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Autore: floorcoaster    25/11/2007    3 recensioni
Draco chiede a Hermione di raggiungerlo sulla cima della Torre Eiffel, la mezzanotte di Capodanno.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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PARIS AT MIDNIGHT


Disclaimer: storia e personaggi sono di JK Bowling. Paris at Midnight è scritta da floorcoaster. Io ho solo tradotto, quindi a lei va tutto il merito di essere un genio xD
Ape_bee



15 minuti alla mezzanotte

Chiunque l’avesse osservato con attenzione, avrebbe pensato fosse una statua. Ritto sulla cima della Torre Eiffel a Parigi, aspettava la mezzanotte. Era Capodanno, ed era pronto per un nuovo inizio. Era appoggiato alla ringhiera con entrambe le braccia e stringeva qualcosa fra le sue mani guantate, guardando Parigi, la città della Luce. Un caldo cappotto invernale gli cingeva strettamente il corpo e una sciarpa verde e argento riscaldava il suo collo. Gli occhi grigi riflettevano le luci danzanti della città circostante. Un vento gelido scompigliava i suoi capelli serici, ma lui si rifiutava di rabbrividire.


Non era solo la Mezzanotte che stava aspettando. Aspettava una donna, una donna veramente speciale. Il suo nome era Hermione, ed era ansioso di vederla. Perché era passato più di un anno dall’ultima volta che si erano visti.


Ottobre. L’ultima volta. L’aveva portata a cena, dopo il lavoro, nel suo ristorante preferito. Indossava quel vestito blu che lui adorava e aveva i capelli raccolti. Bellissima. Non poteva credere di aver mai pensato diversamente. Le aveva sorriso quando l’aveva vista, già seduta, un bicchiere di vino in mano. Lei non aveva ricambiato il sorriso, aveva solo bevuto un sorso di vino dal calice di vetro.


Si avvicinò e la baciò sulla fronte, per poi sedersi. Fu come se lei non si fosse nemmeno accorta del gesto. “Ciao, amore”
Lo guardò, gelida “Malfoy”
Lui inarcò le sopracciglia, stranito; Hermione usava il suo cognome solo quando era davvero arrabbiata. “Hermione, c’è qualcosa che non va?”
“Lo sai”
Le sue sopracciglia si erano arcuate ancora di più “No, non lo so”
“Non mentirmi, non osare mentirmi” sibilò. Poi afferrò la sua borsa ed estrasse un pezzo di carta.
“Questi sono solo i messaggi di oggi. ‘Draco, pranzare insieme domani sarebbe fantastico. Kimmie’; ‘Dracuccio, caro, sono libera il prossimo weekend, mandami un gufo. Lana’; ‘Ciao tesoro, l’altra notte è stata magnifica, dobbiamo rivederci presto. Sarah’; ‘Al mio sexy piccolo-”
“Okay, okay, ferma. Ho afferrato. Ma non è quello che pensi.” Il suo cervello si lanciò in uno sforzo disperato mentre cercava di ricordare se per caso conoscesse qualcuna di nome Kimmie o Lana o Sarah. In effetti c’era una Sarah dove lavorava, e quindi poteva anche conoscere una Lana o una Kimmie…Aggrottò la fronte; e cos’altro ancora?
Gli occhi di Hermione erano sul punto di uscire dalle orbite “Non è quello che penso? Che cos’è allora, caro? Ti prego, dimmelo. Non sto aspettando altro”. Incrociò le braccia davanti al petto, scoccandogli un’occhiata raggelante. Se gli sguardi avessero potuto uccidere probabilmente lui non sarebbe riuscito neppure a varcare la soglia del ristorante. Era seriamente arrabbiata. Sapeva che poteva suonare strano, ma c’era una spiegazione plausibile per quei messaggi. Aveva solo bisogno di tempo per pensarci.

Ma lei quel tempo sembrava non volerglielo concedere. “Hai ricevuto messaggi di questo genere per un mese, Draco. E li ho buttati via. All’inizio non ho dato troppo peso alla cosa; dopotutto, tu hai giurato solennemente che mi avresti amata fino alla fine dei tuoi giorni. Ma, indovina un po’? Dopo un po’ sono diventati difficili da ignorare. E sono stanca di far finta di non vedere.” Si alzò in piedi e afferrò la borsa e il soprabito.
“Hermione, aspetta” la chiamò lui, alzandosi e prendendole il braccio mentre lei gli passava accanto. Lei si divincolò dalla sua presa “Non parlarmi. Non voglio vederti mai più. E poi” gli porse la lista dei messaggi “Sono sicura che qualcuna di queste amorevoli ragazze sarà più che felice di confortarti dopo che la tua ragazza ha rotto una relazione di tre anni” E se ne andò.

Era consapevole di aver fatto un casino. E grande. Le aveva mentito, le aveva nascosto un mucchio di cose, l’aveva ferita e aveva fatto del suo meglio per farla arrabbiare ogni qual volta gli capitasse l’occasione. Aveva creduto che lei potesse sopportarlo, sapeva di averlo pensato; ritardava agli appuntamenti, non la chiamava anche quando diceva che l’avrebbe fatto, irritava deliberatamente gli amici di lei (era così semplice), e lasciava le proprie cose in giro. Non riportava in cucina il suo piatto, metteva i piedi sul suo tavolino, e scriveva sui suoi libri. Solo per darle fastidio.

