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Autore: Eco_90    07/05/2013    0 recensioni
Storia scritta quando avevo 18 anni, quindi la prima in assoluto! E' la mia piccolina, se così possiamo definirla.
La storia parla di un amore profondo ma tormentato, che dovrà sopportare parecchie avversità, ma che forse alla fine riuscirà a trionfare... forse è vero che il vero amore vince sempre!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era una bella giornata di sole, talmente calda che potei uscire fuori, sdraiarmi sull’erba e godere dei primi raggi di quella che preannunciava essere una giornata eccitante.
Ero felice, e convinta che niente potesse mutare il mio umore, ma sbagliavo. Dal grande cancello di ferro battuto al limitare della proprietà di famiglia, vidi entrare una carrozza ma non riuscii a capire chi si celasse all’interno di essa … Sicuramente l’avrei scoperto presto.
Entusiasta di quella misteriosa visita mi alzai e decisi di avvicinarmi cautamente, non volevo far capire che ero interessata a scoprire chi fosse l’ospite inatteso. Mi accostai alla carrozza e dal suo finestrino uscì fuori una piccola testa. Era la testa di un ragazzo moro, con degli splendidi occhi verdi e una carnagione scura. Ero entusiasta di quella visione ma lui, inconsapevolmente, rovinò tutta l’atmosfera che avevo creato nella mia mente. – Aprite lo sportello. SVELTA. Ho un colloquio con il padrone di questa casa .-
Fui quasi intimorita dal tono fermo con cui aveva pronunciato quelle parole, e al contempo infastidita dal fatto che mi avesse scambiata per una domestica, che non riuscii a ribattere. –Allora, siete sorda?- stavo quasi per rispondere, quando arrivò Anne ad aprire la portiera della carrozza, chiedendo scusa all’ospite per l’inconveniente.
Scorato da Anne, quel giovane entrò in casa, un po’ indignato dall’accoglienza riservatagli. Egli però non era solo, bensì accompagnato da una donna di bell’aspetto, maestosa nella sua stazza e nel suo portamento. Decisi di entrare anch’io, ma appena misi piede in casa Anne mi disse che mio padre voleva vedermi, e che dovevo assolutamente rendermi presentabile per gli ospiti, che adesso stava intrattenendo nel salotto. Effettivamente ero vestita in modo poco consono, per una ragazza di così alta estrazione sociale … o così almeno mi ripeteva mio padre tutte le volte che mi vedeva conciata in quel modo;  L’idea di cambiarmi però, risuonava dentro di me in modo oltraggioso, ero si vestita come una domestica, ma dal mio portamento quell’odioso ragazzo avrebbe dovuto intuire che non facevo parte della servitù. Fui comunque, mio malgrado, costretta a cambiarmi d’abito e a indossare il vestito più bello che avevo: di seta rosa, moto semplice ma allo stesso tempo ricercato.
Scesi le scale, e mi trovai davanti alla porta del salotto. Matt, il nostro domestico, entrò annunciando il mio arrivo e alcuni secondi dopo la porta fu aperta, per lasciarmi entrare.
