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Autore: Nat_Matryoshka    06/05/2013    1 recensioni
10 - There is a lady sweet and kind [Loki/Sigyn]
"Era iniziato tutto da un sorriso e dalla più semplice delle domande. Per quanto potesse pensarci e ripensarci, Sigyn lo vedeva sempre allo stesso modo: quello con Loki non poteva essere stato un incontro casuale. Se c’era un fato –e in qualche modo sentiva che esisteva- li aveva voluti insieme fin dall’inizio."
[Raccolta di one-shot, centric! e pairing centric!]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jane Foster, Loki, Sif, Thor, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Thousand Rains’ Symphony

 

 
Q
uando un immortale decide di scendere tra gli uomini, lo fa più per un capriccio personale che per un motivo valido. Asgard è la reggia degli dei, certo. Non manca di attrattive, né di una quantità più che sufficiente di agi e meraviglie. Eppure, capita di voler evadere, di scoprire cosa c’è oltre il mondo perfetto e immutabile degli dei.

Loki, però, non fa parte di coloro i quali la pensano in questo modo.

Il dio degli inganni non agisce mai per caso: se ha scelto di scendere su Midgard c’è una ragione, e fin troppo valida, a sentire lui. Oltre a scoprire qualcosa di più sui mondi che lo circondano – chissà, potrebbe sempre tornargli utile – vuole occuparsi di persona di qualcuno che lo preoccupa. Una donna, per la precisione, e non una donna qualsiasi, ma Jane Foster.
Proprio la Jane Foster di cui suo fratello si è innamorato, e che ha visto trascorrere qualche tempo con lui nel luogo chiamato New Mexico.

Loki non ha bisogno dell’aiuto di Heimdall per scendere sulla Terra, e nemmeno dei consigli di chi, prima di lui, si è avventurato in quel territorio sconosciuto (se ce ne sono stati, di avventurieri disposti a tentare la fortuna lì, a parte suo fratello e i suoi amici); vuole contare solo su se stesso, e così farà. Nessuno può competere in magia e astuzia col dio degli inganni, e nessuno potrà prendersi il merito di avergli fatto da guida, pensa, mentre il luogo dove è stato accolto da bambino diventa sempre più lontano, e quel puntolino bianco e blu verso il quale si sta dirigendo si avvicina e gli sembra sempre più chiaro.

 
****

Jane lo trova in un giorno di pioggia, nel caffè che ha iniziato a frequentare da poco perché, a detta di Darcy, il proprietario è nuovo della zona ma prepara dei dolci che sono la fine del mondo. Piove raramente nel New Mexico, e quando succede la ragazza viene assalita dalla malinconia, che le impedisce di restare a casa a leggere o a guardare la tv come fanno tanti altri. Lei deve uscire, immergersi totalmente nell’umidità e nel peso che lascia addosso ai meteoropatici come lei per non esserne più colpita: una vera e propria cura urto. Così, incurante delle gocce che la inzuppano con sempre maggior decisione e del traffico che la circonda, si tuffa in quel locale non tanto affollato, in cerca di un modo per riempire il suo “vuoto esistenziale da pioggia”.

E lì gli occhi di Loki le si posano addosso.

Sulle prime Jane non lo nota neppure. Pensa che si tratti di un cliente come tanti altri, solo più appariscente, con quella sua lunga giacca nera e la sciarpa sui toni del verde che vivacizza l’abbigliamento scuro. Una persona strana come ce ne sono tante. Dopo un po’ neppure ci fa più caso, e si sottrae ai suoi sguardi ignorandolo.
Ma Loki l’ha inquadrata, e continua ad osservarla, come se si trovasse davanti ad una creatura intrappolata nella teca di un museo, un essere che potrà essere scoperto e compreso soltanto osservandolo molto da vicino. È grato del fatto che suo fratello non sia lì con lei, avrebbe reso solo il suo lavoro da osservatore più difficile, con quelle sue stupide manie di protezione.