Ma non l’aveva mai tradita. Mai. La amava veramente, più di ogni altra cosa. Più del sangue, dei soldi, dei bei vestiti, più del più veloce manico di scopa e del suo stesso orgoglio. Gliel’aveva ricordato ogni singolo istante, e pensava che lei gli avesse creduto veramente. Sapeva che quei messaggi erano tutte cazzate, no? Lei doveva saperlo. Lui non l’avrebbe mai tradita. Perché non gli aveva creduto?

12 minuti alla mezzanotte

Oh, certo. Perché lui l’aveva trattata da schifo e aveva la cattiva abitudine di mentirle. E allora perché mai avrebbe dovuto credere alla sua dichiarazione di fedeltà? Lei gli aveva rinfacciato qualche volta il suo comportamento e lui non le aveva mai dato spiegazioni. Si fidava di lui, o almeno sembrava farlo. Nel suo modesto parere, aveva la sensazione che lei gli avesse urlato contro molte meno volte di quanto in realtà non avrebbe desiderato.

Si ricordò della prima volta che si rese conto di essersi innamorato di lei. La Guerra era finita da tre mesi. Lui si era consegnato all’Ordine dopo che il Signore Oscuro lo aveva usato come esca per catturare uno semplice Auror ed era stato sul punto di lasciarci la pelle. I suoi genitori erano morti, e ogni compito che gli era stato affidato dopo aver lasciato Hogwarts si era rivelata una missione suicida, esattamente come la prima. Non sapeva bene come, forse per fortuna e probabilmente anche qualcos’altro, ma era riuscito a sopravvivere a ogni missione. Non aveva sempre ottenuto ciò che gli era stato richiesto, ma per Draco, essere vivo anche senza aver portato a termine la missione era comunque molto meglio che morire sapendo di avercela fatta. Era una questione di sopravvivenza.

C’era stato un party, sebbene non si ricordasse chi l’avesse dato. Lui e Hermione erano ufficialmente una coppia dal giorno in cui era finita la Guerra, ma ufficiosamente erano insieme da un anno. Gli amici di lei erano sconvolti, non solo perché si trattava di lui, ma anche perché glielo aveva tenuto nascosto per tutto quel tempo. Draco non si era stupito poi tanto che non avessero sospettato nulla; non aveva mai tenuto in grande considerazione la loro intelligenza.

Allora, il party. Era stata la prima volta che lei aveva indossato quel vestito blu. Lui non l’aveva accompagnata, perché aveva lavorato fin a tardi e quindi l’aveva intravista solo dall’altra parte della stanza. Stava ridendo e chiacchierando con Pansy, le guance rosse e gli occhi che brillavano. Poi l’aveva visto e gli aveva sorriso in quel modo assolutamente fantastico che aveva fatto gridare a squarciagola a tutto il suo corpo quanto la amasse. Aveva sbattuto le palpebre un paio di volte prima di sorriderle a sua volta; lei aveva reclinato appena il capo, stranita, e si era avvicinata. Non aveva perso tempo a dirle come si sentiva. Nello stesso istante in cui lei si fu trovata a portata di mano, l’aveva stretta a sé e baciata appassionatamente. Quando si erano allontanati, lei gli aveva chiesto una spiegazione, e lui le aveva risposto che l’amava, e che l’aveva appena capito, e che non aveva intenzione di aspettare un altro secondo per dirglielo. Lei era rimasta sorpresa, ma anche eccitata, e lei gli aveva detto che anche lei provava quegli stessi sentimenti. Lui l’aveva baciata ancora, e non si era allontanato dal suo fianco per l’intera serata.

Un’altra sferzata di vento lo colpì e strinse i denti contro la sua morsa pungente.

9 minuti alla mezzanotte

I loro tre anni insieme erano terminati quattordici mesi e mezzo prima. Non era trascorso un giorno senza che lui non pensasse a lei, che non ne sentisse la mancanza, che non la continuasse ad amare. Sebbene la loro storia fosse stata difficile non aveva mai dubitato di quello che provava per lei, mai dubitato che sarebbe andato all’Inferno e tornato indietro per lei, per loro, se avesse dovuto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per tenerla con sé, ma quando l’aveva vista andarsene, quella sera , si era sentito talmente smarrito che non aveva nemmeno accennato a seguirla.

Draco l’aveva intravista qualche volta al lavoro, nella hall, e lei lo aveva sempre evitato. Quando si erano incrociati, era arrivata addirittura a girarsi dall’altra parte e scappava da ogni stanza per allontanarsi da lui. E mai aveva risposto alle sue lettere; le aveva rispedite al mittente ancora chiuse, marcate con forza con la scritta “non voluta” sul retro. Non gli aveva mai lasciato possibilità di spiegarsi.

L’unico problema è che non c’era una spiegazione. Onestamente. Non conosceva neppure quelle ragazze che avevano lasciato quei messaggi diretti a lui. Non l’aveva mai tradita. Ma come l’avrebbe presa lei se glielo avesse detto? Se aveva raccolto quei messaggi che attestavano la sua infedeltà per mesi, o anche solo la insinuavano, con più di una ragazza, allora non c’era alcuna remota possibilità che gli credesse se le avesse detto che lui non ne sapeva nulla. E voleva strapparsi i capelli – già, proprio i suoi capelli- perché per una volta, lui stava realmente dicendo la verità.

Durante gli ultimi tre mesi, Draco aveva cercato di allontanare Hermione dalla propria mente. Aveva fatto una lista di ogni singolo torto che le aveva fatto. C’erano volute notti intere, per settimane, piene di bottigliette di inchiostro rovesciato, penne rotte, e un crampo alla mano sinistra, ma l’aveva fatto. Alla fine aveva letto la lista e gli si era mozzato il respiro. Aveva rifiutato di piangere, ma era così che si sentiva. Oppresso. Era veramente stato terribile con lei, e solo ora aveva capito quando dovesse amarlo per essere rimasta con lui per così tanto tempo. Solo le voci che correvano sulla sua infedeltà l’avevano allontanata.

