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Autore: S t r a n g e G i r l    06/05/2013    5 recensioni
Le donne aspettano impazienti il giorno in cui l'uomo che amano farà loro la fatidica proposta di matrimonio più o meno da quando iniziano a capire cosa comporti sposarsi e vivere per sempre felici e contenti.
Gli uomini, al contrario, temono quel giorno più di quello in cui diventeranno impotenti e non potranno più guidare un'auto per la vecchiaia.
Riflettendo su ciò, ecco qui un Quil Ateara alle prese con i suoi demoni personali: Ashton Kutcher, i suoi addominali e l'aspettativa rosea della sua Claire.
Storia seconda classificata al contest di EFP, indetto da Elettra89, "Yes, I said. Yes, I will. Yes"
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claire Young, Embry Call, Jacob Black, Quil Ateara V
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Donne 1, Licantropi 0. '
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Elegante come un pinguino, romantico come uno scimpanzé


 

-A tutte coloro che sognano una proposta di matrimonio perfetta...
e poi immancabilmente devono fare i conti con la realtà:
altro che principi! Certi maschi sono proprio degli scimmioni.
Eppure ci piacciono così. -


< Fratello, se aspetti un altro po’, quello che hai in mezzo alle gambe va in pensione. Al contrario di quanto pensi, i peli bianchi non sono affatto sexy e virili! >
Mollo ad Embry un cazzotto su una spalla e lui si strozza con la coca-cola che sta bevendo.
Tossisce e si batte una mano sul petto, fulminandomi con un’occhiataccia.
< Quil, ha ragione lui, è inutile che fai l’offeso. Claire ormai è adulta, che cazzo aspetti? Che da matura diventi marcia? Al posto di un anello di fidanzamento rischi di doverle comprare una crema antirughe! >
Jake rincara la dose, scansandosi all’ultimo per evitare un mio calcio.
Ma perché ho degli amici coglioni che non capiscono qual è il vero problema di fondo?
Non tanto scegliere l’anello -anche se pure quello non è stata una passeggiata, eh. Il gioielliere dopo il ventesimo brillante stava per ficcarmeli in gola uno ad uno. – quanto trovare il modo adatto.
Claire mastica almeno quindici commedie romantiche la settimana e mi costringe a guardarle con lei, così ogni idea geniale che mi balza in mente, per chiederle finalmente di voler passare tutta la vita con me, mi viene fregata da qualche belloccio di turno con un sorriso smagliante degno della pubblicità di un dentifricio e con certi addominali che pure Jake e Paul impallidirebbero a confronto.
Secondo me usano Photoshop in certe scene.
Cioè, dai, è impossibile che esista qualcuno così pompato che non faccia body building, non prenda steroidi e non sia un licantropo.
Inutile dire che Claire, per farmi ingelosire, ogni volta blocca il fotogramma su un primo piano dettagliato dei muscoli del protagonista, facendomi venire voglia di spaccare lo schermo a cristalli liquidi tirandogli contro il telecomando.
Non è che poi io sia messo malissimo, eh.
Per piacerle, e non darle motivo di invaghirsi di qualcuno messo meglio, sono andato in palestra per anni -nonostante l’essere lupo mi avesse donato l’aspetto di un venticinquenne ben piazzato-, ma il mio fisico si è rifiutato di collaborare e non ne ha voluto sapere di far comparire quella benedetta tartaruga.
Il mio massimo è un corpo asciutto tonico e dei bei bicipiti, a cui però lei non bada granché.
Sbuffo e pesco dal frigo di Jacob una bottiglia di birra a cui mi attacco, senza nemmeno affannarmi a cercare il bicchiere.
Hanno avuto culo, loro: uno si è sposato una tonna che, essendo anche la sua migliore amica, ha saputo tradurre i suoi mugugni in una proposta di matrimonio epica e gli è saltata al collo festosa; l’altro, per adesso, convive – un progresso notevole, data la lunga sfilze di cuori infranti che si porta dietro- e, conoscendo Kayla, se mai deciderà di sposarselo, lo farà in fretta, senza fronzoli e pochi intimi.
Non è mica Claire, che progetta le sue nozze da quando ebbi l’infelice idea di regalarle Barbie Sposa all’età di sette anni.
In un quadernino consunto tiene con cura ritagli di riviste matrimoniali, abbozzi del suo abito fatti a mano e idee per addobbi floreali e bomboniere scribacchiati con penne colorati a margine di alcune pagine.
E’ una maniaca ed io ho il terrore di pronunciare anche una sola parola che potrebbe essere associata a delle ipotetiche nozze, perché partirebbe in quarta, con occhi sognanti, a dipingere la sua cerimonia ideale, in cui persino gli invitati non potrebbero vestirsi a loro piacimento ma secondo il suo gusto.
< E piantatela di prendermi per il culo! Fosse facile l’avrei già fatto, no? E’ che... giuro la amo, eh, ma tante volte preferirei farmi fare a fettine da un succhiasangue. > scuoto la testa sconsolato e la appoggio sul tavolo di noce con un tonfo sordo.
< Quanto sei tragico! Portala a Las Vegas dopo averla fatta ubriacare e hai risolto! > Embry ammicca e alza le spalle incoraggiante e io rido amaro, rispondendogli senza alzare il capo.
< Credi che una volta non ci abbia provato a proporglielo? Le ho fatto una battuta, guardando quel film con Cameron Diaz e Ashton qualcosa...quello in cui lui fa pipì nel lavandino della cucina per capirci... >
< E? > incalza Jake, curioso.
Se alzassi gli occhi sono sicuro che lo coglierei in flagrante mentre dà gomitate complici a quell’altro idiota.
Bei migliori amici!
Si fanno beffe delle mie disgrazie e, più che aiutarmi ad uscire fuori da questo vicolo cieco, mi azzoppano pure.
< E Clay ha iniziato a strepitare come un’ossessa – sì, aveva anche il ciclo, ma senza avrebbe reagito esattamente allo stesso modo, solo abbassando la voce di mezza tonalità-, rinfacciandomi che sono anni che stiamo insieme, che la sua aureola da santa, ormai, ha le dimensioni di un hula hoop vista la pazienza che le serve con me e che sono romantico quanto uno scimpanzé davanti ad una banana. Ha concluso la sua opera melodrammatica con una frase da brividi: “Azzardati a nominare di nuovo Las Vegas e ti mollo seduta stante, andando a scoparmi Ken”. >
Jacob ed Embry esplodono in una risata così fragorosa che la mia sedia trema.
Uno dei due cade persino dallo sgabello in bilico su cui stava stravaccato, ma continua a sghignazzare senza ritegno.
< Siete di grande, aiuto. Grazie. > asserisco lugubre, alzando finalmente la faccia con probabilmente lo stampo del bordo del tavolo sulla fronte.
< Quil, non rompere. Ci stiamo vendicando di quando tu dispensavi consigli non richiesti a entrambi, prendendoli dai Cosmopolitan di Claire. Guarda come sei finito, leggendo quelle stronzate, e come stiamo messi noi, che le nostre letture più impegnative erano i risultati delle partite. > Jake mi frega la birra di mano e se la scola d’un sorso.
Mi strofino gli occhi e cerco di far loro pena, con una voce un po’ tremula.
< Abbiate pietà di me, sono un uomo finito se non le faccio la proposta migliore che si sia mai vista. Datemi una mano! >
Quasi non mi lasciano finire: si scambiano entrambi uno sguardo che non mi piace affatto e poi tendono entrambi la mano sinistra.
< Preferivi la destra, forse? > chiedono ironici in coro, quando balzo in piedi e mi butto addosso a tutti e due con intenzioni omicide.

