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Autore: Viola Plummer    07/05/2013    5 recensioni
Prima di allora non avevo mai tenuto un diario, solo libri di contabilità. Il resto non mi interessava, o per lo meno non mi sembrava importarte prendere nota dei dettagli per ricordarli a lungo termine. Ma al terzo giorno che, mentre ero seduta alla mia scrivania concentrata nel prepararmi per l'esame d'ammissione della Todai, la porta della mia stanza sbatteva e la finestra si apriva da sola sul mio naso, senza che soffiasse un alito di vento... beh, decisi che prendere nota di fatti ed orari era una buona misura cautelativa per salvaguardare la mia igiene mentale. Faceva caldo, era estate e l'anno scolastico volgeva al termine.
Genere: Demenziale, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nabiki Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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fanfic-cap5
Bene, bene, nipote. Il vecchiaccio si preparava a vuotare il sacco, o almeno così voleva farci credere. Diceva di saperla lunga, ma poi vai a sapere. A volte aveva raccontato tali panzane spacciandole per arcani misteri... Fidarsi non era la cosa più ovvia da fare.
A questo punto io però avrei proprio bisogno di una bella birra, quindi se volessi essere così gentile da prendere due bicchieri, vado a vedere se ne è rimasta un po' in frigo. Ah, ma aspetta un secondo. Minako Ono, quanti anni hai esattamente? Quattordici? Quindici? Compiuti, sì? Beh, non è mai morto nessuno per aver smezzato una birretta con la zia. Fa sicuramente meno male che stare tutto il pomeriggio in faccia alla tv. E alle ramanzine di tua madre ormai ci sono abituata.
Uhhhiiiiiiiiiii, se ci sono abituata...!
Ecco qua. Perfetto, è bella fresca, eh?
Dunque, dov'eravamo rimasti? Ah, sì. Il vecchio che ci convocava tutti nella sua stanza. Nella scatola dove hai trovato il diario ci sono anche delle mini-cassette, quelle piccole del registratore portatile. Prendi la prima, dovrebbe essere datata 2 luglio 1990. Proprio quella. Il registratore è lì nel cassetto, ora ce la riascoltiamo insieme, sempre che abbia ancora le batterie cariche... Ah, non ce le ha proprio? Tanto meglio. Le trovi là dentro, in quella scatoletta verde. Certo però tu magari non riconosci tutte le voci... aspetta allora. Vedi quella pila di quaderni tutti uguali? Lì ci sono le sbobinature dei nastri. Anche di quelli, prendi il primo. Stessa data. Corrisponde? Perfetto. Così potrai seguire con facilità.  Ché tua zia è stata una gran lavoratrice ai tempi. Solo a ripensarci alla faticaccia che mi hanno fatto fare mi sento male. Stavo davvero rimanendoci sotto. Ma tant'è. È tutto ordinato, datato, classificato, sbobinato e commentato. Un lavoraccio che neanche i cani... Sai una cosa? A te ora sembra di vivere in una famiglia relativamente normale, hai dei genitori che sono due personcine a modo, con la testa sulle spalle anche se per certi versi un po' eccentrici - immagino che alla tua età questo inizi a diventare evidente... - un nonno un po' svitato e piagnone, ma in genere allegro e affettuoso, degli zii che sono dei matti scatenati, ognuno a modo suo, dei cuginetti pestiferi, ma nel complesso ci vogliamo tutti un gran bene, no? Quello che non sai è che questa famiglia è stata molto vicina a non esistere affatto. Diciassette anni fa siamo stati tutti sul punto di saltarci alla gola gli uni con gli altri. Ci saremmo scannati a vicenda, se non fosse stato per la sottoscritta. Ma che te lo dico a fare... qui c'è ancora gente convinta che sia io quella che ha qualcosa da farsi perdonare e si sentono buoni perché ci passano sopra. M'avessero mai ridato mezzo yen... che banda di simpatici ipocriti! Sai che tua madre non mi ha parlato per quasi dieci anni? Roba da matti... Ma è acqua passata ormai. Certo se qualcuno si decidesse a chiedermi scusa mica ci starebbe male. Non che me ne importi qualcosa, sia chiaro. Come ti dicevo, ormai è acqua passata, tsk. Ma basta con le digressioni, riprendiamo da dove avevamo lasciato.
Ah, già! Che maleducata che sono... Salute!

Ero rimasta indietro. Non sapevo cosa esattamente fosse successo mentre ero via - il riassuntino di Nodoka era pieno di lacune e considerazioni demenziali - e il vecchio non mi aveva più anticipato nulla circa le sue ipotesi.
Quel ruolo da spettatrice passiva non faceva per me, non questa volta che non sembrava trattarsi di menar le mani ma piuttosto di far funzionare il cervello.

In quella casa c'erano solo due cervelli realmente funzionanti, capaci di guardare ai fatti con la necessaria freddezza: il mio e quello di Happosai. C'è da dire però che, per quanto io potessi essere, all'epoca, spietata, venale ed egoista, la malvagità del venerabile maestro era ad un altro livello. Forse non era il caso che lasciassi quei bietoloni dei membri della mia famiglia allargata in balia della mente perversa del vecchio. Avrebbe avuto gioco fin troppo facile nel rigirarseli come pedalini. Sarebbe stato più prudente mettersi nella posizione di poterli difendere se se ne fosse presentata la necessità. Certamente poi avremmo potuto pattuire un congruo compenso per i miei servigi.

