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Autore: Letizia14    05/05/2013    3 recensioni
La Doccia.
Quella cosa che si dovrebbe fare almeno una volta al giorno.
La si può fare di corsa o per rilassarsi.
Lunga o corta.
Pensando ai fatti propri o cantando a squarciagola.
Ma per Licia questa doccia sarà indimenticabile...
Una storia che esula da Amy e Rory pur tenendone conto.
Cos'avrà Licia di speciale? Perchè il Dottore è arrivato a lei...di nuovo? Perchè è così affine al TARDIS? ma, soprattutto, che legame avrà Licia con il Dottore?
La mia unica storia su questa fantastica(in tutti i sensi) serie TV che mi ha avvolta nel suo vortice temporale e ha scatenato la mia fantasia.
Insomma, la storia è la produzione di una mente assolutamente Whoviana.
Genere: Fantasy, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, TARDIS, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il popolo degli Alphi Blu si era ordinatamente schierato nella piazza. Tutti erano armati in prevalenza di archi e frecce ma si contavano anche un certo numero di spade lunghe e sottili talmente ben fatte e lucenti che sembrava impossibile fossero destinate a togliere la vita a qualcuno. Indossavano un elmo, delle pettorine e dei gambali di cuoio che li rendevano più resistenti ma al contempo li mantenevano leggeri. Fìnrel era davanti a loro e li osservava triste, mai avrebbe pensato di dover portare quella gente in guerra contro suo fratello gemello. Nonostante questi pensieri era fermo e risoluto e avrebbe fatto ciò che andava fatto: salvare un amico ricambiando il favore di anni prima.
Le donne con i bambini e gli anziani erano in disparte, ma le donne nubili era anch'esse armate e pronte a combattere, non meno temibili degli uomini.
-“Popolo degli Alphi!” esordì Fìnrel attirando su di lui lo sguardo di quello che si era trasformato in un esercito “combattete per il Dottore e ricordate che voi siete Alphi e che lo sono anche coloro contro cui andrete. Vi dico: mostrate pietà nei loro confronti, ma non fidatevi di loro.” fece un lungo sospiro e li fissò tutti, uno ad uno.
-“Per il Dottore!” esclamò infine.
-“Per il Dottore!” urlò l'esercito.

.................

-“Andate da tutte le tribù di Alpha nei dintorni. Dite loro che siamo stati traditi da Fìnrel che ci ha rubato il Diadema Gemma Nera e che ora lui vuole conquistare Alpha e sottomettere al suo potere tutte le tribù. Dite loro che va fermato e che abbiamo bisogno di tutti per farlo. E siate convincenti”. Fìrnen si girò guardando il paesaggio fuori dalla finestra. Ormai era calato il buio su Alpha ed i suoi messaggeri si sarebbero mossi con più agilità. L'oscurità era il loro elemento dopotutto. Si sentiva compiaciuto perchè il suo piano stava funzionando perfettamente. Si voltò e fece chiamare i due Alphi che avevano portato la bombola per il Dottore.
-“Quanto ci metterà a contaminarsi?” chiese schietto.
-“Sire, mi sorprenderebbe se non lo fosse già” rispose schietto uno dei due.
-“Il Dottore è decisamente un essere sorprendente. Ma questa volta non può niente contro la malattia.” un ghigno malvagio solcò il suo volto. Con un gesto della mano congedò tutti e restò solo davanti alla finestra immerso nei suoi pensieri malvagi.

..................

