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Autore: lunatique    06/05/2013    9 recensioni
Prendiamo una ragazza, che non va molto bene a scuola, negata nello sport. Ora aggiungete un ex-migliore amico con i capelli tipo riccioli d’oro e due fossette da bambino piccolo. Prendete un amico che si innamora della ragazza, una sorella perfetta, un ragazzo dolce più del caramello ed un amica che soffre in silenzio. Aggiungete al tutto una troietta che nella vita non ha niente da fare, tranne che combinare casino.
Cosa viene fuori? Un’enorme disastro, ecco com’è la vita di Alex Stewart da pochi mesi a questa parte.
***
TRAILER DELLA STORIA: http://www.youtube.com/watch?v=wDnylwQDE2o
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I shot for the sky
I'm stuck on the ground
so why do I try
I know I'm gonna fall down
I thought I could fly
so why did I drown
I'll never know why it's coming down down down

 

“Alex sbrigati!”
Ma chi cavolo era che disturbava il mio sonno?
Emisi un grugnito incomprensibile.
“Alex, ti ho detto di alzarti!” Mia madre continuava ad urlare con lo stesso tono con cui si annuncia una fine del mondo imminente.
“Dieci minuti mamma!”
“Dieci minuti? Dieci minuti un corno! È un’ora che mi rispondi ‘solo dieci minuti’, sbrigati che sei in ritardo!”
Spalancai gli occhi ritrovandomela davanti.
“Davvero?”
“Si!”
Cazzo, oltre ad assomigliare ad un elefante con seri problemi di equilibro ora aveva anche l’alzheimer, figo.
Andai a lavarmi, poi mi infilai le prime cose che trovai nell’armadio e corsi verso il portone di casa pettinandomi. Lasciai il pettine accanto allo specchio messo vicino alla porta e mi osservai in quella superficie lucida.
Si, sembravo un barbone.
Si, di sicuro oggi si sarebbero chiesti se venivo dai cassonetti o da sotto a un ponte.
No, nessuno si sarebbe avvicinato per parlarmi.
Grandioso.
Presi la metro che a quell’ora assomigliava ad una riproduzione della prima guerra mondiale: gente che lottava per entrarci, gente che lottava per uscire, gente che lottava per uno stupido posto a sedere.
Lotta, lotta, lotta.
Mi sta venendo voglia di prendere a pugni qualcuno oggi. Magari me, ma sembrerei solo pazza e probabilmente finirei su youtube, il video di intitolerà “la ragazza che vive nel cassonetto si rincoglionisce completamente e inizia a prendersi a pugni da sola”.
Di sicuro tutto il mondo mi avrebbe vista.
Quindi sarei diventata famosa.
Questo vuol dire che prendersi a pugni equivale a diventare una diva di Hollywood.
Ad un tratto l’idea di menarmi non mi sembrava più così tanto stupida, i miei pensieri furono interrotti da una voce metallica proveniente dagli altoparlanti, che pronunciava la fermata a cui sarei dovuta scendere. Di solito non capivo mai cosa diceva ed ero sempre costretta a chiedere ai signori che aspettavano accanto a me: “Che fermata è?”
Dopo la decima volta che lo chiedevo di solito loro rispondevano con un “Hai rotto le palle ragazzina!”. La gentilezza dei Londinesi non ha eguali. Ma oggi la voce dell’altoparlante aveva deciso di parlare in inglese e non in Aramaico con delle parole in Cinese stretto.
Scesi e mi avviai verso scuola.

 
“Tu sei?” Mi chiese la Prof. di spagnolo con quella sua ‘s’ così, emh così, spagnoleggiante.
Esiste il termine spagnoleggiante vero? Vabbè la s spagnola.
“In ritardo!” Risposi sovrappensiero, entrando quasi correndo in classe.
La donna dalla pelle olivastra e i lunghi capelli neri e ricci mi guardò male.
Sentii delle risatine provenire da un ragazzo seduto al banco al centro della classe.
“Alexandra Marie Stewart, la nuova arrivata.” Mi corressi quasi a mo’ di cantilena.
“Bueno, yo soy la Señorita Gonzales.”
Ma perché ogni insegnante di spagnolo aveva il cognome Gonzales?
Rimarrà sempre un mistero.
Mi sedetti al secondo posto vicino al muro, lo stesso ragazzo che prima aveva riso alla mia battuta mi lanciò un bigliettino che mi colpì la testa.
Lo guardai confusa e lui mi mimò con le labbra uno “scusa”.
Presi il biglietto e lo aprii.
 

