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Autore: Cicciopalla    06/05/2013    2 recensioni
Un uomo dal cielo che cerca la sua scatola blu.
Due fratelli che cacciano demoni mentre cercano di scoprire una cura per l’Angelo al loro fianco.
Un dottore che risolve crimini insieme al detective più geniale, finché i crimini non si svelano più di semplici atti umani di violenza.
Tutto inizia a cambiare.
Niente è come sembra.
Moriarty è reale, e ha i suoi piani.
[SUPERWHOLOCK]
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 A change of events

L'esplosione bianca di luce li avvolse tutti quanti.

 

Gli occhi di Castiel erano spalancati e non batté ciglio mentre fissava il centro dell'esplosione. Conosceva la Grazia di suo fratello. Le loro erano simili al centro, eppure ogni Grazia era diversa. Non era la Grazia di Murmur a riempire la stanza, no, non completamente la sua, perché la Grazia di Murmur non era più pura, non più di quel bianco bluastro di cui doveva essere. Era più simile ad un rosso nerastro, tinteggiato dagli artigli dell'Inferno.

 

Quella Grazia bianca era sprigionata dall'amuleto, dove era stata nascosta sotto lo strato di anima. Neanche Castiel e Murmur erano stati capaci di percepirla. Era bianca e pura e anziana, e assorbì la Grazia rotta dell'angelo caduto come se non fosse nient'altro che un'ombra nella stanza.

 

Tuttavia, la Grazia e la sua luce scomparvero con la stessa velocità con cui erano apparse, e presto la sala fu buia di nuovo, coperta dallo strato di ombre grigiastre. La fioca luce bluastra della notte che brillava attraverso il foro sul soffitto era l'unica fonte di luce dato che anche la luce di Murmur era scomparsa con lui e la sua Grazia.

 

Murmur giaceva sul pavimento, gli occhi del suo tramite sbarrati mentre un ghigno da squilibrato era congelato sulle sue labbra. I suoi occhi erano morti, e così era l'anima nel suo tramite. Era solamente un corpo vuoto adesso, senza un angelo o un'anima dentro. Morto.

 

Quegli occhi erano marroni adesso, non più di quel nero scuro che avevano assunto quando Murmur aveva posseduto il corpo del pover'uomo chiamato Richard Brook.

 

Una pozza di sangue si era formata sotto il corpo, imbrattando il completo costoso e il pavimento. Il rosso era di netto contrasto con il grigiastro del pavimento. Sembrava quasi bellissimo mentre correva sulle ali che erano state bruciate sul pavimento. Come un dipinto.

 

Castiel fece qualche passo verso il corpo, i suoi occhi non lasciavano il volto bianco grigiastro. « Mi dispiace. » disse, e l'intendeva davvero. Faceva sempre male quando moriva un fratello. Si sentiva come se una parte della sua stessa Grazia fosse stata strappata con violenza fuori da sé. Andava come un incendio boschivo attraverso ogni fibra del suo essere, e ogni angelo immediatamente sapeva che un altro angelo era morto. Non si sfuggiva al lampante dolore che vibrava attraverso il tuo intero corpo quando un tuo fratello moriva. Era una delle sensazioni più brutte, ed eppure si potevano percepire di rado le emozioni sul volto degli altri angeli, non sui loro tramiti umani, almeno. La forma reale piangeva sempre, se sperimentava la morte di un altro fratello.

 

Gli angeli piangevano sempre i loro fratelli, non importava chi fossero, perché erano come una famiglia dopotutto, ma solitamente accadeva molto silenziosamente quando lo facevano. 

 

Adesso non c'erano differenze. Castiel poteva sentirli, i suoi fratelli, in lutto per la morte del loro fratello caduto, ma nessuno di loro alzava la voce abbastanza da essere sentito. Era come un sussurro nel retro della testa di Castiel, ma nessuna delle voci crebbe abbastanza come avrebbe dovuto. Non era comune piangere rumorosamente.

 

« Che peccato. » Lucifero rimase in piedi vicino al cadavere, i suoi occhi vagavano sul marchio delle ali sul terreno, tristezza nei suoi occhi. Anche lui era triste, lo era sempre. Lui piangeva, anche se odiava la maggior parte dei suoi fratelli per il loro comportamento.

 

« No! » La testa di Castiel scattò al lato destro. Ovviamente, la morte di suo fratello aveva temporaneamente affievolito gli altri suoi sensi e perciò si era dimenticato del Dottore e del Master, persino degli altri che erano stesi raggomitolati sul pavimento, i loro occhi stretti con forza e le loro mani premute contro le orecchie. Però avevano aperto gli occhi adesso, adesso che la luce era scomparsa. Adesso che Ten aveva urlato con tutta la forza che aveva nei polmoni.

 

Il Master afferrò Ten dai suoi polsi magri, strattonandolo verso una delle cabine telefoniche blu. Stavano discutendo, rumorosamente, ma con sorpresa di Castiel, non riuscì a comprendere una parola. Poté sentire i diversi toni e la rabbia nella voce, sì, poteva leggere le loro espressioni come su un libro aperto, ma no, non riusciva a comprendere cosa dicessero. Gli Angeli parlavano tutte le lingue, quindi perché questa no? Sorprese Castiel, e persino Lucifero alzò le sopracciglia. Però, inclinò la testa, apparentemente comprendendo cosa stesse succedendo.

