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Autore: Deep_Strife    25/11/2007    6 recensioni
Prima del caso Kira, un altro caso ha cambiato L... forse siste un collega quasi alla sua altezza?
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L



Dove ci si trova per un incontro di lavoro?

Palazzo all’angolo della strada?

Albergo in periferia?

Appartamento in centro?

… per farla breve, in quale posto si sarebbe notato meno l’incontro di collaborazione fra due detective di fama mondiale?

Mumble mumble.

- Perché non qui? Lo farò entrare nella sala riunioni, se sarà lui ti chiamerò. In caso contrario…-

Bravo, Watari… così nel caso non fosse lui ce l’avremmo in pugno. Grandioso.

E se anche fosse stato un sostituto, o più semplicemente un complice del killer ( cosa di cui dubitavo fortemente)… poco male. Un appiglio è sempre un appiglio, no?







Bones



Methin mi scortò in macchina fino all’uomo vestito da maggiordomo. Era lui?

… vero che la con la voce alterata non si può mai dire, ma se era lui era a) molto più vecchio di quanto pensassi e b) molto meno furbo di quanto mi aspettassi.

Scesi dalla macchina e feci cenno a Methin di andare. Anche in caso di aggressione me la sarei cavata facilmente. Cintura munita di radar. Cellulare. Quasi cintura nera in un’arte marziale di cui nemmeno ricordavo il nome, quindi figuriamoci se mi ricordavo le mosse…ma sai mai se! Possono sempre servire.

Il signore mi sorrise e mi porse la mano

- Sono l’assistente di L. Dovrò farle alcune domande per accertarmi che lei sia la persona che stiamo aspettando.

Bè, certo. Mica poteva essere così idiota. E idiota io a pensarlo.

- Che giorno è oggi?

- Sa che per la sua età è molto attraente?

Mi scoccò un’occhiata fintamente severa, e io abbassai lo sguardo sulle mie scarpe.

- Sul serio, non lo so. Posso calcolarle l’ora dalla posizione del sole, ma proprio non so che giorno sia oggi. A malapena mi ricordo che serve almeno un pasto al giorno per il mantenimento.-

Lui mi guardò un secondo e commentò

- Lo vedo. Mi segua, per favore.-

Normalmente avrei domandato. Non mi sarei schiodata da quel maledetto garage fino a che non avessi ottenuto una risposta.

MA…ma lo seguii. Aveva un tono che non ammetteva repliche. Sembrava mio nonno, pace all’anima sua.

Mentre camminavo, sentivo la borsa a tracolla che mi sbatteva contro il ginocchio sinistro, dandomi un ritmo lento e strascicato, così accellerai il passo, conscia che, se fossimo stati in un circuito di atletica, quel signore anziano mi avrebbe doppiata in men che non si dica.

Fui portata in una stanza bianca. Con un divano bianco. E un tavolo bianco.

- Sembra di essere dentro a un Raffaello Rochet.- dissi, e a quel punto cominciarono le domande. Le solite. A che casi avevo lavorato? Con chi? Quando?

Una volta congedato Watari (così aveva detto di chiamarsi) rimasi sola. Sola in una stanza bianca.







L



Ero seduto dietro la massiccia porta rinforzata, aspettando che Watari uscisse.

Un minuto.

Due minuti.

Tre minuti.

Santa polenta, che noia.

Watari uscì e mi squadrò

- E’ Bones.- annunciò

Bene. Mi alzai per entrare, ma Watari aggiunse

- Mi sa che resterai sorpreso.- quindi girò sui tacchi e se ne andò.

Sorpreso? E perché?





Bones



..e fu in quel momento che entrò L.

Devo dire che non me lo aspettavo così. Più giovane di quanto pensassi. Magro all’inverosimile, data l’altezza. Con delle occhiaie molto accentuate. Un piccolo panda.

Capelli neri, occhi neri. Un po’ incurvato, e a piedi nudi.

E’…alternativo.

Mi fissava in modo strano. Come uno che per il compleanno si aspetta una moto e vede che ha ricevuto un paio di vecchi schettini scassati.

- …che cosa c’è?- trovai il coraggio di chiedere. Quegli occhi neri come gocce di petrolio mi stavano esaminando molto più di quanto lo avessero fatto quelli di qualunque altra persona. Sembravano pronti a sfogliarmi l’anima, e non provando nessun sentimento nel farlo.

Non rispose alla mia domanda.

E’ in queste situazioni che lo capisco… il silenzio ha un suono. E a volte, il suono del silenzio è più assordante di quello della parola.







L



- ..cosa c’è?-

Cosa c’è? E me lo chiede pure?

Mai me la sarei aspettata così. Tanto per cominciare, femmina. Piccola, con la pelle chiarissima, capelli neri lunghi fino alle scapole e grandi occhi viola che mi scrutavano attentamente. Watari la definirebbe minuta.

E com’era vestita… jeans neri, anfibi ai piedi, una t-shirt senza maniche nera con il disegno di un teschio (Jack Skeletron!! ND Me) e, nonostante il caldo, dei manicotti bianchi e neri che partivano dal polso e le coprivano i palmi delle mani, lasciando libere le dita.

Un ciuffo nero le finì davanti agli occhi, e lei se lo scostò con un gesto impaziente della mano, come se ci fosse stata abituata.

Dopo aver notato che non rispondevo, mi disse

- Ti assicuro che sono Bones, e che non sono qui per ingoiarti in un sol boccone.- il ciuffo le ricadde di nuovo sull’occhio, e lei frugò nella tasca finchè non trovò una molletta viola con cui se lo fissò.

- Non si abbinano mica. Bianco, nero e viola.- sentii la mia voce che criticava.

- Bè, sai com’è, non ho forcine per ogni occasione. E soprattutto il copri lampada che si abbina così bene a questi vestiti l’ho dimenticato a casa.- replicò.

Guardandola più attentamente, mi accorsi di diversi dettagli che avevo saltato prima: una cicatrice profonda sullo zigomo, una striscio orizzontale e bianco. Un tatuaggio sul braccio. La borsa a tracolla di Nightmare before Christmas.

-L?- mi accorsi che mi stava porgendo la mano.

- Piacere.- dissi, sringendogliela.

Non un collaboratore, una collaboratrice.

Yu- Hu-hu.

Hey hey!!! Speravate di esservi liberati di me? Ennò, sia io che L che Bones vi tormenteremo ancora per un pò! ...ringrazio milioni di volte e mi inchino davanti alle recensioni...graziegraziegrazie!!! ..in questo capitolo spero di aver dato una descrizione di Bones più dettagliata...fisicamente, almeno. Che ne dite? Do you like my girl?
  
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