 
****

La seconda volta in cui Jane lo vede, sono entrambi nella piccola libreria della città. La proprietaria ha messo su un disco di Cole Porter, e l’aria è pervasa da una piacevole colonna sonora che si intona perfettamente col tempo. Piove ancora, ma questa volta la ragazza sa come affrontare la situazione, e ha provveduto immediatamente a fare una buona scorta di libri.
L’uomo che ha già visto da La Parisienne è seduto su una delle poltroncine che mai aveva trovato occupate fino a quel momento – quelle foderate di verde, agli angoli delle librerie di noce – e sta sfogliando con interesse quello che ha tutta l’aria di essere il libro illustrato di mitologia per bambini, “I Nordici e i loro miti”. Proprio quello che Erik e Darcy avevano consultato con lei quando si erano ritrovati Thor in casa, spuntato all’improvviso da chissà dove. La coincidenza la spinge a tenere d’occhio l’uomo, mentre finge di cercare un libro nella sezione più vicina al giovane, “viaggi e turismo”.

Il visitatore misterioso legge con calma, accarezza le pagine come se fossero pervase da una magia che solo lui sa percepire, segreta come quei miti e altrettanto misteriosa. C’è qualcosa di affascinante in lui che attira Jane come una calamita, ma allo stesso tempo la respinge e la inquieta un po’. Per quanto cerchi il più possibile di non farsi vedere, mentre rimette a posto i volumi ne sposta altri e il rumore fa girare Loki: due occhi verdi come smeraldi, come la luce che traspare dalle foglie di un albero colpite da un raggio di sole la inquadrano e sembrano leggerle dentro, come se fosse fatta di vetro.
Jane cerca una frase qualsiasi, un modo per togliersi dall’imbarazzo e provare a sembrare disinvolta, ma per quanto si affanni, dopo un minuto che dura millenni, esordisce con voce incerta:

“È un appassionato di mitologia norrena?”

Lui sorride appena, quasi si aspettasse la domanda.

“Si, diciamo pure che amo espandere le mie conoscenze. In qualunque campo… che siano viaggi, o storie che qualcuno ha già raccontato” termina criptico, chiudendo il libro e rimettendolo a posto. “Come lei, del resto. Vedo che è interessata ai viaggi in Estremo Oriente. È forse una turista?”

“Quando capita” risponde Jane, incerta e altrettanto criptica, senza sapere cosa rispondere ad una persona tanto sicura di se, che sembra sapere sempre cosa dire. Ma a Loki non importa, ha ottenuto ciò che desiderava e ora può anche lasciarla andare senza problemi, confusa ma allo stesso tempo incantata, un conflitto di sentimenti che non riesce a spiegarsi.

****

Passano i giorni, Jane non lo incontra più in giro, eppure ogni tanto le capita di pensare a Loki, e rivede i suoi occhi intensi che la scrutano. Il lavoro finisce per assorbirla del tutto, ma ogni volta che entra in libreria non può fare a meno di cercarlo con lo sguardo nell’angolo dedicato alla lettura.
È un po’ di tempo che non piove più sul New Mexico: l’estate si sta avvicinando, accompagnata dalla calura, dalla voglia di evadere verso il mare, dalla siccità, dalle lamentele della gente. Jane continua a lavorare, a fare ricerche, a percorrere i passi che ha ormai percorso tante volte e ad unirli al desiderio di ritrovare Thor, come ha promesso a se stessa. Sa che sarà dura, ma vuole riuscirci.

****

 

E poi, come seguendo un rito prestabilito, arriva il temporale, insieme a Loki.

Il cielo tuona e scarica pioggia e fulmini sulla Terra, quasi fosse arrabbiato con i suoi abitanti; il giovane invece passeggia tranquillo come sempre, sicuro che le circostanze gli faranno incontrare la persona che cerca ancora una volta. Sembra anzi godersi quel tempo da lupi, quasi che le strade vuote lo facciano sentire libero, da seccature e da sguardi indiscreti.
Passeggia finché non si trova davanti ad una porta a vetri, e lì si ferma, il solito sorriso sulle labbra, un piano fisso in mente e solo un segnale da attendere prima di attuarlo. Ma non ha fretta, sa che il suo tempo arriverà. Deve arrivare.

