06/05/2013
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Dantesco
Le luci si erano momentaneamente spente, la storia del terrore stava per cominciare e lei se ne stava rannicchiata su uno dei tre letti nella stanza, completamente sola, le gambe strette al petto, girata su un fianco e rivolta verso la figura appena intravedibile di lui, Liam.
Dopo brevissimi attimi di silenzio assordante, la sua voce bassa, roca, ma allo stesso tempo piena di enfasi, riecheggiò in tutta la piccola stanza cubica, di un albergo scelto a caso fra i tanti. La persona giusta in un posto qualunque.
A lei vennero i brividi e le pizzicarono le gambe lisce; pure il piccolo pezzo di carne delle cosce ricoperto dal tessuto leggero del pigiama si raggrinzì.
La storia continuava, accompagnata da varie interruzioni degli amici, ma lei non riusciva proprio a seguirla. Sentiva, ma non ascoltava.
Sentiva la voce di lui, di Liam, ma le sue parole non le rimanevano fra le dita, a portata di mano, che per pochi istanti.
La storia faceva il suo corso e lei si concentrava sulle alterazioni che la voce di lui aveva alla fine e al principio di ogni frase. Contava quanti minuti passavano tra una pausa e l’altra, in cui lui riprendeva fiato e faceva respirare anche i denti.
Ad un certo punto, probabilmente per un momento di suspance, la voce di lui si interruppe e a lei mancò l’aria, ma mantenne la calma e continuò ad ascoltare. O almeno, a fare finta.
Forse per pazzia, forse per semplice circostanza, in quegli istanti le parve perfino di udire il respiro che entrava nella bocca sottile di Liam, ancora all’in piedi di fronte a tutta quella folla, proprio nel centro della stanza. Al centro dell’attenzione, come voleva lui.
La voce riprese a rimbombarle nelle orecchie e si sentì meglio, come se ad un malato terminale avessero mollato in vena la dose massima di morfina.
Era ancora tutto buio, nemmeno la luna filtrava dalla finestra rettangolare della camera, ma la luce venne velocemente accesa e di nuovo rispenta, accompagnata da un urlo, il suo, di Liam.
Parte della folla esplose in un sussulto, chi in lacrime, ma lei non batté ciglio, tanto era presa da quella figura tanto sognata.
Non si guardarono che un momento, così di sfuggita, durante quel brevissimo istante di luce, che lei stavolta strizzò le palpebre per accertarsi che fosse veramente realtà, ma allo squarcio dell’oscurità lui guardava già altrove, incurante delle mille emozioni scaturite in lei con quel piccolo, probabilmente insignificante, gesto.
Lei non poté che gioire interiormente per quello che era successo, un evento memorabile.
Le venne in mente, proprio in quel lasso di tempo, la storia di Paolo e Francesca. Chiuse piano gli occhi scuri, la voce di lui, che si esprimeva volgare, continuava a vibrare in sottofondo.
“Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto. Per più fïate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disïato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso,la bocca mi basciò tutto tremante.”
Un battito di ciglia e lei già sognava, la bocca del suo Lancillotto ben impressa nella mente costantemente all’opera. Spesso, pensava quante cose avesse in testa e si meravigliava che ne entrassero delle altre, ma le cose belle trovano sempre un po’ di posto, anche quando: “Vedi? Non ce n’è!”
Nuova One Shot, inventata su due piedi :) spero vi piaccia almeno in parte, fatemi sapere che cosa ne pensate.
A presto xx
-Lù