© Masashi Kishimoto e gli aventi
diritto.
P
a i n
f u
l
L
o
v e
Danzare al ritmo della notte, in un
ciclone di sentimento e parole sussurrate al vuoto silenzio di una
stanza.
Sentire, provare sulla pelle un
respiro caldo e affannoso, un tocco bramoso e possessivo che quasi spaventa.
Essere l’ancora di salvezza di un
uomo che non ama, essere l’oggetto
che in qualche modo lo fa sentire vivo, solo per quelle
notti.
Esser divorata dai suoi baci a
volte dolci, spesso violenti, travolgenti come un’ondata di acqua
gelida.
Rabbrividire sempre, come se fosse
la prima volta.
Eppure, non è mai la prima
volta.
Ti svegli sempre con un peso al
cuore, che piange sangue, che rimane ferito nel profondo.
Sai che non sarà l’ultima volta che
farai l’amore con lui in quel modo, e sai che non sarà l’ultima volta che ti
svegli e ti senti come un fazzoletto da buttar via.
Rendersi conto di non essere amati
è il dolore più grande che il cuore possa provare, ma non ci si può fare niente,
non puoi curarlo, non puoi medicarlo.
Devi solo metterti a sedere su quel
letto, coprirti col lenzuolo e incrociare quegli occhi ghiacciati che ti
guardano immobili.
E ti metti a piangere, perché non
puoi fare altro, non devi fare
altro.
- Che hai?-
- Niente.-
-…-
- Perché.. vieni
sempre?-
- Ci deve essere un
motivo?-
- Tu non mi ami, Neji. Perché
allora vieni tutte le notti?-
- E perché tu non mi butti
fuori?-
- Sei patetico, lo
sai?-
Era patetico. Incredibilmente,
enormemente patetico.
E un grande
approfittatore.
Si ricordava il giorno in cui
vennero a comunicargli che Hinata-sama era morta in missione. Il cielo era di un
bel azzurro, nessuna nuvola in cielo: non si addiceva per niente alla
situazione.
Era rimasto per due giorni intero
seduto alla finestra della sua camera, non muovendosi di un solo millimetro.
Aveva perso la persona più importante della sua vita, l’unica persona che gli
era rimasta accanto dopo la morte di suo padre, l’unica che lo coccolava come
una madre nei momenti di sconforto, la sola che si comportava come una sorella,
che si confida e ti consiglia quando ne hai bisogno. Aveva perso
tutto.
Ed era allora che aveva trovato
Tenten. Era allora che si era approfittato del suo amore, della sua
ammirazione, cercando nel suo corpo e nel suo spirito quella pace interiore che
gli era stata tolta all’improvviso, senza chiedergli
scusa.
Era da allora che trascorreva le
sue notti tra le braccia di quella ragazza, consumandola nel vero senso della
parola, amandola con
disperazione.
- Tenten..-
- Sì, Neji?-
- La notte.. la notte che non mi
vedrai arrivare.. sarà quando il giorno dopo ti verrò a prendere a casa per gli
allenamenti.. e ti terrò per mano, per le vie di Konoha.. davanti a
tutti.-
Tenten credeva che non sarebbe mai
successo.
Perché Amare è giusto, ma questo a
volte non basta.
- Non
tornare..-
- Sai che tornerò
invece..-
- No, ti prego.. io sono
stanca..-
- Non
m’interessa..-
- Neji, io non reggo, sto
crollando..-
- Tenten
non..-
- Non tornare. Ti.
Prego.-
Perché lei lo amava troppo. Forse
era questo il suo più grande problema.
Vederlo distruggersi giorno dopo
giorno, cercare sempre più amore notte dopo notte, insoddisfatto, la faceva
stare male.
E lei avrebbe voluto dargli di più,
dargli ancora e ancora quell’amore passionale e
travolgente.
Ma non ci
riusciva.
Perché a Neji serviva l’affetto di
una madre, non di un’amante. E lei non poteva dargli quello che lui
cercava.
. . .
-
Hinata..-
- Dimmi
nii-san..-
- Io.. credo di.. provare affetto
per.. una ragazza..-
- E’ una bella cosa.. cosa c’è che
non va?-
- Non va proprio, io non posso
amare! Un ninja non può
permetterselo!-
- Un ninja forse no, ma un essere
umano..-
- Cosa
intendi?-
- Neji, tu non sei una macchina da
combattimento, lo capisci? Tu non sei una macchina fredda che vive solo per
uccidere i nemici del proprio villaggio. Sei anche questo. Ma prima di tutto sei un uomo,
non scordarlo mai.-
. . .
Esattamente nove giorni dall’ultima
volta che aveva messo piede nella stanza di Tenten. Quella mattina pioveva a
dirotto, ma non era un buon motivo per annullare i suoi allenamenti quotidiani.
Con passo deciso si diresse verso una delle vie più a est del villaggio,
fermandosi davanti a una porta verde. Alzò una mano per bussare, ma la porta si
aprì da sola, rivelando una figura minuta e pallida, con gli occhi gonfi e i
capelli disordinati.
- Ti ho visto arrivare dalla
finestra..- spiegò la ragazza guardandolo dall’alto al
basso.
Neji spostò la sua mano su quella
di Tenten, stringendola piano nella sua, invitandola a uscire fuori
casa.
- Andiamo ad
allenarci?-
Forse Neji non avrebbe mai colmato
quel vuoto materno che gli aveva lasciato Hinata, ma forse poteva riempirlo con
qualcos’altro.
Sei un uomo, Neji. Non scordarlo
mai.
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Parole]
N/A: Non so cosa sia sinceramente. Sono
depressa e sono le 1.52 del mattino. Tirate voi le vostre
conclusioni..