Mio padre si avvicinò, prendendomi sotto braccio, facendomi “sfilare” davanti ai due ospiti. –Questo è l’angelo di cui vi parlavo con tanta superbia, non avevo forse ragione a farlo?-
La donna cui poi fui presentata, rispose dapprima con un lieve cenno della testa, e poi con voce calda aggiunse –è veramente incantevole! Mio figlio- disse, girandosi verso il ragazzo (che intanto, avendo capito l’errore commesso nel giardino era diventato rosso come un peperone) –mio figlio sarà molto fortunato sposando vostra figlia!- A quelle parole il sangue mi salì al cervello. Avrei dovuto sposarmi? E chi avrebbe deciso: quando, dove e con chi avrei dovuto farlo? Non avrei mai accettato di sposare una persona così sgarbata e altezzosa.  Rivolgendo uno sguardo accigliato a mio padre, dissi –Chi, e con quale diritto ha deciso che io avrei dovuto sposare questo individuo? Non mi avevate forse detto che ero libera nella mia scelta?- mi guardò con un tale disprezzo, sicuramente in quel momento era più importante fare bella figura con i suoi illustri ospiti, piuttosto che pensare alla felicità di sua figlia. –Si dicono tante cose, bambina mia, per fare contenti i propri pupilli, ma poi altrettante non possono essere mantenute, per questioni che però, non ti riguardano in alcun modo. Ora ti prego di scusarti con la signora e il signorino Anderson, che sono per noi graditi ospiti!-
Al limite della mia pazienza non sapevo più come reagire al comportamento di mio padre. –Dovrei scusarmi con chi per primo dovrebbe scusarsi con me?- risposi sconcertata per tutta quella situazione. –Proprio così .- dissi. – Quello che voi chiamate gradito ospite, prima, credendomi parte della servitù (e già questo è sdegnoso) mi ha trattata come neanche i vermi vengono trattati, mi ha fatta sentire un’incompetente, e nessuno mi aveva mai umiliata così.-
Nella stanza ora regnava un imbarazzo generale. Il signorino Anderson era ormai di una sfumatura di rosso tendente al viola, e a quella vista il mio animo furente si placò, avevo raggiunto il mio scopo; Quindi molto educatamente mi congedai. Andai a scherzare dell’accaduto con il nostro stalliere, un ragazzo della mia età... povero, sì, ma intelligente e brillante come pochi. Durante il racconto dell’accaduto, proprio mentre mi stavo prendendo gioco del signor pomposo, mio padre entrò nelle stalle e con aria furente mi prese per un braccio, trascinandomi a forza nella mia camera. – Non uscirai da qui fin quando non avrai ben inteso il significato della parola “rispetto”, che io tanto ho cercato di insegnarti. - stavo per ribattere, o almeno avrei voluto farlo, avrei voluto dirgli :” so qual è il valore di quella parola, ed è appunto per questo che so portare rispetto a chi lo merita.” Avrei solo complicato le cose, così decisi che sarebbe stato meglio tacere. Per quella sera rimasi in camera mia ma non restai sola per molto tempo, perché oltre ad Anne, venuta a portarmi la cena, ricevetti la visita di Mark (il nostro stalliere), anche se lui rimase fuori dalla finestra, seduto sul tetto. –E’ tutta colpa mia. - lo guardai stranita. –Mark come può essere colpa tua, se sono stata io a comportarmi male e a prendere per i fondelli quello sciocco ragazzo?- non rispose, sapeva che avevo ragione, come io sapevo che il suo era stato solo un tentativo per tirarmi su di morale. L’affetto di Mark nei miei confronti era diventato sempre più profondo con il passare degli anni, fino a mutare in amore, ma io ricambiavo il suo sentimento con una sincera amicizia. Lui era l’unico vero amico che avevo, e non volevo che il nostro rapporto mutasse, perché era già tutto ciò di cui avevo bisogno.