Lìvoras tese una mano per fermare Licia.
Ormai erano vicini alla tribù degli Alphi Neri e bisognava fare più attenzione che mai. Non parlavano se non a gesti e avanzavano cercando di fare meno rumore possibile, cosa non molto semplice quando ci si trova in un bosco.
Lìvoras stava indicando a Licia qualcosa davanti a loro che però lei non riusciva a distinguere. Scrollò la testa e con essa i folti capelli ricci per fargli intendere che non capiva. Lui le fece segno di attendere e portò una mano alla faretra sulla sua schiena, l'arco nella mano sinistra. In quel momento lei capì e si sporse fino a toccargli una spalla. Lui si girò, interrogativo e Licia gli fece segno di no con la testa. Lìvoras la guardava spaesato, ma poi capì e lasciò perdere. Affidò l'arco a lei e si inoltrò poco più avanti. Tornò trascinandosi dietro un alpho nero svenuto. La ragazza annuì sorridendo all'amico e sussurrò più piano che poteva: -“Grazie, non mi piace uccidere.”
-“Questo tuo buon cuore ci farà scoprire” ribatté.
-“Questo mio buon cuore, come lo chiami tu, ci farà entrare razza di alieno ignorante!” disse lei stufa di essere trattata come una ragazzina.
Lìvoras la guardò molto contrariato e stava per ribattere ma lei gli tappò la bocca con la mano: “Ascolta Lìvoras, questo lo leghiamo ad un albero, ma prima lo svestiamo”.
La guardò come se fosse una pazza, lei se ne accorse e gli tolse la mano da davanti alla bocca, ma solo per tirargli uno scappellotto sulla nuca: “Brutto imbecille ma che ti viene in mente secondo te mi metto a svestire la gente senza motivo?!? Ancora non ci sei arrivato? I suoi vestiti te li metti tu! Non ti riconosceranno mai perchè loro indossano quella specie di passamontagna che gli copre il viso.”
-“E tu? Come maschererai il fatto di essere una ragazza? Non passerai mai per un' alpha!”
-“E infatti io sarò me stessa! Catturata da te. La povera ragazzina che cerca di salvare il Dottore. Entriamo e mi sbatti in cella con lui non prima di aver trovato il cacciavite del Dottore. Quel coso sembra molto importante ed utile per lui dato che è arrivato fin nella mia camera da letto per trovarlo...”
-“Lui che?!?” fece Lìvoras.
-“Shhhh!” rispose lei ritappandogli la bocca “Avevo sei anni cretino!”
-“Ignorante, imbecille e cretino non sono dei complimenti vero?” chiese lui.
-“Assolutamente no” rispose lei schietta, ma abbozzando ad un sorriso furbo.
-“Oh, fantastico” disse lui.
Spogliarono l' alpho e lo legarono come poterono con il poco che avevano a disposizione, poi Lìvoras si spostò di qualche metro e si cambiò d'abito. Quando tornò da lei era davvero irriconoscibile e Licia si sarebbe spaventata a morte se non fosse stato per gli occhi verdi che spuntavano dal passamontagna. Si augurò che nessuno li notasse o il piano sarebbe saltato.
Licia e Lìvoras si guardarono, l'uno davanti all'altra si abbracciarono e si augurarono buona fortuna a vicenda.
Procedettero fianco a fianco e quando furono a pochi metri dal limitare del bosco Lìvoras se la caricò su una spalla e Licia cominciò ad urlare e dimenarsi:
-“Ehi tu, lasciami andare, lasciami! Dove mi stai portando? Mettimi giù!!!” mentre urlava tempestava di pugni la schiena di Lìvoras.
Uscirono dalla vegetazione ed imboccarono la strada che portava al villaggio degli Alphi Neri.
A differenza delle altre tribù, i neri avevano deciso di tornare alla tecnologia. Le case erano in muratura e su una collinetta poco lontana svettava un palazzo imponente rispetto al resto delle abitazioni: si trattava del palazzo di Fìrnen.
Lìvoras vi si diresse deciso con Licia che urlava e scalciava attirando l'attenzione di tutti. Nessuno lo fermò fortunatamente e arrivò senza intoppi alle porte del palazzo.

............

Il Dottore era seduto nell'angolo più lontano alla bombola. La rudimentale mascherina che si era creato sacrificando anche il suo amato cravattino era diventata umida e l'umidità era ricettacolo di microbi. Guarda caso l'ambiente ne pululava!
La mascherina ormai era inutile.
Scosse il capo sconfitto e si arrese.
Lentamente sciolse i nodi e trattenendo il fiato si rimise il cravattino.
Respirò.
Sentì uno ad uno i microbi che entravano nel suo corpo e cominciavano ad attaccare le cellule.
-“Licia...” sussurrò.

  
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