Draco aveva pensato per un secondo di bruciare la lista –ma nel caso, nel remoto caso, lei tornasse a parlargli, aveva deciso di tenerla. L’aveva addirittura portata con sé a Parigi. Se le cose non fossero andate come aveva osato sperare, gliel’avrebbe consegnata e si sarebbe scusato per ogni singola cosa che aveva commesso. Il minimo che poteva fare con lei era essere onesto, per una volta. Le avrebbe anche spiegato…tutto.

Gli amici di Hermione erano diventati insopportabili dopo la loro rottura. Ovviamente avevano pensato il peggio di lui, come avevano sempre fatto, e non avevano ancora trovato fine al piacere di tormentarlo. Lentamente. Accennavano distrattamente agli ultimi appuntamenti di Hermione, oppure affermavano che ora lei aveva veramente superato la loro rottura. Ad ogni singola occasione, inoltre, lo urtavano ‘accidentalmente’ nella hall oppure gli scagliavano contro una maledizione o un incantesimo di soppiatto. Ancora, dopo un anno intero. Ad ogni modo, lui rifiutava di vendicarsi. Si comportavano da bambini e non aveva alcuna intenzione di scendere al loro livello. Avrebbe gustato la vendetta a suo modo. Un giorno. Forse.

Sospirò, passandosi una mano fra i capelli.

4 minuti a mezzanotte

Draco non si aspettava davvero che sarebbe venuta. Ma le aveva mandato un gufo la settimana prima, chiedendole di incontrarlo lì, a Parigi, sulla cima della Torre Eiffel, a mezzanotte. Era la prima lettera che lei non gli avesse rispedito indietro e sentiva quindi una certa nota di speranza. Certo il gufo poteva essere stato fulminato da un lampo mentre stava ritornando da lui e non avrebbe mai potuto essere certo del contrario.

Gli mancava. Gli mancavano le sue parole confortanti quando gli diceva che non era inutile, anche se lui sapeva di esserlo. Lei sembrava crederci, e gli mancava tremendamente. In teoria dovevano vedersi dei fuochi d’artificio allo scoccare del nuovo anno, ma non era per quello che aveva scelto quel posto. Parigi era il luogo dove avrebbe voluto portare Hermione almeno una volta, in vacanza, o per qualche altro motivo conseguente a una Chiesa, un abito bianco e due piccole parole. Così aveva deciso che era un buon posto per rincominciare daccapo. Doveva andare avanti.

2 minuti alla mezzanotte

Hermione era rimasta ad osservarlo per otto minuti, inutilmente, visto che non aveva fatto nulla di interessante. Era rimasto praticamente immobile contro la ringhiera, muovendosi solo una istante per scompigliarsi i capelli. Non era del tutto sicura del perché fosse andata. No, non era vero; sapeva il perché, ma non ne capiva il motivo. Ma era lì, nonostante tutto, a Parigi. Parigi! La città che amava più di ogni altra al mondo.

Sulla cima della Torre Eiffel, dove stava per andare incontro all’uomo che le aveva spezzato il cuore. Se ci pensava meglio, era davvero terribilmente romantico. Le aveva mandato un gufo per chiederle di incontrarlo nel posto più romantico della più romantica città del mondo. Ma era spaventata dalle ragioni che potevano averlo indotto a quella scelta. Era Draco Malfoy –ci potevano essere centinaia di motivi per i quali l’aveva chiamata. Non avrebbe nemmeno escluso la possibilità che lui la volesse buttare giù dalla torre.

E mentre l’uomo che stava osservando pensava solamente alle cose orribili che le aveva fatto, lei si era persa nei ricordi dei momenti belli passati insieme. A un certo punto, durante la guerra, si erano accorti di piacersi, ma avevano trovato ogni genere di pretesto per non mettersi insieme. Dopo quattro mesi, tuttavia, si erano rassegnati, e avevano iniziato, lasciandone gli altri all’oscuro, una relazione.

Sorrise al ricordo delle occhiate fugaci, dei baci appassionati e veloci negli angoli bui di Grimmauld Place, degli incontri segreti in luoghi fuori mano e dei pranzi consumati in fretta in cittadine disperse. Draco lavorava per l’Ordine, ma gli era stato richiesto di fare il doppio gioco con il Signore Oscuro, e così dovevano prestare molta attenzione a ciò che facevano. E tutto questo aveva reso ogni cosa più eccitante e speciale.

L’aveva trattata come oro, come se fosse stata l’unica ragione per cui respirava. E se non glielo diceva ogni volta, era solo perché non ce ne era il tempo. Non la copriva di regali e sapeva che lei non li avrebbe comunque voluti. Non poteva mostrare al mondo quanto tenesse a lei, ma poteva farlo capire a lei sola. Alle riunioni dell’Ordine le teneva aperta la porta; le accostava la sedia; le porgeva una bottiglietta di inchiostro nuova quando le serviva. Piccole cose che per lei erano enormi, se era lui a farle.

Sapeva che lui le aveva mentito, ma aveva sempre capito quando mentiva. Si mordeva le labbra in modo particolare, e guardava da qualche altra parte, di solito sopra la sua spalla sinistra, e rigirava un bottone preciso sulla sua camicia. Non riusciva mai a mentirle davvero, ed era una di quelle cose che lei non gli aveva mai rivelato. Certe volte gli buttava in faccia la verità, ma di solito c’era sempre una buona ragione per cui le mentiva, se così si può dire.