 

« Cas! » urlò Dean, indicando ai due Signori del Tempo. « Fa' qualcosa, dannazione! » Castiel batté le palpebre, poi lo colpì; ovviamente, non sarebbero stati veloci abbastanza da acciuffare il Master, ma Castiel poteva provare. Era veloce. Aveva le ali.

 

Con un rapido movimento distese le ali, volò attraverso piani e strati dell'atmosfera che erano invisibili all'occhio umano, finché non fu direttamente dietro il Master. Gli ci volle meno di un secondo.

 

Il Signore del Tempo, tuttavia, doveva aver percepito il movimento delle ali attraverso lo spazio. Forse il Signore del Tempo era capace di vedere esseri sovrannaturali quando lo avvicinavano, forse era solo un sesto senso o l'abilità di vedere le ali.

 

Qualunque cosa fosse, il Master era preparato quando Castiel gli apparve dietro.

 

Il calcio al petto prese Castiel di sorpresa, lanciandolo all'indietro. Ma  fu veloce abbastanza da rimettersi in equilibrio spalancando le ali e in qualche secondo si trovò di fronte al Master, che stava per aprire il TARDIS con la chiave.

 

Con un semplice pensiero il pugnale angelico si materializzò nella mano di Castiel, pronto a fermare il Master, me il Signore del Tempo scansò semplicemente l'attacco e tirò un pugno in faccia all'angelo - forte.

 

Castiel era certo di aver sentito qualcosa rompersi e il suo naso doleva abbastanza. Ci fu del sangue caldo che colò sulle sue labbra e giù sul mento.

 

L'angelo incespicò all'indietro e il Master sfruttò quel momento per calciare via le sue gambe sotto il suo corpo, facendo cadere Castiel all'indietro sul pavimento.

 

Lucifero stava sghignazzando. Ten urlò qualcosa nella lingua che Castiel non riusciva a comprendere. Sentì dei passi. Gli altri stavano correndo verso la cabina telefonica.

 

Castiel si sforzò per tornare in piedi, ignorando il naso sanguinante. Strinse la presa attorno al pugnale, il freddo metallo contro la sua pelle, e si lanciò in avanti.

 

Ten fu strattonato in avanti, direttamente nella sua linea di attacco, e Castiel dovette fermarsi, lanciando violentemente il braccio all'indietro così non avrebbe trafitto l'uomo sbagliato.

 

Si sentì uno sparo, probabilmente uno dei Winchester puntava al Master, ma il Master vorticò su se stesso, facendo inciampare Ten su di lui perché il Master era ancora aggrappato al suo polso. Fu Ten a sibilare di dolore quando una pallottola sfiorò la sua spalla sinistra.

 

Castiel si fiondò in avanti, pronto ad afferrare Ten dal braccio così sarebbero entrambi volati in uno spazio più sicuro, qualche posto dove Castiel poteva curare il Signore del Tempo, ma un duro colpo al suo fianco lo fece girare di lato, facendolo volare sopra il pavimento finché non colpì il muro con la schiena.

 

Dean stava urlando. Anche Sam stava urlando.

 

Tutto quanto era un luminoso caos e Castiel corrugò le sopracciglia più in confusione che per dolore perché in nome del cielo, che stava succedendo?

 

Dean stava correndo verso il Master e Ten, la sua pistola in mano ma non puntata. Eleven era dritto in piedi e fermo come una colonna, i suoi occhi spalancanti ma non vedevano. Non era davvero lì in quel momento.

 

John, d'altro canto, era lì, i suoi occhi larghi stavano cercando, cercando qualcuno, cercando Sherlock. Ma Sherlock era andato. Non c'era più Sherlock. Sam urlò, e le sue mani si strinsero in pugni. Dean non ascoltò, e fu per questo che il Master scansò facilmente il colpo del pugno del cacciatore, colpendo con un calcio lo stomaco di Dean, invece. Dean stava gemendo, Castiel era arrabbiato, e Ten era pallido. Il povero Signore del Tempo era strattonato da una parte all'altra dal biondo maniaco, sangue scorreva velocemente dalla mano che era premuta contro la ferita.

 

Il Master stava usando Ten come uno scudo adesso, nascondendosi dietro il corpo smilzo, mettendogli un braccio sulla gola e attorno al collo di Ten così avrebbe potuto anche strangolare facilmente il Signore del Tempo, se ne avesse avuto bisogno.

 

« Spezzerò il suo collo! » sibilò il Master, mentre la sua mano libera andava a tentoni con la chiave nella serratura della cabina telefonica alla sua destra. « Giuro che gli spezzerò quel fottuto collo se provate a spararmi di nuovo! »

 

Dean lanciò un'occhiata rabbiosa al Master mentre arretrava, incespicando sui piedi, il suo braccio stringendosi attorno allo stomaco dolorante. « Figlio di puttana! » abbaiò il cacciatore dagli occhi verdi ma il Master semplicemente sorrise freddamente. « Ti voglio bene anch'io, ma devo veramente andare adesso quindi chiudi-quella-dannata-bocca! »

 

Castiel riuscì a rimettersi in piedi, barcollando leggermente mentre cercava di ritrovare l'equilibrio.

 

« Non proverei ad attaccarlo di nuovo. » Castiel sussultò quando Lucifero gli apparve di fianco, adocchiando il Master con un'espressione annoiata sul volto. « Ti prenderebbe solamente a calci in culo di nuovo. Oooo… » Lucifero ruotò la testa finché non incontro gli occhi di Castiel. « Vuoi giocare a fare l'eroe di nuovo? Perché l'ultima volta ha funzionato così beeeene. » Castiel strinse la mascella ma voltò lo sguardo indietro verso il Master, che adesso stava aprendo la porta con la chiave.

