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Autore: Layla    06/05/2013    1 recensioni
“Le cose vanno di merda a tutti, vedo, ma ho una soluzione.”
Io alzo un sopracciglio e bevo un bicchierino di whisky.
“Prego?”
“Una soluzione. Non fare la stronza gelida che con me non attacca!
Ho intenzione di restituire loro pan per focaccia per ricondurli alla ragione o meglio ricondurre Mark alla ragione, questa volta io da Jen ci divorzio venisse pure Cristo a dirmi di non farlo.”
“Qual è, Tom?”
“Io e te fingeremo di stare insieme, ci faremo paparazzare da qualche fotografo e porteremo avanti questa commedia fino a che qualcuno dei due si farà vivo.”

Tom/Skye.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Tom DeLonge
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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4)Let's start a riot. (life is just a game, it's just an epic holiday)

 

Il resto della settimana in cui Ava e JoJo non vanno a scuola e all’asilo trascorre tranquillamente.
È segnata da una piacevole routine in cui mi adagio grata, io e Tom manteniamo rapporti cordiali, ma non ci avviciniamo più di tanti.
Entrambi vogliamo rimuovere quel bacio e la sottile attrazione che c’è tra noi, è meglio fermarsi prima che la cosa ci sfugga di mano prima ancora che cominci il piano vero e proprio.
La sensazione che provo è che entrambi ci siamo avvicinati troppo a un fuoco e ci siamo scottati e nessuno dei due vuole ripetere l’esperienza.
I nostri figli invece vanno d’accordo, Ava e Jack soprattutto – io non ho mai detto a Tom che la cotta di mio figlio per Ava è ricambiata da lei – Jonas comincia a considerare mio figlio come un fratellone.
Ava ogni tanto la sera mi parla della sua vita a San Diego e del matrimonio dei suoi genitori. Jen aveva iniziato a plasmarla come una Barbie, ma ha trovato pane per i suoi denti: la ragazzina, nonostante i suoi dieci anni, ha la stessa testardaggine di Tom e non ha intenzione di farsi manovrare da nessuno.
Buon per lei.
Mi piace che qualcuno contrasti Jen, mi piace che la sua stessa figlia non sia caduta nella trappola dei suoi occhioni blu.
Le do anche qualche lezione di basso, ma alla fine conveniamo che sia meglio cercare qualcuno più esperto di me per dargliele. Io e lei ci facciamo delle gran risate, ma tecnicamente non progrediamo granché.
Jack ha iniziato a prendere lezioni di chitarra da Tom, ma è piuttosto riluttante, credo preferisca duecento volte suo padre che un mezzo estraneo.
Suo padre però è a san Diego  e si deve accontentare  a malincuore.
Domenica sera ordiniamo una pizza alla pizzeria d’asporto qui vicino e la mangiamo tutti insieme.
Jack sta descrivendo ad Ava la sua nuova scuola e lei non sembra particolarmente felice, come tutti i ragazzini prova un naturale fastidio per quell’argomento.
Tom invece sembra stranamente meditabondo, la cosa non mi piace.
A metà cena si decide ad aprire bocca.
“Sabato prossimo avrà inizio il piano.”
Mio figlio non dice nulla, ma si alza da tavola e lascia a metà la sua pizza preferita e la conversazione con Ava per chiudersi in camera sua.
No, non l’ha digerita e mi conviene lasciarlo sbollire un po’ prima di parlargli.
“Tom, hai un tatto da elefante.”
Sibilo, lui alza le spalle: non gliene frega nulla, è convinto che prima si inizi prima si finisca.
