Grace, dopo aver abbottonato il giubbotto in pelle, si diede
un’occhiata allo specchio ben illuminato dalle lampadine a luce fredda e fece
una smorfia. Ancora non capiva come Jeremy potesse trovarla attraente, lei non
si vedeva così bella come lui le ripeteva spesso. Era una ragazza come tante
altre, con gli occhiali, i capelli scuri e una rarissima malattia agli occhi.
Cosa c’era di così speciale in questo?
Niente, assolutamente niente.
Non poteva negare di essere intelligente, questo lo sapeva da molto
tempo. Ma l’intelligenza poteva bastare a renderla unica agli occhi del suo
ragazzo?
Scosse il capo e spense la luce, per poi sbuffare.
Era strano come anche Sean ci avesse provato con lei, come se
improvvisamente si fosse destato da un sonno di ignoranza e apparenza. Ma
cos’avevano tutti, ultimamente? Perché le stavano dietro?
Con questi pensieri uscì dal bagno e si diresse in cucina.
Sua madre era intenta a pulire i fornelli e, non appena la vide,
sorrise e si asciugò le mani su uno strofinaccio.
“Stai uscendo?” domandò, avvicinandosi.
“Oggi rientra Jeremy” disse Grace, sciogliendosi in un ampio
sorriso.
“Ah, è vero! Stavolta non ti ha fatto una sorpresa però!” La donna
rise.
“No, no, per fortuna! Mi è preso un colpo l’altra volta, quando me
lo sono ritrovato davanti!”
In quel momento suonò il campanello e Grace si lanciò verso
l’ingresso, quasi certa che si trattasse di lui.
Aprì.
Ed eccolo lì, bellissimo, i lunghissimi dreadlocks sciolti sulle
spalle, un magnifico sorriso stampato sul viso, gli occhi puntati su di lei,
gli abiti modesti che lo rendevano affascinante e unico.
Grace gli si gettò tra le braccia, ridendo. “Quanto tempo, Jeremy,
quanto tempo!”
“Mi sei mancata, Gracie, mi sei mancata terribilmente.”
Si strinsero forte l’uno all’altra, poi la ragazza lo invitò ad
entrare. Gli prese la mano e si chiuse la porta alle spalle. Le sue dita
affusolate e ruvide, messe alla prova dal lavoro in cantiere, la confortavano.
Ci si era abituata e le amava, così come amava tutto ciò che riguardava il
ragazzo.
“Ciao, Jeremy” lo salutò amichevolmente la madre di Grace,
emergendo dalla cucina. Gli fece cenno di accomodarsi.
“Salve! Tutto bene?” Lui si avvicinò e la salutò con due baci sulle
guance.
“Sì, ma andrà meglio quando sarò in ferie!”
“Sta ancora lavorando?”
“Certo, sotto Natale c’è un sacco di gente che passa dalla
cartolibreria! Lavoro anche domani che è vigilia, pensa te!”
Jeremy rise. “Immagino! A me per fortuna hanno lasciato libero, ma
ieri ero in cantiere.”
La donna annuì. “Capisco. Dai, siediti! Ti va un caffè?”
“Certo!”
Grace, che aveva assistito a quella conversazione in silenzio, si
ritrovò a riflettere su quanto fosse bello vedere sua madre e il suo ragazzo
andare così d’accordo.
“Anche io voglio il caffè!” esclamò la ragazza, sfilandosi il giubbotto.
Non pensava che sua madre avrebbe invitato Jeremy a trattenersi.
Così, i tre chiacchierarono del più e del meno.
Mentre sedevano di fronte ad una tazza di caffè fumante, la donna
domandò: “Jeremy, sarai solo per Natale?”
“No, i miei nonni mi hanno invitato da loro” spiegò, per poi
sorseggiare il liquido scuro.
“Capisco. Domani sera ti va di unirti a noi per la cena? Ci saranno
anche le fidanzate dei cugini di Grace.”
“Mamma!” saltò su lei, avvampando.
Per poco il caffè non le andò di traverso.
“Che c’è? Non posso invitare il tuo ragazzo a cena?” si inalberò la
donna, lanciandole un’occhiataccia. “Neanche fosse uno sconosciuto!”
“Sì, ma…”
“Mi farebbe piacere, grazie” intervenne il ragazzo, sorridendo.
“Perfetto!” La madre di Grace batté le mani e, dopo essersi alzata,
se ne tornò canticchiando a lavare i piatti.
Grace aveva gli occhi sgranati e li fissò su Jeremy che, intanto,
se la rideva e la osservava, divertito.
“Senti, usciamo?!” sbottò la ragazza, stizzita. Si alzò e si infilò
nuovamente il giubbotto in pelle.
“Va bene, come vuoi tu, mia padrona!” la schernì il ragazzo,
scrollando le spalle.
I due salutarono la madre della ragazza e si avviarono mano nella
mano verso l’uscita. Una volta in strada, Grace sbuffò rumorosamente.
“Cosa c’è?” le chiese Jeremy, stringendola al suo fianco.
Lei si lasciò andare contro il suo corpo e alzò gli occhi al cielo.
“Mia madre!”
