Capitolo 13.
Due settimane.
Passarono
esattamente due settimane dal giorno in cui Matt
mi disse che era solo ubriaco.
Il nostro
rapporto non era cambiato, era solo più freddo.
Non parlammo più di quel bacio, se ci avvicinavamo alla
questione, lui cambiava
argomento velocemente, e io facevo lo stesso.
Non mi fece
più nessun regalo, come la rosa rossa che mi
aveva dato prima della festa.
Non mi
invitò più a casa sua e non rividi più
sua sorella.
Se uscivamo
insieme, andavamo in luoghi frequentati da
molta gente, non restammo più da soli, faccia a faccia.
Ma quel giorno
tutto stava per cambiare.
Era appena
suonata la campanella quando Matt mi chiese di
uscire con lui.
Indossava dei
pantaloni da ginnastica di un blu molto
scuro, quasi nero; sopra, invece, aveva una maglietta bianca, a maniche
lunghe
che lui precedentemente aveva tirato su fino al gomito.
Ci mettemmo
d’accordo sul luogo e l’orario: alle 8 di sera
saremmo andati a fare un picnic al parchetto comunale, il che era
piuttosto
insolito visto le condizioni climatiche. *
Scelsi di
indossare qualcosa di comodo, e non
particolarmente elegante, e al contrario delle altre volte non ci
riflettei
molto. Dopo essermi fatta la doccia**
misi dei
leggins neri, una maglietta corta che mi arrivava sotto il seno verde
scura a
maniche lunghe che diceva ‘daydreamer’ in una
tonalità più chiara e sotto una
canotta dello stesso colore della scritta e delle converse ormai
rovinate dal
tempo.
Quella era la
vera Cathy, non quella del quasi primo appuntamento
dove c’era anche Hope.
Il ragazzo
arrivò piuttosto puntuale, entrò in casa mia e
per la prima volta si presentò ai miei genitori.
Dopo essersi
conosciuti, partimmo per la nostra
‘avventura’.
***
Arrivammo a
destinazione poco dopo. Scesi dalla macchina e
aspettai che Matt prendesse il cestino di vimini contente la nostra
cena dal
sedile posteriore. Osservai il panorama intorno a me; il parco era
completamente deserto, a parte noi, ovvio. Il ragazzo si
posizionò accanto a
me, e solo allora notai quanto era perfetto quella sera. Gli sorrisi e
anche
lui fece lo stesso, mostrandomi dei denti bianchissimi.
-Emh, va bene
se ci
mettiamo lì?- indicò
un punto ai piedi di un’imponente quercia. Ridacchiai per il
luogo che aveva
scelto; non perché fosse ridicolo o inusuale, ma
perché era qualcosa di molto
significativo per me e Austin. Era dove c’eravamo conosciuti,
forse per
sbaglio, o forse grazie al destino. Era dove una bambina di circa
quattro anni
con un vestito a fiori si era seduta e si era messa a sfogliare un
piccolo
libretto con delle figure, quando poco dopo si era avvicinato un altro
bambino
della stessa età di questa e incuriosito aveva scrutato le
pagine. Era dove
questi ultimi avevano cominciato a parlare degli animali, e piano piano
erano diventati
amici. -Certo.- annuii, cercando
di
dimenticare il pensiero di Austin che mi stringeva la mano titubante
molti anni
prima. Matt distese una tovaglia a quadrati rossa sul prato fresco. -Cosa abbiamo per cena?- feci una
faccia buffa che lo fece ridere. La sua
risata. -Sinceramente, non ne ho
idea, ha preparato tutto mia madre.- scosse la testa. Vidi
che scrutava il
cestino impaziente pronto per tirare fuori un po’ di cibo. E
infatti fu proprio
questo quello che fece successivamente. Prese dei panini con quello che
doveva
essere prosciutto, degli hamburger che facevano molto
McDonald’s, delle
patatine fritte contenute in un recipiente, una bottiglia di cocacola e
due
birre che doveva aver nascosto. -Ed ecco
a te.- disse porgendomi una di queste due. -Ti
va di fare un brindisi?- chiesi dopo che mi ebbe passato il
cavatappi. -A che cosa?- domandò
incuriosito, fermando la mano tramite la quale si stava portando la
birra alla
bocca. -A noi.- lo osservai in
ogni
suo minimo particolare. -Cioè…si….insomma…alla
nostra amicizia.- mi corressi subito dopo, notando che avevo
fatto una
figura che non era delle migliori. -Ci
sto.- annuii, guardandomi a sua volta. -Alla
nostra amicizia.- esclamò dopo aver fatto
scontrare i ‘colli’ delle nostre bevande.
