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Autore: Chiccablu    06/05/2013    1 recensioni
Kurt e Blaine sono ormai due adulti sposati che vivono nella Grande Mela come altre centinaia di coppie gay: Il primo è un famoso organizzatore di eventi e il secondo un abilissimo arredatore. Hanno un lavoro solido, una casa grande e perfettamente arredata ma c'è una cosa che manca nella loro vita, un sogno che vogliono realizzare.... Vecchie amicizie si rincontrano e nuove amicizie si creano.
Dal testo :“ Come sono arrivato a questo punto!?” si chiese Kurt mentre si stava addormentando sulla scrivania del suo splendido ufficio che trasuda opulenza da ogni centimetro.
“Voglio dire questa è la decisione più importante della mia vita e non mi sento ancora pronto a prenderla!”; erano due foto, due foto soltanto a metterlo in crisi. Blaine la sua scelta l'aveva fatta e adesso a lui toccava la finale. Stava per crollare quando Rachel bussò alla sua porta con due enormi bicchieri di caffè provenienti direttamente da Sturbucks dicendo -Kurt noi dobbiamo parlare!- e nel suo volto si dipinse un'espressione mista tra l'emozione più totale e la gioia di una bambina che ha appena preso di nascosto una fetta di torta.
- Allora tutto è iniziato quando....
Genere: Commedia, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Finn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
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Yeee ultimo capitolo prima dell'epilogo! Ringrazio tutti quelli che hanno seguito, recensito e preferito, la mia fantastica beta, la mia amica milla_ finalmente su efp e mi maledico perché il 09/05 ovvero il giorno in cui uscirà l'ultimo episodio io sarò in gita scolastica senza internet! Grazie ancora a tutti!
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-Ha chiamato Blaine e stasera hanno il tutto esaurito quindi io,te e i bambini stiamo a casa con una bella pizza davanti alla tv, che ne dici?- disse Kurt mentre chiudeva la porta di casa, nel mentre fu attaccato da una massa pelosa.
-SANTANA CHE DIAVOLO E’ QUESTO!?!?- urlò iniziando a correre con dietro quel povero piccolo cagnolino che giocava.
-Non è adorabile?- domandò la ragazza sdraiata sul divano, facendolo salire accanto a lei – L’ho preso per voi! I bambini chiedono sempre un cane, voi sarete avvantaggiati! Diglielo anche tu che sei bellissimo Sasha– mormorò con un tono eccessivamente mieloso.
Ci volle poco per convincere Kurt a tenerlo, anche se non voleva che salisse in braccio a Santana, ormai al nono mese.
-A proposito cosa hai comprato?- chiese lei, ricordandosi della busta solo dopo aver fatto andare il cane sul terrazzino.
-E’ diciamo una sorpresa per le mie donne…- e tirò fuori dalla busta una mini uniforme da cheerio.
-Oh mio Dio Kurt è assurda!- urlò felicemente sconcertata.
-Ho pensato che deve conoscere le sue radici- spiegò lui prima di essere stritolato in un abbraccio.
Poi Santana si illuminò –Aspettami qui!- corse in camera sua al piano di sopra e quando scese Kurt si spanciò dalle risate.
Di fronte a lui c’era la solita ragazza di diciassette anni, con la coda di cavallo e i pon pon, solamente che l’uniforme le si fermava al seno, lasciando scoperto il pancione.
-Oh Santo Cielo dimmi che è uno scherzo!- urlò Kurt in preda ad un’acuta crisi di ridarella di quelle pesanti.
Le fece un intero servizio fotografico, con tanto di cambio d’abito e vento fra i capelli.
Anche se non vedeva l’ora che i suoi bambini nascessero, Kurt avrebbe voluto congelare quel momento e vivere così per sempre, senza preoccupazioni.
Passarono il resto della mattinata scherzando, coccolandosi e tirando una pallina a Sasha per mandarlo nell’altra stanza, senza battibecchi o altro.
Ora che Kurt ci pensava bene era ormai parecchio tempo che Santana non lo offendeva più, che non gli dava dell’ effeminato eccessivamente e iniziava addirittura a fargli dei complimenti, sentendosi ormai parte della famiglia. 
Dopo pranzo si dedicarono ad un po’ di aerobica con sottofondo musicale e tutine molto poco maschili, poco dopo i due finirono stravaccati sul divano, consumando intere bottiglie d’acqua, tenendo il condizionatore alle stelle.