Aveva nascosto una parte della sua vita anche a lei, e quasi per caso, negli ultimi mesi, Hermione era venuta a conoscenza della verità. Dopo la Guerra era caduto in una profonda depressione che era durata circa mese. Non aveva voluto vedere o parlare con nessuno, lei compresa. Quando ne era riemerso, un giorno, si era comportato come se nulla fosse successo. Le aveva detto di fidarsi di lui, che stava bene.

Hermione aveva incontrato per caso Pansy, una vecchia amica di Draco, in Ottobre, nel ristornate dove era avvenuta la rottura l’anno prima. Stava piangendo e Pansy si era lasciata cadere stancamente sulla sedia di fronte a lei, e aveva iniziato a parlare. Non aveva potuto far altro che ascoltarla.

Pansy le aveva raccontato che durante quel periodo nero dopo la Guerra, Draco aveva ripensato a lungo a tutto quello che era accaduto in quel periodo, ed era arrivato alla conclusione di aver contratto un enorme debito con la società, sia per le sue azione, sia per quelle della sua famiglia. Dopo averci riflettuto aveva deciso di fare qualsiasi cosa in suo potere per riparare i torti, e così aveva dato origine ad una dozzina di organizzazioni per aiutare non solo le persone implicate nella Guerra, ma chiunque ne avesse avuto bisogno. La sua compagnia di affari, quella che aveva ereditato da Lucius, difficilmente sarebbe andata in bancarotta; avrebbe sempre potuto fruire di guadagni da devolvere a queste organizzazioni, così ne aveva create il più possibile, sfruttando al massimo il suo conto in banca. La sua unica clausola era che nessuno dovesse venire a conoscenza del fatto che era stato lui il promotore di queste organizzazioni. E quando aveva mentito a Hermione era perché aveva qualcosa da fare per queste associazioni di carità, e Hermione era inclusa in quel ‘nessuno’.

Pansy ne era venuta a conoscenza per caso, quando lo aveva visto a un ricevimento, in un angolo nella penombra, sorridendo, mentre sorseggiava del succo di zucca. Si era avvicinata per parlargli, ma lui si era irrigidito e aveva cercato una via di fuga prima di spiegarle perché si trovasse lì e l’aveva fatta giurare, pena la morte, di non raccontarlo a nessuno. Ma ora si sentiva in dovere di dirlo a Hermione perché credeva che meritasse di saperlo.

Pansy sapeva anche dei messaggi. Quando ne aveva parlato con Hermione, era diventata rossa e aveva confessato che era stata lei a mandarli. Aveva sempre amato Draco e lo voleva per sè, e così aveva provato di tutto pur di separarli. Hermione non era mai venuta a conoscenza dei suoi piani perché erano sempre girati intorno a Draco, ma quando tutto era fallito, aveva deciso di provare a minare la fiducia di Hermione.

Hermione non aveva mai superato del tutto la storia con Draco. Le aveva fatto male, e tanto, ma lo amava ancora. Solo si rifiutava di essere quel tipo di donna che si arrendeva alle braccia di chi l’aveva ferita, e essere tradita era veramente inaccettabile. Quando Pansy le aveva raccontato a cosa erano dovute tutte quelle menzogne, si era sentita come se la sua anima fosse scissa dal corpo e la stesse osservando dall’esterno; le sembrava di aver appena ascoltato una storiella su una persona che non conosceva, ma con cui sentiva una certa affinità. E i messaggi da quelle donne… Hermione avrebbe voluto gettarsi dall’altra parte del tavolo e strangolare Pansy, ma era troppo scossa per muoversi di un solo millimetro.

E la verità era che era veramente stanca di fare di tutto per evitarlo. Forse adesso avrebbero potuto parlare, e andare avanti, scordando tutto. Ma Draco non era il tipo che amava parlare; lo sapeva. Non parlava dei propri sentimenti, nè delle proprie emozioni o sensazioni. Era uno che agiva e basta. Lui faceva qualcosa per far dimostrare cosa provava. Quindi il fatto che lui volesse vederla, lì, quella sera, le faceva sospettare che ci fosse qualcosa sotto, e aveva bisogno di sapere di cosa si trattasse.

30 secondi alla mezzanotte

Si diresse verso di lui.
“Ciao” disse, appoggiandosi alla ringhiera affianco a lui.
Sobbalzò, per poi guardarla con un’espressione imperscrutabile. Poi distolse lo sguardo e fissò di nuovo davanti a sè “Ciao”

20 secondi

“Non credevo che saresti venuta” disse.
“Sono piena di sorprese”
Lui annuì

10 secondi

Nove
Otto
Sette
Sei
Cinque
Quattro
Tre
Due
Uno
Buon anno!

Guardarono silenziosamente i fuochi d’artificio sopra la città. Era stupendo, davvero, e Draco non poté impedirsi di sorridere nel vedere il viso di Hermione illuminarsi a quello spettacolo. E Draco si sentiva un idiota. Hermione era lì, con lui, a Capodanno, al posto di essere con le persone a cui teneva. A lei doveva importare almeno un minimo di lui, visto che una volta era stato una parte importante della sua vita, ma sicuramente non doveva essere la sua prima scelta, per passare del tempo in compagnia.