Finita la cena, chiedo ad Ava di caricare la lavastoviglie al mio posto e vado da Jack. Apro la porta e lo trovo abbracciato alla sua chitarra.
“Non voglio Tom come patrigno.”
Io mi siedo accanto a lui, deve mancargli molto Mark perché quella chitarra gliel’ha regalata lui per il suo decimo compleanno.
“Non lo avrai.”
Lui sbuffa.
“Non sono stupido, mi sono accorto che ti piace quel Tom.”
Dimenticavo che da Mark ha ereditato una discreta sensibilità e antenne acute per captare i sentimenti altrui.
“No, Jack.”
Lui sbuffa e lascia perdere la sua chitarra per preparare la cartella e poi prendere delle cose dall’armadio.
“Vado a lavarmi.”
Mi dice gelido.
“Stasera sono stanco e voglio andare a letto presto.”
Io sospiro e accuso il colpo, il vero messaggio dietro questo comportamento è questo: “Non credo a una parola di quello che mi dici, mi state prendendo per il culo e odio essere preso per il culo.
Sono incazzato e non mi va di vedervi.”
Torno di là e trovo sia Ava che Tom torvi, Jonas invece sta guardando la tv, io mi siedo accanto a lui.
“Ava ha detto a papà di smettere di far rimanere male Jack e lui non l’ha presa bene.”
Io non dico nulla, non voglio impicciarmi in questa lite, così guardo la tv con JoJo finché non arriva l’ora di andare a letto.
Alle dieci la casa è deserta e Ava questa sera non è in vena di confessioni.
Io mi addormento quasi subito e mi sveglio alle sette della mattina dopo, preparo la colazione per  tutti e poi prendo Ava e Jack – entrambi imbronciati – e li porta a scuola.
La figlia di Tom indossa un cappotto militare verde, un paio di jeans neri infilati dentro degli anfibi rossi che si aprono.
Ha voglia di far capire subito di che pasta è fatta.
Tom invece porta Jonas all’asilo.
Io me la cavo abbastanza alla svelta: ormai ho imparato a evitare le iene e poi a dirigermi verso il mio bar preferito.
Quando arrivo a casa la trovo deserta, perciò mi metto a lavorare su dei documenti che poi manderò a Mtv.
DeLonge fa ritorno un ‘ora dopo con una faccia totalmente stravolta, sembra abbia incontrato un gruppo di SS con una forte volontà di interrogarlo e farlo stare male.
Si siede sul divano e borbotta qualcosa come: “Finalmente mi sento al sicuro!”.
“Che ti succede?”
Lo guardo divertita da sopra i miei occhiali.
“Da quando porti gli occhiali, Skye?”
“Da quando sono presbite, l’età avanza. Non hai risposto alla mia domanda comunque!”
Lui sbuffa.
“Non hai idea di cosa mi sia successo, non ho fatto a tempo a  far entrare Jonas all’asilo che subito mi sono trovato accerchiato da una mandria di giovani mamme che volevano tutte il mio autografo, una foto, sapere perché il celebre Tom DeLonge era in quell’anonimo asilo londinese.
Era quello Jonas? Che bambino carino e blablabla.
Mi stava venendo un attacco di claustrofobia, non sapevo più come liberarmene!
Alla fine ho dovuto firmare un autografo a tutte e farmi fotografare con loro, che ansia!”
Io scoppio a ridere guadagnandomi una sua occhiataccia.
“Ma ti rendi conto di chi sei e di che lavoro fai?
Sei un chitarrista famoso, DeLonge e probabilmente tutte queste ragazze hanno passato la loro adolescenza sentendo i blink e sbavando su un tuo poster, sperando di incontrarti e che tu ti innamorassi di loro.”
Tom scuote la testa.
“Tom, ti ricordo che al tuo matrimonio quando hai visto i Jimmy Eat World hai pianto.”
