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Autore: Crazymoonlight    05/05/2013    1 recensioni
One shot senza pretese.
Quando anche un inconveniente può diventare un pretesto per provarci con la Evans!
Penso che dal titolo si capisca tutto... Leggete e vedete se ci avete azzeccato! :D
Genere: Parodia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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...



L
’avrebbe pagata. Non doveva succedere questo.

Severus Piton svoltò l’angolo incamminandosi frettolosamente nel corridoio di pietra dei Sotterranei, una smorfia di puro odio a deformargli il volto. Investì varie matricole impaurite durante il passaggio; quell’anno –e quel giorno soprattutto- non era più preda, ma predatore.
Doveva prima trovarlo, riflettè. Conoscendo Potter, a quell’ora doveva essere in giro a bighellonare e a pavoneggiarsi su quanto fosse bravo a Quidditch, bravo a Trasfigurazione, bravo con le ragazze… Bravo con lei.

Il ricordo di Lily Evans e James Potter seduti in Biblioteca il giorno prima a studiare in maniera pacifica gli fece salire il sangue al cervello. Aveva sempre creduto che lei non si sarebbe mai lasciata abbindolare. Che lei gli sarebbe rimasta accanto. Che lei non gli avrebbe mai detto una menzogna. E invece gli occhi sorridenti della Evans non ammettevano repliche: l’aveva persa, ormai. Non un accenno di disprezzo nei suoi modi, qualcosa che lasciasse intendere che la sua presenza la seccava. Al contrario, solo divertimento e persino… ammirazione.
Sentì dolore all’altezza del cuore, quasi come se lo avessero trafitto centinaia di pugnali contemporaneamente. Tutta colpa di San Potter.

Si fermò a ragionare a capo chino, respirando rumorosamente, gli unti capelli che gli nascondevano il volto. Era mattina, il sole non era molto forte e una leggera brezza scuoteva le foglie degli alberi. Giornata perfetta per il Quidditch. Potter doveva trovarsi sicuramente giù al campo, ma tra breve sarebbe tornato per farsi una doccia prima di un pranzo ristoratore in Sala Grande.
Era troppo semplice prevedere le sue azioni. Completamente frivole, superficiali e di routine. Cercare di capire ogni sua mossa, quasi fosse un’ossessione, lo stava rendendo malsano, constatò. Ma non era quello il momento di pensarci, doveva agire.
 


James aveva appena varcato il portone di quercia seguito dalla sua vincente squadra di Grifondoro che chiacchierava vivacemente, incurante delle occhiatacce rivolte loro da Mastro Gazza.
Il Cacciatore sfoggiò un sorriso che gli arrivava agli occhi dopo aver ascoltato una battuta alquanto divertente e si passò una mano tra i capelli, ma con l’intento di fargli andare perlomeno tutti nella stessa direzione.
Era un ragazzo serio adesso, almeno così si diceva, ed essendo anche Caposcuola doveva dare l’esempio a tutti. Non che l’idea gli piacesse molto, sinceramente; ma pensare che avrebbe dovuto affrontare una guerra una volta uscito dal castello lo aveva reso più maturo e, in qualche modo, prudente. In più ci si metteva anche la possibilità di avere qualche chance con una certa rossa… Per Evans avrebbe fatto questo ed altro.

I membri della squadra si sparpagliarono, ognuno diretto a qualche appuntamento o immediatamente in Sala Grande, troppo stanco per lavarsi prima di rifocillarsi. James si affacciò in qualche aula alla ricerca della ragazza, con lo scopo di punzecchiarla un po’, sebbene si sarebbe accontentato anche solo di poterla guardare. Non la trovò, quindi si avviò rassegnato verso la Sala Comune con la speranza di incontrarla almeno lì.

Stava salendo i gradini della scala d’ingresso, quando una voce sadica chiamò la sua attenzione.
<< James Potter >> Severus Piton era in basso, le mani che sfregavano la bacchetta freneticamente. Sembrava un ragno affamato pronto a tessere una ragnatela sulla malcapitata vittima e a mangiarsela in un sol boccone. James deglutì al pensiero, non gli andava di avere altri guai con il Serpeverde.
<< Cosa vuoi Moc… Piton? Mi pare di averti chiesto scusa per tutto quello che ti ho combinato negli scorsi anni. Capisco che tu non mi abbia voluto perdonare, ma non mi sembra che ti stia dando alcun fastidio nell’ultimo periodo. Quindi “pace”, mh? Ognuno per la sua strada. Perciò se non ti dispiace… >> si voltò e riprese a camminare, la scopa in spalla.
<< Non così in fretta, Potter >> scattò Piton, il suo alito nelle orecchie. Da quanto tempo era diventato così veloce?!
James sospirò forte. Aveva cercato di liquidarlo velocemente, non per paura –questo mai- solo per cavalleria. Dovette ammettere però che non vi era nulla di galante nel lasciar perdere la gente, ma era pur sempre un Grifondoro, ed ogni azione doveva essere ricondotta a qualche qualità rosso-oro.  “Audacia, fegato, cavalleria” erano le parole che si ripeteva sempre. E fu proprio borbottandole a bassa voce che trovò il coraggio per fronteggiare di nuovo il suo interlocutore.