Sbircio di nuovo la lista stropicciata che tengo in mano con fare ansioso.
Champagne? C’è.
Servizio d’argento, gentilmente prestato da Emily? C’è.
Fiori nel vaso al centro della tavola? Ci sono.
Candele? Merda.
Dove cavolo le tiene, Claire, le candele?
Ha sempre sostenuto di conservarle in un cassetto a portata di mano per ogni emergenza, ma il problema è che, in casa nostra, ovunque ci si giri c’è un cassetto.
In legno, in plastica, con un pomello, con un piccolo batacchio, una scanalatura, liscio, lavorato, colorato o semplice.
Impreco a mezza bocca.
Non posso uscire adesso per comprare le candele.
Lei sarà qui a momenti e, se l’atmosfera non sarà perfetta, mi farà fuori.
Non avrà bisogno né di proiettili d’argento né dei denti di un vampiro: è creativa la mia Claire.
Una volta mi ha minacciato di spalmarsi del veleno addosso, così quando avremmo fatto l’amore ed io avessi usato la bocca...
Impreco di nuovo e mi levo i capelli da davanti agli occhi con una mano.
Quello bravo a far cadere ai suoi piedi le donne, togliendosi la frangetta dalla faccia con un gesto secco del collo, è Emby. Ci ho provato, una volta, e mi sono ricaduti sul naso, perciò ci ho rinunciato.
Non sono proprio portato per affascinare le donne e, quelle poche che ho avuto mentre Clay diventava adulta, mi hanno soltanto usato per soddisfare una voglia passeggera.
Non che ne sia dispiaciuto, perché sapevo che con chiunque fossi andato non avrebbe potuto funzionare: io ero destinato a Claire, anche se lei non mi avesse voluto. Cuore, testa e pure inquilino dei piani inferiori sono d’accordo su una cosa: imprinting o non imprinting, lei è quella giusta.
Forse ho imparato ad amarla col tempo, forse mi sono abituato alla sua personalità e sono cresciuto con lei o forse sono stato semplicemente sculato e il lupo ha fatto il suo dovere, senza complicarmi troppo la vita, come invece ha fatto a Sam.
Rovisto nei cassetti della credenza in salotto e poi mi dirigo in cucina, quando sento i portachiavi –plurale, perché sono almeno una dozzina- di Clay tintinnare sulla veranda.
Porca puttana!
Liscio la camicia bianca con i palmi delle mani e poi mi precipito all’ingresso, tenendo saldamente chiusa la porta col mio peso.
Finché non trovo quelle dannate candele non posso farla entrare...ma come faccio a cercarle se devo anche tenerla lontana da qui?
Pensa, Quil, pensa!
Lei inciampa con i tacchi che ha messo e borbotta fra sè, poi ridacchia e infine singhiozza.
Armeggia con le chiavi e sbatte contro il legno intorno alla serratura, come se non riuscisse a coglierla.
Con i sensi ipersviluppati del lupo sento il suo cuore correre veloce, troppo.
< Quiiiiil! > chiama con voce allegra e singhiozza di nuovo.
< Ehm...Non c’è. > mi scappa di bocca e mi do mentalmente dell’idiota da solo.
Signori e signore, ecco a voi la furbizia fatta uomo!
Che qualcuno mi sopprima, prima che sia lei a porre fine alla mia misera esistenza.

