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Autore: Taku731    05/05/2013    0 recensioni
Gli eventi seguiranno alcune persone, persone normali, persone che potrebbero essere chiunque ed in più seguiranno lui. Chi è lui? nessuno lo sa, forse neanche lui stesso sa bene che tipo di persona sia.
p.s. ad ogni spazio c'è un cambio di "protagonista" ovvero cambia il punto di vista.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo circa un'ora di viaggio ero finalmente arrivata in quella casa, luogo che avevo scoperto non senza fatica. Diedi una spinta alla porta che scricchiolò, interrompendo per un attimo il gracchiare dei corvi sparci sui rami degli alberi circostanti come piccole gocce d'inchiostro. In un certo senso mi sentivo braccata; dai corvi che mi accerchiavano e dall'ansia. Misi scrupolosamente la mano sulla pistola per controllare che fosse ancora lì, al suo posto, e poi la feci scivolare lateralmente fino a raggiungere la torcia che avrei dovuto usare a breve. Varcai l'ingresso e il buio mi assalì. Accesi prontamente la torcia, ma la poca luce che ottenni non mi bastava per vedere al meglio. Non sapendo se lui fosse in casa, decisi di rischiare la mia vita accendendo la luce e dando così il primo segnale della mia presenza in quel luogo. Appena tutto l'ambiente si illuminò quella che mi trovai davanti più la semplice e spiazzante verità.



Ecco lì il bar che dovevo raggiungere; in quella strana mail mi era stato detto di recarmi qui. Andai al bancone, seguendo le indicazioni della stessa mail, e chiesi al barista se qualcuno avesse prenotato un tavolo per due persone e avesse dato al posto di un nome il numero 16. Il barista per niente stupito da questa richiesta, senza fiatare, mi indicò un tavolo, un po' isolato dagli altri. Mi sedetti e aspettai una decina di minuti.

Mi avvicinai al tavolo e vidi il grosso uomo già seduto al tavolo che avevo prenotato. Risi; il suo grande corpo muscoloso faceva sembrare minuscolo quella sedia. Risistemai alla perfezioni gli occhiali da sole che mi erano scivolati leggermente durante la risata. Avevo riso anche per un altro motivo: quel suo corpo possente almeno questa volta non lo avrebbe avvantaggiato. Mi diressi verso il tavolo e presi posizione davanti all'uomo che mi aveva suscitato tanta ilarità. Lui mi guardò stupito, probabilmente aveva sentito la risata di poco prima; come tutti gli altri che ormai mi guardavano. Bastò ignorarli che tutto riprese a scorrere come se nulla fosse successo. Solo l'uomo che avevo davanti continuava a fissarmi.

"Che cazzo avevi da ridere? E chi sei?" chiesi.
"Evito di rispondere alle tue domande, tanto non servirebbe a nulla" mi rispose l'uomo che mi trovavo di fronte. Non era per niente robusto per quello che potevo vedere. Degli occhiali scuri impedivano di farmi vedere chiaramente i suoi occhi e per quanto riguarda i capelli ed il volto beh, non saprei dire. I capelli erano schiacciati sotto un cappello e la visiera dello stesso proiettava un'ombra sul volto a causa del sole che caratterizzava la giornata. "Guarda che se voglio ti posso distruggere con un solo pugno. - dissi - Fossi in te non scherzerei con me."
Nonostante le mie minacce il mio nuovo conoscente non si scompose minimamente o almeno non lo notai, visto com'era vestito. Notai però il sorrisetto che mostrò poco prima di pronunciare queste parole: "Stai calmo, non sei nella posizione di dettare legge." Quella frase mi mandò su tutte le furie e non riuscendo più a contenermi mi alzai di scatto dalla sedia. Questa volta la sicurezza del mio interlocutore vacillò in quanto era slittato con la sua sedia indietro di qualche centimetro per lo spavento.

"Merda - pensai - che mi sta succedendo; devo mantenere la calma."
Mi riportai alla giusta distanza dal tavolo con la sedia e dissi: "siediti, tutto ti sarà spiegato a tempo debito."
Il grosso ammasso di muscoli obbedì calmandosi. "Bene, - proseguii io - ora passiamo alle cose importanti."
Nel formulare le prossime parole estrassi una borsa nera che appoggiai sul tavolo. Dall'altra parte del tavolo mi giunse una voce: "certo, non sarai il mio solito amico, ma te ne intendi anche tu. Ora sì che stiamo parlando la stessa lingua."
In risposta al sorriso che mi giungeva da di fronte sorrisi anche io. Poi dissi: "Beh, sai in un luogo così appartato quella borsa può essere solo due cose a parere mio; o un contenitore per della droga o una scusa per distrarti e non farti badare alla pistola che ho in tasca e che ho intenzione di usare per ammazzarti."
Il silenzio calò e poi risi e la mia risata fu seguita, inizialmente con incertezza e poi con un senso di liberazione, da quella del mio compagno di tavolo che aggiunse: "cavolo, amico quanta roba ci sarà qui dentro?!"
"Apri e scoprilo" dissi con fare amichevole.
Lui la aprì e nessuno potrebbe immaginare la faccia che fece vedendo che l'interno era vuoto. Un colpo di pistola rimbombò nell'aria e interruppe tutto il vociare che, quasi ritmicamente, stava scandendo il tempo fino a qualche istante prima. La testa cadde, seguita dal resto del corpo, all'interno della borsa ormai aperta e dal buco rimasto aperto in fronte continuava ad uscire sangue. Riposi la pistola in tasca e me ne andai. Avevo gli sguardi di tutti su di me; bastò ignorarli. Ma questa volta no, tutto non riprese come se non fosse successo niente. Ma da una certa prospettiva sì, quello era niente in confronto a quello che avevo preparato; avrei fatto piegare davanti a me tutti quanti, nulla avrebbe potuto fermarmi, nulla avrebbe impedito la creazione del mio mito. E mentre me ne andai sentivo già le urla di terrore e sconforto che mi lasciavo alle spalle e risi; risi come non avevo mai fatto prima.
   
 
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