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Autore: Kim WinterNight    05/05/2013    1 recensioni
Grace riuscirà a recuperare un rapporto che sembra ormai concluso per sempre?
Tra una figuraccia e l'altra, la protagonista andrà alla ricerca di un modo per riconquistare la fiducia di un vecchio compagno di giochi.
Leggete e ditemi che ne pensate, mi farebbe piacere.
Grazie!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Jemy'
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Grace, dopo aver abbottonato il giubbotto in pelle, si diede un’occhiata allo specchio ben illuminato dalle lampadine a luce fredda e fece una smorfia. Ancora non capiva come Jeremy potesse trovarla attraente, lei non si vedeva così bella come lui le ripeteva spesso. Era una ragazza come tante altre, con gli occhiali, i capelli scuri e una rarissima malattia agli occhi.

Cosa c’era di così speciale in questo?

Niente, assolutamente niente.

Non poteva negare di essere intelligente, questo lo sapeva da molto tempo. Ma l’intelligenza poteva bastare a renderla unica agli occhi del suo ragazzo?

Scosse il capo e spense la luce, per poi sbuffare.

Era strano come anche Sean ci avesse provato con lei, come se improvvisamente si fosse destato da un sonno di ignoranza e apparenza. Ma cos’avevano tutti, ultimamente? Perché le stavano dietro?

Con questi pensieri uscì dal bagno e si diresse in cucina.

Sua madre era intenta a pulire i fornelli e, non appena la vide, sorrise e si asciugò le mani su uno strofinaccio.

“Stai uscendo?” domandò, avvicinandosi.

“Oggi rientra Jeremy” disse Grace, sciogliendosi in un ampio sorriso.

“Ah, è vero! Stavolta non ti ha fatto una sorpresa però!” La donna rise.

“No, no, per fortuna! Mi è preso un colpo l’altra volta, quando me lo sono ritrovato davanti!”

In quel momento suonò il campanello e Grace si lanciò verso l’ingresso, quasi certa che si trattasse di lui.

Aprì.

Ed eccolo lì, bellissimo, i lunghissimi dreadlocks sciolti sulle spalle, un magnifico sorriso stampato sul viso, gli occhi puntati su di lei, gli abiti modesti che lo rendevano affascinante e unico.

Grace gli si gettò tra le braccia, ridendo. “Quanto tempo, Jeremy, quanto tempo!”

“Mi sei mancata, Gracie, mi sei mancata terribilmente.”

Si strinsero forte l’uno all’altra, poi la ragazza lo invitò ad entrare. Gli prese la mano e si chiuse la porta alle spalle. Le sue dita affusolate e ruvide, messe alla prova dal lavoro in cantiere, la confortavano. Ci si era abituata e le amava, così come amava tutto ciò che riguardava il ragazzo.

“Ciao, Jeremy” lo salutò amichevolmente la madre di Grace, emergendo dalla cucina. Gli fece cenno di accomodarsi.

“Salve! Tutto bene?” Lui si avvicinò e la salutò con due baci sulle guance.

“Sì, ma andrà meglio quando sarò in ferie!”

“Sta ancora lavorando?”

“Certo, sotto Natale c’è un sacco di gente che passa dalla cartolibreria! Lavoro anche domani che è vigilia, pensa te!”

Jeremy rise. “Immagino! A me per fortuna hanno lasciato libero, ma ieri ero in cantiere.”

La donna annuì. “Capisco. Dai, siediti! Ti va un caffè?”

“Certo!”

Grace, che aveva assistito a quella conversazione in silenzio, si ritrovò a riflettere su quanto fosse bello vedere sua madre e il suo ragazzo andare così d’accordo.

“Anche io voglio il caffè!” esclamò la ragazza, sfilandosi il giubbotto. Non pensava che sua madre avrebbe invitato Jeremy a trattenersi.

Così, i tre chiacchierarono del più e del meno.