Cinque minuti, avevo solo cinque minuti. Dopodiché Happosai avrebbe iniziato a dire la sua e qualsiasi cosa avesse intenzione di raccontarci si sarebbe convertito nel grande burattinaio della situazione. Il saggio, il sapiente, l'esperto. Egli sa, ha la conoscenza, l'esperienza, gli antichi testi. A noi altri sarebbe rimasta solo la scelta tra credergli o non credergli, seguire i suoi dettami oppure non seguirli. Già, ma con quale criterio? Questa gente non ha un criterio sensato per prendere simili decisioni. Mischiare giudizi di fatto e giudizi di valore è il loro passatempo preferito. È vero perché "mi pare ovvio che non possa essere colpa mia", perché "oddio quant'è virile", perché "bisogna sempre ringraziare", perché "non avevo mai mangiato tanto". È falso perché "non sta bene", perché "non è così che si comporta una vera signorina", perché "queste cose non si fanno", perché "io ho ancora fame", perché "il mio orgoglio mi dice che non può essere vero", perché "noooooooooooo la mia bambinaaaaaaaaaaaaaaaa non è possibileeeeeeeeeeeeee buaaaaaaaa!!!"
No, proprio non ci siamo. Dovevo recuperare. Dovevo mettermi in condizione di essere in grado di valutare obiettivamente ogni singola parola pronunciata dallo scaltro vecchiaccio. Avevo bisogno di dati.

Ovviamente poteva benissimo darsi che fosse tutto un bluff. Happosai avrebbe potuto anche mettersi a raccontare una delle sue pallosissime storie che iniziavano immancabilmente con "quando era un bellissimo giovane di soli diciotto anni e mi trovavo in Cina..." e tutti sarebbero tornati a farsi gli affari loro nel giro di un paio di minuti. Non era da escludersi, in effetti. Ma non avrebbe avuto molto senso arrivare a far trascinare la povera Kasumi ancora sotto shock nella sua stanza per ammansirci con una stupida storiella. Mettila un po' come vuoi, sta di fatto che avevo proprio la netta sensazione che il vecchio si stesse preparando a lanciare una bomba. Non un fuoco d'artificio, ma una vera bomba verbale. Questa era la sua occasione per accrescere a dismisura la sua posizione di potere all'interno dello sgangherato nucleo bi-familiare. Ed io avevo tutte le intenzioni di impedirglielo.

Perché non sarebbe una situazione piacevole. Perché mi farò ringraziare a dovere dal resto della ciurma. Perché quel porco di Happosai mi ha negato le anticipazioni promesse per il solo fatto - ovvio - di non avergli permesso di palpeggiarmi impunemente. E questa me la pagherà.

Decisi di lasciare perdere il mio okonomiyaki - solo un certo panda e mio padre potevano aver voglia di mangiare in un momento simile - per filare dritta in camera mia, recuperare il registratore tascabile - questo qui per capirci - e infilarci dentro una cassetta da novanta minuti.

Anzi no, meglio centoventi.

Presi il mio quaderno/diario e una penna. Quaderno piegato in una tasca degli shorts, registratore nell'altra, penna nel taschino della camicia. Mi restavano quattro minuti scarsi.
Tornai al piano di sotto. Nodoka tentava di rimettere in piedi gli infermi. Papà e Genma continuavano a spazzolare okonomiyaki, o quello che ne restava dopo i maltrattamenti subiti. Akane era seduta in giardino, guardava il laghetto. L'allegria di aver battuto Shampoo le era durata poco.
Io avevo pochissimo tempo. A quel punto la cosa più urgente era sapere cosa fosse successo là dentro durante la mia assenza. Almeno la sequenza temporale degli eventi. Avrei chiesto ad Akane. Mi andai a sedere accanto a lei e premetti "REC".

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2/ 7/ 1990 - 20:47 - Giardino di casa Tendo. Akane, Nabiki.

N. : Insomma, si può sapere che accidenti è successo mentre ero via?

A. : Eh, beh... l'hai visto, no? Pare che Kasumi non possa più avvicinarsi alla cucina che scoppia il delirio. Non so se a scatenare tutta questa furia sia stato il fatto di aver acceso il microonde o i fornelli... io non c'ero, stavo in palestra.

N.: Ti allenavi? Ma come! Con tutte le ammaccature che ti sei fatta oggi combattendo con Shampoo?

A.: Ma se non mi sono fatta quasi niente! L'ho battuta, non te lo ricordi? Il dottor Tofu mi ha fasciato la caviglia, è stata solo una storta. Sto bene. [3 sec.] E quello scemo di Ranma che invece di congratularsi ha cercato di farmi pesare il fatto che non ne ero uscita del tutto indenne...

N.: Lo dici perché ti ha offerto di portarti in spalla all'ambulatorio?