Quella sera passò quietamente, e il giorno dopo fui chiamata per la colazione, ovviamente con i nostri graditi ospiti. Mi vestii molto svogliatamente, e appena pronta scesi nel secondo salone, dove gli altri avevano già iniziato a mangiare. Subito dentro il salone, rivolsi la mia attenzione alla signora e al signorino Anderson. – Vorrete di certo scusare una povera ragazza che ieri sera non sapeva quello che stava dicendo, perché era stata momentaneamente abbandonata dal suo angelo custode, che sa tanto ben domare gli istinti selvatici che si celano nel mio carattere!- Entrambi risero divertiti, e mio padre, cui neanche uno sguardo avevo rivolto, si risollevò, sentendosi meno in imbarazzo per l’accaduto della sera precedente. La signora Anderson e mio padre avevano deciso di sedersi vicini a colazione, così da poter architettare i più svariati intrighi, per far si che i loro pupilli restassero per caso da soli per iniziare a conoscersi. Il loro primo e ultimo tentativo fu durante una passeggiata a cavallo, nelle nostre terre. Io però, mi accorsi subito delle loro macchinazioni, e cominciai a correre quanto più veloce fosse possibile, tanto che dopo pochi minuti, avevo già seminato il mio futuro sposo ed ero rientrata in casa. Decisi di aspettarlo seduta davanti al camino acceso, ma passati dieci minuti non c’era ancora traccia di lui; non me ne preoccupai più di tanto in quel momento, ma cominciai a farlo dopo un’ora. Presi subito il mio cavallo e andai a cercarlo nel bosco, passarono ore, tanto che senza rendermene conto, mi ritrovai al buio. Volevo tornare a casa ma data la situazione riuscii solo a perdermi tra gli alberi; non ero impaurita, perché conoscevo bene quelle terre e sapevo che da qualche parte vicino a dove mi trovavo io, c’era una piccola baita, dove mio padre si recava durante la stagione della caccia. Dopo alcune peripezie riuscii a trovarla, mi colpì però una cosa di quella vecchia baita: una camera della casa era illuminata da una candela. Rabbrividii, avrei preferito rimanere fuori, nel bosco, piuttosto che intrattenermi con un vecchio e fluorescente abitante di quella casa. Comunque sta di fatto che mi feci coraggio, decisi di aprire la porta ed entrare, senza neanche tirare il fiato.  Ero agitatissima e con il cuore in gola, a un tratto il vento cominciò a soffiare talmente forte da riuscire a chiudere la porta dietro di me, facendomi sobbalzare, e involontariamente tirare un urlo. In seguito guardando il muro, mi accorsi che un enorme sagoma nera si stava avvicinando, purtroppo non riuscii a trattenere le lacrime dalla paura; purtroppo perché la sagoma che vidi sul muro non era quella di un vecchio fantasma, bensì quella di Anthony, che a quanto pare, si era rifugiato nella baita perché non conosceva la strada per tornare a casa.
 

Affamata entrai nella dispensa , trovandovi soltanto della carne essiccata. Non era proprio il tipo di cibo al quale ero abituata, ma data la situazione, la mangiai, e a dire la verità, in quel momento, sembrò avere un buon sapore. Lo stesso valse per Lord Anthony, anche lui non sembrava entusiasta di quella così rozza cena ma anche lui, come me, cedette al ricatto della fame. Finito di cenare, ci sedemmo davanti al camino, il fuoco che ardeva vivacemente nel focolare ci ridava vitalità. C’era però quel solito imbarazzo nella stanza, sia lui che io sapevamo che non lo avevo ancora perdonato per l’affronto che mi aveva recato. Lord Anthony, però, era per sua natura introverso e taciturno, anche se dovetti faticare per crederlo, dato il modo in cui si era rivolto a me il giorno prima. Decisi così che sarei stata io fare la prima mossa.
–Mi dispiace di avervi seminato durante la nostra cavalcata di questo pomeriggio, se non fosse stato per me ora non saremmo qui.-
-E’ vero.- si limitò a rispondere lui. Quella risposta risvegliò in me lo spirito combattivo che da poco era sopito nel mio animo.
-Che cosa?- risposi. –E’ per colpa vostra se mi sono comportata così. Finora sono stata io a scusarmi, anche se sapete precisamente che tutto è nato per un vostro errore, e per una vostra mancanza di rispetto.-
Lui mi guardò con aria arrendevole. –Avete ragione, sono stato veramente incivile, ho provato mille volte a chiedervi scusa ma appena vi vedevo le parole mi si congelavano nella gola. Ora però ci riuscirò.