Film > The Phantom of the Opera
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Autore: __aris__    06/05/2013    5 recensioni
Emily Wandervitt è un esperta di autenticazione di opere d'arte ed altri oggetti antichi. chiamata a Parigi per una consulenza dall'Opéra, per caso trova un inquietante libro di pelle nera con i bordi delle pagine rosso sangue siglato FO. Incuriosita lo porta nella sua camera d'albergo, ignara di cosa le accadrà d lì a poche ore.
Nel 1875 Erik è alla disperata ricerca di un mezzo per riunirsi alla sua Christine. Disposto a tutto utilizza un incantesimo per tornare indietro nel tempo ma non otterrà il risultato sperato ...
-- ispirata al film del 2004 ed alla versione per il 25esimo anniversario del musical, con qualche accenno del romanzo. spero vi possa piacere e che la recensiate!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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  Alex rimase ancora a vegliare la sorella per qualche tempo chiedendosi perché mai tra tutte gli individui che abitano il pianeta avesse scelto proprio Erik per le sue confidenze. Per quelle confidenze! Si era tolto il cappotto ed aveva aspettato che Emily si svegliasse seduto sulla poltrona nell’angolo tra la porta ed il letto.
Quando la ragazza riprese conoscenza le chiese cosa fosse successo, poi si assicurò che mangiasse qualcosa prima di augurale buona notte e lasciarla sola con i propri pensieri, ovvero Erik!
Da quando Erik Destler aveva fatto la sua comparsa nella vita di Emily Wandervitt, la ragazza ne era sempre più affascinata. Si era ritrovata ammaliata da come quell’uomo potesse racchiudere in sé tante cose diverse e contrastanti, e di come il risultato fosse assolutamente unico ed inimitabile! Era capace di mostrare una determinata caratteristica ed il suo esatto contrario in meno di cinque minuti. Ci aveva messo un po’ per escludere la schizofrenia ed ancora oggi non era pienamente sicura della sua sanità mentale, ma non poteva non esserne intrigata!
Trovava sorprendente il modo assolutamente esterrefatto e curioso con cui si approcciava a molte delle novità del ventunesimo secolo: le missioni Apollo lo aveva incuriosito moltissimo; Google poi fu una rivelazione! Non che si mettesse a fare ricerche on line, ma l’idea di avere a disposizione tutto il mondo con pochi gesti doveva aver solleticato molte corde nella sua mente. Per non parlare di quelle cose, tendenzialmente sull’evoluzione della vita e delle consuetudini quotidiane, che per lui erano inconcepibili: la minigonna! La prima volta che aveva le visto indossare una gonna sopra al ginocchio Emily aveva faticato a trattenere le risate constando quanto lo scrittore del Don Giovanni, che lui stesso definiva trionfo del peccato sulla virtù, fosse un moralista bacchettone! Ma ci si poteva forse stupire? Ai suoi tempi le donne portavano svariati strati di biancheria, corsetti ed erano considerate maliziose se lasciavano intravedere la caviglia mentre salivano in carrozza. Per non parlare di certi abomini come i dischi dei cantanti moderni! Tutti meritevoli di incontrare il suo laccio, con pochissime eccezioni. Quella “roba” non era musica! Di altre cose non si stupiva minimamente: il branch (amatissimo dai Newyorkesi!) lo aveva etichettato come “Decisamente decadente! L’ennesima scusa per ubriacarsi appena svegli!”. In effetti la ragione del suo successo era proprio la possibilità di bere cocktails a mezzogiorno evitando di sentirsi persone malate dopo che si è fatto tardi la sera prima bevendo altri drinks! Di tutto quello che scopriva ne catturava l’essenza dietro i travestimenti. Strano per un uomo che aveva fatto della sua maschera la sua essenza! Forse perché la sua vita era trascorsa osservando quelle degli altri?
Senza soffermarsi sulla sua musica (assolutamente divina! Capace di raggiungere le parti più profonde dell’animo umano con precisione e potenza semplicemente disarmanti!) Erik era oggettivamente la persona più ammaliante che Emily avesse mai incontrato. Era capace di farle venire i brividi con una leggera alterazione della voce, e sospettava che si divertisse da morire quando la vedeva saltare come una molla dopo che lui si era esibito in uno dei suoi mille numeri da mago - ventriloquo. Tuttavia ne era fatalmente attratta.