A.: Non dico che non sia stato gentile... È che ci potevo andare perfettamente da sola. E ci sono andata da sola infatti. Ho vinto, capisci? Ho sconfitto Shampoo e invece sembra che... [sbuffo/sospiro] lasciamo stare.

[3-4 sec.]

N.: Capisco. Se vuoi poi ne parliamo con calma, se ti va... adesso magari è meglio se finisci di dirmi della cucina.

A.: Tranquilla, non c'è nulla di cui parlare. [3 sec.] Ti dicevo che all'inizio inizio io non c'ero. Sono arrivata subito dopo. Prima di me era arrivato Ranma. Ha cercato di far uscire Kasumi dalla cucina, ma si è trovato coinvolto in una baruffa con le padelle... hai presente "La spada nella roccia", quando Caio e Ser Hector cercano di fermare la catena di montaggio della cucina stregata di Mago Merlino? [canticchia:] ...Non sapranno nemmeno chi è stato, quel che conta è il risultato!... Una cosa del genere, ma senza spazzole, tinozze e saponata. L'hanno suonato per bene! [risata appena accennata]  Poi il fuoco. È stata la parte peggiore perché si sono bruciati i capelli di Kasumi... sono completamente rovinati, soprattutto con la frangia ridotta così... sarà difficile ridargli una forma decente... è assurdo... Alla fine siamo dovuti intervenire io e papà per portarli in salvo. Siamo entrati alla chetichella dalla porta di servizio e, senza attaccar briga con nessuno degli oggetti volanti, li abbiamo portati fuori di là. Papà ha avvolto Kasumi in una coperta, l'ha presa in braccio e sono usciti da dove eravamo entrati. Io invece ho dovuto strisciare per terra per raggiungere Ranma senza farmi malmenare dalle pentole. Me lo sono messo in spalla e mi sono trascinata fino a raggiungere il corridoio. Sopra le nostre teste c'era un'allegra bagarre di tegami furiosi. Ma appena siamo riusciti ad uscire la cucina è come esplosa. Tutto quello che era per aria è stato scagliato contro le pareti con una violenza mostruosa. Subito dopo con papà e il signor Genma siamo tornati dentro a cercare di spegnere le fiamme, ma nel frattempo un tubo della caldaia ha ceduto e non ce ne è più stato bisogno. Si è allagato tutto. Ora però stiamo senz'acqua calda.

N.: E il soggiorno?

A.: Non ne ho idea, sono entrata in cucina dal retro e non ho visto cosa succedeva di là. Ma credo che sia cominciata dopo, quando ho portato fuori Ranma, tipo colpo di coda. Di cosa non lo so...

N.: Certo che è davvero strano. Qualsiasi cosa ci dica Happosai, sarebbe bene sentire un secondo parere. Non c'è da fidarsi, potrebbe essere lui la causa di tutto...

A.: ... [5-6 sec.] sì, può darsi... [N.B.: scarsissima convinzione].

N.: Senti un po' piuttosto, ma si può sapere da quand'è che sei diventata così forte? Quello che hai detto a Shampoo, che ti sei allenata tanto negli ultimi mesi... ma è vero? Io non ti ho vista darti così tanto da fare... anzi, mi pareva che avessi anche smesso di andare a correre la mattina...

A.: È che mi alleno la sera tardi...

N.: A notte fonda vorrai dire...

A.: Beh, sì... insomma... più o meno... dopo che siete andati a dormire tutti quanti.

N.: Ecco perché ieri notte eri sulle scale alle tre passate!

A.: Tu... tu mi hai vista...? ... io, ecco... ero già andata a letto in realtà, non avevo fatto tanto tardi... è solo che... insomma, sì, poi... è che... [inciafruglia cose senza senso]

Happosai [da dentro, rivolgendosi a tutti]: Insomma, vi date una mossa? Vi sto aspettando.

A.: [piccolo sospiro]

[Ci spostiamo nella stanza del vecchiaccio]
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Non ne avevo cavato granché, una cosa però mi appariva sempre più chiara: Akane stava attraversando un periodo complicato. Difficile dire se questo avesse a che vedere o meno con quello che stava accadendo, ma certamente era estremamente vulnerabile in quel momento. Avrei fatto bene a tenerla d'occhio.