Quando anche l’ultimo fuoco d’artificio di quello spettacolo pirotecnico si spense nella notte con un debole bagliore, Hermione si girò verso di lui, l’eccitazione per lo spettacolo svanita dal suo viso “Allora, perché mi hai fatto venire qui?”
Ecco, era arrivato il momento. Un giorno si sarebbe guardato indietro, sapendo che tutta la sua vita era dipesa da quell’istante. Draco aprì le dita, per osservare ciò che stava tenendo fra le mani e con un sospiro glielo porse. Lei aggrottò le sopracciglia, osservando l’oggetto e poi lui.
Spalancò gli occhi.
“Che cos’è?” chiese, arretrando di un passo.
“Aprilo e basta” rispose, mettendoglielo in mano.

Lei annuì, aprendo lentamente la piccola scatolina, continuando a guardarlo negli occhi. Quando sentì il coperchio scattare sotto le sue dita prese un respiro profondo e abbassò lo sguardo. E rimase senza fiato. Nella scatola c’era un anello. Non un semplice anello però. Era il più bel anello che avesse mai visto.
Un opale blu scuro con delle punto d’oro nel centro, incastonato tra due perle. La fede e la montatura erano d’oro. Non era enorme, non era neppure grande; era perfetto. Per lei. Sentì gli occhi umidi di lacrime. “Draco, cos’è?”
“Un anello”
“Lo vedo, ma –che cosa significa esattamente?”
Non lo stava guardando, così lui le prese il mento, costringendola a farlo, e la fissò dritto negli occhi. “Significa esattamente ciò che temi che sia”
A lei si mozzò il respiro e si allontanò la sua mano dal proprio viso. Inarcando le sopracciglia Hermione guardò l’anello nelle sue mani. Di tutte le ragioni che aveva pensato per le quali lui dovesse vederla, questa non si avvicinava a nessuna di esse. Il suo cuore batteva all’impazzata, tutte i bei ricordi e quelli terribili passavano davanti ai suoi occhi. Ma un sentimento più forte degli altri si impose sul resto, e lei decise di seguirlo.
“E’ bellissimo. Non ho mai visto niente di simile prima d’ora”
“E? Cosa rispondi?” Incalzò lui, le viscere strette in una morsa.
“A cosa dovrei rispondere?”
Lui indicò la scatola fra le sue mani “Lo sai. La domanda che accompagna un anello di quel tipo”
“Quale domanda?” sussurrò lei.
Lui serrò la mascella. “Sono sicuro che la conosci”
“Dillo. Voglio sentirtelo dire”
Lui la guardò torvo “Non serve”
“Voglio che tu lo dica”
“Perché?” chiese, il suo stomaco ridotto a un nodo e sentendosi come se stesse per dirle di aver ucciso accidentalmente il suo cane al posto di chiederle di sposarlo.
“Perchè è quello che dovresti fare”
“Giusto” gemette “Vuoi. Tu. Sposarmi.”
Lei piegò il capo di lato, osservandolo con un’espressione curiosa dipinta sul viso. Poi si girò e lanciò la scatola giù dalla Torre più forte che poté.

Draco sbatté le palpebre, non riusciva a credere a ciò che aveva visto. Guardò la scatolina fino a che non scomparve dalla sua vista e attese di sentirla cadere a terra, ma erano troppo in alto. Non poté fare altro che fissare, immobile, il punto esatto in cui l’aveva vista svanire, la sua mente impazzita e il suo stomaco sballottato da una parte all’altra. Si sentiva come se gli avessero appena dato un pugno in petto. Aveva appena buttato l’anello giù dalla Torre Eiffel!
“Wow. È stato catartico” disse lei, sorridendo.
La guardò, sconcertato. Anche se era ancora stordito, non poté far a meno di notare che le sue guance si erano colorate di rosa per il freddo, e si rimproverò mentalmente di averlo permesso. “Non riesco a credere che tu l’abbia fatto veramente”
“Andiamo, Malfoy. Non ne sentirai neanche la mancanza. E l’anello non è insostituibile; sono certa che ne troverai un altro non appena tornerai a casa”

Draco era pietrificato. Non c’entrava che l’anello si fosse volatilizzato, né c’entrava il fatto che ne potesse sempre comprare un altro. Anche se in realtà quell’anello era pressoché insostituibile; aveva impiegato una vita e sudato sette camicie per averlo. Gli anelli nel Mondo Magico erano molto più che semplici fedine. Erano forgiati con la magia, con l’essenza delle persone che se lo scambiavano, lui e Hermione in questo caso, era fusa nello stesso metallo. Le pietre di solito erano di origine ordinaria, ma incantate con speciali incantesimi per assicurare particolari protezioni a chi lo indossava. Per quell’anello in particolare aveva chiamato un gioielliere per creare un’incisione sulla fascia di metallo una volta che l’anello era stato completato, che poi era stata distrutta. Ma a lei non sarebbero interessati tutti questi particolari; non ne vedeva l’utilità ora che l’anello non c’era più.
Immagino sia un no.
“Oh, certo, hai ragione” rispose con amarezza, distogliendo lo sguardo. “Mi ci sono voluti solo tre mesi per averlo; posso trovarne un altro in un attimo. Possiamo incontrarci di nuovo qui quando è pronto e riniziare tutto dal principio” Si rifiutò di guardarla; avrebbe potuto fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito.