Piove ancora, la terza volta in cui Jane Foster lo incontra, ma questa volta si tratta di un temporale: è questo forse ad abbattere le sue difese e a farle aprire la porta dell’ufficio, stupita ma in maniera positiva dal suo improvviso visitatore.
È proprio lui, il tipo misterioso che ha già visto due volte, ma oggi sembra essere capitato lì per una ragione precisa, non per caso o a seguito di una passeggiata interrotta dalla pioggia. Come se aspettasse il suo arrivo, governata da una strana forza invisibile (qualcuno la chiama destino, forse si tratta di quello), lei gli sorride in maniera del tutto nuova, e una sicurezza che non ha mai provato inizia a guidarla.

“Ci incontriamo di nuovo, allora. E ancora una volta piove.”

 

È la voce suadente di lui a iniziare quel pensiero, una frase che Jane ha appena formulato mentalmente, ma nel ticchettio della pioggia non sembra accorgersene. Pensa a Thor, a quando l’ha visto per la prima volta, steso nella terra secca del deserto, e in qualche modo avverte una vicinanza tra i due, non fisica, piuttosto spirituale, come se esistesse un legame tra quello straniero dagli occhi verdi e il dio biondo che soltanto lei riesce ad avvertire.
Forse è per quello che non può non fidarsi di quell’individuo, per quanto la sua razionalità continui a dirle che potrebbe risultare pericoloso accogliere uno sconosciuto in quel modo.

“Così sembra. Vuole entrare ad asciugarsi? Dovrebbe smettere presto di piovere…”

Jane parla del tempo, e piano piano tutto il resto le riesce più semplice; entrano in laboratorio e si siedono , guardando la pioggia senza dire nulla, accompagnati dal suono lievemente ritmico delle gocce.

“Tu conosci Thor.”

Di nuovo, gli occhi profondi di Loki si girano e la guardano.

Quel nome la fa sobbalzare, come se fosse appena uscita da un sogno. L’uomo la sta guardando e ora Jane non ha più dubbi, quell’uomo sa chi è Thor e conosce anche lei, in qualche modo conosce ogni cosa. Quel sorriso troppo fermo nel tempo che scorre non sembra terreno – la consapevolezza la colpisce come una stilettata – e la stanza per un attimo si perde nello spazio, si confonde nel temporale, svanisce con le parole.

“Come fa a saperlo?”

Non è una domanda intelligente, lo sa, eppure sente di aver perso la facoltà di esprimersi correttamente. All’improvviso lo capisce: quello è un dio. E una fitta al cuore le ricorda che Thor è lontano, e nessuno è lì per spiegarle cosa stia succedendo.

“Io conosco ogni cosa, mia cara. So chi sei, cosa ha fatto Thor mentre era qui, so a cosa stai pensando in questo momento… so che sei stupita. E che in qualche modo ti fidi di me, e hai capito che io e Thor condividiamo un legame. Altrimenti non mi avresti accolto qui in casa tua.”

Per l’ennesima volta da quando quella conversazione è iniziata, a Jane mancano le parole adatte per rispondergli. Riesce solo a guardarsi intorno, a chiedersi per quale motivo Loki si sia scomodato a raggiungerla – da dovunque sia sceso – e a rigirarsi le dita ormai sudate in grembo, stretta dall’attesa e dai dubbi, dalle domande che la assillano. Ma è la pioggia stessa ad imporle il silenzio, e lei la segue.
Le gocce continuano a cadere, indifferenti.