- Sedetevi. - Happosai aveva sistemato otto cuscini in circolo, ci disponemmo in modo solo parzialmente casuale. La mia priorità era posizionarmi leggermente fuori dal suo campo visivo. Mi sedetti alla sua sinistra nella speranza di poter magari anche sbirciare un po' i rotoli sparsi attorno a lui. Papà e il panda ciccione se ne stavano uno affianco all'altro in posizione frontale rispetto all'oratore. Akane a ore nove, vicina alla porta. Nodoka tra Akane e il panda. Ranma a ore due, dopo papà, in piedi per ovvie ragioni, il solito sorriso sbruffone stampato in faccia, appena attenuato probabilmente dai fastidi fisici. A ore quattro se ne stava Kasumi, ancora piuttosto scossa, pareva avere la testa altrove, si guardava attorno svagata.
Chiaramente, il grande maestro non si stava preparando a confessarci di aver fatto qualche sortilegio alla nostra amata dimora.
Evidentemente, il vecchiaccio si apprestava a muovere delle accuse.
Decisamente, il suo scopo era ben lontano dal voler risolvere una situazione incresciosa per tutti.
Sicuramente, aveva in programma di divertirsi un sacco alle nostre spalle, dopo avermi negato le anticipazioni promesse quella mattina.
Palesemente, stava ostentando serietà, sbuffando fumo in silenzio - va bene, va bene, la smetto. Le minuscole braccia conserte, lo sguardo basso, gli occhi socchiusi. Eppure non potevo far a meno di pensare che stesse ridacchiando dentro di sé. Il suo brutto becco era come leggermente deformato, un accenno di ghigno famelico appena visibile sul suo volto grinzoso. Diamine se era repellente! Prese uno dei codici, lo srotolò e si mise a scorrerlo rapidamente con gli occhi borbottando tra sé e sé. Ripassava. O meglio, simulava di star ripassando. A chi voleva darla a bere? Poi lo richiuse di scatto. Sollevò il mento e ci scrutò con molta attenzione - anche troppa - uno ad uno. Si stava davvero divertendo, tanto che il suo ghigno divenne più evidente. Certo che solo un essere ignobile si rimangia una promessa perché una povera ragazza non si lascia palpare a suo piacimento. A quell'ora potevo star ridendo anch'io invece di essere una tra le sue tante vittime. Per non parlare di quel sinistro discorso sull'assumermi le mie responsabilità. Chissà a che si riferiva... Che individuo spregevole.
Ebbene.
REC.

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2/ 7/ 1990 - 20:51 - Stanza di Happosai. Gli abitanti di casa Tendo al completo.

Happosai: Ebbene, cara famiglia. Perché voi siete un po' la mia famiglia, lo sapete vero? E anche se spesso mi mancate di rispetto, anche se qualcuno di voi troppo spesso si diverte a maltrattarmi, io vi voglio bene. Ed è per questo che siamo riuniti qui adesso. - [Quanta melassa!]

[Borbottii diffusi]

H.: Ora cercherò di darvi quante più informazioni utili possibile prima che la situazione ci sfugga definitivamente di mano. Vedrò di prenderla alla lontana, per non turbare troppo le vostre fragili menti - cosa che peggiorerebbe la situazione - spiegandovi prima ciò che non dovete assolutamente fare. Tanto per cominciare,
quello che ha fatto Ranma oggi è sbagliatissimo ed è tutta colpa sua se è successo questo disastro. Capito Ranma?

Ranma: Ma che stai dicendo, vecchiaccio!?

H.: Hai capito benissimo. E lasciami finire prima di scaldarti. È solo colpa tua se i capelli della dolce Kasumi hanno preso fuoco. Mai, dico sul serio, mai mai mai sprigionare il proprio spirito combattivo nel mezzo di una crisi. È pericolosissimo. Anzi, come regola generale, tenete i nervi a freno dentro queste fragili mura o rischiamo l'effetto elefante nella cristalleria. Se proprio avete voglia di litigare, andate in giardino. E fatelo per tempo, prima che il vostro ki inizi a cambiare colore. L'idea che aveva avuto Kasumi di trattare gli oggetti con gentilezza, ovvero di contrapporre alla mancanza di equilibrio generale la propria calma e pacatezza è molto più efficace che non cercare di fare a botte con le padelle, che poi finisce male. Tutto chiaro? Non fatemi domande non attinenti, voglio solo sapere se avete capito cosa non si deve fare. Ranma?

R.: Parli strano oggi vecchiaccio, ma certo che ho capito. Mi dispiace Kasumi, non lo sapevo.

Kasumi: Non fa niente Ranma, hai solo cercato di aiutarmi. E poi credo tu ti sia fatto più male di me...

R. [tastandosi il fondo schiena]: In effetti... però i tuoi capelli...

K. [con una piccola lacrimuccia]: Ricresceranno...!

H.: Anche tutto il resto del disastro l'hai scatenato tu Ranma, con la tua reazione sconsiderata. Dovresti chiedere scusa un po' a tutti.

R.: Piano, piano. Io non potevo saperlo, perché dovrei chiedere scusa?

H.: Semplice. Kasumi neanche ne sapeva nulla ma era comunque arrivata a dedurre quale fosse il comportamento da tenere per contenere il problema. Tu invece sei il solito stolto. Pensi che tutti i nemici si possano affrontare a calci e pugni? Un artista marziale degno di questo nome dovrebbe sempre essere in grado di valutare cosa ha di fronte prima di combattere un avversario sconosciuto con una strategia casuale. Istinto e voglia di menare le mani non sono sinonimi, Ranma.  

[Discreto cappotto]

Panda: [cartello:] Molto saggio, maestro. [cartello:] Ranma è spesso avventato. [cartello:] È ancora molto giovane e immaturo.

H.: No, è un imbecille. Ma questo è un altro discorso.

R.: Ehi!

H.: A cuccia.

Panda.: [cartello:] Ranma, fai silenzio per favore. Non è il momento.

Nodoka: Genma caro, non sarebbe meglio se tornassi alla forma umana?

