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Autore: sofiesticated    06/05/2013    0 recensioni
Rosie. Rosie. Rosie.
Dicono che ripetere il proprio nome davanti allo specchio lo renda strano, come se stessi chiamando un qualche tipo di ortaggio, e in quel momento era proprio così che si sentiva la ragazza: apatica, insensibile.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rosie. Rosie. Rosie.
Dicono che ripetere il proprio nome davanti allo specchio lo renda strano, come se stessi chiamando un qualche tipo di ortaggio, e in quel momento era proprio così che si sentiva la ragazza: apatica, insensibile. Ci aveva provato, si era ripromessa di restarne fuori, non immergersi come era solita fare. Ma non ci era riuscita, non ci riusciva mai. Piccoli flash la raggiunsero mentre era in piedi davanti a quel riflesso in cui non si riconosceva. La sua mano nei suoi capelli neri, come la pece, come il cielo quando inquieto e tenebroso. La pelle ambrata, liscia e calda, si sentiva a casa lì. Le labbra carnose e rosse come le fragole, l'unico frutto che amava. Le mani grandi, quelle che con un tocco ti portavano in un qualche mondo parallelo. Ora però allo specchio c'era solo una figura scarna e senza volume, piatta come un foglio di carta bianco, incolore. Era stato lui, si era portato via la parte migliore della ragazza, l'aveva risucchiata come con un imbuto e poi intrappolata in un qualche barattolo ora chiuso in una delle sue credenze insieme alle altre. Era stata solo una di una lunga serie, una come le altre. Si era messa in gioco, si era tuffata a pieno petto e tutto quello che aveva avuto in cambio era stato un colpo forte, lì al centro del suo esile corpo che l'aveva segnata. Al posto del cuore, ora c'era un buco, una voragine che non si sarebbe mai rimarginata del tutto. La pelle chiara, invisibile, ma in fondo lo era sempre stata. Nessuno si accorgeva della sua presenza, eppure quel giorno era successo, lui era lì che la fissava, la toccava, la amava e lei ci aveva creduto. Si era sentita parte di qualcosa, aveva provato cosa significava legarsi con qualcuno. Legarsi, incatenarsi. Ma quella corda era troppo fina per tenere due persone e si era staccata, lanciandolo uno da una parte e una dall’altra. Si erano ritrovati in due poli opposti, si erano persi.
Perché? Perché? Perché?
Persino quella parola risultava strana ripetuta diverse volte allo specchio. Chissà. Magari per il semplice motivo che una risposta non c’era. Come quando ti chiedono come stai? e la risposta che ti viene spontanea è bene ma in realtà nessuno sta davvero bene. Chi davvero può dire di essere felice, di stare bene? Ho una casa, un marito e tre figli, sono al settimo cielo. Non ci crede nessuno e nessuno sta bene fino in fondo. Ognuno di noi ha quello spirito tormentato che lo porta a volere sempre di più, a desiderare l’indesiderabile e a viaggiare ed errare senza una vera meta e senza uno preciso scopo. Eppure lei era sempre stata una ragazza con i piedi per terra. Sapeva come doveva andare la sua vita, la programmava da quando aveva l’età di dieci anni. Poi l’inconveniente. La scheggia sul vetro nuovo. La briciola sull’angolo della bocca. La spina sulla rosa rossa. Non aveva previsto il suo arrivo, non sapeva come comportarsi con lui, nessuno l’aveva mai istruita per quello. Da tempo cercava l’antidoto per quel vuoto che le si era formato dentro, la cura per il male peggiore che potesse colpire l’uomo: l’amore. Malore che ne comporta molti altri. Ti innamori, rimani ferita, soffri e resti sola. Resti sola perché tutto quello che rimane della tua anima sono piccoli brandelli inutili che non hanno nulla da offrire agli altri. Così ti senti fuori posto anche nel tuo stesso letto, luogo che avevi condiviso con lui. Luogo impregno di voi, della vostra passione. Ti senti fuori posto la mattina in cucina mentre fai colazione perché è lì che ci si scambiavano i primi sorrisi e i baci mattutini, quelli che senza non riesci a cominciare la giornata. Il carburante che fa partire la macchina. Allora capisci che è meglio non parlare con gli altri perché non resta niente di te se non un corpo senza spirito e volontà. E’ questo quello che ti fa l’amore. Ti colpisce fino all’ultimo e poi ti lascia lì, sofferente, a vedere se hai la forza di rialzarti. Non tutti sono forti però. Lei si, lei lo era sempre stata. Eppure quel colpo era stato troppo duro, l’aveva colpita dall’interno e non puoi rimuovere una ferita del genere con un semplice tampone. Puoi togliere il dolore in superficie ma nessuno cucirà mai lo strappo che si trova dentro. Chi le detta le regole, poi? Chi decide chi vince e chi perde?
Sei una vincente Rosie, non hai mai perso una battaglia.
Ma questa volta non bastava a farla rialzare. Ci volevano ben più di quattro parole. Quello che le serviva era una mano forte e calda che la tirava su. La sua. Ma non c’era, l’aveva abbandonata, era sparito tra la folla. Si era sentita come una bambina di quattro anni che si era girata e non aveva trovato più la sua mamma, il suo punto di riferimento. Allora aveva cominciato a camminare, ad urlare il suo nome, ma tutto quello che vedeva era fiato buttato all’aria, parole bisbigliate, coperte dai singhiozzi delle prime lacrime che le uscirono. Ora davanti a quello specchio le si era svuotata la mente, il corpo, l’anima, il suo tutto. L’avevano avvertita, l’avevano messa in guardia ma lei era testarda e lui un codardo. Sta lontana da Zayn, ti ricordi cosa mi fece l’anno scorso? Le aveva detto la sua migliore amica. Ma no, lì si era impuntata e lì era andata a sbattere, a cento all'ora, senza il casco. Eppure anche adesso, senza forze e ridotta uno straccio pensava a lui e vedeva le sue guance riprendere colore, i capelli rinvigorirsi, il petto gonfiarsi. Il suo cuore ricominciava a battere come chiamato in causa, anche se di lui era rimasto ben poco.
Oh, Rosie. Come puoi essere così stupida?
  
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