Libri > Le Cronache di Narnia
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Autore: elena22    05/05/2013    0 recensioni
Ritornano i re e le regine di un tempo e un nemico forse mai riuscito a sconfiggere.
Per ottenere l'effetto che volevo, ho dovuto introdurre un particolare: il tempo a Narnia è diventato soggettivo, rievoca ciò che i quattro fratelli avrebbero voluto rivedere, ciò che più mancava loro.
Scesero anche Susan ed Edmund. Ora erano pronti ad aprire la porta di marmo. Con un po di timore Peter tirò verso di sé la maniglia d'oro e una luce accecante colpì i quattro fratelli.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
“La speranza non muore mai”
Doveva essere per fetta anche se Lucy avrebbe tollerato qualsiasi sbaglio, Susan la conosceva. Ma il carattere pignolo della maggiore vinse sulle possibili tolleranze della sorella minore. Così si svegliò alle sette in punto, fece una rapida colazione e scese al piano di sotto per svegliare i domestici. La stanza adibita a festa era il salone d’ingresso, quello visibile dalla porta vetrata. I domestici si diedero da fare per spostare i mobili in modo tale che si lasciasse un enorme spazio libero per ballare. Costruirono anche un piccolo palchetto su cui si sarebbe esibito un gruppetto musicale che avrebbe allietato la serata. Susan si occupò anche di chiudere i sotterranei che non erano presentabili agli ospiti poiché erano stati spostati dei mobili ingombranti del salotto ed erano tutti messi alla rinfusa laggiù. Il regalo che aveva comprato Susan da parte sua e di Peter era un bellissimo flauto traverso che Lucy adorava suonare quando erano in quel mondo. Solo che in questo di mondo, i soldi non bastavano mai per permettersene uno e la famiglia Scrubb era difficile che facesse un sacrificio per la loro nipotina tanto odiata. L’aveva riposto in un comò che un domestico trascinò dal salotto ai sotterranei per fare spazio. Susan non se n’era accorta perché pensava a dare direttive su cosa cucinare e come disporre il cibo sulla tavolata. Nel frattempo si alzarono Edmund e Lucy, mentre Peter dormiva ancora, e raggiunsero la sorella che non si fermava un attimo.
- Buongiorno Lu, buon compleanno! Stasera sarà tutto meraviglioso vedrai!-
- Grazie Su, ma fermati un attimo o a stasera non ci arriverai!-
- Si lo so, hai ragione, ma prima devo ritirare alcune cose in città tra cui il tuo bellissimo vestito, stai tranquilla ti piacerà. Conosco la mia piccola –.  Lucy la guardò con tanta tenerezza che nascondeva un pizzico di preoccupazione, ma si fidava di sua sorella e la lasciò fare.
- Uh! Ecco Mark! Beh allora io vado, tornerò tra un paio d’ore. Preparatevi per il pranzo, mangeranno con noi anche Mark e i suoi genitori. A dopo!- Susan uscì.
Ed e Lucy andarono a svegliare Peter, non poteva dormire tutta la mattina!
- Peter! Peter … Peter insomma vuoi alzarti?!-
- Ti prego Lucy, altri cinque minuti, oggi non devo lavorare … -
- Si, ok, ma ora alzati è tardi sono le 11.30!-
- Cosa dovrei fare di tanto importante stamattina?- Disse alzatosi sbuffando.
- Prima di tutto dovresti farmi gli auguri Pete …  -
- Ah! Porca paletta! Scusami Lu, auguri! Santo cielo, sono proprio un pessimo fratello! – Rispose Peter un po’ mortificato. Lucy lo guardò dolcemente e gli disse: - Non è vero, sei stato un ottimo re, d’altronde, non ci vuole mica tanto impegno ad essere anche ottimi fratelli –sorrise quasi speranzosa. Lui accennò un sorriso un po’ forzato, niente più, poi abbassò lo sguardo.
- Vestiti ora, ti aspettiamo giù in giardino, e non riaddormentarti!-
Ed e Lucy scesero le scale e andarono in giardino. Il tempo era buono: il sole era forte e non era coperto da nuvole fastidiose. Tutto era perfetto quel giorno. I due fratelli si stesero sull’erba fresca e cominciarono a parlare. Non avevano avuto molto tempo da dedicarsi dopo il loro arrivo in città. Così Ed cominciò: - Allora Lu, che te ne pare di New York?-
- Magnifica città! Non vedo l’ora di viverla a pieno-
- Si anch’io … Penso che seguirò il capitan Grey, voglio essere anch’io un marine, l’esperienza del militare mi ha profondamente colpito in guerra-
- Solo in quella guerra ti ha colpito … ?-  Disse Lucy un po’ sconcertata.