 

Ten iniziò a dimenarsi, cercando di liberarsi, ma il Master strinse ancora di più la stretta sul collo dell'altro Signore del Tempo finché Ten non tossì e ansimò per l'aria.

 

« Smettila di lottare! » grugnì il biondo Signore del Tempo, a malapena udibile dagli altri nella stanza, ma Castiel riuscì a sentire l'avvertimento molto bene. Ten s'irrigidì, il suo volto pallido si trasformò in una smorfia di dolore prima di fermarsi dal lottare contro la stretta al collo.

 

Tutti quanti nella stanza si bloccarono sul posto quando il Master camminò indietro nella cabina telefonica, tutti trattenevano il fiato, aspettando che il biondo rilasciasse Ten. Ma, il Master non lasciò andare Ten: invece lo tirò dentro la cabina telefonica. 

La porta si chiuse prima che chiunque altro si potesse muovere.

 

« Dannazione! » imprecò Dean, il suo pugno martellava contro il legno blu. « Hey! HEY! Apri la porta, bastardo! » Sam si trovava adesso al fianco di Dean, uno sguardo preoccupato sul volto. « Non si aprirà! » Dean calciò la porta, ma non successe niente.

 

« Cas! » Il cacciatore si voltò, trasalendo quando si trovò Castiel direttamente di fronte a sé. « Puoi aprirla, giusto? »

 

Castiel fece un respiro profondo e scosse la testa. No.

 

Le sopracciglia di Dean si corrugarono mentre i suoi occhi si spalancarono lentamente, lanciandoli un'espressione piuttosto divertita. « E perché cazzo no?! »

 

Castiel sospirò solamente, aprendo la bocca per dire a Dean che non era una normale cabina telefonica, che c'erano schermi e serrature, ma uno strano suono li interruppe.

 

« Ma che - » Gli occhi di Dean si sbarrarono in sorpresa mentre il legno sotto il suo palmo iniziava a scomparire. « Whoa, whoa! Che DIAVOLO sta succedendo! »

 

Un'ondata di energia attraverso l'aria, Castiel poté percepirla ma dubitò che uno degli altri umani sarebbe stato capace di sentirla visto che era passata in uno strato di aria invisibile all'occhio umano. Era come un piccolo elettroshock. Gli occhi di Castiel erano fissi sul punto in cui il TARDIS sembrava essere svanito ma Castiel poteva VEDERE che apriva una frattura nel tempo e nello spazio. Fili di energia dorata composta dal tempo stesso si allacciarono attorno alla cabina, tirando dentro il vortice dello spazio e del tempo finché la cabina telefonica blu non fu completamente tirata dentro il varco. La frattura rimase aperta solamente qualche altro secondo ma fu abbastanza per infastidire il continuum spazio-tempo. Giusto un piccolo cambiamento, abbastanza da cambiare il corso degli eventi.

 

« Cosa… cosa è successo? Perché è scomparsa? Dove è andata? » Dean batté le palpebre confuso, la sua testa sballottava da una parte all'altra alla ricerca della cabina blu da qualche parte nella stanza. Ma ovviamente era andata via.

 

« È scomparsa, Dean! » disse Sam, come se niente fosse quasi, mentre corrugava le sopracciglia.

 

« Sì, sono quasi capace di VEDERE che è andata, grazie! » borbottò Dean mentre si voltò per fronteggiare il Dottore. « Hey, Doc! Dove diavolo è andata a finire la tua cabina blu?! »

 

Dean si aspettò che il Dottore rispondesse alla sua domanda, ma il Signore del Tempo rimase fermo dov'era, i suoi occhi spalancati e non vedenti.

 

Castiel lo vedeva, tutto. Il passato e il presente del Signore del Tempo si spostavano continuamente, visibili nei suoi occhi verdi spalancati come frammenti di un film riprodotto su due schermi, avanti e indietro, veloce e lento. Era legato al tempo, al tempo e allo spazio, e qualcosa stava succedendo, qualcosa di brutto, e adesso la sua vita stava iniziando a riscriversi da un punto.

 

Le ruote degli ingranaggi della sua anima iniziarono a vacillare, iniziarono a fermarsi, lentamente a tornare indietro. Per adesso erano solo due, ma Castiel aveva la sensazione che molto ancora dell'orologio e altre ruote avrebbero cambiato la loro direzione, portando indietro il tempo del corpo e dell'anima. Castiel non sapeva cosa sarebbe potuto succedere se il tempo del Dottore fosse tornato indietro, ma presunse che il corpo sarebbe cambiato nel suo passato se stesso, all'anima che era stata una volta. In questo caso, Ten.

 

Qualcosa era davvero sbagliato lì. Castiel poteva vederlo e sentirlo.

 

« Hey! » Dean schioccò le dita di fronte al volto di Eleven, infastidito dal fatto che il Signore del Tempo sembrasse ignorarlo, ma lentamente cominciò a comprendere che forse c'era qualcosa non proprio giusta come doveva essere. « Hey… » Dean si sporse in avanti, lentamente, i suoi occhi interrogativi mentre cercava di trovare lo sguardo del Dottore. Preoccupazione iniziò ad apparire.