“Non ti va di avermi con te domani?” mormorò lui, mostrando una
punta di delusione nel tono di voce.
“Ma sì, certo, è solo che mi scoccia dovermi sorbire tutte le
domande indiscrete dei miei parenti” spiegò la ragazza, guardando dritto
davanti a sé.
“Dai, tranquilla, andrà tutto bene.”
Rimasero per un attimo in silenzio.
“Grace…” Jeremy si fermò e la guardò in viso, poi le si avvicinò e
la baciò dolcemente.
Grace ricambiò senza farselo ripetere due volte, rendendosi conto
che quello era il primo bacio che si scambiavano da quando lui era arrivato a
casa sua. Gli si aggraggò addosso, facendo sì che i loro corpi aderissero
perfettamente l’uno all’altro.
“Dimmi” sussurrò Grace, dopo essersi scostata.
“Non me ne andrò più.”
“Come sarebbe a dire?” strillò lei, sbalordita.
Jeremy la afferrò per le spalle e ripeté: “Non me ne andrò più,
sono tornato per restare.”
“Ma… come… cosa…” La ragazza era confusa, non riusciva a credere
alle sue orecchie.
“Un amico mi ha trovato un lavoro qua e i miei genitori non hanno
fatto storie.” Sorrise, euforico e fiero di ciò che le stava comunicando. “Non
sei felice?” aggiunse, rabbuiandosi un po’.
“Io… MA CERTO CHE SONO FELICE!” gridò Grace, gettandoglisi addosso
e stritolandolo. “Mio dio, tu sei pazzo!”
“No, sono solo innamorato” ribatté Jeremy, cercando nuovamente le
sue labbra. “Innamorato di te, Gracie.”
“Stupido!” lo canzonò lei, dandogli un pugno sul petto. “Come puoi
amarmi?” Il tono che utilizzò, seppur scherzoso, nascondeva qualcosa di serio.
“Perché, tu non mi ami?” Jeremy finse di offendersi.
“Certo che sì, ma che c’entra? È diverso!”
“Mmh, sentiamo: cosa c’è di così diverso?”
Grace si strinse nelle spalle. “Be’, è impossibile non amarti. Hai
un sacco di amici, sei circondato da persone che ti stimano…”
“Ah, certo! Come Noel, intendi?” fece lui, sarcastico.
“Non mi parlare di quel troglodita, per carità!”
“Troglodita!” Jeremy scoppiò a ridere, gettando la testa
all’indietro.
In quel momento, una goccia colpì la fronte di Grace, seguita
subito da tante altre.
“Oh, no, sta piovendo!”
Jeremy la attirò nuovamente al suo fianco. “Allora andiamo da me”
proclamò, trascinandola dolcemente con sé.
Grace era felice. Finalmente, avrebbe potuto averlo con sé ogni
volta che lo desiderava, senza preoccuparsi di tutti i chilometri che li
avevano separati fino a quel momento. Il loro amore si sarebbe sviluppato
com’era giusto che fosse, nonostante tutte le difficoltà che si sarebbero
ritrovati a superare insieme. Era certa che ce l’avrebbero fatta, avrebbero
risolto qualunque problema con la forza dei loro sentimenti.
Camminarono sotto la pioggia, come se essa non potesse scalfirli,
come se non importasse quanto si stavano bagnando.
Era quasi Natale e loro erano insieme, solo questo contava.
A Grace venne da ridere, mentre le gocce le scivolavano sul viso e
le bagnavano le lenti degli occhiali, impedendole di vedere quel poco che i
nuvoloni grigi le permettevano.
“È bellissimo!” esclamò, felice, fermandosi. Le gocce le battevano
sui capelli, sui vestiti e sulla pelle, eppure lei era felice.
Jeremy si fermò a guardarla, incantato da quell’immagine
paradisiaca. Vedeva la sua pelle risplendere grazie all’acqua piovana, le
braccia allargate come se stesse accogliendo con entusiasmo quel temporale.
Ogni tanto, i lampi la illuminavano, rendendola quasi eterea.
“Tu sei bellissima” le disse, prendendole la mano e portandosela
alle labbra.
Grace fremette profondamente, forse per il freddo, forse per le
emozioni che le turbinavano in corpo. “Jeremy” gemette, cercando di scostarsi i
capelli zuppi dal viso.
“Andiamo” disse lui, riprendendo a camminare più rapidamente.
Grace si lasciò guidare senza protestare, non vedeva l’ora di
arrivare a casa del suo ragazzo. Nonostante la pioggia la stesse congelando,
era come se non sentisse quel freddo penetrante. Voleva fare l’amore con
Jeremy, aveva l’impellente bisogno di sentire il suo corpo sul suo, dentro il
suo.
Giunsero alla loro meta, bagnati fradici ma felici.
La vigilia di Natale non fu disastrosa come Grace aveva previsto.
Nessuno si disturbò a chiederle niente sul suo accompagnatore,
forse sua madre aveva ben pensato di anticipare la notizia alla famiglia.
Durante la cena, chiacchierarono tutti insieme, ridendo e
scambiandosi battute e aneddoti.
