorare le domande spera di poterne uscire
illeso, ma una sensazione gli serpeggia intorno, come un alone, e gli
suggerisce che non ne uscirà nulla di buono. “io sono riuscito a conquistarla”
afferma Sato spavaldo, e molte voci lo invitano a dire meno cazzate “no, è
vero, e devo dire che sono stato ben ricompensato” sorride sornione con una
luce maniacale nello sguardo. A quelle parole Tk si irrigidisce, e capisce di
doversela filare il più velocemente possibile, così si infila i pantaloni e la
maglietta, malgrado la testa ancora bagnata, così da provocarsi un largo alone
di acqua attorno al collo a V “si, io invece mi sono dovuto prendere una
battuta dai suoi amici perché ho provato ad avvicinarla” confessa triste un
altro. Tutto ora sembra fermarsi in quello stanzino madido di odori mascolini;
l’asciugamano sporco che cade a terra, quel moretto che assesta una pacca sulla
spalla del vicino così la lasciargli il segno rosso delle cinque dita, Sato che ride sguaiatamente mostrando tutti i denti, Kei
che starnutisce nella mano, il suo compagno accanto che inorridisce quando si
accorge di essere stato raggiunto da gocce di saliva. “Hei ragazzi, guardate
che faccia ha Takeru” lo riporta alla realtà Sato facendogli
stridere i denti per l’antipatia, anzi, è più appropriato definirlo odio, che
prova per quel ragazzo rosso con le efelidi sul naso “dove scappi? Hai fretta
di raggiungere la tua nuova amichetta” gli urla dietro prima che le porte
possano chiudere dentro ogni rumore. Non è possibile che in questa merda di
scuola tutti sappiano di tutti, si sfoga accelerando il passo, onde evitare
incontri sconvenienti con i suoi compagni di squadra. Solo quando è finalmente
in camera sua, dopo aver liquidato la madre con la scusa dell’enorme quantità
di compiti che deve fare, si decide a calmarsi e a riprendere fiato. Getta lo
zaino in un angolo e accende la radio al massimo volume sopportabile per le sue
orecchie, chiude la porta a chiave e apre l’armadio con foga. Lì, con ancora un
accenno di fiatone, scosta in malo modo le grucce coi vestiti e la trova.
Afferra il sacco da boxe e la katana che si trova appoggiata accanto. Appende
il sacco ad una trave del soffitto e, prima di afferrare la spada si sfila la
maglietta. Senza logica ne precisione comincia a menare fendenti contro la
sacca, provocando qui e là qualche squarcio dal quale fuoriesce l’imbottitura.
Ogni pensiero svanisce dalla sua testa e rimane solo l’arma che ha in mano e
l’involucro davanti a lui. La rabbia repressa, l’irritazione, l’umiliazione e
la stanchezza scemano fino a che non si trova sfinito seduto a terra contro la
sedia della scrivania. Dei colpi secchi alla porta lo riportano al presente,
così corre allo stereo per abbassare “Takeru, abbassa quell’affare, stai
infastidendo i vicini!” gli urla attraverso la porta la madre. Si, scusami
mamma borbotta prima di spegnere l’apparecchio. Voltandosi nota lo sfacelo che
questa volta ha provocato. Varie volte ha provato a trovare una valida
alternativa per sfogare la rabbia, ma nessuna funzionava allo stesso modo.
Purtroppo il sacco aveva varie toppe che coprivano gli squarci da cui
fuoriuscivano le budella, ciò rendeva l’attrezzo meno resistente. Il ragazzo si
china sfinito sul pavimento per recuperare i vari pezzi sparsi per la camera e
li rinfila nel sacco spingendoli dentro con le dita. Questa volta ci vorrà più
pazienza del solito per accomodarlo, si demoralizza, però almeno quella
sensazione di oppressione sul petto è sparita. “ma tu non dovevi fare i
compiti” lo raggiunge la voce della madre “si, ma volevo svagarmi un attimo
prima di iniziare” risponde deponendo l’attrezzatura appena usata.
Solo dopo tre ore di studio si decide ad uscire dalla camera e ad unirsi alla cena che sua madre gli ha preparato. “è passato Matt alla mia scuola, stamattina” la aggiorna, provocandole un eccesso di tosse causato dall’acqua che molto probabilmente le è andata di traverso “come alla tua scuola” con gli avvenimenti del pomeriggio se ne era completamente dimenticato, ma alla vista della madre ora tutto torna limpido “sì, è venuto a dirmi che papà si è liberato questo fine settimana per stare con me, ma deve venire anche Matt, o l’offerta non vale” confessa senza peli sulla lingua. L’espressione della madre vira dall’euforico all’arrabbiato “perché siete arrivati a dover essere ricattati per stare insieme, tu e tuo fratello?” chiede triste. Il silenzio che segue è imbarazzante, ma Tk si affretta a colmarlo “è stato lui a volerlo, ti ricordo”. La signora Takaishi resta sbalordita da quelle parole, ma ancora di più dall’espressione del figlio: impassibile e senza neppure una nota di rammarico. E pensare che anni addietro i due ragazzi andavano d’amore e d’accordo, e dopo il divorzio qualsiasi occasione per Tk si stare con Matt era sempre accolta da urla di giubilo. “e quindi cosa hai deciso?” domanda per non immergersi in pensieri malinconici “ci vado. Ho detto a Matt che non si deve sentire costretto, se non vuole venire non mi cambia nulla. Non rovinerà la gita” aggiunge abbassando un po’ a voce. La madre trattiene il respiro per un attimo, prima di esplodere “ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? È tuo fratello, non puoi davvero pensare una cosa del genere” urla cercando di trattenere le lacrime. Il figlio la guarda amareggiato, ma per nulla sorpreso della sfuriata “mamma, ho imparato a restare distante e scostato da tutto ciò che può riguardare Matt: ogni volta che speravo in un suo gesto o in una sua parola rimanevo regolarmente deluso. Si è formato ormai un muro fra noi, e tu non puoi pretendere di abbatterlo con il semplice fatto che nelle vene scorre lo stesso sangue” conclude con voce tranquilla e naturale, alzandosi e dirigendosi in camera sua. Solo quando la porta è finalmente chiusa dietro le sue spalle la donna può scoppiare a piangere affondando il viso nelle mani.
1 Come molti penso già sappiano, il futon è un materasso alto circa 5 cm