 

All'improvviso il Dottore batté le palpebre, confuso, quasi come se sapesse dove si trovava. « Oh questo… questo non è affatto buono. »

 

Stava parlando del suo passsato-se stesso che era stato rapito.

 

« Sì, beh… » Sam si grattò la nuca mentre i suoi occhi trovarono il cadavere del tramite di Murmur. « Un po' di cose non sono andate molto bene… »

 

« Dobbiamo andare! »

 

Dean e Sam sussultarono alla rumorosa voce del Dottore, che adesso stava saltando verso la cabina telefonica rimasta. Era il Tardis di Ten, quello  nel legno blu scuro.

 

« Dobbiamo seguirlo! Dobbiamo fermarlo! Non bene, oh, no non bene, davvero non bene! » Il Dottore borbottava e Castiel era certo di sentirlo imprecare nella sua lingua natale mentre cercava la chiave dentro la sua tasca nel tweed.

 

« Cosa?! » chiesero i Winchester all'unisono. « Come?! »

 

Il Dottore grugnì e roteò gli occhi, agitando una mano verso di loro. « Non adesso! Dopo, dopo vi dico! Ma adesso dobbiamo assolutamente andarcene perché se non andiamo presto brutte cose succederanno, e sì lo so, brutte cose sono già successe ma dobbiamo evitare che le cose diventino ancora più brutte. » si fermò. « Peggiori. » si corresse e la voce venne meno perché aveva finalmente trovato la chiave. La sua chiave di riserva visto che l'altra l'aveva presa il Master.

 

« Veloce! » disse il Signore del Tempo, un piede già dentro la cabina.

 

« Whoa whoa! Frena i tuoi cavalli, amico! » Dean alzò le mani. Castiel stava per sottolineare che non c'erano cavalli lì ma dopo realizzò che probabilmente era un'espressione idiomatica degli umani, quella che aveva usato Dean. « Non riusciremo ad entrare in quel… coso! »

 

Il Dottore roteò gli occhi. « Muovetevi! » incoraggiò. La sua voce era agitata, non minimamente calma com'era stata qualche ora prima.

 

Sam era sul punto di aprire la bocca quando John iniziò a parlare. « Siete seri?! Tutti voi?! »

 

Teste si voltarono verso il medico militare. Gli occhi dell'uomo erano infiammati di rabbia e tristezza mentre guardava tutti loro con un mix di incredulità e disprezzo sul volto. « SHERLOCK è SCOMPARSO! È probabilmente MORTO e tutto quello che fate è… questo?! »

 

« Hey bey! » Dean scosse la testa. « Stiamo cercando di fare qualcosa, okay? Ma cosa esattamente dovremmo fare, eh? »

 

Sam spalancò gli occhi e scosse la testa mentre guardava Dean con la stessa incredulità di John. « Dean! Il suo migliore amico è appena svanito! »

 

Dean alzò le spalle. « Beh, succede a volte… » fu un incerto tentativo di scherzarci su.

 

« Nel nostro caso, sì. » Fu la risposta secca di Sam.

 

« Oh andiamo! »

 

« Pensavo che fra tutte le persone tu avresti capito, Dean! » Gli occhi di Sam erano seri e d'intesa. Dean serrò la mascella e il suo sguardo guizzò a lato per incontrare quello di Castiel. Certamente capiva.

 

« Ragaaaazzi! » incoraggiò il Dottore.

 

« Scusa. » John si massaggiò il volto con le mani, facendo qualche passo indietro. « Va bene solo… lasciate stare… È completamente okay… tutto okay. »

 

John rise, ma era un'amara e triste risata. I suoi occhi erano scuri e quasi senza vita. « Scusa - » La sua voce era impassibile. « - ma il mio miglio amico è appena morto. Non penso andrò da nessun'altra parte che a casa. »

 

« Non c'è nessuna prova che sia morto. » provò Sam, la sua voce compassionevole e dolce, cercava di confortare il dottore militare. « Forse è solo… » Il giovane Winchester cercò la parola giusta. « Da qualche altra parte… »

 

John non disse niente. 

 

Lucifero ridacchiò, i suoi occhi brillavano dal divertimento.

 

« Per favore, non dovresti essere soli ora come ora! » Il Dottore sorrise tristemente a John ma John semplicemente distolse lo sguardo, troppo consumato dalla tristezza. « Vieni con noi. »

 

John alzò lo sguardo, dolore nei suoi occhi. « Solo per vedere qualcun'altro morire? Uno dei motivi per cui ero felice di tornare in Inghilterra per perché non avrei più rivisto nessuno dei miei amici morire di fronte i miei occhi, e adesso questo! »

 

Le spalle di John si tesero. Castiel poteva vedere intravedere un velo di lacrime.

 

« Sono davvero dispiaciuto. » iniziò il Dottore, i suoi occhi verdi completamente tristi. « Sono dis - »

 

« Non è colpa tua. » disse John, questa volta la sua voce era stretta di emozioni. « Solo… solo lasciami stare per un po'. »

 

Dean e Sam si scambiarono un'occhiata veloce, e Dean alzò le sopracciglia in sorpresa. Castiel aveva sempre ammirato i Winchester per la loro abilità di parlare senza proferire parola.

 

« Beh, ha ragione. » Sam fece qualche passo verso John. « Non dovresti restare da solo adesso. »

 

« Sam. » La voce di Dean era bassa, quasi come un avvertimento, ma Sam continuò. « So come ci si sente quando un tuo amico muore. E so che non vuoi essere da solo in questo momento, perché fa schifo. Quindi… » Sam alzò le spalle. « Penso che sia meglio se stai con noi finché non ritorneranno dal loro viaggio. » Fece un cenno verso il Dottore.

