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Autore: DicsFlower    05/05/2013    5 recensioni
Questa è la prima ff che scrivo. Dal capitolo 1:
“Io sono Remus Lupin e te?”
“Io sono Dora Tonks”
“Ah allora conosco bene la tua famiglia, te hai mai sentito parlare di me?”
“Non lo so. Non sono molto brava a memorizzare i nomi, sopratutto se riguardano qualcosa di noioso di cui parlano i miei”. La bambina non si era accorta della figuraccia che aveva fatto e che Lupin aveva trovato adorabile.[...]
[...]Tonks non era mai stata brava con i nomi, ma da quel giorno il nome “Remus Lupin” non le si tolse mai dalla memoria.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, James Potter, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Tonks & Lupin
Curiosità o fato?
Ninfadora Tonks, che detestava essere chiamata con il suo nome intero, era nata dall’unione tra una strega, Andromeda Black, e un babbano, Ted Tonks. La madre faceva parte di un antichissima famiglia di purosangue che, quando si innamorò di un babbano e lo sposò, la scacciarono per aver infangato il loro nome. Così la bambina crebbe lontana dai suoi parenti che la disapprovavano e la desideravano morta.
Un giorno la piccola Tonks era andata a Diagon Alley con la madre per comprare l’occorrente da portare ad Hogwarts, la scuola di magia e stregoneria alla quale sarebbe entrata quello stesso anno avendo compiuto 11 anni. Mentre la madre stava controllando le pozioni e le erbe che le servivano, Tonks si guardava attorno affascinata da quel mondo e da tutte quelle persone che indossavano abiti buffi che, vivendo in un quartiere babbano, raramente aveva visto. Ad un tratto il suo sguardo fu catturato da una donna alta con lunghi capelli ricci e corvini che camminava ritta e guardava chiunque con aria di superiorità. La riconobbe subito grazie alle fotografie che aveva visto e da come l’aveva sempre descritta la madre, si trattava di sua zia Bellatrix Black in Lestrange che, con fare intimidatorio, si recava alla Gringott. Chiunque la incrociasse per caso si affrettava a cambiare strada o ad abbassare lo sguardo per passarle accanto ad una notevole distanza. Tutti avevano timore di lei che era famosa per la sua crudeltà. Tonks non poté resistere alla propria curiosità e, mutando il proprio viso come solo una metamorfomagus come lei poteva fare, sgattaiolò fuori dal negozio e la seguì fino alla banca e per il resto del tragitto che la sua zia percorse. Dopo un po’ la ragazzina non faceva più caso agli atteggiamenti di sottomissione che gli altri avevano nei confronti di quella donna. Rimase, però, colpita da un ragazzo che, quando entrarono alla libreria de “Il ghirigoro”, non abbassò lo sguardo ma, anzi, lo mantenne fisso con aria di sfida negli occhi della donna che lo continuava a fissare. Anche Tonks, senza accorgersene, rimase a fissare quel ragazzo che doveva avere una ventina d’anni e tanto coraggio da sfidare una donna di cui tutti gli altri avevano paura. Fu affascinata talmente tanto da lui che non si accorse che, intanto, sua zia era uscita dal negozio. Avendo perso ogni sua traccia la ragazzina decise di andare da quel ragazzo e di conoscerlo. Si avvicinò con calma ma senza guardare dove metteva i piedi cosicché inciampò su una pila di libri appoggiati affianco ad uno scaffale, attirando gli sguardi del suo obiettivo e dei suoi amici che prima non aveva notato. Lui le si avvicinò con fare benevolo per aiutarla ad alzarsi ed accertarsi che non si fosse fatta male.
“Ehi piccola, tutto bene?” le porse la mano per aiutarla ad alzarsi.
“S-si grazie, signore. Sono sempre stata molto pasticciona” ed afferrò la sua mano, fredda, arrossendo subito.
“Tranquilla, anche io ero agitato la prima volta che venni qui. Non riuscivo a smetter di girare su me stesso e a sorridere. E non chiamarmi signore, non sono poi tanto vecchio” scherzò facendo sfuggire un sorriso alla più piccola.
Il ragazzo si guardò intorno in cerca di qualche perente della piccola ma non notò in nessuno uno sguardo interessato alla bambina.
“Dove sono i tuoi genitori piccola?”
“Mamma è al negozio di pozioni qui vicino. Ma lei-tu come ti chiami?” si corresse quando lui alzò il sopracciglio dopo che gli aveva dato del Lei.
“Io sono Remus Lupin e te?”
“Io sono Dora Tonks”
“Ah allora conosco bene la tua famiglia, te hai mai sentito parlare di me?”
“Non lo so. Non sono molto brava a memorizzare i nomi, sopratutto se riguardano qualcosa di noioso di cui parlano i miei”. La bambina non si era accorta della figuraccia che aveva fatto e che Lupin aveva trovato adorabile.
“Beh, piccola, ora che ti sei presentata non c’è più bisogno che tieni una maschera sul viso, no?” le chiese facendole l’occhiolino. Solo allora la bambina si ricordò di non essere tornata alle sua fattezze originali e rimediò subito alla sua sbadataggine.
“Dai ora vieni che ti riaccompagno da tua madre, dato che non penso che lei sappia dove sei andata a finire”.
Così dicendo la prese per mano e, dopo aver fatto segno ai suoi amici di aspettarlo là, uscì dal negozio e si diresse al “Calderone” dove vide la madre della bambina che li osservava dalla finestra aspettando la figlia. A quanto pare quella donna si era accorta della sua fuga ma l’aveva lasciata andare facendo finta di nulla capendo ciò che l’aveva mossa ad allontanarsi. Questo, però, non fece sfuggire la piccola da una bella ramanzina e la punizione di tornare subito a casa dopo aver salutato Lupin che, capendo la motivazione della madre, non protestò a questo allontanamento repentino.
Tonks non era mai stata brava con i nomi, ma da quel giorno il nome “Remus Lupin” non le si tolse mai dalla memoria.
  
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