Piton non aveva una bella cera: pallido più del solito, il disprezzo sul suo volto leggibile a un chilometro di distanza, il naso adunco sembrava più affilato. Gli vennero in mente dei consigli per curare il suo aspetto, ma preferì non pronunciarli ad alta voce per non apparire sgarbato, quindi rimase in silenzio per vedere cosa dovesse dirgli.
Non seppe ricordare come accadde: un momento stava guardando scetticamente Piton dall’alto, e un secondo dopo sentiva rimpicciolirsi, la scopa fare un rumore assordante sul marmo dopo essere caduta.
<< Ringrazia che non siamo in una scuola Babbana, Potter >> esordì Piton, guardandolo con ribrezzo e profondamente  divertito. Da cosa?
<< A quest’ora ti avrebbero già vivisezionato >>
E fu così che James Potter saltellò via gracidando.
 


Il Platano Picchiatore agitava pigramente i propri rami, crogiolandosi ai raggi di quel sole insolitamente troppo caldo, mentre da vicino la Foresta Proibita proveniva un chiacchiericcio concitato. Lily, insieme ad alcuni Grifondoro e Tassorosso, stava tornando da un’altra sfiancante lezione di Cura delle Creature Magiche del professor Kettleburn. Ricordava ancora quando, qualche anno prima, aveva fatto inscenare “La Fonte della Buona Sorte”, ma a causa di un Ashwinder molesto per poco la Sala Grande non prendeva completamente fuoco.
La ragazza sbuffò per trattenere una risata e affrettò il passo: prima di andar a mangiare qualcosa voleva rinfrescarsi un po’ al Lago; quindi, si posizionò meglio la borsa sulle spalle e con un cenno di saluto a qualche compagno proseguì da sola.
Il Lago aveva sempre quell’aria misteriosa che a Lily piaceva tanto e che serviva a calmarla quando era giù di morale; le sue acque non erano mai agitate, probabilmente per assicurare una vita tranquilla ai suoi abitanti marini. La ragazza si posizionò meglio che potè sulla riva ghiaiosa, cercando il posto che occupava di solito; quando lo ebbe fatto si sedette e spinse la testa indietro sorridendo al cielo e lasciando oscillare i capelli simili a fuoco sotto i raggi solari.

Era meraviglioso stare ad Hogwarts: non avrebbe mai lasciato per nulla al mondo quelle terre, nemmeno per tutto l’oro della Gringott. Era rassicurante l’essere al sicuro fra quelle mura, quasi come se fosse in un altro mondo. Ed effettivamente lo era, pensò; a volte quasi dimenticava di provenire dal mondo Babbano e di essere fortunata a stare lì, mentre fuori la guerra diventava sempre più cruenta e disperata. Ma doveva cercare di non preoccuparsi, quell’anno era l’ultimo e avrebbe fatto meglio a goderselo.
Del domani non vi è mai certezza.
Piuttosto era meglio concentrarsi su sottili fili d’erba che nascevano fra le pietre, sugli uccellini che volavano fra mille acrobazie, sul cielo di un bellissimo color non-ti-scordar-di-me…  Nulla avrebbe potuto disturbarla in quel momento, proprio nu…

Sentì qualcosa atterrarle sulla gonna. Qualcosa che emetteva un suono simile a un verso. Abbassò lo sguardo…
<< AAAAAAAAAAAAAAAAAH! >> saltò in piedi quasi in contemporanea al suo urlo. Non che avesse paura di un rospo –per carità, Alice ne aveva uno come animale domestico!- ma, quello stava… parlando!
<< Evans.. Lily Evans… >> faceva l’esserino con non poca fatica.
Lily si abbassò di soppiatto cacciando la bacchetta e osservando con sospetto l’animale. Era di un viscido verde smeraldino tendente al marrone, le zampe posteriori più lunghe di quelle anteriori, la bocca che si gonfiava mentre cercava di parlare… e osservandolo attentamente, attorno quegli occhi psichedelici vi erano dei contorni più scuri, quasi fossero degli occhiali. Subito capì: chi altro poteva essere se non lui!?

