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Autore: Lotiel    07/05/2013    4 recensioni
(Sequel di "Dopo la Pioggia")
Erano passati poco più di due anni da quella triste notte. Dmìtrij lo aveva lasciato al porto di Tokyo agonizzante e aveva saputo poco dopo che era morto.
L’assassina si trovava in una delle zone più belle di Kyoto, sulle rive dello stagno che accoglie il Tempio del Padiglione d’Oro, con i suoi meravigliosi giardini.

REVISIONATO FINO AL CAPITOLO 6
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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03 - Minaccia


Era stremata. Alla fine delle sue forze e il pensiero dell’incontro di qualche notte prima, la destabilizzava e la deconcentrava. Neanche l’ultimo pugno che aveva tirato contro il sacco da boxe, le aveva giovato.
Non riusciva a scaricare il nervosismo che aveva dentro, persistente come un tic tac di un orologio. Eppure la sua ora ancora non era arrivata, perché aveva tante cose da fare e tanto ancora da soffrire. Ma non era questo il problema. Poteva essere chiunque, ma non Kajiro.
Doveva assolutamente parlare con qualcuno. Ma avere qualcuno per lei non era mai stato così semplice. Mettere di mezzo Jin avrebbe significato metterlo in pericolo e questo non avrebbe potuto perdonarselo.
Anche i cuori più duri hanno qualcuno dal quale tornare, il fatto è che per Reila avere qualcuno era sempre stato motivo per non tornare. Avrebbe solo complicato le cose e questo non poteva permetterselo.
La donna tolse i guanti da kick-boxing. Riprese fiato per lo sforzo ma ancora non riusciva a togliersi il viso dell’uomo giapponese dalla testa. Si chiedeva cosa mai volesse Kajiro da lei.
Era la domanda che la tormentava da quando era rientrata in albergo, anche perché non aveva voglia di tornare dal suo padrino, le avrebbe solo detto che l’aveva avvertita. Adesso doveva togliersi dai guai da sola.
La mente poi cominciò a ricordare la Russia, cominciò a pensare a Natasha e a come fare per eliminare quella donna. Era stata sicuramente lei a commissionare all’assassino la sua morte, ma Reila non immaginava che la direttrice di bordelli conoscesse bene il killer.
Reila chinò il capo e poi il pensiero di un uomo fece capolino da qualche angolo remoto della sua mente. Russo e biondo.
-Dmìtrij.
La voce era flebile. Aveva sussurrato il suo nome, con la voglia di riaverlo tra le braccia. Ma ormai non c’era più. Lui era morto e lei non aveva potuto dargli quello che più desiderava.
Si chiedeva spesso perché facesse così male. Il ricordo di un uomo che aveva imparato ad amare e ad odiare, l’unica persona di cui finalmente aveva sentito il calore.
Una sola lacrima rigò il volto dell’assassina, come non le capitava dall’ultima volta che l’aveva visto. Nel momento in cui gli aveva sparato. Era stata lei che gli aveva strappato la vita, eppure ne aveva sentito subito la mancanza.
Reila scrollò le spalle e scosse il capo per cercare di abbandonare il pensiero. Doveva solo pensare alla sua missione adesso, doveva solo ricostruirsi una vita e con George l’avrebbe rifatta. Sempre se la moglie l’avesse abbandonato oppure semplicemente se fosse morta. Ci aveva pensato molte volte e questo non le era piaciuto. Ormai il suo cervello organizzava tutto con la morte della persona, la via più semplice.
Si avviò a passo svelto verso la sua camera e decise che era il momento di pensare ad altro. Pensare a lui non le avrebbe risollevato la vita, né la giornata quindi era arrivato il momento di mettersi in moto.
 