“Va bene, hai ragione tu.”
Rimaniamo un attimo in silenzio.
“Come mai è andata a finire così male tra te e Jen?
Quando eravate fidanzati eravate sempre appiccicati ed eravate così carini.”
Lui va in cucina, prende una birra e si risdraia sul divano.
“Non ne ho idea.
Quando eravamo fidanzati era una persona dolcissima, diceva che non le importava che gli altri mi credessero gay, mi spronava con la band e non mi tradiva.
Subito dopo che ci siamo sposati è cambiata, era insofferente nei miei confronti, diceva che ero sempre via e che la trascuravo.
Beh, ero spesso in tour e lei sapeva che sarebbe successo e poi non la trascuravo. Da allora sono iniziate le corna, io sopportavo e fingevo di non sapere perche era incinta di Ava e poi non avrei mai potuto infliggere ai miei figli il dolore della separazione.
Credo di avere sbagliato su tutta la linea, dovevo mollarla anni fa, l’unica cosa per cui le sono grato sono Ava e Jonas: loro sono i miei tesori.”
Io sorrido.
“Sei un buon padre, Tom.”
“Spero di esserlo, spero anche solo di essere meglio di  mio padre.”
“Per me lo sei, si vede che ami i tuoi figli e che cerchi di essere sempre presente per loro anche quando magari sei in tour.”
Lui sorride.
“Grazie, Skye.
Mark ha fatto un grave errore a lasciarti andare.”
Già, ma ormai l’ha fatto.
Io lo raggiungo sul divano e mi siedo accanto a lui e poggio la testa sulla sua spalla.
“Da ragazzina volevo diventare la moglie di una rockstar. Ce l’ho fatta e si è risolto tutto in merda, la rockstar mi ha dimenticata e con me suo foglio.
Che schifo.”
Siamo pericolosamente vicini.
“Io invece mi sono fatto fregare dalla prima ragazza e poi è finito tutto in merda, anche alle rockstar va male di tanto in tanto.”
Siamo troppo vicini, ho il cuore che batte a mille egli ormoni in subbuglio.
Devo andarmene prima che succeda di nuovo.
Devo..
Tom mi bacia con passione e violenza, in men che no si dica siamo rovesciati sul divano. Ci baciamo e intanto ci spogliamo, lui scende sul mio collo e sul mio seno, ma non ci sta più di tanto.
Vuole arrivare più in basso, si toglie i pantaloni ei boxer e poi toglie le mie mutandine. Lui è già eccitato e quando un mio dito scende dal petto fino al suo pene lo sento irrigidirsi ancora di più.
Lui infila due dita nella mia femminilità e le ritira subito dopo soddisfatto e con un sorrisetto malizioso stampato in faccia.
In un attimo è dentro di me e spinge violentemente: fa male, ma è anche piacevole.
All’improvviso ribaltiamo le posizioni, sono io ad essere su di lui e le sue mani sui miei fianchi dettano il ritmo.
Non ho mai provato così tanto piacere come in questa scopata senza futuro, gemo e urlo e sento un calore fortissimo al basso ventre.
Calore che esplode regalandomi un orgasmo travolgente quando lui viene dentro di me e mi sento invasa da un fiotto caldo.
Crollo su di lui stremata, lui prende una coperta per coprirci e poi mi abbraccia.
“Alla fine non ce l’abbiamo fatta. Non sarebbe dovuto succedere.”
Dice lui con il fiatone e le mani che ancora giocano con i miei capelli.
“No, ma è stato bellissimo.”
“Adesso hai tradito anche tu Mark.”
Io non rispondo e gli lascio un bacio esitante sulla clavicola.
Sì, ho tradito Mark, ma anche lui ha tradito me.
Gli ho solo reso pan per focaccia.
Credo.