-Come fai?- chiese all’improvviso Kurt.
-Lo so la perfezione richiede molto impegno ma sono sicura che la piccola folletta sarà perfetta quanto me…. Ah poi basta razionare il tutto! Io sono perfetta perché un alone di odio per le persone in generale mi precede il cammino, facendomi sembrare un angelo sceso dal Paradiso, pieno d’amore e gioia alias la perfezione- disse lei, accompagnandosi con gesti teatrali e drammatici.
-…In realtà volevo solo chiederti come fai ad avere ancora tutte queste energie nonostante tu sia alla fine di una gravidanza gemellare…- spiego Kurt in un misto tra l’interdetto e il divertito.
-Oh… Beh suppongo perché ormai mi sto affezionando a voi e perché so che questi bambini sono in buone mani- diceva mentre si accarezzava il pancione – Sai anche se mi comporto così voglio davvero una famiglia. Voglio anche io una moglie che mi abbracci quando torno a casa, con due bambini al seguito che mi chiamano mamma e un cane che devo rimproverare perché lascia zampate sulla mia auto e forse ho un po’ proiettato i miei sogni su di voi- disse mentre si faceva seria- ma credimi io non farò mai nulla per fare del male a questa famiglia, te lo prometto- e lo abbracciò forte.
-Santana un giorno sono più che sicuro che troverai la tua strada e io sarò lì per te a fare il tifo, guardandoti fare quei passi che tu oggi stai aiutando me a fare, senza mai lasciarti la mano- disse lui ricambiando l’abbraccio 
-Sai adesso che facciamo io e te?- disse tirando su col naso – Adesso andiamo a comprare qualche altro centinaio di vestiti per i bambini prima che i negozi chiudano eh, che ne dici?- disse lui prendendola per la mano e facendola alzare e consigliandole di indossare il vestito blu mentre anche lui andava a cambiarsi.
Mentre si stava legando scrupolosamente le scarpe si sentì chiamare a gran voce dal piano di sopra.
-Cosa succede?- chiese Kurt affacciandosi alla porta aperta della ragazza, trovandola accucciata in un angolo.

- Vorrei tanto sbagliarmi ma credo di essere entrata in travaglio- disse la latina con aria sofferente.
-N-no vedrai si saranno solo mossi un po’ troppo velocemente e non te l’aspettavi- cercò di tranquillizzarla lui un po’ titubante – Ora sdraiati e vedrai che ti passa- fece per girarsi quando lei lo afferrò molto poco delicatamente per il braccio e lo tirò giù, accanto a sé.
-Dici!? No perché hanno deciso di iniziare a ballare la samba da mezz’ora qui dentro e credo proprio che quelle sul pavimento siano le mie acque Hummel, quindi che ne pensi, sono o no in travaglio!?- disse lei, stringendo la presa sull’ultima frase.
Ma non fece in tempo a finire che Kurt l’aveva già tirata su e la stava portando alla porta mentre la contrazione finiva.
La caricò sul sedile posteriore della macchina, tirando fuori una specie di poster porgendolo alla ragazza.
-Ok… sono le…18.48… dimmi quale è il percorso per le 18.45!- disse agitato mettendo in moto.
-Il…5- rispose lei in preda al nervosismo.
Kurt scattò sul sedile, partendo veloce come una Ferrari, iniziando a balbettare cose senza senso.
Blaine ormai si stava preparano per lo spettacolo ma decise comunque di provare a chiamarlo, non si sa mai, pensò componendo il numero.
“Ciao, sono Blaine. Se volete lasciarmi un messaggio fatelo dopo il segnale acustico!” fu tutto quello che sentì dopo gli squilli.
-No,no non posso farcela da solo!- balbettò lui scorrendo i nomi sulla rubrica mentre Santana gli urlava di guardare la strada tirando leggermente su la testa.
Chiamò Rachel, era la cosa più logica.
-Kurt cosa succede!?- chiese allarmata la donna sentendo la voce dell'amico.
-Santana. Sta . partorendo!- urlò istericamente quelle parole al che la ragazza sdraiata sul sedile posteriore si fece passare l’amica in vivavoce.
-Devi respirare piano e ritmicamente….- diceva Rachel dal telefono.
-Grazie così va molto meglio!- rispose Kurt sorpreso.
-Guarda che parlava con me idiota- Santana accennò una risata e scosse la testa.
-Ah…- 
-Io e Finn partiamo subito così saremo all’ospedale fra una ventina di minuti- 
-Ogni quanto sono le contrazioni?- chiese Kurt allarmato, non sapendo dove mettere le mani.
