Capitolo 12.
Stavo
decisamente
meglio, e questo
solo grazie ad Austin.
Era riuscito a
farmi dimenticare Matt per un po’, dopo
tutto quello che era successo.
In un certo
senso dovevo ringraziare anche le mahomies,
che durante la Austream
(scoprii quel pomeriggio che in realtà non era altro che una
livestream*)
facevano commenti buffi.
Era strano
come queste ragazze fossero innamorate del mio
migliore amico.
Ma come avevo
imparato io in precedenza, gli idoli non si
scelgono, entrano nella tua vita silenziosamente e la stravolgono; se poi con essi arriva anche
l’amore bisogna solo
rassegnarsi ed essere pronti a soffrire, perché
quando questo è platonico ti distrugge.
Sbattei le
palpebre più volte, che ore erano? Mi
voltai quanto bastava per leggere l’orario sul
display della sveglia digitale, 7.23.
Mi maledissi mentalmente per essermi svegliata così presto
di domenica mattina.
Tornai nella posizione precedente cercando di riprendere sonno, senza ottenere risultati positivi.
Sbuffai dopo
aver deciso di alzarmi. Mi sedetti sul letto e
tastai con i piedi il pavimento, tremendamente
freddo, in cerca delle mie pantofole. Appena le trovai, le
indossai e mi
precipitai in cucina, il mio stomaco brontolava.
Notai che sul
tavolo, c’era una brioche calda servita su un
piccolo piatto che a sua volta si trovava sopra ad un bigliettino, che
diceva:
“Buon
risveglio,
Siamo andati a
fare
compere natalizie, a dopo.
-Mamma”
Era una
tradizione della mia famiglia, andare a comperare i
regali nei primi giorni di dicembre, che
cosa assurda.
Mangiai la mia
colazione e bevetti un bicchiere di latte
freddo.
Non sapendo
cos’altro fare decisi di fare una passeggiata,
anche se non avevo bisogno di rimanere sola con i miei ricordi.
Dopo aver
indossato dei leggins neri, una felpa rossa che
mi stava piuttosto larga con il logo della mia scuola e delle vans; mi
avviai
verso una destinazione ignota.
***
Da: Austin
“Andiamo
a fare un giro in centro?”
Lessi il
messaggio, e decisi di accettare la proposta,
tanto la mia famiglia doveva essere andata al centro commerciale che si
trovava
nella parte opposta della città, come
ogni anno.
A: Austin
“Affare
fatto, texano.”
Risposi
premendo i tasti in velocità.
C’era
freddo, almeno
quanto a San Antonio ce ne potesse essere.
Sentii il
cellulare vibrarmi in tasca, doveva essere il mio
migliore amico.
Da: Austin
“Texano?
Da dove l’hai presa
questa? Sono da te fra una mezz’oretta, fatti trovare
pronta.”
Risi,
aumentando la velocità a cui stavo andando, dovevo
tornare a casa nel minor tempo possibile, farmi una doccia veloce e
cambiarmi.
***
Sentii suonare
il campanello. Merda, dovevo
ancora vestirmi. Corsi alla porta in mutande**
e reggiseno.
-Austin- urlai nella
speranza che il ragazzo
mi sentisse. –Mi vuoi aprire?- urlò
lui a sua volta.
-Un attimo, mi
cambio
e arrivo.- gli
rivelai che non ero ancora pronta. –Fanculo
Cathy, ti do cinque minuti.- sbraitò. Risi,
raggiungendo camera mia.
Optai per dei
jeans grigi, una maglietta colorata e una
camicia sui toni dell’azzurro che decisi di lasciare aperta e
afferrai velocemente
la borsa nera che qualche giorno prima avevo posato accanto alla
scrivania.
-Eccomi.- uscii. –Finalmente.- imprecò.
–E’
un piacere anche per me rivederti.- gli sorrisi
ironicamente. Austin non era un ragazzo con
molta
pazienza. –Dai, andiamo.-
disse.
Si
avvicinò a me e mise un braccio sulla mia spalla,
circondandomi il collo. Amavo quando lo
faceva, mi sentivo protetta, come se nessuno potesse farmi del male. –Andiamo a piedi?- domandai
notando che
non c’era la sua Range Rover e tanto meno nessuna macchina.
Non volevo
camminare di nuovo. –Dai,
sfaticata.- rise;
percepii che il suo sguardo era posato sul mio volto di profilo.
***
-Vieni, per
farmi perdonarmi per prima, offro io da Subway.- dissi
prendendo per mano Austin
(che si trovava accanto a me) e conducendolo nel fast food di fronte al
negozio
di cd, in cui eravamo entrati venti minuti prima. –Mi
piacciono queste tue iniziative.- ridacchiò.
Ordinammo due
hot dogs e due cocacole giganti, era il
nostro menù. Io e Austin avevamo
molte cose che consideravamo ‘nostre’ come una
canzone (‘Friendship’ dei Linkin
Park) o un luogo (la quercia
sotto la quale c’eravamo conosciuti molti anni fa); pur non
essendo fidanzati, o meglio pur non essendo
fidanzati per
davvero.
Ci sedemmo in
un tavolo libero, vicino alla vetrina.
Addentai il
mio panino, un mix di sapori deliziosi si
scatenò contro il mio palato.
-Mi prometti
che non
soffrirai mai più per quel deficiente?- interruppe il
silenzio che si era creato a causa del cibo.
Abbassai lo sguardo. Non gli risposi, non
ero in grado di fare promesse così grandi. –Cathy,
guardami e rispondimi.- disse. Mi concentrai su di lui e
scrutai i suoi
occhi. Era come se volessi contare tutte le sfumature marroni che si
perdevano
in quel verde smeraldo. –Te lo
prometto.- conclusi in fine. Un sorriso si aprì
sul suo volto, e in quel
momento capii quanto lui tenesse a me.
ciao
a
tutte!
24
recensioni al capitolo scorso? Siete le migliori! c:
Spero
che questo capitolo vi piaccia, è dedicato molto alla Authy
lol
A
me sinceramente
non fa impazzire, anzi, mi fa proprio schifo.
Non
ha né
capo né coda.
Ma
avevo
promesso ad @eehyharreh
che
avrei continuato oggi, quindi
eccoci qui.
Non
so
cosa dirvi oggi,
ci
vediamo domenica prossima.
-Sofia.
p.s
per
chi me l’ha chiesto si, vado al concerto dei oned,
perché sono i miei idoli e
li amo con tutto il cuore. (-14)
*livestream:
una specie di chiamata con la webcam che tutti posso
vedere, ma chi la fa non sa chi lo sta osservando (è
difficile da spigare,
spero abbiate capito, altrimenti cercate su google.)
**se vi
aspettavate di trovare la parola ‘mutandine’, avete
sbagliato fan fiction.