 

Con questo peso sul cuore sabato arriva fin troppo presto.
“Cosa cazzo mi metto?”
Urlo come un’invasata, nonostante abbia l’armadio pieno di vestiti per ogni occasione.
Sento Ava e Jack mormorare e infine mio figlio sussurrare: “Vai tu, sei una femmina! Tu queste cose le capisci, io no!”
Alla fine un’esitante Ava si fa viva sulla porta della mia camera.
“Tutto bene, Skye?”
“Non so che vestito mettermi!”
Urlo isterica.
“Ehm, quello lì azzurro con una manica sola?”
Lo guardo e non mi sembra male, ha gusto questa ragazzina!
E poi ha risolto le mie crisi esistenziali da adulta, devo essergliene grata.
“Bello, grazie Ava!”
Con il mio vestito corro a occupare il mio bagno: mi metto calze e vestito, mi trucco sapientemente e raccolgo i miei capelli biondi in un coda alta che mi sta particolarmente bene dato che mi sono fatta i boccoli prima.
Esco dal bagno e ricevo un fischio ammirato da Tom, Jack storce la bocca in una smorfia schifata.
Aspettiamo che arrivi la babysitter e poi ce ne andiamo, Tom ha prenotato in un ristorantino molto raffinato nella city.
Quando arriviamo veniamo accolti da un solerte cameriere che ci scorta al nostro tavolino appartato,decorato con dei fiori, una candela e con accanto il secchio del ghiaccio con una bottiglia già dentro.
“Sei sicuro che verrà qualcuno?”
Tom si siede.
“Sì, ne ho visti due appostati fuori dal ristorante e adesso diamo inizio alla sceneggiata.”
Sorridendo mi prende una mano.
“Ti piace il posto, tesoro.”
“Oh sì, Tom. È bellissimo.”
Mi sporgo verso di lui dandogli un lieve bacio sulla guancia, un contatto innocuo che mi fa già tremare le ginocchia.
Lui fa il suo sorrisino ironico.
“è solo un posto degno di te, diamo un’occhiata al menù. Che ne dici?”
“Va bene.”
Mi immergo nella lettura di un menù raccapricciante, per secondo ci sono persino lumache e rane, quando vorrei essere in un Mac!
Alla fine ordino del riso ai funghi per primo e della carne ai ferri per secondo, Tom ordina una pasta al pomodoro e carne anche lui.
Mentre aspettiamo da mangiare continuiamo a scambiarci tenerezze come una coppietta e adesso nel buio ho l’impressione che qualcuno ci spii.
Un paio di volte ho anche colto dei flash con la coda dell’occhio, quindi direi che il piano sta procedendo per ora.
Mangiamo e poi ce ne andiamo alla London Eye, una macchina ci segue a debita distanza e cercando di mimetizzarsi con il traffico cittadino.
Tom parcheggia sorridendo e con naturalezza – quando scendiamo – mi passa  un braccio intorno alla vita in un gesto di possesso.
Chiacchierando come dovrebbe fare una coppia ci dirigiamo verso la ruota e saliamo. La cabina mi sembra incredibilmente stretta senza i bambini a impedirmi di fare qualcosa di sciocco con Tom.
Decido di guardare fuori dalla vetrata e mi incanto nel vedere le mille luci della città e i loro scintillanti riflessi sul Tamigi: è meravigliosa.
Tom richiama la mia attenzione prendendo una mano tra le sue e iniziando a sussurrare sciocchezze sugli alieni, io ridacchio. Visti da fuori sembriamo due piccioncini.
Quando la cabina arriva in cima alla ruota mi prende il mento tra le dita e con dolcezza mi attira a sé e mi bacia.
Un bacio vero, non fingiamo e l’atmosfera ci fa un po’ esagerare visto che finiamo sdraiati sul sedile, lui sopra di me e io sotto.
Per un attimo al suo volto si sovrappone quello di Mark, ma poi torna solo e prepotentemente lui: Tom.
Scendiamo tenendoci per mano e così saliamo in macchina.
Durante il percorso non parliamo molto, io mi chiedo in quanto tempo usciranno quelle foto e come reagirà Jack.
Le risposte alle mie domande arrivano presto.
Il giorno dopo – domenica, la giornata dedicata al sacro riposo – vengo svegliata alle sette da Tom. Vorrei tirargli un vaso in testa non appena  lo vedo e non un vaso qualsiasi, un vaso da notte, mannaggia ai water!
“Che cazzo vuoi, Tom?”
Lui mi mostra delle riviste e noto che sono tabloid e che ci siamo noi in prima pagina: diamine, che rapidità!
