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Autore: RainySky    06/05/2013    0 recensioni
"Mi stava completamente tirando scema ed era solamente il primo giorno in cui vegliavo su di lei, eppure, non so come, mi sembrava già passata un’eternità.
Il suo nome è Paige."

Non tutti hanno gli stessi gusti, e non tutti hanno lo stesso senso di giustizia che Devin ha. Devin, la ragazza che si erige contro Markus e la sua banda di mentecatti. Devin, la ragazza che tiene testa al gruppo delle più popolari strafottenti del college - nonostante Devin stessa godesse della sua popolarità. Fu proprio per i suoi continui litigi con questi che la incontro, là, in un bagno. Lei era Paige, e le avrebbe sconvolto la sua normale routine sin da subito.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Suona la fine della prima ora delle lezioni miste del pomeriggio, noi del quarto anno siamo capitati con una classe del secondo. Probabilmente proprio per questo all’inizio passai gran parte del tempo a guardarmi in giro, cercando la ragazza del bagno. Senza trovarla però.
Le classi che ospitavano le lezioni del pomeriggio erano del tutto degne dei migliori college della zona: aule immense, lavagne lim, computer per tutti i presenti dotati di connessione internet e cuffie per i più lontani dalla cattedra così che potessero ugualmente sentire.
Inoltre erano immense, anche a causa del gran numero di studenti che vi prendevano parte, all’incirca una sessantina, tutti raccolti a semicerchio intorno alla cattedra, dalle file più in basso a quelle più in alto; chissà come mai nelle prime 5 file di solito stavano solo i secchioni mentre nelle ultime 3 si raggruppavano tutti i  < migliori elementi >  .
Quando suonò la campanella e per mia sfortuna passai di fianco al professore per uscire fuori dalla classe, questi mi placcò, chiedendomi se potevo portare giù nell’aula di chimica i microscopi che aveva preso in prestito. Ovviamente non potevo rifiutare.
Presi le due scatole dei microscopi sulla sua scrivania e mi avviai al piano terra dove si trova l’aula di chimica; in altre circostanze di Venerdì sarebbe chiusa a chiave e in tali circostanze sarei dovuta andare a cercare un bidello per farla aprire, ma non quella volta.
La porta era semichiusa, entrai senza troppa fretta, giusto per riuscire a guardarmi attorno: le luci erano spente, le sedie intatte e tutte le postazioni erano pulite, se non lucide. Lo sgabuzzino era aperto comunque, con la luce accesa e un paio di scatoloni messi a caso fuori da esso; sfortuna mia, si da il caso che dovessi entrare proprio lì.
Cercai di liberarmi una mano, portando anche la seconda scatola sul braccio sinistro sperando di non farla cadere, presi la maniglia della porta e aprì ancora un po’, quel tanto che bastava per farmi passare.
Fu solo allora che sentì un improvviso sussulto strozzato, seguito da dei singhiozzi di chi aveva appena smesso di piangere o forse, silenziosamente, non aveva mai smesso. Una volta dentro mi guardai in giro, fino a che un’esile figura nell’angolo catturò la mia attenzione. Stava cercando di coprirsi con uno dei camici che i professori usano durante le lezioni di chimica ma era palese che non indossasse i vestiti.
Accesi anche la luce sul fondo dello sgabuzzino e rimasi di sasso quando riconobbi quell’esile figura che in un giorno avevo incontrato già troppe volte. Era la ragazza del bagno.