Reila aveva preparato tutto. La vasca da bagno con i sali e tanta schiuma. Aveva raccolto i capelli lunghi dentro un asciugamano e aveva finalmente deciso di immergersi per un bagno ristoratore. Le avrebbe tolto la maggior parte della stanchezza accumulata.
Reila tirò un sospiro di sollievo e si rilassò, chiudendo gli occhi.
L’acqua era calda e il suo animo si stava risollevando. Improvvisamente la presenza di qualcuno che l’osservava, si fece pressante facendola sobbalzare e guardarsi intorno.
Delle mani sfiorarono le sue spalle.
-Reila, rilassati. Non sono qui per ucciderti. Non ancora!
Kajiro calcò sull’ultima parola in un avvertimento da dare all’assassina. Ma la voce era melliflua e con quel tono che a Reila metteva i brividi. L’uomo comprimeva alcune zone delle spalle, per farla stare calma e tranquilla in modo che lui potesse dirle quello per cui era venuto.
-Cosa vuoi?
La voce di Reila era sprezzante. Cosa mai poteva aspettarsi da lei?
Sicuramente non che l’accogliesse a braccia aperte. Difatti la fronte si era corrucciata e lo sguardo puntato di fronte a lei era arrabbiato, ma più che con lui, con se stessa.
-Reila, perché non ti calmi?
Le mani di Kajiro si spostarono sulle spalle dell’assassina portando alcuni massaggi per rilassare i muscoli abbastanza tesi della donna. Sfiorava la sua pelle come se fosse l’oro più prezioso e Reila sentiva il respiro dell’uomo sul collo, pressante e invadente.
Reila non riusciva però a stendere completamente il corpo, anche se l’acqua le dava un certo torpore alla testa. Ma doveva rimanere lucida, anche il bagno era rovinato.
L’uomo le si avvicinò pericolosamente all’orecchio e con una mano andò a cingerle il mento. Le fece voltare il capo, mentre lo sguardo dell’assassina era meno attento e meno sveglio di poco prima. Era come intontita.
-Voglio assaggiarti. Da tanto tempo desidero farlo.
La voce era bassa, lenta e sfioravano la pelle di Reila come velluto. Così come le labbra dell’uomo sulla guancia che scivolavano delicate e il viso ben rasato che non dava alcun fastidio a Reila.
-Cosa hai messo nei sali?
L’uomo sorrise e non poté far altro che avvicinarsi alle labbra della donna e iniziare un lento sfiorare di quella bocca che avrebbe voluto assaggiare più di ogni altra cosa. Ma non la baciò, non ancora. Non era il momento. Voleva tenerla per sé e farsi desiderare, così come lei aveva fatto con lui.
-Te ne sei accorta. Solo qualcosa per farti abbandonare alla tranquillità, mio fiore di ciliegio.
Reila non poté far altro che spalancare gli occhi al nomignolo che le aveva affibbiato, anche perché era il nome che usava quando stava in Giappone, un nome che conoscevano in pochi. Quei pochi che sapevano come contattarla.
-Non toccarmi.
-Non lo farò. Farò in modo che sia tu a chiedermi di farlo.
Reila aveva la mente annebbiata e non riusciva a formulare una frase coerente con tutto il discorso. Non riusciva neanche a vederlo, dato che aveva il volto solo per metà girato verso di lui e con la coda dell’occhio le risultava difficile.
Kajiro, le lasciò il mento sfiorandole il braccio e infine si sollevò.
Reila era rimasta fissa di fronte a lei e non gli aveva più rivolto la parola. Distese le braccia lungo la vasca da bagno e le mani si strinsero a formare pugni. Strinse così forte da fare uscire qualche goccia di sangue. Le mani già piagate da anni avevano nuove ferite, ma le più amare che poteva avere.
La cosa peggiore e che iniziava ad instillarsi nei suo cuore una scintilla di paura e di rabbia nei suoi confronti. Paura di quell’uomo che lei stessa aveva salvato e che il male aveva traviato e rabbia perché era stata lei a creare quel mostro.
La cosa peggiore era che non ne poteva parlare con nessuno e non poteva neanche sfogarsi a modo suo.
Uscì dalla vasca, sicura di essere sola. Kajiro era andato via, infilò l’accappatoio e si portò verso il salottino. Non era certo una donna che si faceva mancare niente e certo la sua bottiglia di vodka non poteva non esserci. Ma accanto a questa ce ne era un’altra, non per lei. Non sapeva neanche se avrebbe mai assaggiato quel nuovo alcolico, ma la teneva sempre. Magari qualcuno l’avrebbe bevuto prima o poi quel whiskey che le portava alla mente tanti ricordi.
 