Poi c’erano le sue mani! O meglio come muoveva le mani: che suonasse o no erano sempre movimenti precisi, armoniosi ed eleganti. Ovviamente il meglio lo davano mentre scorrevano sull’avorio del pianoforte: sembravano talmente a loro agio negli arpeggi e negli accordi che Emily si era convinta che lo strumento fosse una sorta di appendice dell’uomo, di una parte del suo stesso corpo da cui era stato privato alla nascita assieme al cordone ombelicale. Erano talmente ipnotiche che quando Emily entrava in biblioteca per ascoltarlo suonare era costretta a scegliere la poltrona che dava le spalle al pianoforte ed era rivolta al camino.
Da qualche settimana tra loro si era instaurato una specie di tacito accordo, una sorta di  muto appuntamento che si consumava tutti i giorni in biblioteca e che era diventato qualcosa a cui le costava rinunciare quando era fuori città.
Sapeva benissimo che Erik era una creatura pericolosa e che se avesse avuto delle istruzioni ci sarebbe stato scritto a caratteri cubitali “Stare alla larga! Pericolo!” o Mmaneggiare con molta cautela!”, tuttavia, almeno con lei, si comportava in maniera più che garbata. Se si escludevano le sue raccapriccianti uscite da Figlio del Diavolo! Con Alex erano tutto un altro paio di maniche, ma Emily si guardava bene dal mettersi in mezzo a quei due.
Nonostante tutto questo, i loro incontri proseguivano regolari e quel giorno non aveva fatto eccezione. Certo: non aveva in programma di finire svenuta tra le braccia del Fantasma dell’Opera! Se ci pensava diventava rossa dall’imbarazzo! L’indomani si sarebbe scusata ed avrebbe ringraziato in modo appropriato.
Il mattino seguente si svegliò molto tardi. Si sentiva come un termosifone che sta per scoppiare per la troppa pressione al suo interno, ma doveva comunque alzarsi e scendere per fare colazione! Impiegò diversi minuti per imporsi di uscire dalle coltri, ma con un po’ di sforzo riuscì a vincere la pigrizia iniziando da una buona doccia. Uscita dal bagno si diresse direttamente in cucina sentendosi decisamente meglio. Era una bella mattina di sole, il pallido e freddo sole degli inverni di New York, ma comunque sufficiente per donare alla casa con una luce confortevole.
Anche le cucina era una stanza abbastanza grande: una parete era occupata da una grande finestra per illuminare meglio il piano da lavoro e quello di cottura, a sinistra, tra l’angolo e la porta di servizio, c’erano il frigo a due ante ed il lavandino. Completavano la stanza un mobile alto (“per gli spuntini” come diceva Alex) corredato da due sedie da bar, sistemato di fronte ai fornelli e, più vicino all’altra parete, il tavolo in vetro per quattro persone. A destra della parete con la grande finestra c’era la porta che conduceva al corridoio. Tutti i mobili erano il legno chiaro con i ripiani in marmo bianco ricco di venature blu. Emily si preparò un toast e dell’espresso, e si sedette al mobile alto per mangiare.
Bon jour mademoiselle!” disse all’improvviso una voce melodiosa alle sue spalle ed Emily si voltò cercando vanamente di vedere il suo proprietario. “Mi sembra che tu stia meglio rispetto a ieri!” terminò il Erik apparendo da una parete. Quando avrebbe imparato ad usare le porte come il resto del genere umano? E poi come faceva ad apparire dal nulla? Casa sua non era certo ricca di passaggi segreti come l’Operà! Emily tremò e gli lanciò un occhiataccia per lo spavento a cui Erik rispose con un ghigno da Fantasma compiaciuto di non aver perso il proprio … tocco personale!
Rassegnazione. Era l’unica cosa che la ragazza riuscisse a provare in quel momento: Erik, in qualunque tempo o luogo, sarebbe sempre rimasto il Fantasma dell’Opera! “Buon giorno Erik! Siamo di buon umore, vedo …” lo salutò con una punta di ironia.
