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Autore: Buggyjo    06/05/2013    11 recensioni
se vorrai leggere te ne sono grata.. voglio solo che sappiate. che chi scrive del dolore senza provarne è fortunata. E io la invidio. Scusate.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'THINK. '
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Una foto. Una semplicissima foto può renderti temporaneamente felice. Ti fa tornare alla mente i bei ricordi, il profumo di nuovo ti inebria, i suoi occhi ti guardando di nuovo, rapiti, e le sue labbra s'inarcano voglioso verso di te per dirti 'amo che la tua felicità sia dovuta a me.'
 
Non tutte le foto lo fanno. Non tutte le foto danno questo effetto non a me. Solo una foto rende lui così vivo nella mia mente.
 
E' li, da cinque mesi, sul ripiano del mio comodino, incorniciata da una cornice in legno chiaro che s'intona allo sfondo su cui i nostri volti si contrappongono, sempre pulita nonostante sul comodino ci sia della polvere, raggiante nonostante io non sia più la ragazza nella foto. Nonostante io sia cambiata. 
 
Quel giorno disse: 'voglio fare una foto al nostro amore'. Beh, lo ritrasse perfettamente.
 
E tutte le notti mi perdo nel guardare quella foto, dove sorridevo sinceramente, felice nonostante una vita piena di dolore, tristezze, ingiustizie, violenze, delusioni, più bella di ora solo per la sua presenza, e lui li, con gli occhi innamorati, a stringermi mentre ride e guarda l'obiettivo di una macchinetta fotografica ora chiusa nella scatola che contiene ciò che più era importante per lui.
 
Ridevo come non rido ormai da mesi, i miei occhi erano realmente vivi, come incantati da ciò che lui poteva regalarmi, e lui era terribilmente bello. 
 
I suoi occhi tra il verde e blu ogni volta mi scrutavano con amore, divertimento, malizia, felicità, nonostante non gli facessi passare una vita degna di essere chiamata tale. Ma rimaneva li, a darmi la forza di andare avanti, di farmi valere. E il suo sorriso sempre impeccabile e che nasceva sempre e solamente per me. Le sue gote arrossivano sempre ad ogni mio ingenuo e innocente contatto e mai aveva tentato di nascondermele.
 
In quella foto aveva ritratto esattamente la parte migliore di noi, del nostro amore, della nostra stessa intera vita. 
 
Aveva ritratto la parte più bella di me: SE STESSO.

Ed ora mi trovo smagrita, pallida, senza troppa vita, solo con una vita che fa schifo ma dove il mio animo, la mia lucidità e razionalità mi fa vedere sempre il lato positivo donandomi il modo di vivere una vita degna.
 
Per natale avevo comprato una macchinetta fotografica nuova per fargliela scattare per esaudire il suo desiderio di ritrarre ancora la nostra vita per i prossimi anni.
 
Beh quella macchinetta è ancora incartata sotto il mio letto, mai scartata, mai utilizzata perché lui ormai non c'è più. 
 
Non c'è più il suo corpo a scaldarmi, emanava sempre calore e non me ne staccavo mai nemmeno in estate per paura di perderlo per sempre.
 
E vi chiederete: Perché non la usi tu? 
Vi risponderei: Perché sarebbe terribilmente vuota e allora non faccio nemmeno io più delle fotografie. Perché manca la parte migliore di me. Perché in quell'obiettivo in passato tanto amato ora ci sarebbe solo l'odio verso un mostro.
 
Verso una creatura che si è presa la briga di decidere della sua vita, portandolo via come se fosse un giocattolo rotto quando in realtà era la mia unica ragione di vita. Che mi aveva tirata fuori da una vita orribile e piena di sconforto. E che dopo la sua scomparsa si è trasformata solo in un estremo ed eterno dolore.
 
Un dolore tramutatosi in un disturbo alimentare.. Un dolore tramutatosi in un autolesionismo che fa provare ribrezzo alla stessa persona. Perché pensi che possa alleviare il dolore dentro di te ma non è vero. Non è vero. Si amplifica perché senti anche il rimorso di esserti fatta ancora più male ma non riesci a smettere. Perché pensi che la prossima volta sia diversa. Che la prossima sia quella giusta. Ma non è vero porca puttana non lo è. Perché non mangiando ti fai solo del male, e il dolore agisce più in fretta per prenderti e stritolarti in una morsa che ti lascia senza fiato. E quando vuoi ricominciare a mangiare e tornare come prima ti prende un colpo, continui a perdere peso e sentirti debole e questo è il segno che il dolore rimarrà sempre.
 
Perché un cuore lacerato non può esser ricostruito con un semplice processo, non può essere ricorstruito e basta.
 
Perché è tutta un'emerita fottutissima maledettissima stronzata: il tempo non aggiusta niente. Il tempo ti aiuta solo a ripensare che ormai la tua vita è questa. Che indietro non si torna. Che devo continuare solo ad assaporare il suo ricordo e le sue fotografie essendone avida e gelosa.
 
Le ho tolte tutte incollandole nell'album che nemmeno la persona più vicina a me conosce e che forse mai conoscerà perché voglio che il suo ricordo, in quelle foto sia solo per me. Voglio che nessuno abbia i miei stessi felici ricordi dell'uomo che nella mia vita non ha mai portato alcun dolore al contrario di me, che l'ho tenuto al mio fianco portandolo davanti la morte per il processo della vita.
 
E mi chiedo anche io come faccio ad alzarmi tutte le mattina e dire 'sono viva'. Dopo quell'incubo ricorrente che non mi fa dormire, lui che non vuole uccidermi e mi dice che devo soffrire ancora. E sento in me crescere una forza disumana, pronta a distruggere chi tenti ancora di rovinarmi. Perché rovinando me rovinerebbe anche tutto ciò che di lui rimane nel mio corpo, nella mia anima, afflitta, distrutta, lacerata, nera. Che ora è pronta ad aiutare chiunque. Pronta ad ascoltare chiunque abbia del dolore per prenderlo in me e attutirlo perché lui è li ad aiutarmi.
 
E ora posso reputarmi felice di aver ricominciato a piangere. Un pianto di disperazione, vittoria, triste, malinconia. E non piangevo per il semplice motivo che inconsciamente sapevo che dopo la sua morte nessuno sarebbe stato li a consolare ogni mia lacrima, ogni mio dolore.
 
E ora non mi rimane che osservare quelle foto e chiudere gli occhi per affidarmi alla sua immagine impressa indelebilmente in me. Chiuderli senza dormire per non ricadere di nuovo in quell'incubo che vorrei solo che sparisse per non comparire più, per farmi dormire di nuovo come dormivo tra le sue braccia, che tante volte mi avevano accolta, difesa, protetta, amata.
 
Ti amavo, ti amo, e ti amerò finché colei che ti ha portato via da me non ci ricongiunga e prometto solennemente che fino ad allora io non dimenticherò mai, nemmeno un secondo della mia vita di te, di ciò che mi hai dato. E per quanto può esser patetico io sento che ci sei.
 
Anche quando non mi butto dal molo dove ci recavano ogni volta, e dove mi prendevi per mano e dove ti dicevo che dovevi fidarti di me e ci buttavamo. E ogni volta ora che mi butto sento la tua mano stringere la mia per mai più lasciarla andare.
 
 
 
 
Stella grazie per avermi fatto capire che farmi del male non me lo riporterà indietro. Grazie di esserci. Ti amo.
 
 
Ho scritto questo perché è ciò che voglio che voi sappiate. 
   
 
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