< Ah. E tu che rispondi chi sei? > domanda con un tono che mi sembra sorpreso più che scocciato, come invece mi ero aspettato, e di nuovo i suoi tacchi picchiano con cattiveria le assi di legno del patio.
Sta sbarellando?
< Io...sono...sono Embry! Quil è uscito un attimo. Ha detto di aspettarlo fuori! > esclamo, cercando di pensare alla svelta al modo più rapido per recuperare quelle dannate candele da qualche parte.
Il supermercato della riserva? Casa Uley? Clearwater? Black?
No, quello stronzo di Jake mi riderebbe in faccia e, dandomi una pacca di incoraggiamento, mi direbbe qualcosa come “Sono cazzi tuoi, fratello”.
< Lo aspetto dentro, non gli cambia niente. Fammi entrare che ho freddo. > ride ed il suo ragionamento non fa una piega: lei congela fuori, io sono dentro e non dovrei essere me, perciò potrei anche aprirle...solo che io sono me e non posso.
Ma come cazzo ho fatto a ficcarmi in un casino simile?
E come ne esco?
Se queste sono le premesse per il matrimonio, voglio il divorzio. Subito.
< O-ok. Piccola, sono Quil... > sussurro poi, strizzando gli occhi e incrociando le dita nella speranza che non inizi a picchiare contro la porta con quella dannata borsa enorme da cui non si separa mai, che pesa più di mia zia Josephine -quella più larga che lunga, tanto che servono tre persone per abbracciarla- e in cui entrerebbe pure un jet privato.
< Sei tornato? > biascica stupita e singhiozza per l’ennesima volta.
Sto iniziando a preoccuparmi.
Quei singulti non sono normali.
< Uhm, sì. > annuisco convinto, anche se lei non può vedermi, e mi do una manata sonora in faccia, sperando serva a mettere un po’ d’ordine nel caos che si agita vorticoso nel mio cervello.
Pensa, Quil, pensa!
Una volta eri bravo a sputare stronzate credibili. Riuscivi sempre a salvare il culo a quei due impiastri dei tuoi migliori amici con le tue uscite geniali!
Andiamo, andiamo neuroni! Un po’ di collaborazione!