- fece una pausa per qualche secondo, cercando di farsi coraggio. –Scusatemi, sono stato altezzoso e meschino nei miei modi, non mi ero mai comportato cosi neanche con il più umile dei miei servitori, e Dio ne è testimone ma ero agitato, ero ansioso e sottopressione perché dovevo incontrare la mia futura sposa. Ah, non fate quella smorfia, so che voi non volete, però se continuate così rischiate di offendermi e quindi di chiedermi nuovamente scusa! Comunque, come dicevo, dovevo incontrarvi....dovete sapere però, che prima del nostro incontro mi sono informato su di voi e a quanto ho scoperto siete una ragazza ben voluta da tutti, per la vostra bellezza, che solo un angelo può eguagliare, e per il vostro carattere da guerriera, se viene ferito ma comunque dolce e puro. Questo dicono di voi. Le vuote chiacchiere da salotto però non vi rendono giustizia, siete bella come il più bello degli angeli, e il vostro carattere è amabile, proprio perché battagliero! Scusatemi se sono così sincero con voi, ma per mia sfortuna io tendo a tenere ben nascosti i miei sentimenti, e quando comincio a parlarne sono portato a farli esplodere all’unisono, come lo sparo di una pistola.- Lusingata e scioccata da quel nuovo Lord Anthony che avevo davanti, non riuscii a trovare le parole adatte per rispondere a quelle sue confessioni così sincere e profonde. Un sorriso imbarazzato mi si dipinse sul viso, seguito da un lungo silenzio. Lord Anthony  era ormai arrossito, e aveva cominciato a farneticare  cose senza senso, gli andai vicina, fermandomi di fronte a lui, e lo carezzai piano. –Grazie per le scuse ma ora calmatevi, non c’è bisogno di agitarsi. Mi avete detto delle cose talmente belle, che non vi dovete vergognare. Calmatevi!- in quel momento il rossore sulle sue guance sparì, e smise anche di farfugliare. Decidemmo di andare a dormire, erano le quattro del mattino, e l’allodola si preparava a cantare. Dormii profondamente per qualche ora, alle sette del mattino mio padre ci svegliò. All’inizio, vedendolo nel dormiveglia, pensai ad un fantasma: era pallido in viso, e le sue mani erano gelate, si notava la stanchezza nei suoi lineamenti. Probabilmente ci avevano cercati per tutta la notte. Ci riportarono subito a casa, dove la signora Anderson attendeva ansiosamente in nostro ritorno. Venne ravvivata la fiamma nel camino del salotto, e ci fecero accomodare su due grandi poltrone imbottite, messe davanti al focolare appositamente per noi. Effettivamente la notte in quella baita passò lenta, facendoci patire pene dolorose, per il freddo. Sembrava che i due genitori avessero a che fare con dei bambini, obbligarono i domestici a portarci del latte caldo e delle coperte di lana, tutto per i loro piccoli figli prediletti. –Come vi è saltato in mente di rimanere fuori fino a quell’ora tarda? Tu. – disse mio padre rivolgendosi a me. –Dovresti sapere che non è prudente. Non mi sarei mai aspettato una così poca mancanza di giudizio da parte tua, ma pare che da due giorni a questa parte io debba aspettarmi qualunque cosa da  te .- a quel punto Lord Anthony si alzo, e con tono cupo disse –perché riversate la vostra rabbia su quella che voi chiamate “la vostra pupilla”? Non è forse per colpa mia se si è venuto a creare il primo malinteso, e non è sempre per colpa mia, che mi sono perso, se siamo rimasti nel bosco per tutta la notte? Scusatemi se mi permetto, ma siete troppo duro nei confronti di vostra figlia.- mio padre rimase spiazzato da quella  scenata, ma cercò comunque di mantenere un’ aria calma. –Oh mio caro Lord .- disse compiacente. –Siete gentile a addossarvi le colpe di mia figlia, siete davvero un bravo ragazzo e sarete per lei un buon marito. – a quelle parole scoppiammo in un’allegra risata, conoscevamo fin troppo bene i miei pensieri su quell’avvenimento, e proprio per questo ci venne da ridere. Mio padre e Lady Catherine, ci lasciarono soli, probabilmente troppo stanchi anche solo per chiederci il motivo della nostra ilarità. Le risate lasciarono spazio al crepitare della legna nel camino, le fiamme erano le uniche cose a muoversi nella stanza. Ogni tanto mi ritrovai a lanciare sguardi veloci verso Lord Anthony, notando più volte lo stesso comportamento nei miei confronti.  Lo vidi alzarsi lentamente dalla sua poltrona e avvicinarsi piano al mio viso, poggiando delicatamente le mani sulle mie guance. Mi baciò sulla fronte, una bacio leggero e dolce. –Buonanotte, Julia. Dormite bene, spero che i vostri sogni siano i più dolci possibile.- uscì dal salotto e si diresse nelle sue stanze. Rimasi immobile come una statua a fissare il fuoco davanti a me, non riuscendo a muovere neanche un muscolo del corpo, quel gesto inatteso mi aveva scossa nel profondo.
  
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