-Ogni sette minuti circa ma devi sbrigarti!- rispose lei, con un tono quasi dovesse essere lei a calmarlo.
Arrivarono all’ospedale e Kurt non faceva che urlare e girare in tondo da cinque minuti.
Quando ,finalmente, nel reparto maternità prese la prima infermiera che trovò e la strinse per il braccio.
-La mia… Santana sta… partorendo- disse andando in iperventilazione.
Lei fu fatta accomodare su una sedia a rotelle e le spiegarono che l’avrebbero collegata ad un monitor stavano per portarla via quando si girò e prese Kurt per la mano, portandolo con lei.
***
Kurt passò il quarto d’ora peggiore della sua vita.
Santana era ormai praticamente pronta e le contrazioni erano sempre più ravvicinate e gli sembrava di essere nel set dell’esorcista.
Quando finalmente arrivarono gli altri, Rachel gli diede il cambio mandandolo fuori con Finn.
-Chi chiami?- chiese il moro.
-Blaine… se non riesco a parlargli quantomeno gli lascio un messaggio così sa dove siamo- Kurt respirava a fatica tant'era l'agitazione.
“Ciao, sono Blaine. Se volete lasciarmi un messaggio fatelo dopo il segnale acustico!” il solo suono della sua voce calmava Kurt notevolmente.
“Ciao Blaine, sono io. Indovina? a Santana si sono rotte le acque e in realtà siamo qui già da un’ora… non allarmarti va tutto bene. Ti amo”
Riagganciò in tempo per dare il cambio a Rachel, così portò un po’ di ghiaccio a Santana.
-Senti Kurt- disse lei afferrandolo per la maglia –O li fanno nascere loro questi bambini o li faccio nascere da sola!- sospiró disperatamente e con fare teatrale.
-Signor Hummel?- disse il Dottor Collins, apparso improvvisamente alle sue spalle –Posso parlarle un attimo?- facendogli segno di raggiungerlo fuori.
-Signor Hummel, Santana è dilatata di 10 cm ma dall’ecografia risulta che uno dei bambini ha il cordone ombelicale attorno al collo, quindi dovremo intervenire con un taglio cesareo anche perché il battito si sta affievolendo- disse il medico.
A Kurt sembrò rivivere il momento in cui si risvegliò dopo l’incidente, ma anche se aveva paura non avrebbe mai messo la vita dei suoi bambini a rischio.
-Va bene, fate quello che dovete- disse semplicemente –Solo voglio dirglielo io… a Santana intendo- 
Quando rientrò Santana appariva quasi debole, come se in quei tre minuti avesse corso una maratona.
-Che ti ha detto il Dottor Collins?- chiese lei spaventata.
-Che uno dei miei figli ha visto bene di usare il cordone ombelicale come collana e devono intervenire con un taglio cesareo o..o..- e si mise a piangere.
-Tranquillo Kurt andrà tutto bene, io sono disposta a farlo- lo rassicurò stringendogli la mano.
Entrò l’anestesista così Kurt ne approfittò per aggiornare una sconvolta Rachel e un Finn intento a consolarla; decise anche di richiamare Blaine ma di nuovo sentì solamente “Ciao, sono Blaine. Se volete lasciarmi un messaggio fatelo dopo il segnale acustico!” così gli spiegò che stavano per portare Santana in sala operatoria e che lui avrebbe dovuto aspettare fuori.
Quando Santana uscì dalla stanza sembrava ancora più intorpidita di prima ma prese comunque la mano di Kurt che l’accompagnò per un tratto quando dall’ascensore uscì niente meno che Brittany Susan Pierce chiedendo di Santana.
-San!- urlò correndole incontro.
-Cosa ci fai qui? Come facevi a sapere dove eravamo?- chiese Santana mentre l’altra le lasciava teneri bacetti vicino alla bocca.
-Ho provato a chiamarti un sacco di volte per dirti che ero in città ma non rispondevi così ho messaggiato a Rachel e mi ha detto che eri qui! Va tutto bene?- chiese la bionda preoccupata.
-Si, si io sto bene ma adesso devo andare- disse mentre l’infermiera riprese il tragitto per la sala operatoria.
-State tranquilli, ve la riporto sana e salva- il Dottor Collins tentò di rassicurarli strizzando loro l’occhio.