“Ciao bella, sei nuova giusto?”

 
Presi la penna e iniziai a scrivere.
 

“Non ti sfugge niente vero?”

 
Gli rilanciai il biglietto che finì precisamente sul quaderno aperto davanti a lui.
Centro Alex! Vai così!

Mi girai per guardarlo meglio mentre mi rispondeva.
Quasi non svenni cadendo per terra, in realtà ero seduta sopra la sedia ma se fossi stata in piedi probabilmente a quest’ora la mia faccia si ritrovava già sul pavimento freddo della scuola.
Era l’incrocio tra Leonardo Di Caprio e Bon Jovi mischiato ad un adone greco!
Mr. Sono-Un-Fottuto-Dio tirò di nuovo il pezzetto di carta e lo presi al volo.
Wao Alex! Dovresti iscriverti alla squadra di basket! Sei un vero fenomeno!
Mi sentii davvero stupida a complimentarmi da sola e caccia subito via quell’idea pensando a quanto avresti dovuto faticare e al fatto che comunque Harry ne era il capitano.
Feci un sbuffo e aprii il biglietto.
 
“Hahaha! Da dove vieni?”
 
“Torquay!” Risposi veloce, e con altrettanta velocità lui mi rilanciò il pezzo di carta.
 
“Allora sei del sud! Ma voi di Torquay non dovreste essere tutte bionde, e alte 1.90? Hahaha”
 
Mi girai per fargli la linguaccia e lui ricambio con una risata.
“Tomlinson e Stewart quieres repeter a la clase el motivo delle vostre risate?” Una cosa che odiavo dei professori di spagnolo è che parlavano mezzo nella nostra lingua a mezzo nella loro, insomma decidetevi!
Io e Mr. Sono-Un-Fottuto-Dio (che per ora avevo capito che facesse di cognome Tomlinson) ridemmo sotto ai baffi.
“Stavamo parlando di come quelle di Torquay siamo tutte gnocche bionde e alte 1.90, Mrs. Gonzales, vuole unirsi a noi?” Risposi sorridendo e questo scatenò in Tomlinson una risata, seguita da quella del resto della classe.
Vidi la faccia della prof. diventare a chiazze verdi, viola e puoi blu, facendola assomigliare ad un puffo.
“Stewart, noto che vuole fare la spiritosa! Vediamo se riderà ancora oggi in punizione!” Poi si girò verso Tomlinson. “E tu le farai compagnia!”
“Ai suoi ordini, Grande Puffo!” Rispose lui.
Ormai l’intera classe era senza controllo, c’era chi rideva, chi scambiava battutine su quello che era appena successo e chi era impaurito nel vedere Mrs. Gonzales esplodere come un vulcano in eruzione.
La professoressa sbattè le mani sulla cattedra per farci zittire e continuò la lezione.
Notai una ragazza dai capelli rossi guardarmi come se gli avessi appena rotto una delle unghie finte 2e continuò a farlo per il resto della lezione.
 

“Ciao bella!”
Sobbalzai ed i libri che stavo per rimettere nell’armadietto mi scivolarono dalle mani, li raccolsi e mi girai per ritrovarmi la figura di Tomlinson davanti, in tutto il suo spendore da modello super sexy dell’Hollister.
“Ti ho spaventata?”
“No ti pare? Noi di Torquay facciamo sempre così quando ci salutano!” Risposi alzando gli occhi al cielo.
“Davvero?”
“Ovvio! E poi ci esibiamo in una passionale danza del ventre per chiedere ‘come stai?’.”
Cominciai a ballare come se mi fosse entrato un topo nei pantaloni e lui rise.
“Comunque piacere, sono Louis Tomlinson.”
“Piacere, Alexandra Stewart!” Sorrisi.
“Lo so.”
“Allora perché me l’hai chiesto?”
“Non te l’ho chiesto.”
“Bhè avresti dovuto, che ne sapevi tu? Magari il mio vero nome era Astrubbala e tu avresti continuato a chiamarmi Alex.”
“Ma tu non ti chiami Astrubbala.”
“È vero ma se..” Non finii di parlare che mi zitti mettendomi un dito davanti alla bocca.
“Puoi stare zitta solo per un minuto?” Mi guardò negli occhi e sorrise.
Annuii leggermente in capace di muovere qualsiasi altra parte del mio corpo.
Alex, respira.
Mio dio, i suoi occhi.
Alex, respira.
E la sua bocca.
Alex, respira.
E il suo sorriso.
Alex, porca mignotta respira e smettila di sbavare dietro a Louis.
Mi ricomposi e afferrai i pantaloncini e la maglietta per ginnastica.
“Scusa Lou, ma ho educazione fisica.”
“Ok, ci vediamo oggi pomeriggio in punizione.” Fece una risatina ed io sorrisi chiedendomi che cazzo avesse da ridere.
Camminai per i corridoi e fermai uno sfigato di turno che mi disse dove si trovava lo spogliatoio.
 