Mentre sedevano di fronte ad una tazza di caffè fumante, la donna domandò: “Jeremy, sarai solo per Natale?”

“No, i miei nonni mi hanno invitato da loro” spiegò, per poi sorseggiare il liquido scuro.

“Capisco. Domani sera ti va di unirti a noi per la cena? Ci saranno anche le fidanzate dei cugini di Grace.”

“Mamma!” saltò su lei,  avvampando. Per poco il caffè non le andò di traverso.

“Che c’è? Non posso invitare il tuo ragazzo a cena?” si inalberò la donna, lanciandole un’occhiataccia. “Neanche fosse uno sconosciuto!”

“Sì, ma…”

“Mi farebbe piacere, grazie” intervenne il ragazzo, sorridendo.

“Perfetto!” La madre di Grace batté le mani e, dopo essersi alzata, se ne tornò canticchiando a lavare i piatti.

Grace aveva gli occhi sgranati e li fissò su Jeremy che, intanto, se la rideva e la osservava, divertito.

“Senti, usciamo?!” sbottò la ragazza, stizzita. Si alzò e si infilò nuovamente il giubbotto in pelle.

“Va bene, come vuoi tu, mia padrona!” la schernì il ragazzo, scrollando le spalle.

I due salutarono la madre della ragazza e si avviarono mano nella mano verso l’uscita. Una volta in strada, Grace sbuffò rumorosamente.

“Cosa c’è?” le chiese Jeremy, stringendola al suo fianco.

Lei si lasciò andare contro il suo corpo e alzò gli occhi al cielo. “Mia madre!”

“Non ti va di avermi con te domani?” mormorò lui, mostrando una punta di delusione nel tono di voce.

“Ma sì, certo, è solo che mi scoccia dovermi sorbire tutte le domande indiscrete dei miei parenti” spiegò la ragazza, guardando dritto davanti a sé.

“Dai, tranquilla, andrà tutto bene.”

Rimasero per un attimo in silenzio.

“Grace…” Jeremy si fermò e la guardò in viso, poi le si avvicinò e la baciò dolcemente.

Grace ricambiò senza farselo ripetere due volte, rendendosi conto che quello era il primo bacio che si scambiavano da quando lui era arrivato a casa sua. Gli si aggraggò addosso, facendo sì che i loro corpi aderissero perfettamente l’uno all’altro.

“Dimmi” sussurrò Grace, dopo essersi scostata.

“Non me ne andrò più.”

“Come sarebbe a dire?” strillò lei, sbalordita.

Jeremy la afferrò per le spalle e ripeté: “Non me ne andrò più, sono tornato per restare.”

“Ma… come… cosa…” La ragazza era confusa, non riusciva a credere alle sue orecchie.

“Un amico mi ha trovato un lavoro qua e i miei genitori non hanno fatto storie.” Sorrise, euforico e fiero di ciò che le stava comunicando. “Non sei felice?” aggiunse, rabbuiandosi un po’.

“Io… MA CERTO CHE SONO FELICE!” gridò Grace, gettandoglisi addosso e stritolandolo. “Mio dio, tu sei pazzo!”

“No, sono solo innamorato” ribatté Jeremy, cercando nuovamente le sue labbra. “Innamorato di te, Gracie.”

“Stupido!” lo canzonò lei, dandogli un pugno sul petto. “Come puoi amarmi?” Il tono che utilizzò, seppur scherzoso, nascondeva qualcosa di serio.

“Perché, tu non mi ami?” Jeremy finse di offendersi.

“Certo che sì, ma che c’entra? È diverso!”

“Mmh, sentiamo: cosa c’è di così diverso?”

Grace si strinse nelle spalle. “Be’, è impossibile non amarti. Hai un sacco di amici, sei circondato da persone che ti stimano…”

“Ah, certo! Come Noel, intendi?” fece lui, sarcastico.

“Non mi parlare di quel troglodita, per carità!”