Annuii e sorseggiai quest’ultima; fui accolta da una
sensazione di estrema freschezza.***
***
Ingoiai anche
l’ultimo pezzo del hamburger, ero piena. -Tua
madre è molto brava a cucinare.- mi
complimentai. Non era una frase di cortesia, lo pensavo davvero, avevo
mangiato
tutto molto volentieri.
-Grazie,
glielo
dirò.- ridacchiò.
Era stupendo in tutto quello che faceva; dall’abbuffarsi con
un panino all’imitare
la voce di una ragazza frivola e vanitosa. Guardai il cielo ormai buio,
illuminato
dalla luna abbagliante. Da bambina mi sarebbe piaciuto prendere una
navicella ed
esplorare l’universo alla ricerca di un qualcosa mai scoperto
prima, di finire
di conseguenza su un libro di storia e non di essere un qualcuno che
prima o
poi sarebbe stato dimenticato. A quell’età,
però, ero anche convinta che i maghi
esistessero; forse quest’ultima cosa era dovuta al mio amore
per i film della
saga Harry Potter. -Non
ti piacerebbe scappare?- domandai
improvvisamente sena pensare. Che mi era
preso? -Da che cosa?- sorrise
non capendo quello che avevo appena detto. -Da
questa città, dalle persone che non ti sono mai piaciute,
dagli errori, dai
problemi…da tutto.- mi distesi mettendo un
braccio sotto la testa,
osservando di nuovo quello che si trovava sopra di me. Notai Matt
spostare la
tovaglietta e coricarsi affianco a me, nella mia stessa posizione.
-Ogni giorno.-
si
voltò un poco e mi scrutò. Lo
guardai con la coda dell’occhio avvicinarsi sempre
più a me fino a quando non si
mise sopra di me, reggendosi con le braccia al prato per paura di farmi
male e mi
trovai il suo volto a pochi centimetri dal mio. -Qualche
volta potremmo scappare insieme.- si avventò
sulle mie
labbra, dopo aver soffiato su di esse. Infine chiese ‘il
permesso di entrare’
premendo la sua lingua contro i miei denti, acconsentii e le nostre
lingue
iniziarono a rincorrersi. Poco dopo ci staccammo, prendendo fiato e lui
tornò
nella posizione precedente al bacio. -Ti
amo.- ci guardammo negli occhi. Lo
aveva seriamente detto a me. -Anche
io.- gli sorrisi, e questa volta mi avvicinai io a lui e mi
appoggiai al
suo petto muscoloso. -Ed Austin?- mi
chiese pensieroso dopo qualche istante. -Tutto
falso, solo per te.- ridacchiai. -Siete
solo migliori amici, quindi?- Sentii il suo braccio
circondare il mio
fianco e stringermi a sè, mi
sentii
incredibilmente protetta. -Si.- sorrisi.
-Perché il giorno dopo la festa mi
hai
detto che non volevi baciarmi?- continuai poco dopo, dovevo saperlo. -Volevo
che
il nostro primo bacio fosse qualcosa di indimenticabile, non
perché il
sottoscritto era ubriaco.- appoggiò il viso
contro la mia testa.
In quel
momento un
piccolo parco abbandonato mi sembrò il luogo più
romantico del mondo.
Ciao
meraviglie!
Ed
ecco
il grande capitolo, finalmente Cathy e Matt si sono baciati sul serio.
Oggi
il
mio spazio è veramente molto breve.
Ho
fatto
un capitolo immenso perché sono agitatissima per domani e
scrivere mi rilassa e
distrae molto.
Domani
è
la mia giornata, buona fortuna a tutte le directioners che andranno a
Verona
(come la sottoscritta) o a Milano, godetevela! A quelle che non
andranno o che
comunque devono ancora realizzare i propri sogni non perdete mai la
speranza,
tutto è possibile.
-Sofia.
p.s
come
avrete già notato, non metto più le canzoni ad
inizio capitolo; non mi
piacevano molto.
p.p.s
(-1)
*mi scuso se
questa parte non è molto approfondita, ma voglio dare
più
importanza all’appuntamento e poi non voglio ripetere le cose
che ho scritto
nei capitoli precedenti.
**anche qua
scusate se non descrivo come nelle altre fan
fiction che sono tutte “l’acqua scorreva sul mio
corpo” e cose del genere, non
che non mi piacciano, ma sono banali, ecco.
***Cathy versione
Bad Girl, scusate, dovevo scrivervelo lol
ps. Si oggi è la giornata degli asterischi.