Più la guardavo e più mi rendevo conto dei segni di abuso che portava ovunque sul corpo, sia in viso, sia sul pavimento. Probabilmente anche lei mi riconobbe e si mise a piangere ancora di più; presa dal panico del momento lasciai le scatole su uno scaffale a caso, presi le chiavi di riserva da sotto la cattedra nell’aula principale e chiusi la porta lasciandovi dentro le chiavi, così che nessuno potesse entrare lasciando tuttavia aperta la porta dello sgabuzzino.
Mi recai nel piccolo bagnetto sul retro della classe e feci scorrere l’acqua fino a che non diventò abbastanza tiepida, vista la bassa temperatura causata dal maltempo. Cercai qualcosa di simile ad un asciugamano ma non trovandolo, decisi di togliermi la felpa e usarla come asciugatoio.
Tornai dalla ragazza, che aveva si e no smesso di piangere, e mi fissò con uno sguardo perso in ogni movimento che feci; trattenendo il respiro quando cercai di toglierle il camice bianco di dosso “E’ tutto okay, non preoccuparti”. Infine dopo alcuni tira e molla si lasciò prendere il camice e le lasciai la mia felpa in cambio, con la quale cominciò a pulirsi freneticamente, nonostante l’imbarazzo.
Era nuda, o almeno, quasi nuda dal momento che aveva ancora indosso gli slip. Mi sedetti su una scatola di fronte a lei per paura di accomodarmi sul pavimento, che non sembrava né tanto confortevole né pulito, ora più che mai.
Guardai altrove per concederle un po’ di pudore e poco dopo ricominciò a singhiozzare. Continuai a guardare verso il muro cercando qualcosa da dire nonostante fosse più difficile di quel che immaginavo. Avevo spesso aiutato ragazze che venivano perseguitate da Markus, ma con nessuna di loro gli avevo permesso di spingersi tanto lontano, quindi questa situazione era completamente nuova per me ed anche un po’ inquietante.
“E’ stato Markus?” chiesi cercando la prova della verità dei miei stessi pensieri; lei si fermò a guardarmi per un po’ per poi riprendere a pulirsi.
“Non sono cose in cui dovresti coinvolgerti, Devin” detto questo la ragazza, coprendosi con la mia felpa cercò di raggiungere i vestiti che le erano stati strappati di dosso ancora prima di entrare del tutto nello sgabuzzino, tuttavia per farlo si stava praticamente sdraiando su di me. Decisi semplicemente di passarglieli, se non che la ragazza rimase a guardare i vestiti che le stavo dando con un fare quasi disperato.
“E’ qualcosa che mi coinvolge, più di quanto pensi..” mi girai dall’altro lato mentre lei cominciò a vestirsi, potevo sentire il suo respirare pesante talmente era agitata “Perché lo fai? Non mi sembri come loro” dissi nuovamente per tenere viva la  < discussione >  se così poteva essere definita.
Con la coda dell’occhio scorsi la ragazza con in mano la mia felpa senza sapere cosa doveva farsene, le dissi semplicemente di buttarla dal momento che era ridotta in quello stato e lei lo fece, lasciandola in un cestino lì vicino “Lo faccio perché devo”.
Iniziai a giocherellare con una piccola pallina di polistirolo, solitariamente abbandonata sul pavimento in mezzo alla stanza “Chi ha detto che devi farlo?”.
La pallina cadde in terra, fino a rotolare ai suoi piedi, la raccolse a sua volta “Marilyn ha detto di non parlare con te…”, una lampadina si accese nella mia mente, Marilyn, è ovvio che gliel’ha detto lei.
“Sono lusingata dalla paura che quella ragazza ha di me, dico sul serio” sospirai e sentì la ragazza del bagno ridere flebilmente, il che era già una grande conquista visto quello che aveva appena subito. Entrambe ci zittimmo quando da fuori l’aula si sentirono dei chiacchiericci e qualcuno, probabilmente un professore si lamentò del fatto che la chiave non entrasse nella serratura. Ci furono diversi attimi di silenzio nei quali i ricordi si impossessarono della mente della ragazza portandola ad un singhiozzio silenzioso, strinsi i pugni. E’ una cosa così orribile, sapere cos’è successo e sapere di essere impotenti nonostante tutto. Ormai è successo, non c’è tanto che si possa fare se non aiutarla a dimenticare. Questa sua reazione era la prova che fra lei, l’esile ragazza del bagno, e Marilyn, la ragazza che si è già fatta tutti i ragazzi della scuola, ci stava un abisso. Ma allora perché?