“Troglodita!” Jeremy scoppiò a ridere, gettando la testa all’indietro.

In quel momento, una goccia colpì la fronte di Grace, seguita subito da tante altre.

“Oh, no, sta piovendo!”

Jeremy la attirò nuovamente al suo fianco. “Allora andiamo da me” proclamò, trascinandola dolcemente con sé.

Grace era felice. Finalmente, avrebbe potuto averlo con sé ogni volta che lo desiderava, senza preoccuparsi di tutti i chilometri che li avevano separati fino a quel momento. Il loro amore si sarebbe sviluppato com’era giusto che fosse, nonostante tutte le difficoltà che si sarebbero ritrovati a superare insieme. Era certa che ce l’avrebbero fatta, avrebbero risolto qualunque problema con la forza dei loro sentimenti.

Camminarono sotto la pioggia, come se essa non potesse scalfirli, come se non importasse quanto si stavano bagnando.

Era quasi Natale e loro erano insieme, solo questo contava.

A Grace venne da ridere, mentre le gocce le scivolavano sul viso e le bagnavano le lenti degli occhiali, impedendole di vedere quel poco che i nuvoloni grigi le permettevano.

“È bellissimo!” esclamò, felice, fermandosi. Le gocce le battevano sui capelli, sui vestiti e sulla pelle, eppure lei era felice.

Jeremy si fermò a guardarla, incantato da quell’immagine paradisiaca. Vedeva la sua pelle risplendere grazie all’acqua piovana, le braccia allargate come se stesse accogliendo con entusiasmo quel temporale. Ogni tanto, i lampi la illuminavano, rendendola quasi eterea.

“Tu sei bellissima” le disse, prendendole la mano e portandosela alle labbra.

Grace fremette profondamente, forse per il freddo, forse per le emozioni che le turbinavano in corpo. “Jeremy” gemette, cercando di scostarsi i capelli zuppi dal viso.

“Andiamo” disse lui, riprendendo a camminare più rapidamente.

Grace si lasciò guidare senza protestare, non vedeva l’ora di arrivare a casa del suo ragazzo. Nonostante la pioggia la stesse congelando, era come se non sentisse quel freddo penetrante. Voleva fare l’amore con Jeremy, aveva l’impellente bisogno di sentire il suo corpo sul suo, dentro il suo.

Giunsero alla loro meta, bagnati fradici ma felici.

 

La vigilia di Natale non fu disastrosa come Grace aveva previsto.

Nessuno si disturbò a chiederle niente sul suo accompagnatore, forse sua madre aveva ben pensato di anticipare la notizia alla famiglia.

Durante la cena, chiacchierarono tutti insieme, ridendo e scambiandosi battute e aneddoti.

Jeremy sembrava a suo agio e questo la tranquillizzò, rendendola più rilassata e incline al dialogo.

“Allora!” esclamò suo zio Peter, alzandosi con il bicchiere in mano. “Facciamo un brindisi!” proclamò, come se avesse intenzione di pronunciare un discorso.

“Sì!” saltò su sua figlia Angela, di appena undici anni. “Brindiamo a questo felice Natale!” strillò, mostrando a tutti il suo bicchiere di aranciata.

Tutti scoppiarono a ridere.

“No, Angela! Brindiamo a Grace!”

“A me?!” sbottò la diretta interessata, avvampando. Non le piaceva trovarsi al centro dell’attenzione, al contrario della ragazzina che saltellava accanto al padre.

“Ma sì, a te! Brindiamo a Grace e al suo ragazzo Jeremy!” tuonò suo zio, allegro.

“Ma zio Pete!” protestò, diventando viola per l’imbarazzo.

Jeremy, intaanto, si spanciava sulla sedia, indicando divertito il viso paonazzo della sua ragazza.

Tutti gli altri esplosero in applausi e gridolini di gioia, fecendo tintinnare i calici colmi di vino.