Soun: Purtroppo siamo senz'acqua calda, Nodoka.

Nod.: Oh....

Panda.: [cartello:] Credo che quello che tutti qui dentro vorremmo chiedere al maestro Happosai sia... [cartello:] Questo temibile avversario sconosciuto... [cartello:] Chi è?

S.: Giusto! Di cosa si tratta, maestro? Di un demone? Un fantasma? Un qualche spirito o forse...

H. [interrompendo]: Un po' di pazienza, per favore.

[Si diverte il vecchiaccio, eccome se si diverte...]

R.: Taglia corto, vecchio. Non vorremmo mica farci giorno! Dicci chi è e vediamo di trovare una tecnica per liberarci di lui alla svelta che ha già fatto abbastanza danni.

H.: Mi dispiace per te ragazzo, ma questa volta non te la caverai così a buon mercato. Non c'è nessun avversario e probabilmente non c'è neppure una tecnica per liberarsi del problema, non in senso stretto quanto meno.

[Borbottii diffusi. Provo a sbirciare i codici]

H. [Rivolgendosi a me, dopo avermi colpito la mano con un rotolo]: Tieni giù le mani tu. [Rivolgendosi di nuovo a tutti] Statemi bene a sentire, tutti quanti: nessuno di voi ha mai sentito parlare della Furia della Casa Stremata?

R.: E che cos'è? Un nuovo film dell'orrore? [ridacchiando beffardo]

K.: Sembra una cosa terribile... non mi sembra di averne mai sentito parlare.

[Papà e il panda scuotono la testa. Akane guarda il soffitto.]

Nod.: Io credo di sì... è una vecchia leggenda, no? Me ne parlava mia madre quando ero una giovane sposa desiderosa di diventare mamma... ma cosa c'entra, scusate?

[L'idea che Happosai si immischi di spose e desiderio di maternità mi da i brividi...]

H.: Beh, è qualcosa di più di una vecchia leggenda. È uno dei fenomeni più inquietanti e complessi che si conoscano nell'ambito dell'interazione tra ki e materia inerte. Molti antichi testi parlano di questa questione, ma la gran parte si riferisce alla fenomenologia più comune, ovvero a quelle circostanze scatenanti che, in genere, sono le sole a generare la potenza necessaria a dar luogo ad effetti visibili. Da qui la leggenda secondo la quale quando una coppia desidera avere un bambino ma l'agognato figlio non arriva la casa scricchiola, si sentono strani rumori notturni, diventa difficile regolare la temperatura dell'acqua e cose simili. Si dice che la dimora di una famiglia sviluppi una sorta di empatia con i suoi abitanti, che questo la renda partecipe della frustrazione prolungata dovuta al tentativo ripetutamente vano della coppia di riprodursi. Ovviamente queste sono tutte stupidaggini. [Mi guarda fisso, sollevando le sopracciglia e accennando un mezzo sorrisetto. Pare voler dire: "Non avrai mica creduto che vi abbia riuniti qui per raccontarvi una sciocca storiella?"] La casa, neanche a dirlo, non ha un'anima, non sviluppa empatia, non soffre con chi vi abita, non è di buono o cattivo umore. Tutte baggianate. La maniera scientifica [seconda occhiata diretta] di raccontare questa storia è un'altra. L'energia negativa sprigionata dagli aspiranti genitori in certi casi arriva ad essere superiore, per intensità e continuità del flusso, alla quantità massima che un contenitore chiuso di materiale vario, quale una stanza o una casa, sia in grado di disperdere. Quindi questa energia finisce per accumularsi nelle molecole del legno, negli atomi dei metalli, nell'aria, nel vetro, nelle plastiche. Se la situazione persiste, si raggiunge una soglia critica e gli effetti delle alterazioni nella struttura della materia diventano macroscopici, dunque percepibili. Si crea una condizione di ipersensibilità per cui se nel ki di una persona che si trovi in una casa stremata si determina una qualsiasi fluttuazione - rabbia, tristezza, ansia - le conseguenze posso essere decisamente spiacevoli.

[Torna a fissarmi. Non parla più. Aspetta un segno di approvazione? Tutto chiaro, prof.! Proceda pure.]

N.: Non è facile seguirti, sai? Si può sapere a che dobbiamo questo pistolotto pseudoscientifico?

H.: Non far finta di non saperlo, Nabiki cara.

[Far finta? E chi fa finta? Se non mi hai più anticipato nulla!]

H.: È molto semplice: questo è anche il nostro caso. In questa casa non ci sono demoni né spiriti di nessun genere. È pulita. Ho controllato più e più volte. La casa e tutti i suoi abitanti sono assolutamente liberi da qualsiasi tipo di possessione. Siamo soli, qui dentro. [Mi fissa di nuovo. Non capisco cosa voglia...]