Anche Loki pensa, e guardando la donna che ha di fronte non riesce a credere che si tratti proprio di lei, della Jane Foster che ha visto dall’alto di Asgard fare tanto per cambiare il carattere borioso e superbo del fratello. Come può aver fatto breccia nel suo cuore di guerriero una ragazza così tranquilla e accomodante, un’anima gentile che invece di diffidare di due dei, come sarebbe stato naturale, ha aperto loro la porta e li ha accolti in casa? Proprio Thor, che aveva intorno donne fiere e forti, donne del calibro di Sif, come può essersene innamorato?

La ragazza che si è alzata per sistemare le tende e cercare qualcosa nella credenza (dopo essersi scusata della sua assenza momentanea e avergli chiesto se gradisse una tazza di tè, o un bicchier d’acqua) è così piccola, così indifesa e tragicamente umana che a Loki fa ridere il solo pensiero di averla potuta considerare una minaccia. Ha commesso un errore di calcolo, immaginandola forte e autoritaria, una persona in grado di mettere in riga suo fratello, un errore che quasi lo fa esplodere in una risata amara, sarcastica. Perché sta sperimentando cosa significhi cambiare per amore, e capisce che con Thor ha sbagliato tutto anche lui, fin dall’inizio. Solo che era troppo fermo nei suoi errori di calcolo per capirlo.
Le riflessioni si interrompono bruscamente all’arrivo di Jane, e del bicchiere di acqua fresca con le bollicine che lei gli porge, cortese come sempre.

“Sono il fratello di Thor, o meglio, il suo fratellastro. La cosa ti stupisce?

Le gocce tracciano righe sfumate sui vetri, si perdono, creano un disegno intricato sul pavimento di pietra, sulla terra del deserto. Plic, plic, plic.

“Non quanto penserebbe. Qualcosa di lei mi ricorda Thor, anche se all’apparenza siete molto diversi… non saprei dire cosa, ma ho sentito di potermi fidare. Mi dia pure della pazza, o della incosciente, ma è così. E se Thor e i suoi amici sono stati i benvenuti qui, perché lei non dovrebbe esserlo?” Jane prende un sorso dal suo bicchiere e lo riappoggia sul tavolino, in un gesto naturale che rende quella conversazione ancora più assurda e surreale, da romanzo.

“Perché sono una persona pericolosa, Jane. Il dio degli inganni, colui che crea il caos e fa precipitare il mondo degli dei nelle tenebre, il male, l’oscurità. Non esattamente una brava persona. Sei ancora sicura di poterti fidare di me?”

Di nuovo, la pioggia sembra sospendere l’atmosfera, spingendo la stanza in un luogo indefinito. Un tempo strano, in cui tutto può succedere, in cui un dio e un’umana si conoscono e si innamorano, e ciascuno impara dall’altro quello che prima non sapeva di un mondo lontano. E poi arriva un altro dio a giocare le sue carte, a scompagnare i pezzi di quel puzzle che sembrava ormai completo, pronto ad essere riposto. Le conseguenze quali saranno?

Il sorriso di Jane è limpido, come neppure la pioggia potrebbe mai arrivare ad essere.

“Un dio desideroso di uccidermi lo avrebbe fatto la prima volta che ha incrociato il mio sguardo, nel primo pomeriggio di pioggia in cui mi aveva vista. Se siamo entrambi ancora qui, significa che mi ha concesso un’altra possibilità.”

Plic, plic, plic.

 

****

Loki poggia il bicchiere che ha appena vuotato sul tavolino davanti a sé, e realizza che uccidere quella ragazza sarebbe una fatica inutile. In qualche modo – cerca di far tacere una vocina interiore, ma quella strepita dentro la sua mente per farsi ascoltare, e alla fine ci riesce – ha sempre saputo che non avrebbe potuto farlo. O forse voluto? No, non è possibile, il dio degli inganni non si fermerebbe davanti a nulla quando sono in gioco i suoi interessi, men che mai di fronte ad un’umana qualsiasi, un’abitante di Midgard. La donna che Thor ha amato, che ancora ama. La Jane Foster che lo osserva senza paura, lì nell’angolo della stanza.
Capisce che potrebbe farle del male con un solo dito, se solo volesse. Ma non vuole, e questo desiderio lo turba.