Reila, attraverso gli occhiali da sole, distingueva anche il più piccolo particolare.
Era al tempio anche quel giorno, era l’ultimo giorno nel quale poteva vedere George, sempre se fosse riuscito a raggiungerla. Poi lui sarebbe ripartito per la Russia e anche lei.
Era una situazione già abbastanza complicata, mancava solo quell’assassino da strapazzo a complicare ancora di più il problema. Non poteva chiamare Jin, ma aveva bisogno dei suoi contatti per poter ritornare in Russia. Sicuramente tutta l’ Organizatsya¹, presto, avrebbe saputo chi lei fosse e questo non poteva permetterselo. Oppure poteva chiedere a George un aiuto.
Reila scosse il capo. Non riusciva a capire nemmeno perché era venuta di nuovo davanti al tempio. Non sapeva perché era ritornata in quel luogo e perché mai continuasse a guardare gli alberi di ciliegio. Ne sentiva il profumo e la profonda comunione che aveva con quegli alberi. Il padre le ripeteva sempre che lei era nata sotto quegli alberi e ne aveva preso il colore dei petali sulla pelle.
Chissà cosa avrebbe pensato a vederla adesso, con cicatrici profonde che le laceravano l’anima e la giovialità di bambina che era stata sostituita dalla freddezza della morte.
Poi i pensieri raggiunsero Tokyo e il porto, ma li scacciò subito, come i peggiori dei suoi ricordi. Alla fine la moglie di George le aveva invaso la mente. Non che la conoscesse, ma ne conosceva gli intenti. Dopotutto era la figlia di uno degli uomini più potenti della Russia e, sicuramente, una delle donne più pericolose del mondo moderno. Aveva preso qualche informazione su di lei e ciò che la spaventava di più era lo sguardo cinico e senza cuore della donna di affari in carriera. Ormai monopolizzava quasi tutto l’impero di George e lui stesso si era fatto gabbare con il più semplice dei trucchi.
Reila aveva appreso, almeno a quel tempo, che il matrimonio di George fosse stato combinato per poter salvare l’azienda, ma forse in quel crollo in borsa che l'uomo aveva subito, dove sicuramente lo zampino della moglie era stato proficuo, lei aveva preventivato tutto per poterlo sposare, anche senza il suo consenso.
George era, dopotutto, uno dei maggiori rifornitori di materiale bellico per l’esercito russo e questo doveva già mettergli i campanelli d’allarme. Solo che George si era fatto tradire da quel bel faccino e dall’estrema tenerezza che dimostrava lo sguardo della donna. Una cosa saggiamente architettata per stargli accanto.
Reila prese un profondo respiro, lasciando che le sue mani si posassero sulla corteccia di uno dei tanti alberi. Alla fine era arrivato il momento e tutto ciò a cui aveva sperato era diventato fumo davanti ai suoi occhi, davanti alla sua anima.
Alla fine lei aveva deciso e dopotutto non sembrava una scelta così difficile. L’unica scelta veramente difficile sarebbe stata, un giorno, abbandonare tutto per una vita monotona e tranquilla alla quale aveva sempre aspirato.
Lasciò il giardino e si diresse verso la pagoda. Sollevò gli occhi, guardandone il tetto e l’oro che l’ornava che rifletteva sui suoi occhiali scuri. A quale religione avrebbe mai potuto affidarsi?
Non ci aveva mai pensato, anche se le chiese europee la affascinavano di più. Avrebbe desiderato un abito come lo aveva visto nei film della Principessa Sissi, ma sapeva anche che quel sogno era destinato a rimanere tale.

Reila si avvicinò alla zona delle offerte per il tempio e ne sfiorò la superficie. Poi alla fine prese uno di quei pezzetti di legno per esprimere il proprio desiderio e lo attaccò alle altre offerte. 
Prese un profondo respiro, senza celare quella malinconia che ormai da tempo l’aveva presa. Allungò una mano coperta da guanto e aveva suonato la campanella. L’assassina chiuse gli occhi e congiunse le mani di fronte a sé e iniziò a pregare. Chissà cosa l’aveva spinta a fare quel gesto, ma una cosa era certa, ne aveva bisogno. Aveva bisogno di sentirsi protetta anche da un dio che magari nemmeno esisteva, ma aveva bisogno di sentirsi al sicuro.
yin yang vettore

Per saperne di più

¹L'Organizatsya ("organizzazione") è la criminalità organizzata di stampo mafioso della Russia, spesso indicata come mafiya dagli stessi russi e nota in italiano come mafia russa. Uno dei fenomeni che ha sorpreso maggiormente gli osservatori stranieri della Russia post-sovietica è stata la velocità con cui si è diffusa ed imposta l'Organizatsya.

Angolo dell'autrice

Lotiel Scrittrice - La pioggia sulla neve

Vi invito a guardare la mia pagina Facebook dove novità, spoiler e curiosità sui miei personaggi, vi aspettano. Vi inviterei infine a leggere "Dopo la pioggia" per poter capire un po' meglio l'intera vicenda. Infine vi ringrazio per chi l'ha messa tra le preferite/seguite/ricordate e per chi continua a seguirmi nonostante tutto.


   
 
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