< Sei entrato volando? E Embry che fine ha fatto? L’hai mangiato? > spara a raffica tre domande ed io so che se mi impiccassi da solo con la cravatta che porto, forse, mi risparmierei un sacco di sofferenze.
< Ho scavalcato dalla finestra del bagno e Embry è uscito nello stesso modo. Volevo farti una sorpresa... > butto lì e poi colto da un’improvvisa illuminazione, corro in camera da letto a rovistare nel suo comodino.
Maledette candele, non sono neppure là.
< E pensi di mostrarmela prima che muoia assiderata? > replica lei e la sento sbuffare.
Di sicuro le sarà scivolata una ciocca di capelli davanti all’occhio destro e lei l’avrà scansata soffiando spazientita. La conosco.
< Certo. Dammi solo un attimo... > temporeggio, eliminando con la mano le pieghe della tovaglia e infilando un cd di musica d’atmosfera nello stereo.
Al diavolo quelle dannate candele. Non ci farà caso...no?
Ovviamente sì.
Rassegnato ad essere ridotto alle dimensioni di un microbo a suon di padellate in faccia, apro infine la porta.
E, Cristo, quant’è bella.
Indossa quel vestito blu notte che le ho detto mille volte che è troppo corto e non voglio che metta quando non esce con me –eterno rompipalle che forse non ha mai smesso di essere un po’ più padre che fidanzato, ecco che cosa sono-, ha i capelli lunghi e neri raccolti in una coda alta e precisa da cui scappa un’unica ciocca sulla sua fronte, le gambe lunghe sono fasciate da calze bianche e porta delle...non ho idea di come si chiamino in gergo femminile quegli attrezzi che lasciano il collo del piede scoperto, hanno la punta stondata e almeno quindici centimetri di stiletto.
Farei l’amore con lei sull’uscio della porta.
Sono proprio ridicolo.
L’amore fotte il cervello, ha ragione Jacob.
Claire mi rimprovera con i suoi occhi caldi e poi scoppia a ridere, coprendosi le labbra rosse di freddo con la mano.
< Ciao, eh, amore. > le dico canzonatorio e lei continua a sghignazzare, reggendosi la pancia.
Prende aria solo quando le sue risa vengono interrotte da quegli strani singhiozzi che suonano come “hic” alle mie orecchie.
< Un pinguino! > mi indica e ha quasi le lacrime agli occhi ormai.
< Mi sono messo elegante, vedo che apprezzi... > storco il naso e poi le faccio spazio per farla entrare in casa.
Ha la pelle intirizzita e trema un po’.
< Come potrei non apprezzare il mio bel pinguino in ghingheri? > mi prende le guance fra le dita ghiacciate e le sprimaccia come fossero cuscini.
Licantropo o no, fa un male boia.
Mi stampa un bacio sulla bocca e poi mi sorpassa indifferente, blaterando ancora di pinguini, foche e orsi polari.
Non degna di uno sguardo la tavola imbandita, spegne lo stereo e si chiude al bagno al volo, togliendosi le scarpe nel corridoio, per vomitare.
< Clay? Tutto bene? Quanto hai bevuto stasera? > busso alla porta con le nocche e mi ci appoggio contro, sentendo il morale ruzzolare a terra e intrufolarsi sotto la suola delle scarpe di pelle lucida.
< Un pochino. Sai, al locale con Rachel, Kim, Bells e Kayla c’erano dei ragazzi che ci offrivano continuamente cocktail e sembrava scortese rifiutare. > la sento tirare lo sciacquone e lavarsi i denti.
Devo fare un bel discorsetto alle donne dei miei amici e dire a loro di mettergli un guinzaglio ed una museruola. Me la portano sulla cattiva strada.
Sconfitto, di nuovo, dal genere femminile e da un destino bastardo che mi odia a morte senza ragione –sono sempre stato un bravo ragazzo...più o meno-, mi sfilo la giacca, allento il nodo della cravatta e sparecchio la tavola, aspettando che lei si metta il pigiama.
Canticchia e lo so che si sta pettinando con le dita perché usa la spazzola a mo’ di microfono.
E’ buffa la mia Claire e, sebbene abbia di nuovo mandato a monte questo –non perché tenga il conto, eh- undicesimo tentativo di renderla mia definitivamente, la amo come un coglione.
Noi uomini ci mettiamo un po’ a capire che certi sentimenti non sono vergognosi o da combattere come malattie infettive, però quando poi lo accettiamo diventiamo stucchevolmente innamorati, che è sinonimo di stupidi.
Le donne ci fanno male, psicologicamente parlando.
Embry, ad esempio, i primi anni quando litigava con Kayla, passava notti insonni sui libri di psicologia per cercare di tradurre le frasi criptiche che lei lasciava sulla sua segreteria apposta per farlo diventar pazzo.
Jake, invece, tante volte deve spiegare le battute sporche di Paul a sua moglie con un disegnino, senza essere capace nemmeno di deriderla per il suo scarso acume. E se la sbaciucchia pure, come fosse una caramella, dopo che lei ha riso a scoppio ritardato.
Butto nella spazzatura la lasagna -fatta da Emily, perché se mi fossi messo ai fornelli avrei dato fuoco alla casa- ormai solidificata come un mattone e mi trascino fino al letto, buttandomici sopra di peso senza nemmeno curarmi di levarmi le scarpe.
Affondo il viso nel guanciale e nello stesso momento Claire esce dal bagno, ancora malferma sulle gambe.
Tra un passo e l’altro continua a singhiozzare fastidiosamente “hic” e ride ogni volta che sbatte contro lo spigolo di qualche mobile.
Sale sul letto dal mio lato e mi calpesta senza ritegno per arrivare dalla sua parte.
Rotola su un fianco e so che si è messa in posizione fetale, abbracciando il cuscino: dice che io ho le clavicole sporgenti e non sono per niente comodo.
Conto i suoi respiri in silenzio e, quando mi pare che il battito del suo cuore sia rallentato a sufficienza, mi volto a pancia all’aria ed esco dalla mia apnea.
Clay ha i capelli disordinati spalmati sulla fronte, qualche traccia di rimmel ancora tra le ciglia e indossa un pigiama enorme e colorato, che ai miei occhi la fa sembrare ancora bambina.
Mi sporgo e le bacio la fronte e lei, mugolando, si rannicchia contro il mio braccio, lasciando perdere il guanciale.
Ha le dita fredde e strofina i piedi tra loro, cercando di scaldarli.
< Quil? > biascica ed io non so dire se sia sveglia o stia di nuovo parlando nel sonno.
Porto una mano dietro la testa e fisso il lampadario spento.
< Dimmi, cucciola. >
Lei non risponde subito. Si morde le labbra e trema, poi sospira e sorride.
< Mi ami, vero? >
Non c’è un tranello dietro questa domanda, giusto?
< Lo sai. > replico, incrociando le dita.
Non farmi sembrare più idiota di così, amore. Abbi pietà di me almeno tu, visto che i miei amici non sanno neppure dove sia di casa.
< Sì o no, Quil? > insiste e la sua voce s’inasprisce.
Serra le dita attorno al mio braccio e strizza le palpebre, nel tentativo di non aprire gli occhi: vuole lasciarmi credere che stia dormendo.
Giochiamo se vuoi, piccola Claire. Ma il tempo delle costruzioni e dei bambolotti è finito.
Se vuoi divertirti con me ed il mio cuore, sii delicata per favore.
Non sono uno dei peluche che ancora conservi in soffitta; non sono fatto di pezza.