 

John sospirò, e tentò un sorriso. Tuttavia, finì col fare una smorfia triste. « Non devi. Ho la mia famiglia con cui parlare… » non sembrava tanto convinto.

 

« Sì, ma Sherlock non è morto, non finché non possiamo essere sicuri. E so come ci si sente quando non sai cosa è successo ad un tuo amico. »

 

O fratello.

 

« Quindi, penso che è meglio se hai qualcuno con cui parlare che sa un po' di cose sulle persone scomparse all'improvviso. »

 

John non era d'accordo con Sam ma non disse una parola contro la sua decisione.

 

Dean, però, era tutt'altro che felice riguardo la decisione che aveva preso suo fratello minore. « Amico! » Prese suo fratello dal braccio, trascinandolo da parte per parlargli.

 

I fratelli parlavano con voce sommessa, e Castiel non riuscì a comprendere cosa stessero dicendo perché Lucifero aveva deciso che si sarebbe divertito cantando 'I believe I can fly', una canzone che Castiel non aveva mai sentito prima. Era una canzone davvero fastidiosa.

 

« Avevo menzionato che possiamo viaggiare attraverso il tempo e lo spazio? » chiese casualmente il Dottore, facendo girare tutti quanti verso di lui.

 

« E lo stai dicendo solo ora?! »

 

Il Dottore alzò le mani in difesa. « Scusate, pensavo che il nome della nave spiegasse da solo. »

 

Dean e Sam si scambiarono un'altra occhiata veloce, e infine Dean sospirò in sconfitta. « Assicurati soltanto di essere in quel dannato appartamento quando torniamo. »

 

« Oh, torneremo in tempo, promesso! » sorrise il Dottore. Sembrò quasi essersi dimenticato il motivo del loro viaggio. « Adesso veloci, veloci! » Si precipitò verso Dean e Castiel, afferrandogli il braccio e tirandoli verso la cabina telefonica.

 

« Torneremo! E tutto quanto sarà al suo posto, promesso! » disse, guardando oltre la spalla verso John, il cui volto sembrava essere fatto di pietra. « Promesso! » disse il Dottore, ancora, e la sua voce era seria questa volta.

 

« Non farti ammazzare, Sammy! » urlò Dean prima di venire spinto dentro la cabina telefonica, velocemente seguito da Castiel e il Dottore.

 

L'interno non era come Castiel era aspettato. Di solito, le cabine telefoniche hanno uno spazio limitato ma questa… questa era qualcos'altro. Beh, d'altronde non era una cabina telefonica. Castiel poteva percepire la strana energia frigolare sotto i suoi piedi e tutt'attorno a lui. Quella non era solo una cosa, non solo una nave spaziale. Era un essere vivente. Aveva un'anima, una calda e soffice anima che illuminava l'intera nave.

 

Castel era sicuro di poter sentirla sussurrare e ridere dolcemente.

 

Lucifero era stranamente silenzioso, e quando Castiel si voltò scoprì che non c'era affatto. Il sollievo prese il sopravvento su Castiel e l'angelo si permise di rilassarsi. Era certo che l'assenza di Lucifero non sarebbe durata molto, ma in quel momento non poteva interessagli meno.

 

Il Dottore sorrise da orecchio a orecchio mentre camminava con grandi passi verso la grande console nel bel mezzo della stanza. Era una grande stanza con pareti dorate fatte un ferro sconosciuto sulla terra. La console luccicava in una lieve luce bluastra ed era equipaggiata di ogni sorta di controller o bottone. C'era anche un grande tubo al centro della console che la collegava al tetto.

 

« AMICO, è come uno di quei fottuti film di Harry Potter! » ansimò Dean, i suoi occhi spalancati.

 

« Lo so! » L'intera faccia del Dottore si accese immediatamente. « Ma meglio! Un po'… Oh, ho amato quei libri! Piansi alla fine! » Diede a Dean un'occhiata incuriosita, come se si aspettasse la stessa risposta da lui.

 

Dean, tuttavia, era troppo occupato ad osservare la grande sala di controllo e la console. « Sì, davvero triste… » Era ovvio che non era un grande fan della così detta serie di 'Harry Potter', che adesso sembrava un po' deludente. Tuttavia, la sua delusione fu presto rimpiazzata da malinconico sorriso. Il Signore del Tempo passeggiò attorno alla piattaforma, i suoi occhi vagavano dappertutto. « È passato tanto tempo… » borbottò tra sé e sé.

 

« È passato così tanto tempo da quando sono stato in questa stanza… » Il Dottore sospirò e si fermò di fronte la console.

 

« Che intendi di - » iniziò Dean ma chiuse la bocca quando uno scatto attraversò il TARDIS. « Che cos'era?! » C'era panico nella voce di Dean e suoi occhi balzavano ovunque.

 

Il Dottore, che era al momento occupato a premere bottoni e tirare leve, alzò semplicemente le spalle mentre rispose: « Oh, siamo solo entrati nel vortice. »

 

Il Signore del Tempo lo disse con così tanta naturalezza, come se fosse qualcosa normale da fare. Lo era, per lui, ma Dean era un po' spaventato, o così sembrava. Non gli era mai piaciuto volare, Castiel riusciva a ricordarlo.