Fuori ha smesso di piovere. La gente ricomincia ad uscire di casa, la terra respira sotto un lieve strato d’acqua, e il cielo è di nuovo azzurro, contornato da nuvole di caldo appena accennate. La cittadina inizia di nuovo a muoversi, e la stanza finalmente si ferma.

“È ora che io vada.”

Non aggiunge altro: uno sguardo eloquente, pieno di parole non dette e difficili da interpretare, è l’unico segno di riconoscenza (se così la si può chiamare) che Loki lascia dietro di sé. La ragazza lo guarda camminare fuori dalla stanza e perdersi nella nebbiolina leggera che sprigiona dal suolo; si chiede se sia veramente accaduto quello che le è appena successo e, mentre la porta si chiude piano, e Loki scompare all’improvviso, silenzioso come è arrivato, l’idea che sia stato solo uno strano sogno creato dalla sua immaginazione continua ad accompagnarla. Eppure, i bicchieri sono ancora lì, e il libro di mitologia che ha consultato le riporta lo stesso nome, corredato dalle parole che ha già letto: Loki, il dio degli inganni, il dio del caos.
Ma il caos prima o poi cessa, e dalle sue rovine nasce l’ordine. Non va forse sempre così?

 

Fuori ha smesso di piovere, e per un bel po’ di tempo non ricomincerà. Loki torna ad Asgard: la tempesta ha visto una parte nuova di sé alzare la testa e poi sparire, portata via dal temporale, ma nessuno ne verrà mai a conoscenza.

Sorride tra sé e guarda Midgard allontanarsi.

 

 

 

****

 

Angolo (dei pensieri sparsi) dell’autrice

 

Penso che, arrivata a questo punto, qualcuno verrà a levarmi la penna dalle mani per quanto ho appena scritto. Perché, per quanto legga e rilegga questo capitolo, mi sembra sempre tremendamente nonsense, dall’idea di fondo alla realizzazione. Per non parlare del “pairing”, che è abbastanza insolito e a cui non avrei mai pensato… e che in effetti non è neppure un pairing vero e proprio, ma vabbé. Avevo voglia di sperimentare, ed eccovi l’esperimento!
Diciamo che sono partita dall’idea di fondo di un Loki che scende su Midgard e vuole conoscere la ragazza che ha cambiato tanto suo fratello, almeno da quanto ci hanno detto gli sceneggiatori del film, e trova una persona completamente diversa dalle sue aspettative, tanto che dalla sorpresa decide di non farle nulla. Magari non è nello stile di Loki, ma era funzionale all’idea che costruisce la fic, per cui… se siete riusciti a leggerla senza abbandonarla dopo due righe, non posso non ringraziarvi <3

Il locale, il libro e la musica di Cole Porter sono tutti piccoli “abbellimenti narrativi”, non c’entrano nulla ma mi è piaciuto inserirli!
Molto probabilmente i dialoghi appariranno un po’ OOC, ma spero non in maniera fastidiosa… diciamo che è proprio un esperimento fine a se stesso, anche perché non segue arc narrativi in particolare, non essendo post-Thor né pre-Avengers. Spero che risulti comunque piacevole, e non totalmente assurdo!

Stavolta mi appello a voi: i pomodori in testa e le critiche sono più che benvenute, anche perché il vostro supporto è sempre utilissimo.

Grazie alla betatrice migliore del mondo (TsunadeShirahime) per la pazienza nella lettura/correzione e il supporto che mi fornisce sempre, e a __Sayuri__ per le recensioni! Grazie anche a chi ha inserito la storia nei preferiti (Scillan, Timcampy_, Valery_Snape) e a chi la segue (ice_shadow, Il_Filo_Di_A90, LadyInDark, LadyKokatorimon, Merihon e __Sayuri__).

 
Alla prossima!
Nat

   
 
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