< Sì, ti amo. Ti amo come un pazzo. >
Appunto personale: ricordarsi di censurare i pensieri alla prossima ronda. Le prese per il culo fino al raggiungimento dell’andropausa sono da evitare, se possibile.
Clay ridacchia e sembra felice.
Strofina il naso sulla piega del mio gomito, lasciata scoperta dalla camicia rigirata, e tace per un po’.
Inspiro profondamente e l’odore di albicocca, che hanno i suoi capelli lunghi, mi fa girare la testa –fortuna che sono sdraiato.-
< E’ il lupo che ha risposto oppure l’uomo? > chiede e le trema un po’ il labbro inferiore.
Mi passo la mano libera sul viso con forza.
Me l’aspettavo da anni una domanda come quella e, fra tutte le ipotesi di risposta decente che avevo cercato di formulare, non ce n’era una che andasse bene, che suonasse come volevo.
Troppo stucchevole o troppo superficiale; troppo caritatevole o troppo aspra.
Che Dio me la mandi buona.
< Entrambi, Claire. Il lupo è parte di me. Chiedermi se ti amo solo in una forma è come domandarmi se ti amo con tutto il corpo o solo testa e pancia. Non nego che quando sono stato colpito dall’imprinting –e dico colpito perché mi è sembrato di vedere un fulmine accecante in mezzo ad un cielo limpido- e tu avevi soltanto due anni, io mi sia sentito incatenato come un cane rabbioso in un canile... >
Clay allenta la presa e si sposta un po’ indietro. Non riesce a capire ed io non gliela sto ponendo decisamente sotto la prospettiva migliore, maledizione!
< ...ma poi ti guardavo e...cazzo, non ho idea di come spiegartelo. E’ Sam quello bravo a parole, Jake quello bravo a fatti e Embry quello bravo a letto...Scusa, sto divagando. >
Impreco sottovoce e mi sembra che lei sorrida. Non mi volto per avere la conferma. Ho troppa paura di perdere quel poco coraggio che ho.
Andiamo, perché deve essere così difficile dirle che, tra i due, mi son sentito io bambino per anni a causa dell’amore immenso e puro che sentivo?
< Eri piccola, Claire. Così piccola che non sapevo bene cosa fare, come muovermi senza farti male con le mie mani grandi. Tua madre dice che ti ho viziato troppo, perché non sono mai stato capace di dirti di no, soprattutto se facevi i capricci e pestavi i piedi per terra. Mi hai sempre tenuto tra le dita, ancor prima di iniziare a capire cos’era a legarmi a te. Poi sei cresciuta e hai cominciato a interessarti a ragazzi che non mi somigliavano nemmeno. Per un po’ ho creduto che prima o poi saresti venuta a raccontarmi la tua prima volta con un tipetto tutt’ossa, biondo e con occhi chiari a cui mi sarei dovuto trattenere dallo spaccare la faccia. Io non avevo aspettato che tu diventassi adulta per perdere la verginità però, come uno schifoso egoista, detestavo l’idea che tu non scegliessi me. E’ contorto e senza senso, lo so. >
Che cazzo sto dicendo? Che bisogno c’è che sappia ogni cosa del periodo in cui hai fatto a pezzi la tua stanza per sfogare la rabbia che a lei non potevi mostrare?
Ogni bacio un po’ più appassionato, di cui ti raccontava pure i dettagli per farti ingelosire e per vedere la tua reazione, si trasformava in un buco sul muro o sull’armadio.
E in un’ennesima presa per il culo di Embry e Jake.