N. Questa dovrebbe essere un'ottima notizia, ma da come lo dici non suona affatto come una cosa positiva... o sbaglio?

[Vediamo un po' come sta reagendo l'allegra compagnia, rapidissimamente: Kasumi continua a sembrare sulle nuvole; Ranma pare tranquillo, si sporge un po' in avanti, sembra incuriosito; papà è papà, fa cenni di assenso col capo, tiene gli occhi chiusi e ostenta serietà perché evidentemente è disorientato; il panda è indolente; la zia Nodoka ha un'espressione assorta, forse lievemente tirata; Akane... beh, Akane insiste a starsene con il naso all'insù, guarda il soffitto.]

[Happosai sorride ancora. Certo che questo ci prova gusto a tenerci sulla graticola e se io oggi pomeriggio lo avessi lasciato fare per un po' a quest'ora saprei se sta mentendo oppure no... avrei dovuto lasciarlo fare? Solo a pensarci mi viene da vomitare, lurido vecchio ricattatore...]

H.: Non sbagli, ovviamente. Non è una buona notizia perché in un certo senso complica le cose. Tradotto per le menti semplici: nessuno speri di risolvere la questione scatenando la sua furia contro un mostro brutto e cattivo.

[Questa invece suona proprio come una dura e cruda verità. Non sta mentendo, non sembrerebbe, eppure tutto in lui - tono di voce, linguaggio corporale - indica che sta recitando ...]

[Possibile che questo cuscino sia così scomodo? Non riesco a trovare una posizione decentemente confortevole...]

[Happosai prende un testo e lo srotola.]

H. [mostrando il rotolo che ha in mano]: Qui si racconta la leggenda di cui parlava Nodoka, con l'aggiunta di alcuni dettagli un po' sconci che non sto qui a dirvi, e vi è riportata la spiegazione scientifica che vi ho dato prima, anche questa con qualche dettaglio in più. Questo rotolo rappresenta il testo base, il più comune, diffuso non solo in Giappone ma anche in Cina e altrove.

[Il suo sguardo si posa su tutti i presenti a turno, ma ho la persistente sensazione che su di me insista sempre qualche secondo di troppo. Mi mette a disagio.]

H.: Tutte le più antiche culture ne possiedono una propria versione, ma gli scritti sono tra loro quasi del tutto simili, variano solo i fronzoli di contorno. Ogni persona con un minimo di cultura in ambito di energie corporee e affini ne possiede una copia e ne conosce il contenuto. Per dire, sicuramente l'ha letto anche Shampoo.

[Ora mi rifila un'occhiata piena di rimprovero. Perché? Perché per colpa mia Shampoo sa che la nostra casa è furiosa e stremata. E questo, evidentemente, è un male. Accidenti, che nervoso! Calma, Nabiki, calma. Non è da farti saltare i nervi per così poco.]

H. [Posa il rotolo che ha in mano, ne prende un altro] Questo invece è un testo abbastanza raro. Contiene un elenco a grandi linee delle tipologie di circostanze scatenanti alternative [Altra fastidiosissima occhiata, questa volte potrei definirla complice. Che voltastomaco! Calma, Nabiki. Calma e sangue freddo.] e delle fenomenologie corrispondenti. Il resto dei rotoli approfondiscono alcuni casi particolari. Il linguaggio usato in questi antichi codici rappresenta l'ostacolo principale al loro utilizzo. Si tratta di spiegazioni estremamente criptiche che parlano attraverso riferimenti ad altri fatti, miti e leggende della storia antica. Raccapezzarcisi sarà un vero incubo.

[Happosai continua a guardarmi fisso. Perché Happosai mi guarda fisso? Oddio. Ritiene che a questo punto io dovrei essere in grado di risolvere l'enigma? La casa è furiosa e stremata... Lo sa anche Shampoo, per colpa mia... Una leggenda con particolari sconci e una spiegazione scientifica...  Giovani donne che aspirano a diventare madri, ma anche cause alternative... Akane è strana... Io devo assumermi le mie responsabilità... Non ha alcun senso. Questi ingredienti fanno solo una maionese impazzita...]

H.: Inoltre, per ovvie ragioni, il contenuto è ostico, spesso un vero pugno nello stomaco.

[Mi fissa ancora. Non so dove voglia condurre la carretta, non riesco nemmeno a intuirlo. Provo a dire qualcosa per togliermi d'impaccio.]

N.: Detto da te fa un po' ridere...

H. [ridacchiando]: Rilassati, Nabikuccia. Ritieni che io non mi stia spiegando sufficientemente bene? Vuoi continuare tu...? [Sorriso ammiccante.]

N.: Io..??

[Starà per caso cercando di far credere agli altri che io sia sua complice?]

H.: Povera cara, ti vedo davvero nervosa... che ti succede? [Occhiata mostruosamente melensa.]

[Bleah! Datemi un secchio! Calma, calma, calma. Sta cercando di farti perdere le staffe di proposito e non sai perché. Non dargliela vinta così facilmente.]

N.: Sei tu che dici cose senza senso. E piantala di fissarmi in quel modo, vecchio schifoso!

H.: Fissarti? Io? Quando mai? Siamo sul paranoico spinto questi giorni ragazzina, eh?

[Io sarò paranoica ma questo è solo un teatrino idiota. Sbuffo guardandomi bene dall'aggiungere altro. Se spera che io stia qui a fargli da spalla, si sbaglia di grosso.]