Entrai insieme ad altri ragazzi nella palestra.
Ci fermammo davanti alla porta aspettando che la squadra i basket e delle cheerleader finissero di allenarsi.
Il coach suonò il fischietto.
“Abbiamo finito per oggi, andatevi a cambiare.” Urlo facendo si che delle vene si gonfiarono sul suo collo.
Un ragazzo alto e con delle braccia da far collassare qualsiasi ragazza nel raggio di cinquanta chilometri, posò il pallone in una cesta, si avvicinò ad una cheerleader dai capelli rossi e la baciò, la stessa che in classe all’ora prima mi aveva guardata male.
Calma Alex, non è lui.
Harry hai i capelli molto più folti, le maniglie dell’amore e non è così alto e muscoloso.
Ma che ne potevo sapere io? Ormai erano cinque anni che non lo vedevo più, cinque anni senza le sue fossette dolci, senza i suoi occhi penetranti e limpidi, senza la sua risata cristallina. Senza il mio Harry.
 
“July sbrigati!”  Trascinai per una mano mia sorella.
“Che vuoi ora Alex?”  Mi chiese ancora assonnata, aveva dormito in macchina per tutto il viaggio.
“Ti devo far vedere una persona!” Sorrisi istintivamente.
Avevamo adottato Juliette da un po’ di mesi e le dovevo assolutamente far conoscere il ragazzo dai capelli ricci di cui gli parlavo sempre.
“Alex, aiutami a portare le valigie dentro casa!” Mi disse mio padre.
“Dopo, prima vado da Harry a salutarlo.”  Dissi correndo via con Jul al mio fianco.
Sentii i miei urlarmi qualcosa ma non ci badai molto, non vedevo l’ora di andare dal mio migliore amico dopo un lungo inverno in cui l’avevo visto massimo due o tre volte, solo durante le festività.
Girai per le strade familiari di Holmes Chapel diretta verso la casa della nonna. Eccola li, in mezzo a tante quell’abitazione in cui avevo passato la maggior parte del mio tempo in tutte le estati precedenti. L’aria fresca di quella città a Luglio mi accarezzò dolcemente il viso.
“Corri July, siamo quasi arrivati!” Dissi tutta eccitata.
Avvicinandomi sempre di più alla casa, notai che nel giardinetto non c’era ancora la macchina della madre che portava Harry e sua sorella, da Londra fino a qui, nella casa della nonna dove passano sempre l’estate.
Probabilmente non erano ancora arrivati, strano visto che di solito vengono qui da metà Giugno, quindi molto prima di noi.
Pazienza, vuol dire che saluterò sua nonna e gli chiederò il giorno in cui Anne porterà Harry e Gemma nella deserta Holmes Chapel.
Ormai ero arrivata davanti al giardinetto aperto, corrugai la fronte non vedendo più i soliti fiorellini che la Signora Styles metteva sui davanzali.
Le serrande erano abbassate e non riuscivo ad intravedere le tende che avrò rotto una trentina di volte con Harry da piccola giocando a nascondino, ma quella buona signora non si era mai arrabbiata con noi e ogni volta faceva un sorriso e la ricuciva aggiustando tutto.
Amo sua nonna, le ero affezionata come se fosse anche la mia visto che non ne ho mai avuta una.
La mamma di mia madre morì prima che io nascessi, l’altra invece dopo soli due mesi dalla mia nascita e ci lasciò in eredità la casa qui ad Holmes Chapel dove noi alloggiamo ogni estate.
Mi avvicinai al portone per bussare quando lessi un cartello appiccicato su di esso.
 

VENDESI
Casa a due piani, un giardino, quattro camere da letto, due bagni, un salotto e una cucina.
Per maggiori informazioni contattare il numero in sovrintendenza.