Si era aspettato un no; non era stupido. Ma aveva pensato che gli avrebbe ridato almeno l’anello una volta rifiutata la sua proposta. Non che lo gettasse giù dalla torre. Sembrava così…non nel suo stile.
“Perché l’hai fatto?” chiese con una certa tensione nella voce.
“Non lo so. Forse c’era qualcosa mescolato alla Burrobirra che ho bevuto prima di venire qui” rispose con calma “O forse era nel Firewhisky. Non ne sono sicura” Lui la guardò di sottecchi “Credo, comunque, di averlo fatto semplicemente perché ci stava bene. Dopo tutto quello che è successo fra noi, sembrava poetico” Draco spostò il suo peso sull’altra gamba, distogliendo lo sguardo da lei.
“Perché vuoi sposarmi, Draco?” chiese dolcemente “Non pensavo di interessarti così tanto”
Lui la guardò, perplesso “Davvero?”
“Bè, tu mi hai, diciamo –lasciata andare via”
Il suo cuore perse un battito “Cosa intendi per ‘lasciata andare via’? Mi avevi fatto intendere piuttosto chiaramente che volevi andartene”
Lei sorrise tristemente “Ogni donna vuole che il proprio ragazzo la blocchi quando scappa. Anche se ero furiosa con te, volevo che tu mi fermassi”
Lui rise senza traccia di allegria “Peccato che non ci sia un libretto di istruzioni per queste cose”
Alcuni deboli fuochi d’artificio esplosero sopra la città, illuminandoli per un secondo con la loro luce.
“Non hai risposto alla mia domanda. Perché vuoi sposarmi?”
Lui scrollò le spalle, ancora stordito, cercando di assimilare il rifiuto di poco prima “Sapevo che dovevo farlo”
“Dammi tre buone ragioni”
Lui sospirò “Ti amo, mi dispiace e sei bellissima” La vide bloccarsi per poi allontanare gli occhi da lui, così continuò “Questo non cambierà mai. Mai. E una volta che l’ho capito, ho deciso che dovevo sposarti o morire nel tentativo”
Hermione sorrise, continuando a guardare davanti a sé. Lui vide le sue labbra incurvarsi e gli occhi brillarle “Morire nel tentativo?”
Lui annuì. “Ho fatto una lista. Di tutte le cose che ho sbagliato con te. È –lunga”
“Sono sicura che non sia così lunga”
“12 piedi. E tu sai come scrivo”
Lei lo guardò “Ma quante di quelle cose sono veramente quelle che hai sbagliato e non quelle che pensi di aver sbagliato?” Lui aggrottò la fronte. “La metà delle volte” proseguì lei “eri troppo sensibile. Se non reagivo in un determinato modo pensavi di aver sbagliato qualcosa. No, in realtà era ben più della metà delle volte”
“Ma tu –tu lo sai che ti ho mentito. Spesso”
“Sì” rispose semplicemente lei.
“Comunque mi dispiace” disse lui scuotendo la testa “Per ogni singola cosa che ho scritto” Fece scivolare la mano nella tasca del cappotto, estraendo la lista rimpicciolita per poi riportarla alle misure originali “Puoi tenerla”
Hermione gliela prese dalle mani e, senza neppure romperne il sigillo, le diede fuoco.
Draco serrò la mascella “Dovevi essere così drammatica?”
Lei rise. “E tu devi essere così drammatico? Davvero, mi chiedi di sposarti sulla cima della Torre Eiffel con il più bel anello che abbia mai visto e il più ridicolo discorso che abbia mai sentito, e poi mi dai una lista di tutte le cose per cui chiedi perdono? A me non ha nemmeno mai sfiorata l’idea di farne una.” “Non ne avresti avuto bisogno”
“Certo” disse lei con una punta di sarcasmo “Perché era costantemente e solamente colpa tua e io avevo sempre ragione”
“Bè, ehm, no… non credo”
“Niente in quella lista ha contribuito alla nostra rottura. Lo sai, vero?”
Lui la guardò, pensieroso “Come fai a dirlo? Non l’hai nemmeno guardata”
Qualcuno che lavorava per conto della città stava camminando vicino a loro, nella zona panoramica, distribuendo stelle filanti e ne diede una a entrambi. Hermione accese la propria con la bacchetta e si offrì di accendere anche quella di Draco. Entrambi tornarono a osservare la città, in mano le stelle filanti, aspettando che si consumassero.
“Come puoi amarmi ancora?” chiese Hermione “E’ passato più di un anno”
“Mi sembra ieri. Non lo so; ti amo. Non penso che smetterò mai di farlo; non davvero, per lo meno. È come se ti sentissi sempre presente, accanto a me, e non vorrei nessun’altra ad occupare il tuo posto”
“Cosa ti fa pensare che io ti ami ancora?”
“Perché io ti amo” disse lui, come se fosse la cosa più ovvia del mondo “E so quello che provo –quello che noi proviamo- e non posso essermi sbagliato. Come sapevo che mi amavi allora”
“E cosa ti fa credere che io voglia sposarti?”
“Ora so per certo che non vuoi”
“Cosa ti aspettavi che dicessi?”
Lui si oscurò in viso e allontanò lo sguardo. Si era aspettato che lei rispondesse semplicemente no e se ne andasse. Di certo non che iniziasse a fargli tutte quelle domande personali “No”