H. [riprendendo come se nulla fosse]: Lasciatemi aggiungere una cosa di importanza fondamentale. Se la sorgente dell'energia negativa [piccola pausa, altro sguardo a sopracciglia alzate tipo "hai capito, no?", o peggio "quello di cui sappiamo noi"] non potesse essere invertita [occhiolino lampo - ommioddio] e rimuoverla non dovesse essere sufficiente, esistono dei palliativi per preservare l'integrità strutturale dell'abitazione ed evitare pericolosi colpi di testa.

Nod.: L'incenso della levità, giusto..?

H.: Sì, nel caso delle coppie che non riescono ad avere bambini si chiama incenso della levità. Più in generale si parla di incenso del karma ed ogni caso particolare richiede un preparato specifico da bruciare. Il guaio è che - purtroppo per noi [altra fastidiosissima occhiata] - questo tipo di manualistica, voglio dire, i testi contenenti le ricette per tutti i possibili incensi, che saranno centinaia, è andata in larga parte perduta. Di solito, quando non si può adoperare l'incenso della levità, ci si affida a preparati generici che sono molto meno efficaci. In casi di manifestazioni di instabilità lievi possono anche andar bene, ma qui credo che stiamo già abbondantemente oltre il limite. Sarà quindi necessario [pianta i suoi occhi nei miei inchiodandomi nella mia posizione attuale] comprendere a fondo la logica delle interazioni ki-materia, studiare approfonditamente il caso in questione per poterlo classificare in modo corretto e ricostruire dettagliatamente l'effetto di ogni singolo ingrediente dei preparati dalle poche ricette reperibili al fine di ricreare l'incenso del karma che fa al caso nostro. [Torna rivolgere lo sguardo al resto delle platea] Potrebbe persino essere necessario mettersi alla ricerca di ulteriore materiale non in mio possesso. [Di nuovo rivolgendosi a me] Perché mi pare ovvio che qua non possiamo fare molto di più che affidarci ai rimedi palliativi, [2-3 sec.] non sei d'accordo anche tu, Nabikuccia?

N. [5 sec. - sinceramente sorpresa]:  Che??

[Ora mi stanno guardando tutti. È riuscito a far credere a questi qua che io la sappia lunga.]

H.: Dicevo, che ovviamente ricorreremo a rimedi palliativi, no?

N. [un po' agitata - appena appena - sporgendosi verso il vecchio]: Senti un po', tu. Io non so di cosa stai parlando, vecchio scemo. [effettivamente, riascoltandomi, ammetto di aver gridato un pochino]

[Questo qua è tutto matto.]

H.: Ma come, Nabikuccia!

N.: Nabikuccia cosa? Nabikuccia chi?? Che vai cianciando? La vuoi smettere di girarci intorno e dirci una buona volta che accidenti c'entriamo noi con La Furia della Casa Stremata??

H. [Sospirando sonoramente]: Eeeeggià! [Socchiude gli occhi, intreccia le mani e ghigna soddisfatto. Ci sono cascata. Altro che fargli da spalla. Mi sono appena assunta la responsabilità di avergli dato la stura.]

H. [Guardandomi dritto negli occhi, sorride gongolante]: Come vuoi. Dunque, prima di darvi le istruzioni che dovrete seguire per mettere fine a questo pandemonio...

N. [a mezza bocca, quasi ringhiando]: Bum!

H. [ignorandomi ma senza smettere di sorridere]: ... lasciate che risponda alla domanda di Nabiki.

[Sudo. Qualsiasi cosa stia per sparare adesso la responsabilità ricadrà per metà su di me. Devo mandare all'aria questa pagliacciata, non voglio proprio farmi usare come scudo umano. Che possiamo avere a che fare noi con le coppie che non riescono a concepire? Varianti sul tema? Assonanze? Forse non vogliamo davvero saperlo. Ma nessuno dice niente? Hanno tutti scelto di stare a vedere che succede? Ripasso di nuovo tutti i presenti. Kasumi? Assente, almeno mentalmente. Ranma? Ha fatto un passo indietro, ora la sua curiosità sembra essersi trasformata in lieve apprensione. Papà? Segni di noia mista ad impazienza. Panda? Ba-bu! Nodoka? Ha aperto la bocca, pare sul punto di voler dire qualcosa ma non fiata. Akane? Ha abbassato il naso, il suo corpo sembra in tensione, gli occhi fissi su di me, si morde nervosamente il labbro inferiore. Ma io non c'entro nulla, davvero! Potrei perfino interromperlo fingendo una crisi isterica, per la modica cifra di 5000 yen. Nessuno è interessato?]

H.: Bene. Oltre all'impossibilità di concepire un bambino esistono numerosissime altre situazioni, anche diversissime tra loro, che possono scatenare la cosiddetta Furia della Casa Stremata. L'unica cosa che le accomuna tutte è che si tratta sempre di passioni tristi degli abitanti. [Piccola pausa] In particolare, frustrazioni, angosce o tensioni irrisolte specificamente di natura sessuale.

[E con questo voglio davvero capire a che gioco stiamo giocando. Sta giocando. Perché vuoi mettermi in mezzo, vecchio matto?]