 
No.
No.
No.
No.
Questo è solo un sogno, anzi un incubo.
Deve esserlo.
Non è possibile.
Perché?
“Alex, sei sicura di non aver sbagliato casa?” Mi chiese mia sorella.
No, non avevo sbagliato. Il numero civico era quello. Ma loro dov’erano?
Scoppiai in lacrime e cominciai a correre per ritrovarmi nel retro della casa.
L’albero di pesche era ancora li, mi ci avvicinai e lo abbracciai, probabilmente sarei sembrata stupida agli occhi di Juliette che mi  rincorse fino a la, ma non me ne importava.
Tracciai con un dito i segni sulla corteccia rileggendo quelle parole scritte qualche estate prima.

“H + A = BFF
Ti voglio bene riccio del mio cuore.
Ti voglio bene maghetta sexy.”

 
Sorrisi tra le lacrime per la prima frase da bimbiminchia, la seconda  scritta era stata fatta da me, mentre la terza da lui che mi chiamava “maghetta” per il semplice fatto che la mia trasmissione preferita erano I maghi di waverly, e la protagonista si chiamava Alex come me.
Mi sedetti sul prato accucciandomi sulla spalla di mia sorella che mi consolava mentre piangevo disperata.
Ripensai a tutte le giornate passate insieme ad Harry, all’ombra di quell’albero. Le volte che piangevo e mi rifugiavo li, lui sapeva sempre dove trovarmi ormai e mi consolava ripetendomi che sarebbe andato tutto bene.
Ripensai alle volte in cui rompevamo qualcosa a casa mia, i miei genitori si incavolavano, noi ci nascondevamo li e cominciavamo a ridere gustandoci il tempo che ci restava prima della sgridata.
Ricordai le volte che per farmi stare meglio lui cantava per me, aveva una voce davvero magnifica sin da piccolo.
Ricordai le serate passate a guardare le stelle cadenti e ad incavolarmi con lui perché ne trovava sempre più di me.
Ricordavo tutto, e ricordare ora faceva davvero male.
“Alex stai calma. Magari la nonna si è solo trasferita in un’altra villa qui ad Holmes Chapel, torniamo casa dai.”
Mia sorella provò a rassicurarmi ma tutto questo non avevo senso, perché mai avrebbero dovuto cercare un altro posto dove abitare in questo covo di casette che non si poteva neanche definire città?
Poi anche se fosse, sicuramente Harry mia avrebbe avvertita prima.
Mi alzai e ci incamminammo verso cosa, aprii la porta trovando mia madre intenta a cucinare e papà davanti alla tv.
“Alex, vai a disfare la tua valigia!” Mi disse la mamma prima di girarsi.
Notò i miei occhi rossi e gonfi per colpa del pianto di prima e si avvicinò a me abbracciandomi.
“Ti prego, dimmi non se ne sono andati. Dimmi che, anche se è impossibile, si sono trasferiti in un’altra casa qui ad Holmes Chapel.” Scoppiai di nuovo in lacrime.
“Tesoro siediti.” Mi disse mio padre.
Feci quello che mi aveva detto e li vidi prendere un respiro profondo.
“Ascolta, ad Aprile ci ha chiamati Anne, la madre di Harry e Gemma. Ha detto che la signora Styles era morta un po’ di giorni prima. Loro hanno preferito vendere la casa. Per Harry è stato un colpo duro, sai com’era legato alla nonna! E non ce la faceva a rimettere piede li dentro..”
Eccole di nuovo, le lacrime mi rigarono il viso mentre ripensavo alla donna buona che si era sempre presa cura di me come fossi sua nipote.
Ora che ci pensavo di solito Harry mi scriveva sempre almeno un messaggio col cellulare a settimana, o mi chiamava. Da Aprile aveva smesso, non mi rispondeva più al telefono, non mi scriveva più. Niente, come sparito. Ogni volta mi consolavo pensando che forse era impegnato, o che aveva perso il telefono.
Ma a quanto pare non era così.

***


Ehi piccole puledrine che nuotano(?)
Puledrine che nuotano? Ma da do cazzo mi è uscito?
AHAHAHAHAHA OK NO.
amatemi perchè il flashback che ho inserito alla fine mi piace a me,quindi spero piacerà anche a voi.
wuaaao la prima volta che mi piace qualcosa che ho scritto!
La canzone citata sopra si chiama "Down di Jason Walker" io la amo, ascoltatela che merita davvero.
Io l'ho sentita mentre rileggevo il flashback e avevo le lacrime lol
se recensite mi fareste un grosso piacere, altrimenti penso che non vi piace e mi deprimi :c
a massive thank you :*

Ps: la ragazza rossa che squadrava male Alex è Ariana grande, lol la amo ma mi piaceva inserirla con questo ruolo perchè poi... *tralala non ve lo dico*



il mio twitter: @hazdimples

   
 
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