Il chiacchiericcio svanì come era arrivato, lasciandoci di nuovo sole mentre lei non accennava a smetter di piangere “Non sei obbligata a…  farlo, piccoletta”, alzò lo sguardo e mi guardò attraverso a quella muraglia di lacrime con il viso di chi non ce la faceva più a sopportare altri soprusi, ed in qualche modo io la capivo.
“Davvero?” sussurrò portando entrambe la mani a stringere sulla maglietta a livello del torace, annuì e mi si buttò praticamente fra le braccia, cominciando di nuovo a piangere, imbrattandomi completamente la maglia stavolta “Non posso non farlo, Devin. Marilyn è la mia sorellastra, mi renderebbe la vita impossibile in famiglia!”.
Aggrottai le sopracciglia. Voglio dire, che brutta vita, avere Marilyn come sorellastra, fossi stata in lei sarei scappata di casa anni orsono piuttosto che soffrire le pene dell’inferno.
Improvvisamente le squillò il cellulare, lo prese con cautela e dopo aver scrutato il numero mi guardò terrorizzata per la seconda volta, le feci cenno di rispondere ma prima pigiai sul bottone dell’altoparlante in modo da sentire che cosa avesse da dire, la sua sorellastra.
“Paige! Markus mi ha appena mandato un messaggio che si è divertito molto con te! Eheh, si può sapere che hai fatto? Di questo passo finirai per superarmi in bravura!”, la ragazza si portò la mano sulla bocca, cercando di non singhiozzare di nuovo mentre anche l’altra mano comincio a tremare facendo quasi cadere il telefono, che riuscì a placcare in tempo prima che si schiantasse al suolo “Paige? C’è qualcuno lì con te?” domandò di nuovo Marilyn con voce più atona ora, e molto più seria come se avesse paura di esser stata colta sul fatto. Paige scosse la testa e sotto voce mi chiese di attaccare la chiamata ma prima che lo potessi fare Marilyn si accorse che la sorella aveva parlato con qualcuno che non fosse lei “Non sai quante ne prendi oggi” aveva infine detto, mettendo ancora più ansia alla piccoletta.
Tolsi l’altoparlante e portai il telefono all’orecchio, sotto il viso attento di Paige. Presi un respiro più o meno profondo ed infine parlai, due parole semplici e coincise che lasciarono la ragazza dall’altra parte del cellulare di stucco “Vaffanculo, Marilyn”.
Chiusi la chiamata e porsi il cellulare alla proprietaria che intanto si era calmata di nuovo, e aveva fatto un mezzo sorrisino quando avevo insultato la sorella. Mi alzai dagli scatoloni e mi avviai verso l’uscita, Paige rimase ferma sulla soglia degli sgabuzzini guardandomi come se non sapesse cosa fare “Puoi stare con me per il momento e.. umh, Jane è una brava ragazza, un po’ invadente, ma ti troverai bene”, alzò un sopracciglio, ovviamente non sapeva chi fosse Jane.
La ragazza mi seguì fuori dall’aula di chimica e l’orologio sulla parete catturò la mia attenzione: la seconda ora era già finita.
Sussultai pensando al fatto che avevo saltato un’ora di biologia mentre la ragazza dietro di me rimase impassibile: probabilmente lei aveva saltato anche la prima ora. Le arruffai i capelli e lei mi guardò cercando di sorridere il più possibile, tirai fuori il cellulare dalla mia tasca e scrissi un messaggio a Jane.
 