H.: Quando sotto un tetto le cose da quel punto di vista vanno particolarmente male, la casa può renderti la vita un vero inferno.

[Quindi io sicuramente non c'entro niente, ma - kami - ti stai proponendo quale sessuologo della casa e vuoi farmi passare per la tua amorevole assistente? Tengo la testa china, non ho molta voglia di tornare a indagare le facce altrui. Mi picchietto la fronte con due dita. Di tutte le corbellerie dell'universo questa è davvero la più demenziale che si potesse immaginare. Avrai messo tutti in imbarazzo, sei contento adesso? Ti sembrano argomenti adatti ad una riunione in famiglia? In questa non-famiglia, oltre tutto!]

H.: Nel nostro caso specifico ritengo, in termini concreti, che l'origine sia una certa persistente tensione...

[Ecco. Stai per oltrepassare il limite.]

N.: Frena frena frena. [facendo il segno del time-out con le mani] Tira il freno a mano, vecchio. Prima che tu prosegua con questa buffonata, ti dispiacerebbe spiegarmi perché hai cercato di far credere a tutti che io sapessi dove volevi andare a parare?

H.: Nessuna buffonata. È tutto vero, carta canta! [indica i rotoli] È solo che avevo bisogno di condividere il peso di queste rivelazioni con qualcuno. Ma ammetto che è stato molto divertente! L'importante però è che mi crediate...

N.: Divertente sarà tua nonna, vecchio scemo.

H.: Che ho fatto di male Nabikuccia? Capisco perfettamente che sia una questione delicata, ma meglio di così non sapevo proprio come dirlo!

[Finora nessuno ha fiatato. Alzo lo sguardo. Stanno tutti fissando noi due con aria incredula.]

N.: [ad Happosai] Ma perché hai cercato di mettermi in mezzo? [verso tutti] Ve lo ripeto: io non c'entro nulla.

H.: Sì, sì, va bene. L'hanno capito.

N.: Scemo. [Gli suono un rotolo in testa.]

[Più o meno tutti hanno cambiato posizione. Qualcuno è in ginocchio, qualcun altro carponi, qualcuno seduto sui talloni. Riguardo ancora una volta le facce di tutti quanti: perplessità e incredulità a palate. Kasumi: un po' rossa, la mano sulla bocca, lei si imbarazza facilmente. Ranma: un braccio sopra la testa, si gratta la nuca come fa sempre quando non sa che pesci prendere. Papà: sbatte ripetutamente le palpebre, pare indeciso tra ridere o piangere. Il panda: si è fatto da parte, gioca con un copertone. Nodoka: fissa il punto dove prima era seduta Akane. E Akane...? Dov'è Akane? Fortuna che avevo deciso di tenerla d'occhio...]

N. [trai denti]: Ma porc...!

[Mi alzo in piedi e punto un indice minaccioso contro Happosai, poi me li ripasso tutti uno a uno, negli occhi l'espressione più terrorizzante di cui sia capace]

N. [scandendo, voce gelida]: Nessuno di voi muoverà un dito né dirà mezza parola. Ora ve ne state qui, buonini buonini senza fare assolutamente nulla, fino a che io non sarò tornata. Voglio ritrovarvi nella vostre esatte posizioni attuali. E non deve volare una mosca, altrimenti la mia vendetta sarà terribile. Parola mia. Lascio qua il registratore, mi sarà testimone. Guai a voi!

S.: Ma allora tu stavi registrando?

N.: Mi era parsa una cosa utile. Ma, ve lo ripeto un'ultima volta: io non c'entro niente. Nulla. Zero. Kaput. Avete capito? E ora zitti e buoni.

S.: Ma Nabiki...

N.: Zitto e buono.

[Mi sfilo dal circolo e infilo la porta.]

H. [forte]: Nabikuccia è la cocca di nonno Happy!

N. [ad un solo passo di distanza]: Vecchio. Stronzo. [Abbastanza forte da assicurarmi che ogni singola molecola di legno e atomo di metallo nella casa abbia afferrato il concetto. Corro al piano di sopra.]

[Bisbiglii captati dal registratore in mia assenza:]

[2 min: rumori indecifrabili]

[1 min]

S.: Nabiki arrabbiata mi fa quasi più paura del maestro...

H.: Infatti era un diversivo perfetto.

S.: Diversivo? Sa che si vendicherà?

H.: Credo che adesso abbia altro a cui pensare.

[2 min: brusio]

[3 min]

Nod.: Forse questa cosa non andava fatta in questo modo... no?

[20 sec.]

K.: Nabiki ci vendicherà.

H.: Addirittura?

K.: È stato molto cattivo, Happosai. Non avrebbe dovuto agire così. C'erano altri modi.

H.: Non drammatizziamo, Kasumi. Così è stato molto più divertente.

K.: Non è stato affatto divertente. E Nabiki gliela farà pagare, la conosco.

H.: Vedremo di tenerla occupata.

[5 min]

R.: Ma cos'è successo, esattamente?

H. [appena udibile, forse soffiando direttamente nel microfono]: Moriremo tutti... non c'è speranza... moriremo tutti...
   
 
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