“Bene, il piano è iniziato.”
Mugugno io, per poi tornare a letto.
Sono circa le dieci quando vengo svegliata da delle urla disumane provenienti dalla camera di Jack, scendo dal letto e trovo una Ava preoccupatissima in corridoio.
“Jack e papa stanno litigando!”
Io spalanco la porta.
“Io non ti voglio come maestro di chitarra, come padre, come coinquilino, come niente!
Vattene!”
Prende in mano la chitarra e la rompe sul pavimento della sua camera.
“Non fare l’amico con me, ti vuoi solo sbattere mia madre per vendicarti di tua moglie. Non sei degno di stare qui!
Sparisci!”
“JACK!”
“Mamma! Vedo che l’hai rimpiazzato bene papà!”
“Lo sai che non è vero, lo sai che è una montatura!”
Lui mi guarda con occhi di fuoco, io indietreggio: in questo momento mi ricorda talmente tanto Mark da farmi paura.
“Peccato che quel bacio sulla ruota panoramica con te conciata come… lasciamo perdere non sembri una montatura!
Io mi sono stufato di stare qui, io me ne vado!”
Esce dalla stanza e io lo prendo per un braccio strattonandolo.
“DOVE PENSI DI ANDARE?”
Lui mi guarda inespressivo.
“Da zia Anne.”
“Ma….”
“Io in questa casa non ci rimango.”
Io sospiro.
“Va bene, adesso chiamo Anne, prima però lasciami controllare i voli.”
Prendo il mio portatile e ne scovo uno per domani sera alle sette, lo prenoto, poi chiamo Anne e gli dico dell’imminente arrivo di suo nipote.
Lei non mi sembra particolarmente sorpresa.
“Che cazzo stai facendo, Skye?”
“Organizzo una montatura per far tornare a casa tuo fratello.”
“Stai giocando con il fuoco!”
Bene, anche lei sembra infuriata e a questo punto mi chiedo se abbia davvero fatto la cosa giusta accettando la proposta di Tom.
La domenica trascorre noiosa in un silenzio carico di tensione, io ho ripulito i resti della chitarra di Jack, consolato Ava per l’imminente partenza di mio figlio e ho evitato Tom.
Una giornata di merda in pratica, come non se ne vedevano da secolo e precisamente da quando ero adolescente e litigavo con i miei.
Vado a letto e cado subito in un sonno senza sogni, che viene interrotto alle quattro di mattina. Non ho la forza per alzarmi a rispondere, ma sento dei passi che vanno verso il salotto indice che qualcuno lo farà al mio posto.
Sono passi leggeri: Ava o Jack probabilmente.
Il telefono smette di squillare e poi i passi si dirigono verso la mia camera, un accigliato Jack mi  porge il cordless.
“è papa.”
Mi dice freddo.
Merda!
Prendo in mano il cordless e non appena me lo appoggio sento la voce di Mark che urla come un matto.
“Come ti sei permessa di tradirmi con TOM?”
“Tu vivi da Jen, da MESI!
MESI!”
Dall’altra parte sento un silenzio inquietante,
“Aspettami che arrivo.”
“Cosa cazzo vuol dire?”
L’unica risposta che mi arriva è il click della telefonata chiusa.
Merda!
Con un gesto istintivo di rabbia lancio il cordless contro il muro rompendolo in mille pezzi e svegliando tutta la casa.  I tre DeLonge dopo qualche secondo sono affacciati alla porta della mie camera e mi guardano perplessi.
“Beh? Da quando in qua si chiude una chiamata distruggendo il telefono?”
Azzarda Tom.
“Zitto DeLonge! Siamo nei guai!”
“è morto qualcuno? Qualcuno ci ha fatto causa?”
“Peggio! Sta per arrivare Mark, credo che prenderà il primo aereo per Londra!”
Tom impallidisce vistosamente per dei lunghi attimi , poi ritorna in sé.
“Vedi che il piano ha avuto successo?
Adesso dovete solo riconciliarvi.”
“Solo?
Solo?
Hai una vaga idea di come sia trattare con un Hoppus fuori di sé dalla rabbia? Guarda solo cosa ha fatto Jack stamattina!
Pensa a cosa farà Mark!”
Lui cerca di tranquillizzarmi, ma io lo caccio via con dei gesti nervosi.
Il sonno mi è passato e temo non tornerà tanto presto.

                                                            

Angolo di Layla

Grazie a fraVIOLENCE  e a ValeDeLonge per le recensioni e scusate se non risposto personalmente. 

   
 
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