 

« Wow, ottimo… E quanto tempo ci vuole per arrivare… dovunque stiamo andando? »

 

Il Dottore si fermò, le sopraciglie corrugate mentre oscillava la testa da una parte all'altra. « Io… io non lo so… dipende. »

 

Le sopracciglie di Dean si alzarono in sorpresa. « Cosa?! Questa è la tua dannatissima nave amico, devi sapere quanto tempo ci vorrà per trovare il Master e… il passato-te! »

 

« Non è così facile… » borbottò il Dottore mentre premendo un interruttore blu. « Non so dove andare… ancora. La mia memoria è… non è in ordine ancora… »

 

Dean continuò a fissare il Dottore con uno sguardo di totale mancanza di comprensione.

 

« Cosa? Vuoi dire che stiamo volando attraverso lo spazio finché non ricorderai… le cose? Dal tuo passato? Che non è in realtà ancora accaduto perché tu sei del futuro? »

 

Il Dottore annuì silenziosamente ma non incontrò gli occhi indagatori di Dean. Invece si mise a giocare con la console.

 

« Oh, magnifico! » Dean si massaggiò il volto con le mani, cercando di stare calmo. La situazione era probabilmente molto snervante per lui. Castiel si domandò perché.

 

« Va tutto bene, Dean. » disse l'angelo mentre osservava il cacciatore umano alla sua destra. « Il Dottore ha detto che possiamo viaggiare tra lo spazio e il tempo, perché non dovrebbero esserci problemi. »

 

Dean voltò il capo verso Castiel. « E? » sbottò. « Ciò non significa che abbiamo tutto il tempo del mondo, giusto? »

 

Il Dottore si massaggiò il collo in imbarazzo. « Mi spiace… cercherò di ricordarmi qualcosa. »

 

Castiel incontrò lo sguardo di Dean, e per un minuto o due si fissarono senza neanche battere le palpebre. Gli occhi di Dean erano davvero molto verdi. « Non capisco perché sei così arrabbiato al riguardo, Dean. » ammise l'angelo, non interrompendolo la gara di sguardi. « È la vita del Dottore ad essere in pericolo, non la tua o quella di Sam. »

 

Dean sbuffò, i suoi occhi ancora fissi su Castiel. « Forse è perché sono umano, Cas. Perché io non ho il fottuto tempo per volare attraverso l'universo per tutta la vita! »

 

Perché quello avrebbe significato non poter più rivedere suo fratello, e questa era la sua più grande paura. Non voleva perdere Sam.

 

« Non ci vorrà molto. » disse il Dottore frettolosamente. « Ho promesso. Datemi una notte o due e mi ricorderò. È solo, sai, ci vuole un po' per ricordarsi qualcosa che non è ancora successa nel tuo passato… uhm… sì… È un po' complicato. »

 

Dean annuì lentamente, comprendendo il punto. I suoi occhi persero il cipiglio arrabbiato e sospirò. « Lo so. Scusa, ho solo… Sì, è giusto un po' troppo. »

 

Il Dottore mormorò concordando, le sua mani giocavano con i bottoni della console. « Beh, c'è una camera da letto, ci sono camere da letto, giusto alla fine del corridoio. Se siete stanchi potete concedervi un riposino. O una dormita. O… leggere… fare… quello che volete. » La voce del Dottore scemò, le sue sopracciglia leggermente corrugate alle sue stesse parole. « Qualsiasi cosa. Io ho bisogno di riparare questa vecchia signora, così… siete liberi di esplorare le stanze. »

 

« È una buona idea. » rispose Castiel, lanciando a Dean un'occhiata veloce prima di camminare verso l'entrata che portava sul corridoio. 

Il cacciatore rimase fermo per qualche minuto prima di decidersi a seguire l'angelo.

 

Erano entrambi silenziosi durante il cammino sul piccolo corridoio. Non c'erano rumori di alcun genere, solamente il Dottore che parlava tra sé e sé o alla nave, e il leggero ronzio della stessa nave. Solamente qualche volta ci sentiva un leggero scricchiolio.

 

Dean si fermò alla porta seguente, aprendola senza esitazione.

 

« Wow, beh, alla faccia della camera da letto. » Il Winchester fischiettò e avanzò nella grande stanza che sembrava essere stata presa da un castello delle favole.

 

Castiel poteva vedere la meraviglia sul volto di Dean, i suoi occhi spalancati scansionavano la stanza con incredulità.

 

C'era un tappeto rosso sul pavimento e ornamenti dorati imbellivano le pareti. Castiel era certo che quei accurati ed elaborati ornamenti fossero in realtà lettere nella lingua nativa del Dottore, ma non era capace di comprendere il significato dei cerchi. Quello fu il motivo per cui il suo sguardo cominciò ad allontanarsi dai cerchi delle pareti della stanza.

 

Un grande letto a due piazze con coperte di velluto rosse e orli dorati era piazzato in fondo alla stanza, a fianco ad un guardaroba e una scrivania con una sedia. Sulla sinistra c'erano due comode poltrone, di colore rosso. « Persino un frigorifero… » borbottò Dean, e Cas notò il piccolo frigo bianco nell'angolo della stanza. In effetti, la stanza aveva tutto, dalle piante verdi di fianco alla porta ad uno scaffale a fianco al guardaroba bianco.

 

A Castiel piacevano specialmente le foto sulle parenti che mostravano un mondo che non aveva mai visto; un mondo con due soli e alberi d'argento e prati che sembravano mari in fiamme alla luce dorata dei due soli. Mancavano solamente le finestre in quella stanza.