<< POTTER! >> sbraitò << Che diamine ti salta in mente! Saltarmi addosso in quel modo! Sei un animale! >>
Rendendosi conto che quella frase poteva sembrare scontata, aspettò un qualche segnale dal ranocchio per essere certa che in realtà fosse una persona; e infatti, poco dopo il rospo allargò la bocca gonfiandosi in una patetica imitazione di una risata.
<< Evans… devi… aiutarmi >>
<< Che ti è successo? >> fece allora la ragazza preoccupata, prendendolo in mano e portandoselo all’altezza degli occhi per poterlo guardare dritto in faccia.
<< Qualcuno >> disse James, senza specificare volontariamente chi  << deve avermi trasformato per farmi uno scherzo. Ma… devi aiutarmi… Lily >>
<< Vendetta, eh? Forse te la meriti,caro James >> rispose sottolineando la penultima parola con sarcasmo << Comunque. Conosci la contro formula? Penso di avere il libro di Tasfigurazione qui da qualche parte… >> e detto ciò iniziò a rovistare nella sua borsa. James alzò un zampa per bloccarla.
<< Aspetta… C’è un modo più veloce… Basta… >>
<< Sì? >>
<< Devi baciarmi >>
Silenzio di tomba. Lily assottigliò lo sguardo e si morse nervosamente un labbro.

<< Non siamo in una maledetta fiaba, James, non essere ridicolo. >>
<< E’ una maledizione, Lily. E… sai benissimo che le maledizioni si possono spezzare ognuna in un determinato modo >>
Altro silenzio. Non sapeva se stare al gioco o mandarlo al diavolo e rimanerlo lì e magari lanciarlo in acqua. Dopo qualche secondo sopirò.
<< Chi mi assicura che quel dici sia la verità? >>
<< Anche se non fosse, ci sarebbe tutto di guadagnato >>
<< Perché mai dovrei baciarti!? >> nonostante la crescente rabbia, sentì le guance imporporarsi lievemente.
<< Perché sono bello, sono ricco, sono popolare… sono un principe moderno! >> gracchiò l’altro.
<< Bello ora proprio non sei, mi dispiace. Dei soldi non me ne faccio niente, non sono così superficiale. E dovresti farti insegnare un po’ di Galateo prima di definirti principe, invece di combinare danni con Sirius! >>
<< Quante lamentele… Non vuoi donarmi di nuovo la mia bellezza? Sei più superficiale se mi rifiuti solo per l’aspetto! >>
<< Non mi convinci così, James >>
<< E’ solo un bacio! >> vedere alterare quell’animaletto era qualcosa di tremendamente buffo << Sempre che tu non ne voglia altri… Sai, sono un gran baciatore >>
Suo malgrado, Lily rise. << E chi me lo garantisce? >>
<< Provare per credere >> e schioccò le labbra rumorosamente. Lily sorrise di nuovo.
<< Penso che lascerò questo caso irrisolto. Dai, fammi cercare sul libro… >>
<< Lily! >> esclamò James indignato << Sei famosa per essere una donna di buon cuore! Vorresti mostrare il contrario a qualcuno desideroso solo del tuo amore!? >>
Lei lo guardò sbalordito. Che stesse dicendo la verità o voleva solo fare il drammatico?

<< Oh, se la metti così… >> respirò profondamente e prese di nuovo il rospo in mano; lo avvicinò al viso e, chiudendo gli occhi, poggiò lievemente le sue labbra sulla bocca rugosa dell’animale. Dopodichè, prima che quello potesse avere una qualunque reazione, prese la bacchetta e lo colpì in testa.
James aveva ripreso le proprie sembianze, ancora nella divisa da Quidditch, ma era disteso supino con la faccia per terra e uno sguardo sorpreso ed euforico sul volto. Quel che era nato come uno scherzo, era diventato una delle cose più sensazionali che gli fosse mai capitata. Lily cerco di nascondersi il viso rosso più che mai alzandosi e voltandogli le spalle.

<< Sai, James… Penso che dovrai guadagnarti un altro bacio. Non hai dimostrato nulla, ho fatto tutto io… >> e detto ciò quasi scappò via, prima che potesse pentirsi, prima che James si alzasse e l’afferrasse senza lasciarla più andare via.
  
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