- Lucy non combattiamo di certo con spade e archi qui in America … -
- Cosa ti è successo Ed? Tu mi sostenevi fino a due giorni fa! Avevamo deciso che ne avresti parlato con Peter e io con Susan!-
- E l’ho fatto! Ma Peter mi ha fatto aprire gli occhi … Sono fantasticherie … Siamo adulti ormai. Lui ha deciso così. -
- C’eri anche tu quando lui disse “Un giorno” … - Rispose Lucy abbattuta.
- Lu, forse l’aveva detto per rendere meno doloroso il momento … - Tentò Ed.
- Sarà … - Disse Lucy poco convinta, poi si stese con le mani dietro la nuca a fissare il cielo limpido mentre Edmund la guardava un po’ imbambolato. Arrivò Peter.
- Ciao ragazzi, che fate?-  Esordì. Nessuna risposta: Lucy era un po’ arrabbiata per il fatto che nessuno credeva più in ciò che era stato, le sembrava di essere tornata a quel giorno in camera, nella casa del professor Kirke, quando nessuno credeva che ci fosse qualcosa dietro quell’armadio. Edmund, invece, accompagnava il silenzio della sorella perché non riusciva ad essere del tutto felice quanto Peter e quindi preferì rimanere zitto.
- Che succede gente? Qualcosa non va?- Ancora un attimo di silenzio rotto bruscamente da Lucy. –Sai che c’è Pete? C’è che, come al solito, sono io quella che si fa dei film in testa, che riaccende la speranza, spenta da ogni vostra singola parola!- Respirò un attimo poi riprese: - Continuate a comportarvi come se foste dei ragazzi normali, quando normali tutti non siamo e lo sapete anche voi. Ora siamo tutti e quattro insieme, possibile che non vi sia balenato per la mente il pensiero che potrebbe succedere qualcosa? Io non vi capisco, te, Susan, ora anche Ed!- E se ne andò via correndo verso il suo ciliegio. Edmund e Peter si guardarono senza poter dire nulla. Poi rientrarono in casa, Peter aveva deciso che avrebbe chiarito con Lucy, una volta che si fosse calmata.
A pranzo, come detto da Susan, arrivarono i genitori di Mark e tutti mangiarono sotto il gazebo perché il salotto era già pronto per la serata. Fu un pranzo leggero per non appesantirsi, tutto in funzione della festa. Lucy non era per niente felice: era ancora arrabbiata con i fratelli. Peter aveva solo voglia di chiarire con lei ed Edmund cercava di mascherare quell’inquietudine sempre più visibile agli occhi di Susan. Finito il pranzo Susan chiese ad Edmund cosa fosse successo durante la sua assenza, mentre Peter raggiunse Lucy sotto il ciliegio che aveva preso un po’ come il suo posto per pensare e rilassarsi leggendo libri.
- Lucy … - Attaccò Peter.
- Mh?-  Fu la risposta fredda e distaccata della sorella.
- Scusa se non siamo come te, cioè aspetta fammi spiegare, scusa se non abbiamo la speranza viva come la tua. È stato molto difficile per noi dimenticare e accettare che non saremmo più tornati, specialmente per Susan e tu sai perché. Arrivati qui, abbiamo trovato quella forza. E non parliamo più esplicitamente di niente, nemmeno più nominiamo nessuno, è tutto un taboo capisci? Susan non vuole che si parli di Caspian e sinceramente, non parlare di ciò che abbiamo vissuto, è stata la via più semplice per andare avanti e dovreste farlo anche voi. Non abbiamo perso la speranza, semplicemente l’abbiamo dovuta accantonare, metterla in un dimenticatoio. Non vogliamo illuderci per poi star male di nuovo, va bene così, Lui ha voluto così e noi accettiamo con fatica la sua decisione. – Spiegò Peter.
Lucy alzò lo sguardo verso il fratello, lei la speranza non aveva nessuna intenzione di metterla in un dimenticatoio, ma non voleva nemmeno rovinare la giornata discutendo con Peter, perciò non disse niente e lo abbracciò. – Dai, è ora di prepararsi, tra poco arriveranno gli ospiti. – Concluse il ragazzo. E rientrarono in casa mano nella mano.
  
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