 

« Questa è una fottuta suite da luna di miele! »

 

Da qualche parte si sentì un risolino, rimbombare per la stanza. Castiel era certo adesso che la nave si stesse prendendo gioco di loro. Almeno si stava divertendo.

 

Lucifero, d'altro canto, era ancora invisibile.

 

Tuttavia, Castiel dubitava che quello fosse un segno positivo.

 

« Possiamo cercare un'altra stanza, se preferisci dormire in una meno impressionante. » suggerì Castiel.

 

Dean lanciò all'angelo un'occhiata di strascico, bofonchiando qualcosa e agitando la mano. « Nah… » roteò gli occhi. « Non voglio camminare per questa nave tutto il giorno. Immagino che questa… vada… » La voce gli venne meno e guardò strano le lenzuola di velluto. « …bene per una notte… giorno… o qualsiasi cavolo tempo del giorno sia ora. »

 

Castiel, ovviamente, poteva dire a Dean che non era 'niente' in quel momento, perché stavano volando attraverso il tempo e lo spazio perciò non esistevano il giorno o la notte, ma rimase in silenzio e osservò il cacciatore, che aveva gli occhi ovunque tranne che su Castiel.

 

« Vuoi che ti lasci da solo? » chiese Castiel schiettamente perché era sempre così che faceva.

 

Gli occhi di Dean schizzarono di lato per guardare l'angelo.

 

« No. » sospirò. « No, va bene se rimani, fintanto che non mi guardi dormire perché è fottutamente inquietante. »

 

Castiel non riuscì a sopprimere un piccolo sorriso. Dean ghignò in cambio, i suoi occhi verdi brillavano di gioia.

 

« Beh, presumo di dover dormire da qualche parte. » sottolineò Castiel, guardandosi le mani prima di alzare lo sguardo verso gli occhi di Dean. « Quindi sarebbe un'ottima idea se andassi a cercare un altra stanza. »

 

Aver bisogno di dormire era qualcosa di cui non era abituato, e di solito non dormiva molto, ma in quel caso…

 

Dean grugnì ma sorrise, facendo l'occhiolino all'angelo. « Beh, abbiamo un grande letto qui, giusto? »

 

Castiel quasi roteò gli occhi alla quella risposta perché ovviamente Dean Winchester l'avrebbe detto. « Sì, Dean, lo so, ma presumo che tu non voglia dormire nello stesso letto con me. » Perché, davvero, per quale motivo avrebbe voluto?

 

Ci fu una genuina sorpresa sul volto di Dean mentre alzava le sopracciglia. « Perché non vorrei? » chiese, ed era una domanda onesta. Sembrava aver dimenticato che lui e Castiel avevano un rapporto piuttosto rotto, e sì, Castiel era un angelo e sì, il suo tramite era un maschio, e no, di solito non dormi nello stesso letto col tuo migliore amico se c'è un altro letto in giro.

 

Di solito.

 

« Beh… » cominciò Castiel lentamente. « Perché il mio tramite è un maschio e immagino che tu preferisca dividere il letto con le donne… » fece una pausa, corrugando le sopracciglia. « O con tuo fratello… se non ci sono altre opzioni. »

 

Dean grugnì e per qualche secondo sembrava essere infastidito. « Oh, davvero, Cas! Non, non stiamo… » si fermò, quasi arrossendo mentre realizzava cosa aveva appena offerto al suo migliore amico. « Dannazione, non stiamo facendo niente! Solo sdraiarsi l'uno accanto all'altro! » Ma sembrava che il cacciatore aveva realizzato che era una situazione davvero imbarazzante e sì, di solito si dormiva in letti separati e no, di solito non si guardava il proprio migliore amico così e -

 

Perché il cuore di Castiel iniziò ad accelerare al solo pensiero di essere vicino a Dean, solo vicino a lui, sdraiato accanto mentre era addormentato…

 

Castiel ovviamente sapeva il perché.

 

Dovrei andare e cercare un'altra stanza, Dean.

 

Questo era quello che aveva intenzione di dire.

 

Ma fece dei passi avanti invece, dritto nello spazio personale di Dean.

 

Il cacciatore non si mosse.

 

L'atmosfera stava crepitando con un diverso tipo di energia, e Castiel non sapeva dire se era qualcosa tra lui e Dean o se fosse qualcos'altro.

 

Qualsiasi cosa fosse, lo spinse ad avvicinarsi al cacciatore, sempre di più finché non gli fu così vicino che poteva contare ogni lentiggine sulla pelle di Dean, persino alla luce arancione della stanza.

 

« Ti dispiacerebbe, sdraiarti così vicino a me? »

 

« Così è davvero vicino… » rispose Dean dolo qualche minuto di silenzio. I suoi occhi schizzarono giù verso la bocca di Castiel.

 

« Lo so. » disse Castiel, non curandosi affatto di aver invaso lo spazio personale del cacciatore ancora una volta, perché che motivo c'era di preoccuparsene quando Dean non se ne curava affatto?

 

« Ti dispiacerebbe? »

 

Era meravigliato da quegli occhi verdi, lo era sempre, perché mostravano così tanto di com'era Dean. Mostravano tutto, e Castiel poteva vederlo, l'anima di Dean, proprio in quegli occhi, luminosa e bellissima come una stella nel cielo. Perfezione.