Jeremy sembrava a suo agio e questo la tranquillizzò, rendendola
più rilassata e incline al dialogo.
“Allora!” esclamò suo zio Peter, alzandosi con il bicchiere in
mano. “Facciamo un brindisi!” proclamò, come se avesse intenzione di
pronunciare un discorso.
“Sì!” saltò su sua figlia Angela, di appena undici anni. “Brindiamo
a questo felice Natale!” strillò, mostrando a tutti il suo bicchiere di
aranciata.
Tutti scoppiarono a ridere.
“No, Angela! Brindiamo a Grace!”
“A me?!” sbottò la diretta interessata, avvampando. Non le piaceva
trovarsi al centro dell’attenzione, al contrario della ragazzina che saltellava
accanto al padre.
“Ma sì, a te! Brindiamo a Grace e al suo ragazzo Jeremy!” tuonò suo
zio, allegro.
“Ma zio Pete!” protestò, diventando viola per l’imbarazzo.
Jeremy, intaanto, si spanciava sulla sedia, indicando divertito il
viso paonazzo della sua ragazza.
Tutti gli altri esplosero in applausi e gridolini di gioia, fecendo
tintinnare i calici colmi di vino.
Jeremy, d’improvviso, si alzò e guardò quella meravigliosa
famiglia, rivolgendo un’occhiata ad ognuno di loro.
Il caos scemò e calò nella stanza un silenzio carico di
aspettativa.
Che intenzioni aveva Jeremy?
“Vorrei dire qualcosa” ammise, sicuro di sé. “Intanto, ringrazio Mary
per avermi invitato.” Sorrise alla madre di Grace che ricambiò. “Poi, ringrazio
tutti voi perché mi avete accolto nella vostra famiglia. Come credo sappiate, i
miei genitori sono lontani adesso e non so cos’avrei fatto senza la vostra
compagnia.”
Tutti ridacchiarono, qualcuno sollevo il pollice e qualcun altro
gli strizzò l’occhio.
“Infine, voglio ringraziare la donna che mi ha reso felice anche
quando eravamo distanti, che mi ha permesso di andare avanti nonostante tutto,
che mi ha fatto crescere.” Mentre pronunciava quelle parole, si voltò a
guardare Grace.
Lei era a bocca aperta e si sentiva tremendamente a disagio.
“E brava la nostra Grace!” esclamò lo zio Peter, tracannando il
vino tutto d’un fiato.
Jeremy tornò a sedere mentre tutti riprendevano a parlare e a
ridere tra loro, dopo aver applaudito per l’ennesima volta.
Grace strinse le mani del ragazzo e lo guardò in viso. “Grazie a
te” mormorò.
Lui strinse forte le sue dita sulle sue. “Ti amo” le disse, in tono
appena udibile.
“Anche io ti amo” rispose lei, arrossendo.
“Auguri, buon Natale!” esordì Elizabeth al telefono, la mattina
seguente.
Grace, assonnata, era ancora rannicchiata sotto le coperte.
Sbadigliò. “Auguri” biascicò.
“Come stai?” domandò l’altra, allegra.
“Bene, ho sonno. E tu?”
Elizabeth ridacchiò nel suo orecchio. “Oggi vado a pranzo da Noel,
come potrei stare?”
Le cose non erano cambiate, anzi, peggiorate, dal punto di vista di
Grace. Elizabeth e Noel si erano messi insieme e la sua amica era impazzita,
mandando al diavolo anche l’ultimo briciolo di ragione che le era rimasta in
corpo.
“Mmh” grugnì Grace, coprendosi fino alla testa.
“Dai, non fare così! Domani ci vediamo? Ho un regalo per te!”
“Va bene.”
Elizabeth sospirò.
“Sai, Lizzie, Jeremy rimane” si lasciò sfuggire, tanto per fare
conversazione.
“Davvero?”
“Sì, davvero.”
“Che bello! Ora potrete stare insieme, finalmente!” Elizabeth era
sinceramente contenta per lei, Grace lo comprendeva dal suo tono di voce.
“Sì, finalmente.”
Rimasero per qualche istante in silenzio.
“Sii felice oggi, Lizzie.”
“Anche tu, Grace.”
Grace riattaccò e sprofondò nuovamente sul cuscino, stringendosi le
ginocchia al petto. Per quanto a lei non andasse bene, Elizabeth aveva seguito
il suo cuore ed era, a modo suo, felice.
D’altronde, chi era lei per impedirglielo?
Tutti avevano il diritto a vivere serenamente le proprie
esperienze, senza che nessuno si intromettesse o avesse la presunzione di
intralciare le scelte altrui.
La sua felicità era Jeremy e non avrebbe sopportato che qualcuno le
dicesse che non era adatto a lei.
Le sensazioni parlavano chiaro e anche i sentimenti reciproci che
li legavano indissolubilmente.
Tutto era perfetto e Grace avrebbe fatto qualunque cosa affinché
durasse il più a lungo possibile.
Sorrise, afferrò nuovamente il cellulare e scrisse un messaggio a
Jeremy:
Buon Natale, amore. Ti amo.
Poco dopo lui rispose:
Buon Natale a te, Gracie. Ti amo.