Claire torna a stringersi contro di me.
Le sue dita sono sudate per colpa del mio calore anormale, ma non si lascia scoraggiare.
Si accoccola sul mio petto e aspetta, in silenzio, che prosegua.
Riprendo da un punto a caso, senza aver idea di dove voglio andare a finire.
< Forse è stato quando mi hai baciato che ho capito di essere fregato, non saprei dirtelo con certezza. Ti amavo da sempre, ma non mi ero mai reso conto di quanto. Eri la mia piccola e non riuscivo a vederti con occhi diversi da quelli di un fratello, un padre o un migliore amico...poi...Cristo, sei sbocciata tutto insieme o io ho tenuto due bistecche –perché le fette di prosciutto sono troppo sottili- sugli occhi per anni, chi cazzo lo sa. Hai detto di volere me, di non sentirti vincolata nella scelta o in debito per l’affetto con cui ti sono stato accanto e mi hai offerto tutta te stessa senza riserve. Sono così cotto di te, Clay, che potrei dirti come eri vestita la prima sera che abbiamo fatto l’amore, quante volte sei arrossita e quanti baci mi hai dato. >
Ringhio e mi porto un braccio a coprire il viso.
Con questo, signori e signore, ho raggiunto il più alto livello di sdolcinatezza che gli uomini abbiano mai sfiorato.
Dovrei aver diritto ad un posto d’onore nel Guinness World Record.

< Quil, lo sai, vero, che non hai risposto alla mia domanda? > sussurra lei, cercando di mascherare un risolino.
Ti pareva.
Lampadario, ti prego, staccati adesso e colpiscimi in testa.
L’amnesia è una scusa valida per scampare a questo terzo grado, no?

Sospiro, rassegnato.
< Sì, che l’ho fatto. Sia il lupo, sia l’uomo ti amano Claire. L’imprinting è arrivato in anticipo, l’amore vero in ritardo. Il tempismo non scorre nelle mie vene a quanto pare. Ma adesso ci sono entrambi ed il mio essere licantropo mi ha solo aiutato a trovarti. Nel momento in cui sono stato pronto, così, ti ho avuta al fianco, senza dovermi affannare a cercarti. >
E una bella sviolinata in sottofondo, no, Quil?
Clay si muove alla mia sinistra: rotola lontano, scalcia con i piedi facendo dei versetti festosi e poi gattona a quattro zampe per tornarmi vicino.
Si mette a cavalcioni su di me e io cerco di concentrarmi sulle coccinelle stampate sul suo pigiama per far affluire il sangue al cervello e non più in basso. Molto più in basso.
Si sporge e mi prende il viso fra le mani.
Mi bacia ad occhi aperti ed io sono così sbalordito che non riesco nemmeno a direzionare le mie braccia verso la sua schiena per abbracciarla.
Restano, così, una sotto la testa e una abbandonata di lato, mentre la mia Claire ride e guarda altrove per non mostrarmi gli occhi lucidi.
Le prendo il mento e la faccio voltare verso di me.
Lei mi fa una linguaccia e poi strofina il suo naso sul mio.
< Sei il mio orsacchio... anzi no, il mio pinguino tenero, Quil. >
< Io...Claire, tu... >
Ma porca puttana, perché non riesco a tirare fuori le parole?
E’ così facile: Claire, mi vuoi sposare?
Ecco, così. Conto fino a tre e poi lo dico.
Uno.

Mi metto seduto, tenendola vicina al mio petto, e lei mi fissa in attesa, le mani sul mio collo.
La bacio, giusto per prendere un altro po’ di forza di volontà; non è mai troppa.
Due.
Deglutisco e muovo la lingua nella bocca chiusa, controllando che risponda ai comandi.
Perfetto, ci sono. Ce la posso fare, anzi ce la faccio.
Dai, Quil!
Tre.