Jane mi servi, vieni giù in aula di chimica con i permessi di uscita?
 
Lo tenni in mano per pochi secondi, dal momento che Jane messaggiava sempre durante le lezioni, sapevo che mi avrebbe risposto in tempo record e così fu.
 
Arrivo subito capa! xoxo
 
In pochi minuti Jane arrivò trotterellando giù per le scale con in mano i fogli per l’uscita anticipata, ovviamente ne aveva preso uno anche per lei. Si fermò di colpo quando mi vide insieme a Paige, la ragazza che anche lei aveva riconosciuto essere quella della mensa, quella perseguitata da Markus.
Tuttavia quella non fu la prima opzione a cui pensò, anzi, mi venne incontro a grandi passi placcandomi contro al muro, le sue mani al mio collo “Te la sei fatta?”, sbarrai gli occhi e Paige ci guardò senza capire, grazie a dio era ancora fin troppo stordita dagli eventi per poter afferrare per bene il discorso.
“No! No, col cavolo. Ti pare che mi vado a fare la sorellastra di Marilyn?” Jane sospirò quasi convinta dalle mie parole, evidentemente poi lei sapeva che Paige era la sorellastra di Marilyn. Intanto la ragazza che aveva capito qualcosa della nostra conversazione era avvampata improvvisamente cercai di sorriderle e lei fece lo stesso, sperando che non avesse già capito che Jane non scherzava.
Jane sbuffò e poi tornò a guardare lei con aria interrogativa in attesa di risposte, ma per evitare le diedi un colpetto sulla spalla e lasciò stare “Beh, andiamo”.
Tutte e tre ci recammo di sopra e scoprì che Paige sarebbe stata nella mia classe pomeridiana quindi entrai e andai a prendere il mio zaino e il suo, si era seduta in un posto lontano da tutti; quando Mar mi vide prendere lo zaino della sorella si alzò di scatto dal posto ma si trattenne dall’urlarmi dietro fu allora che potei sfoderare il mio classico sorrisino.
“Ho vinto io stavolta” pensai mentalmente, mentre firmavo i permessi di uscita che richiesero più tempo del previsto visto che Paige era solo una studentessa del secondo anno.
Quando uscì di nuovo dalla classe trovai le due già a fare amicizia: era stupefacente come Jane mettesse tutti di buon umore, probabilmente non come me. Ad un certo punto Jane cominciò a ridere come un’idiota e arrivando da dietro, le tirai uno scappellotto che la fece tacere e mi guardò male “Sempre che rompi sei”.
“Sempre che fai casino, sei”, Paige prese la sua cartella ringraziandomi ed io mi misi in spalle la mia avviandomi all’uscita. Lasciai al centralino i permessi e andammo verso il posteggio: la mia macchina era in ultima fila, nel piccolo parcheggio sulla destra. Sfortunatamente..
“Devin..” la ragazza si aggrappò alla mia maglia attirando la mia attenzione a dove stava guardando. Markus e i suoi. Mi girai verso Jane la quale li aveva già visti e portò Paige fino in macchina, facendola accomodare nel posto del passeggero, mentre Markus si avvicinava a me con passo molto aggraziato.
Intanto a mia volta avevo già fatto il giro della macchina arrivando al posto del guidatore, una volta dentro chiusi con la sicura tutte le portiere e Jane mi guardò un po’ preoccupata.
Appena il ragazzo affiancò la macchina abbassai di poco il finestrino “Se tu e i tuoi cagnolini ammaestrati non vi togliete vi tiro tutti sotto, giuro che lo faccio”.
Non si graziò neanche di rispondere, fece solo un cenno con la testa e tutti si spostarono lasciandomi libera la strada per fare retromarcia.
E ora? Probabilmente avrei dovuto portare Paige dal medico, giusto per sicurezza..



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Spazio Autore

Salve! Ho deciso di anticipare l'uscita del capitolo due in quanto probabilmente domani non sarei riuscita a postar nulla e forse lo stesso per mercoledì - quindi mi son detta, posto oggi domani e dopo scrivo ^^.
Spero vi piaccia questo secondo capitolo: rimane ancora su quest'aria pesante creatasi nel primo capitolo per colpa di Markus ed i suoi, ma sono felice di annunciare che prenderà una piega anche più allegra.
A presto!
Rain
  
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