“E hai perfettamente ragione. Non hai nemmeno provato a fermarmi. Avevamo litigato anche prima , ma niente –niente- era mai stato tanto serio quanto la ragione per cui ci siamo separati. Ma è successo qualcosa di grave e… e tu non hai nemmeno tentato?”
“Bè, non avevo idea che tu volessi che ci provassi. Certe volte le cose –finiscono”
Lei scosse la testa “Ma tu sapevi cosa stavamo perdendo, e hai lasciato che finisse”
“Non sono stato l’unico a non fare nulla, Hermione” disse con calma, ma con una punta di amarezza. “Non hai mai risposto alle mie lettere. Le hai rispedite indietro ancora sigillate; ‘Non volute’ credo ci fosse scritto. Scappavi da ogni stanza per stare il più lontano possibile da me” Si fermò, mentre la rabbia e l’amarezza crescevano.
“Penso…Penso che tu abbia ragione” disse lei con un sorriso triste.
“Ora non ha più importanza. Ho afferrato il concetto, quindi magari potrai semplicemente perdonarmi per ciò che c’è scritto sulla lista i cui resti stanno svolazzando sopra Parigi cosicché entrambi possiamo andarcene al caldo”
Lei alzò gli occhi al cielo “Cosa credi che ci sia dietro il gesto di bruciarla? E a parte questo, non sarei mai venuta se non ti avessi già perdonato”
“Sì, saresti venuta lo stesso. Perché sei curiosa. E so perfettamente che non ti saresti lasciata sfuggire un’occasione come questa per buttare giù qualcosa da qualche torre particolarmente alta, o qualcosa del genere”
Lei rise e lui poté solo scuotere il capo. Gli faceva male sentirla ridere “Touchè; mai ti ho perdonato” Il suo sorriso svanì e lo guardò intensamente, sperando che capisse che parlava sul serio “Draco”
Lui alzò le spalle e si girò, le spalle al panorama “Il fatto è che te lo dovevo chiedere. Hai quasi sposato Weasley e io non potevo stare fermo a guardare te che ti innamoravi di qualcun altro. Non senza almeno aver provato a fare qualcosa. E non potevo semplicemente chiederti di uscire…a cena. O tutto o niente”
Si girò anche lei, le mani in tasca. La sua giacca sfiorava il cappotto di lui “Capisco”
“Non ti ho tradita, sai?”
“Lo so”
Lui la guardò, stupito “Lo sai?”
“Certo”
“Come?”
“Non è importante” disse evasivamente “Io -io lo so. Solo da poco comunque. Per un sacco di tempo non ne avevo la minima idea. È saltato fuori che tutti i messaggi erano di una donna che voleva che la nostra storia finisse.”
Lui boccheggiò “Stai scherzando!”
Lei scosse il capo e qualche ciocca di capelli le sfiorò le guance “No”
Voleva gridare e scuoterla con forza “Da quanto lo sapevi?”
“Solo da qualche mese; davvero. Ero senza parole quando ho sentito tutta la storia”
“Chi te l’ha detto?”
“Come ti ho detto prima, non è importante”
Draco aggrottò le sopracciglia. Non gli piaceva l’idea che ci fossero persone là fuori che volevano rompere la loro relazione. E soprattutto gli piacevano ancora meno che ci fossero riusciti.
“Volevo dirtelo” disse lei, giocherellando con il cappotto “Dopo che l’ho scoperto. Ma non avevo la più pallida idea se tu volessi ancora vedermi, così non l’ho fatto. Anche appena dopo che è accaduto, quando pensavo ancora che tu –che tu mi avessi tradita- volevo che tu tornassi da me a persuadermi che stavi dicendo la verità. Ma non l’hai mai fatto, così ho pensato che non ti interessasse”
Lui chiuse strettamente gli occhi “Non era così. Io –io non avevo risposte, e sapevo che tu non avresti semplicemente creduto alle mie parole. Non avevo nessuna prova. Ma rimpiango di non averci almeno provato”
Lei sorrise tristemente “Già”
Rimasero fermi, a guardare l’interno della Torre, non volendo andarsene ma non sentendosi nemmeno a proprio agio. All’improvviso Draco si staccò dalla ringhiera.
“Bè, è andata così. Ho fatto quello che dovevo. E…bè…addio. E buona fortuna. Davvero, Hermione” sorrise leggermente, rassegnato, dirigendosi verso l’uscita.
“Aspetta, Draco”
Lui si girò. Lei riempì la distanza fra loro due, fermandosi davanti a lui, sogghignando; lui si accigliò.
“Cosa c’è?”
“Non abbiamo rispettato la tradizione di Capodanno, lo sai”
“Che tradizione?”
“E’ Babbana, per lo più, e non sono sorpresa che tu non la conosca. Ci si dovrebbe baciare non appena scocca la mezzanotte”
Lui incurvò le sopracciglia, sentendo il sangue defluirgli dal volto, per poi ritornarvi “Uh –oh” balbettò. “E non mi va di rompere le tradizioni”
“Uhm…” iniziò lui, ma lei lo fermò. Hermione gli prese volto tra le mani e con un sorriso brillante lo avvicinò al proprio.
E finalmente Draco si scosse e portò una mano dietro al suo collo e l’altra attorno alla vita e la strinse fino ad annullare la distanza fra loro. Non avrebbe lasciato neppure spazio per l’aria, se avesse potuto.