Apro la bocca e...
< Quanto credi che ti ci vorrà per darmi l’anello che ti porti nella tasca posteriore dei pantaloni da almeno quattro mesi? >
La mascella –o la mandibola? Dovevo stare più attento ad anatomia, accidenti a me. Di quelle lezioni ho appreso solo i fondamentali sull’apparato riproduttore – rotola a terra dallo sgomento e, assieme a quella, anche le parole che avevo sulla punta della lingua e, giuro, stavo per sputare.
Stavano prendendo la rincorsa per saltare dalle labbra, ma non hanno fatto in tempo.
Claire, la mia paziente Claire, che aspettava da anni una proposta indimenticabile, ha bruciato il mio coraggio e l’unica mia opportunità decente.
Che qualcuno mi svegli con un pizzico.
< Quil? > è la sua voce a ridestarmi dallo sbigottimento.
Mi accarezza le guance con i pollici e ha le iridi screziate di preoccupazione.
< Quil? Tutto bene? > si morde l’interno delle guance e sembra pentita.
< Come...Come? > è l’unica cosa che riesco a balbettare, con una voce stridula da donnicciola impaurita da un topo.
< Non svuoti mai le tasche dei tuoi pantaloni, prima di metterli a lavare. Stavo per centrifugare il mio anello di fidanzamento insieme ai tuoi boxer... >
Ha l’espressione divertita e continua a stampare piccoli baci sulle mie labbra.
Coglione! Coglione! Coglione!
Le voci di Embry e Jake risuonano nella mia testa, ancor prima che vedano tutto questo nella mia mente di lupo. Ormai sono come il diavoletto e l’angioletto sulle mie spalle, solo che nel mio caso nessuno di loro ha l’aureola.
Mi preparo psicologicamente alla loro derisione con una punta di rassegnazione.
Coglione! Coglione! Coglione!
Me lo dico anche da solo almeno una quindicina di volte e vorrei spaccarmi la testa contro qualche spigolo, se lei non continuasse a sorridermi in quel modo, facendomi quasi credere di non essere dispiaciuta.
Signori e signore, due Guinness World Record in meno di dieci minuti.
La seconda medaglia è per la peggior non-proposta di matrimonio della storia.

< Tu...delusa...tu...tu... >
Ti sei ingoiato un telefono rotto, Quil?
Porca puttana, una scimmia saprebbe farsi capire meglio.

Claire scuote la testa con forza e i suoi capelli lunghi mi frustano il viso.
Albicocca e birra.
Devo ricordarmi di andare al locale dove è stata stasera e gonfiare di botte tutti quei deficienti che le hanno offerto da bere.
Si morde le labbra e delinea con l’indice la curva della mia bocca e, poi giù, della mascella.
Lo fa da quando era piccola e sosteneva di volersi imprimere sotto le dita la forma del mio viso, così non avrebbe potuto scordarlo nemmeno nel caso in cui fosse diventata d’improvviso cieca.
Una volta, durante il corso di ceramica, modellò una statua con le mie sembianze basandosi sui soli ricordi tattili della mia faccia.
< No, non lo sono. Ho visto quanto ti sei impegnato in questi mesi per farmi una proposta decente, ma io te le ho rovinate tutte di proposito, Quil. >
Siamo su Candid Camera, vero? Adesso spunta fuori un presentatore con un microfono e questo video sarà visto per generazioni intere, suscitando risate a non finire.
Ritrovo la voce, da qualche parte, tra le corde vocali.
< Perché avresti dovuto smontare ogni cosa apposta? >
Tremo un po’ e mi rendo conto che le sto stringendo i polsi con più forza di quanto vorrei.
Clay storce il naso, ma non si lamenta.
Non l’ha mai fatto, anche quella volta che mi sono trasformato nel bel mezzo del salotto, facendo a pezzi il tavolo di mogano, le cui schegge di legno la ferirono.
Non vorrei arrabbiarmi, ma mi sento profondamente preso per il culo e dalla persona da cui meno mi sarei aspettato una cosa simile.
Io mi impegnavo e per lei era solo una prova? Un voler misurare quanto riuscissi a rendermi ridicolo per averla mia?
Non avevo dato sufficienti dimostrazioni in ventidue anni che le ero stato accanto giorno e notte, quasi fino ad essere nauseato io stesso della mia presenza al suo fianco?
< Perché non capivi e non capisci nemmeno adesso. > replica Claire con l’accenno di un sorriso, che illumina parte della stanza.
La amo, la amo.
< Cosa? > mi sfugge un ringhio dalle labbra contratte e mi detesto.
Vorrei fuggire tra gli alberi, ma questa sua reazione strana mi tiene qui, sotto di lei, con le orecchie tese per la curiosità.
Quando litighiamo, Clay è la prima a infervorarsi e a urlare.
Adesso è quieta e serena e io pendo dalle sue labbra.
Allento la stretta sui suoi polsi e scivolo sulle sue mani, dita tra le dita.
< Che io non ho bisogno delle candele, di mazzi di fiori –di cui non sopporto l’odore, tra l’altro-, musica d’atmosfera e cibo prelibato –lo sai che il caviale e le ostriche mi disgustano perché sono viscidi -. >
< E di cosa allora? > domando con, probabilmente, una bella espressione da ebete.
Mi sento come quando ero in classe, di fronte la lavagna col gesso in mano, e fissavo una qualche equazione complicata aspettando che la soluzione piovesse dal cielo o che Embry me la suggerisse a gesti.
E Claire è la professoressa sorridente ed enigmatica, che aspetta la risposta a quel calcolo scemo, la cui risoluzione è palese –secondo lei, ovviamente-.
Ma io mi sono fermato al 2+2 e le parentesi graffe sono le mie peggiori nemiche.
< Baciami, Quil. > asserisce lei, con quel sorriso che mi fa girare la testa.
Sarei capace di camminare a quattro zampe in forma umana, se solo me lo chiedesse adesso.
Mi sporgo e trovo le sue labbra.
Lei infila le mani nei miei capelli incasinati e penso che va bene così, che mi basta questo; mi basta una vita intera.
< Ti amo, Claire. >
Dio, non sto anche scodinzolando, vero?
< Vedi? Questo! E’ questo quello che voglio. Tu non sei un pinguino e non devi diventarlo per me. Mi sono innamorata di te così come sei: cazzone, scemo e dolce -quando ti pare-. Non volevo una proposta alla Ashton Kutcher... >
Ah sì, si chiamava così il tizio che faceva pipì nel lavandino.
< ...o alla Brad Pitt, ma una alla Quil. > si stringe nelle spalle e lo scollo del pigiama si accentua, lasciando intravedere la clavicola sinistra.
< Mi stai dicendo che... > deglutisco e la saliva ha la pastosità della creta.
Io e l’imbarazzo siamo sempre stati amici per la pelle e anche adesso non mi nega il suo supporto.
Clay sbuffa spazientita e alza gli occhi sullo stesso lampadario che solo poco prima fissavo anche io.
Un ciuffo di capelli svolazza sopra la sua fronte e le ricade sul naso. Mi affretto a toglierlo e a portarlo dietro il suo orecchio destro, con le dita che tremano d’emozione.
Il lupo è acquattato in un angolo nascosto del mio corpo, tra i polmoni e le scapole, e sbircia soddisfatto il nodo con cui si stringe il filo che mi lega a Claire.
Al mio imprinting.
Al mio amore.
Cupido, per una volta, ha preso bene la mira.
< Sì, Quil. Sì! > sbotta scocciata e incrocia le braccia sotto il seno.
Tieni gli occhi sul suo viso, tieni gli occhi sul suo viso. Non fare la figura del porco, maniaco, pervertito proprio ora.
< Sì, nel senso di...sì? >
Cazzo, mi sono ingoiato un vocabolario, oh!
Ma quanto sono deficiente?
Che altri significati ha la sillaba “sì”?