Jeremy, d’improvviso, si alzò e guardò quella meravigliosa famiglia, rivolgendo un’occhiata ad ognuno di loro.

Il caos scemò e calò nella stanza un silenzio carico di aspettativa.

Che intenzioni aveva Jeremy?

“Vorrei dire qualcosa” ammise, sicuro di sé. “Intanto, ringrazio Mary per avermi invitato.” Sorrise alla madre di Grace che ricambiò. “Poi, ringrazio tutti voi perché mi avete accolto nella vostra famiglia. Come credo sappiate, i miei genitori sono lontani adesso e non so cos’avrei fatto senza la vostra compagnia.”

Tutti ridacchiarono, qualcuno sollevo il pollice e qualcun altro gli strizzò l’occhio.

“Infine, voglio ringraziare la donna che mi ha reso felice anche quando eravamo distanti, che mi ha permesso di andare avanti nonostante tutto, che mi ha fatto crescere.” Mentre pronunciava quelle parole, si voltò a guardare Grace.

Lei era a bocca aperta e si sentiva tremendamente a disagio.

“E brava la nostra Grace!” esclamò lo zio Peter, tracannando il vino tutto d’un fiato.

Jeremy tornò a sedere mentre tutti riprendevano a parlare e a ridere tra loro, dopo aver applaudito per l’ennesima volta.

Grace strinse le mani del ragazzo e lo guardò in viso. “Grazie a te” mormorò.

Lui strinse forte le sue dita sulle sue. “Ti amo” le disse, in tono appena udibile.

“Anche io ti amo” rispose lei, arrossendo.

 

“Auguri, buon Natale!” esordì Elizabeth al telefono, la mattina seguente.

Grace, assonnata, era ancora rannicchiata sotto le coperte. Sbadigliò. “Auguri” biascicò.

“Come stai?” domandò l’altra, allegra.

“Bene, ho sonno. E tu?”

Elizabeth ridacchiò nel suo orecchio. “Oggi vado a pranzo da Noel, come potrei stare?”

Le cose non erano cambiate, anzi, peggiorate, dal punto di vista di Grace. Elizabeth e Noel si erano messi insieme e la sua amica era impazzita, mandando al diavolo anche l’ultimo briciolo di ragione che le era rimasta in corpo.

“Mmh” grugnì Grace, coprendosi fino alla testa.

“Dai, non fare così! Domani ci vediamo? Ho un regalo per te!”

“Va bene.”

Elizabeth sospirò.

“Sai, Lizzie, Jeremy rimane” si lasciò sfuggire, tanto per fare conversazione.

“Davvero?”

“Sì, davvero.”

“Che bello! Ora potrete stare insieme, finalmente!” Elizabeth era sinceramente contenta per lei, Grace lo comprendeva dal suo tono di voce.

“Sì, finalmente.”

Rimasero per qualche istante in silenzio.

“Sii felice oggi, Lizzie.”

“Anche tu, Grace.”

Grace riattaccò e sprofondò nuovamente sul cuscino, stringendosi le ginocchia al petto. Per quanto a lei non andasse bene, Elizabeth aveva seguito il suo cuore ed era, a modo suo, felice.

D’altronde, chi era lei per impedirglielo?

Tutti avevano il diritto a vivere serenamente le proprie esperienze, senza che nessuno si intromettesse o avesse la presunzione di intralciare le scelte altrui.

La sua felicità era Jeremy e non avrebbe sopportato che qualcuno le dicesse che non era adatto a lei.

Le sensazioni parlavano chiaro e anche i sentimenti reciproci che li legavano indissolubilmente.

Tutto era perfetto e Grace avrebbe fatto qualunque cosa affinché durasse il più a lungo possibile.

Sorrise, afferrò nuovamente il cellulare e scrisse un messaggio a Jeremy:

 

Buon Natale, amore. Ti amo.

 

Poco dopo lui rispose:

 

Buon Natale a te, Gracie. Ti amo.

  
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