Era uno di quei baci che annebbiano il cervello, in cui entrambi scordarono chi fossero , che giorno fosse, quali fossero i loro nomi. Quel tipo di bacio. Il cervello di Draco si era spento e aveva appeso il cartello ‘in vacanza’. I suoi istinti più naturali si fecero sentire: baciala fino in fondo, non fermarti.

Hermione si ricordò come fosse non appena le loro labbra si incontrarono. Le piaceva la familiarità dei baci con Draco, senza dimenticare che era davvero dotato. Ma quel bacio aveva qualcosa di nuovo –disperazione, malinconia. Lui la amava veramente e lo poteva sentire dal modo in cui la teneva così stretta che non riusciva nemmeno a muoversi. Lacrime sgorgarono dai suoi occhi e portò una mano tra i capelli di lui, e giù, fino al suo collo e poi sul viso.

A un certo punto, non sapeva esattamente quanto tempo fosse passato, il cervello di Draco si risvegliò e cercò di attirare la sua attenzione. Gli fece presente che la mano di Hermione stava accarezzando la sua pelle. Ma no, non era come fuoco, né assomigliava a un brivido; era qualcosa di concreto. La mano di lei si muoveva lentamente ma lui sentì come un graffio. E faceva anche discretamente male.

Smise improvvisamente di baciarla e aggrottò le sopracciglia, per poi prendere la mano incolpata e guardarla, giusto per capire che cosa diavolo gli avesse graffiato il collo a sangue.

Lì, proprio sulla sua mano, c’era l’anello. Era abbandonato sul palmo, con la faccia rivolta verso l’alto, la pietra blu che brillava sotto le luci della Torre. Era sconcertato; stringeva ancora la sua vita, guardando il gioiello come se si aspettasse che da un momento all’altro scomparisse o si trasformasse in un serpente pronto ad attaccarlo. Guardò Hermione; lei si stava mordendo il labbro inferiore, con un mezzo sorriso; poi tornò a guardare l’anello, poi lei, e ancora l’anello.Finalmente capì.
“Hai gettato solo la scatola”
Il sorriso di lei si allargò.
Lui si lasciò andare a un sospiro liberatorio.
“Mi dispiace di averti graffiato” continuò “Non volevo”
Draco portò la mano al collo, dove gli bruciava lo sfregio “Non ti preoccupare. Non credo di stare sanguinando” Il suo cuore batteva all’impazzata.
Lei divenne improvvisamente seria. “Dovevo esserne certa, Draco. È passato così tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti”
“Sì, lo so” mormorò lui “Hai quasi sposato un altro”
“Già, ma non l’ho fatto”
“Tranquilla. Ho capito”
“Non l’ho fatto perché non ho potuto”
La guardò “Cosa intendi?”
“Non ho potuto perchè, per quanto sia affascinate Ron Weasley, lui non è te”
Le pupille di Draco si dilatarono “E –e quindi?”
“Bè, in realtà non ho ancora risposto alla tua domanda”
Un sorriso si dipinse sul suo volto, e sapeva che doveva sembrare un pazzo “Vero”
Hermione lo guardò, incatenando i suoi occhi con quelli di lui “Draco, sono seria. Basta cazzate da parte tua, okay?” Lui annuì “Basta bugie. D’ora in poi mi dirai la verità. Sempre”
Lui distolse lo sguardo “Io –per quanto riguarda questo… è complicato. Voglio dirti la verità, davvero, ma non sono del tutto sicuro che sia la cosa giusta, o come dirtelo, insomma –”
“Tranquillo. So tutto. Un uccellino mi ha parlato”
Lui si voltò a guardarla, gli occhi che mandavano scintille “Come –quando- che diav- che cosa sai, esattamente?”
“Dove sei stato, che cosa hai fatto, ogni singola bugia che mi hai raccontato”
I suoi occhi si strinsero; fissi su un punto alle sue spalle “Pansy”
Hermione sorrise, posandogli una mano sul braccio “Draco. Puoi fidarti di me. E sono terribilmente orgogliosa di te, ma non lo racconterò ad anima viva. Sappilo. E inoltre non dovresti avere segreti per tua moglie”
In un attimo la sua rabbia svanì, lasciando spazio a una sorta di pazza euforia “Hermione, ti do la mia parola” Lei aggrottò un sopracciglio “Non volevo che qualcuno lo sapesse. Neanche tu. Era –era troppo. C’era troppo rischio di diventare un idolo delle folle, e sai quanto io lo odi”
“Avresti dovuto fidarti di me”
Draco strinse le sue braccia attorno al corpo di lei “Lo so, hai completamente ragione. Dammi ancora un’opportunità di mostrartelo” disse “E con Pansy farò i conti più tardi”
Hermione rise “Lascia stare Pansy; penso l’abbia fatto per te, in ogni caso”
“E’ stata lei che ti ha raccontato dei messaggi?”
“Bè, …sì”
“Come diavolo faceva a saperlo?”
Hermione si morse le labbra “Non importa”
“Importa a me” disse lui, guardandola intensamente.
“Ho promesso”
“Capisco che tu non voglia dirmelo, ma quei messaggi, quello che quelle donne hanno detto, hanno quasi rovinato la mia vita”
“Anche la mia” ripose lei “Chiediglielo. Sono sicura che ti spiegherà tutto”
Lui sbuffò, ma capì che lei non aveva alcuna intenzione di cedere. “Okay”
“E, Draco?”
“Hmm?”
Sul suo volto si dipinse un grande, meraviglioso, sorriso, quando disse “Cogliamo questa possibilità –insieme”
Lui, sorridendo, le afferrò la vita, sollevandola e facendola girare. Poi la appoggiò a terra e la baciò. “Ti amo”
“E ci mancherebbe!” disse lei, mentre il sorriso le illuminava i lineamenti.
“Ti amo-” le sue parole furono smorzate da un bacio appassionato che fece apparire quasi casto quello di poco prima.
“-anch’io”.



RINGRAZIAMENTI

Prima di tutto a Kit, senza la quale “floo” sarebbe rimasto annaffiare xD
A Floorcoaster, che è un genio. Senza di lei non ci sarebbe questa incredibile storia
E poi a te, il diavolo in gonnella.
Tu che mi hai sfidata e mi hai tutto sommato spronata a scavalcare i miei limiti.
Ti strozzerei volentieri, ma grazie.
Allora…ho vinto?

Ape_bee

   
 
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