Dopo che Santana entrò in sala operatoria tutti entrarono in uno stato d'ansia:
Kurt faceva avanti e indietro per quel corridoio ad una velocità inumana, Brittany schioccava con la lingua in un modo fastidiosissimo mentre Finn e Rachel chiamavano Carol e Burt, quando un ding dell’ascensore fermò tutti.
-Blaine!- urlò Kurt correndogli in contro –Cosa ci fai qui!? Dovresti essere in scena per il secondo atto!- disse riempiendolo di baci.
-Nella pausa ho sentito tutti i messaggi e ho fatto entrare in scena il sostituto! Non mi sarei mai perso questo momento per nulla al mondo- disse baciandolo sulle labbra.
Tic,tac. Tic,tac.
Fu così che Kurt si sorprese a fissare di nuovo le lancette dell’orologio, stingendo forte la mano di Blaine che gli sussurra di stare calmo.
Un'ora e venti minuti dopo l'infermiera uscì dalla sala operatoria con due fagottini in mano.
-Qualcuno vuole conoscere i propri genitori qui!- disse porgendo la piccola a Kurt e il piccolo a Blaine, entrambi senza parole
-Non sono i bambini più belli del mondo?- disse Kurt ammirandoli.
-Si sono bellissimi… adesso devo portarli nella sala delle incubatrici ma potrete vederli tra poco- spiegò l'infermiera riprendendoli e mettendoli in quei piccoli lettini con le ruote.
-Come sta Santana?- chiese Blaine preoccupato, seguito subito da Kurt con lo sguardo.
-Bene è stata molto brava. Adesso stanno finendo di ricucire la ferita ma va tutto bene- disse la donna prima di andarsene.
***
-Non sono bellissimi?- chiedeva di continuo Kurt, guardandoli attraverso il vetro.
-Dobbiamo scegliere i nomi!- Blaine se ne ricordò illuminandosi.
-Un patto è un patto, li devi scegliere tu- disse Kurt un po’ controvoglia.
-Sai ci pensavo anche questa mattina, lui mi piacerebbe chiamarlo Alexander…-
-Per la mia passione sfrenata per Alexander McQueen?- chiese Kurt illuminandosi a sua volta. 
-Per la tua passione per Alexander McQueen- disse Blaine stringendogli la mano –Mentre lei pensavo potessimo chiamarla Elizabeth Amelia Santana.. chiaramente Elizabeth per gli amici!- disse mettendosi a ridere mentre Kurt gli si lanciò addosso, stringendolo forte.
-Mi piacciono molto questi nomi-
-Anche a me- rispose Blaine, tornando ad ammirare i loro bambini.
****
Santana nonostante non fosse entusiasta della ferita, non aveva rimpianti per aver fatto il cesareo.
I due bambini erano bellissimi e non si faceva fatica a capire chi fosse di chi : Alexander aveva dei capelli scuri come la notte e Elizabeth gli occhi più azzurri del cielo, proprio come li avevano sognati.
In quei giorni vennero un sacco di amici a trovarli, quella stanza si era riempita di fiori e quando entrò Quinn con una bella panciotta in vista disse solo “Non chiedete” 
Carole e Burt rimasero in città a godersi i nipotini finché non furono pronti per tornare a casa, lasciandoli un po’ nelle mani dei genitori.
Vennero anche Mercedes da LA e il Professor Shuester a trovarli, affrontando un lungo viaggio, ma tutti dissero che ne valse la pena.
***
-Grazie ragazzi me ne andrò presto!- disse Santana portando una delle carrozzine attraverso la porta.
-Tranquilla puoi stare quanto vuoi… solo una domanda. Perché non vuoi allattarli?- chiese Blaine mentre teneva la porta aperta.
-Perché non voglio che si affezionino troppo, un giorno io me ne andrò e loro devono essere in grado di stare soli con voi!- rispose come se fosse ovvio.
I due presero i bambini e gli fecero fare il giro turistico della casa mentre Sasha li seguiva scodinzolando, senza mostrarsi affatto geloso.
Una sera, qualche giorno dopo essere tornati a casa, Santana si affacciò alla cameretta dei piccoli e ciò che vide avrebbe fatto scendere una lacrima anche alla persona più cinica. C’erano Kurt e Blaine che si erano addormentati leggendo una storia a Lizzie mentre Sasha era accucciato ai loro piedi.
Tutto quello che lei racchiuse in quel sorriso era un sogno : anche lei un giorno avrebbe avuto una famiglia come quella.

  
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