Si avvicinò alla ragazza lentamente, con passi calibrati ed uno di quei sorrisi macabramente divertiti che Emily aveva imparato a conoscere, ma che le suscitavano sempre una sorta di strisciante paura primordiale. Il Fantasma si godè pienamente la vistosa scintilla negli occhi della ragazza; apprezzava la sua compagnia ma certa irriverenza non l’ammetteva da nessuno! Le accarezzò il collo in modo ambiguo, tra il lascivo ed il minaccioso, con una lentezza esasperante; Emily perse l’equilibrio e se non cadette fu solo perché alle sue spalle c’era il tavolo di marmo. “Decisamente meglio.” Disse controllata la gola dell’americana, mentre ritraeva la mano riportandola nella tasca del gilet.
Lei lo guardo completamente allibita chiedendosi se, anche solo per un attimo, non avesse indugiato sull’idea di strozzarla.
Ancora un leggero ghigno, questa volta meno macabro. “No. Strozzarti mademoiselle non era nei miei piani!” disse in un flautato sussurro, come se Emily avesse formulato la domanda.
Ma come fai?” chiese lei: spesso aveva la sensazione che Erik le leggesse nel pensiero, ma era assolutamente certa dell’inesistenza della telepatia. Sapeva anche che tutte le sue peculiarità da Fantasma dell’Opera erano frutto di raffinati giochi di prestigio, i cui trucchi l’uomo custodiva gelosamente. Tuttavia riusciva a rispondere alle sue domande prima che prendessero forma sensibile.
La verità era che il francese aveva imparato a leggere i suoi occhi con la stessa facilità con cui si vede il fondale di un mare particolarmente cristallino. Questo non voleva certo dire che fosse riuscito a capire pienamente la ragazza! Ad ogni modo i prestigiatori non svelano i loro segreti, per tanto si limitò ad dire “Io sono il Fantasma dell’Opera, ricordi?” con una voce misteriosa ed un’espressione indecifrabile sul volto.
Era strano: per una frazione di secondo, una singola frazione di secondo (o infinitamente meno) Emily ebbe l’impressione che l’uomo si stesse divertendo. Ma probabilmente se lo era solo immaginato! Erik non era decisamente il tipo da trovare divertente quella conversazione! Poe era divertente! Delitto e Castigo; torturare e rapire innocenti potevano essere divertenti per il Fantasma dell’Opera! Di certo non la loro conversazione! Poi cosa ci poteva essere di tanto buffo? Probabilmente erano i postumi della febbre a creare certe illusioni.
Erik ...” l’americana accantonò quell’idea decisamente assurda e si concentrò sui dovuti ringraziamenti.
Oui?” chiese sinceramente incuriosito. La ragazza prima aveva spalancato gli occhi per la sorpresa, anche se in modo quasi impercettibile, e poi aveva scosso leggermente la testa; ora cosa voleva sapere?
Grazie per ieri … mi dispiace … non volevo disturbarti tanto …” Il copione che si era costruito la sera precedente era un po’ più articolato e degno della donna colta che era, ma sostenere lo sguardo penetrante di Erik era stato decisamente più difficile del previsto.
L’altro fece un leggero cenno col capo. “Ne t’inquiétez pas mademoiselle. Je n'ai pas fait rien qui!” (non preoccuparti. Non ho fatto niente, nda) e gli occhi di Emily si sciolsero per quanto la voce del Fantasma era lisca, morbida e vellutata quando usava la sua lingua madre.
Senza spostare le mani dal taschino del gilet distese tutte le dita e poi le richiuse con gesto fluido ed elegante, come se le volesse sgranchire. Le doveva tenere impegnate altrimenti avrebbero seguito il loro istinto ed accarezzato nuovamente Emily. Da dove gli venivano certi impulsi era un’altra delle tante cose che non capiva! Temendo di perdere completamente lucidità, fece una delle sue leggere riverenze ed uscì dalla cucina, lasciando che l’americana terminasse di mangiare.
   
 
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