Tipregotipreotiprego, Claire, non mandarmi a cagare –pure se me lo merito -.
< Amore, ho cambiato idea: sii come Ashton Kutcher per cinque minuti, ok? > mi sorride e si strofina il naso e poi gli occhi.
Ha sonno la mia bambina.
Le bacio la fronte e la faccio riadagiare sul letto, abbracciandola forte, senza farle però del male.
Libera e prigioniera insieme.
< Dormi piccola, ne riparliamo domani. > le sussurro all’orecchio e lei si raggomitola contro il mio fianco.
< Caffè nero e brioche, grazie. > borbotta, correndo a rifugiarsi tra le braccia di Morfeo.
Sono un po’ geloso pure di quello stronzo là.
E’ mia, solo mia.
< Te li porto a letto. >
Annuisce e tende le labbra, aspettando il bacio della buonanotte.
Frugo nella tasca posteriore dei jeans e tiro fuori quel brillante, che mi è costato lo stipendio di sei mesi, ma che perlomeno le piace.
Gioielliere, santo subito!
< Claire? >
Lei mugugna in risposta ed io potrei farmela addosso da un momento all’altro, tanto l’amo.
Schiudo il pugno che teneva vicino al viso e le infilo l’anello di fidanzamento all’anulare sinistro.
< Mi vuoi sposare? >
Cosa sono, applausi questi? Una standing ovation? Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta!
Lei sorride appena e mi stringe a sé, intimandomi di cucirmi la bocca e lasciarla dormire se non voglio che cambi idea.
Per carità, amore, dormi pure. E, ti prego Dio, fa' che domattina si ricordi tutto.


 



A Emi e al suo Dottor Cosmo: Quil non sarebbe Quil, per me, senza il suo fidato giornaletto.


Ellie's corner:

La storia di Quil e Claire è ambientata, teoricamente, in un post BD, ma nel mio personalissimo universo Jake non ha avuto l'imprinting con Nessie. Lui e Bella stanno insieme, sono felicemente innamorati, sposati e con prole al seguito (per dettagli, chiedere in privato).
La Kayla, nominata da Quil, non è altri che la ragazza che ha fatto perdere la testa al dongiovanni incallito che è Embry e potete leggere di lei QUI.
“Elegante come un pinguino, romantico come uno scimpanzé” (ho impiegato un secolo a trovare il titolo e ancora non mi piace) ha partecipato al contest indetto da Elettra89 sul forum di EFP e si è classificata seconda con un giudizio splendido.
I protagonisti ringraziano sentitamente per i complimenti ricevuti e abbracciano calorosamente Kim e Jared del primo posto della mia sorellina.
Sperando che la storia vi sia piaciuta e vi abbia strappato anche un sorrisino minuscolo, vi saluto e vi ringrazio anticipatamente per ogni eventuale recensioncina <3
Strange

   
 
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