 

« Ti dispiacerebbe, Dean? »

 

Dean lo fisso, dritto negli occhi, e non distolse lo sguardo. Stava solamente fissando. Dritto in quegli occhi. E l'angelo si domandò cosa l'umano poteva vedere negli occhi del tramite, in quegli occhi che erano un solamente un tessuto biologico tra la vera forma di Castiel e il mondo esterno. Dean era solo un umano, e i suoi occhi non potevano vedere dietro quegli occhi, dietro la parete. Tutto ciò che poteva vedere era il blu, il blu infinito, e Castie si domandò se Dean era affascinato da cosa vedeva o da cosa pensava di riuscire a vedere in quegli occhi che non erano gli occhi di Castiel, eppure lo erano.

 

Forse fu un incidente, forse non lo fu, ma entrambi si sporsero in avanti, nello stesso momento, e sembrava così giusto, e Castiel era sicuro che non si era mai sentito così sicuro su niente fin quando le loro labbra non si incontrarono finalmente.

 

Fu soffice. E solo un bacio veloce. Niente di speciale. Niente di magnifico. Le loro labbra a mala pena si sfiorarono. Fu più un bacio fantasma, un sussurro, ma fu abbastanza. E fu davvero un bacio goffo, ma d'altronde, Castiel non aveva mai davvero baciato nessuno, non mentre era se stesso, perché no, Meg non contava. Non davvero.

 

Poteva essere stato perfetto, forse, e Castiel quasi chiuse i suoi occhi, ma poi Dean iniziò ad arretrare, i suoi occhi ancora più sbarrati di prima, shock visibile in ogni fibra del suo essere mentre cercava di processare cosa era appena successo.

 

«  Che DIAVOLO, amico! » Era sconvolto, non così sconvolto come quando qualcosa in una caccia andava male, più come quando era ferito, emozionalmente, e Castiel non sapeva perché, perché Dean si era arrabbiato?

 

« Perché sei arrabbiato? » Non poté reprimere la domanda, parlò senza riflettere, una domanda confusa perché l'angelo non riusciva a capire perché il cacciatore si era arrabbiato riguardo ad un bacio che a malapena era successo.

 

« Io.. tu mi hai appena baciato cazzo, okay! » urlò quasi Dean, passandosi una mano tra i capelli mentre cominciò a camminare avanti e indietro di fronte Castiel. Le sue mani stavano tremolando.

 

« Prima tu… tu ti lamenti riguardo al dormire in un letto con me e poi mi baci? Scusa, ma… penso di averi bisogno di pensare su cosa è appena successo perché di solito non baci il tuo migliore amico, okay? »

 

Si girò, non proprio fronteggiando Castiel. « Gli umani non lo fanno, okay? Forse gli angeli, ma gli umani no! »

 

« Mi spiace… » iniziò Castiel, le sue sopracciglia corrugate, cercando di non mostrare che sì, in realtà era ferito da cosa aveva appena risposto Dean. « Ma pensavo che ti sarebbe piaciuto baciarmi. »

 

« Che… Cosa?! » Dean adesso si era voltato, fronteggiando completamente Dean, incredulità negli occhi. « Perché diavolo avrei voluto farlo, Cas, eh? »

 

Non lo sapeva.

 

C'era stata quella sensazione.

 

Qualcosa che gli aveva detto che era giusto.

 

Doveva essere stato ingannato.

 

Lucifero, di certo.

 

Quello era stato uno stupido errore.

 

Lo avrebbe dovuto sapere.

 

Di certo.

 

« Mi spiace. » disse l'angelo, la sua voce era grave ma non piccola. « Non succederà di nuovo. Capisco. »

 

Era ferito, sì. E ovviamente Dean non l'aveva notato. Gli occhi del cacciatore si ammorbidirono e sospirò, precariamente, mentre scuoteva la testa. « Cas, dannazione non si fa così… »

 

Castiel annuì solennemente. « Capisco, Dean, che ti senti a disagio. »

 

Dean batté le palpebre, aprendo la bocca, ma Castiel continuò a parlare. « Penso che sia meglio per entrambi se dormissimo in stanze separate. »

 

E Dean chiuse la bocca, le sue sopracciglia si corrugarono in un modo quasi disperato, ma non disse niente. I suoi occhi caddero sul pavimento.

 

Neanche Castiel parlò, perché cos'altro avrebbe dovuto dire? Che si sentiva una presa al cuore quando guardava Dean adesso e che si sentiva dispiaciuto perché, davvero, non sapeva cos'era successo era solo successo e per favore Dean non essere arrabbiato?

 

Fu allora che spiegò le ali, scomparendo dalla vista di Dean. Dean, che aprì la bocca qualche secondo dopo la scomparsa di Dean.

 

E ancora una volta l'angelo stava scappando quando le emozioni cominciavano ad essere troppe da gestire, perché come poteva gestire le emozioni umane, se non aveva idea di come fare?

 

Il miglior modo per superare quelle emozioni era nascondersi molto lontano da Dean finché le emozioni non si sarebbero sistemante e l'atmosfera raffreddata.

 

E Dean, ovviamente, era troppo testardo per ammettere che forse non si sentiva così a disagio come pensava Castiel. Che forse, forse sapeva da un po' che provava qualcosa per l'angelo.

 

Alla fine, erano entrambi troppo stupidi per realizzare che erano completamente innamorati ma non sapevano come gestirlo.

 

Ma, forse non era il momento giusto, perché adesso c'erano altre cose di cui occuparsi.

   
 
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