Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
Segui la storia  |       
Autore: Gracedanger    07/05/2013    4 recensioni
“Hai trovato la camicia?” mi sussurrò.
“No, non ricordo neanche dove l’ho messa.”
“Okay, basta.”
Si allontanò da me e sparì nella cabina armadio per un paio di minuti, sentii cassetti e ante sbattere.
Ritornò con una camicia blu a pois bianchi perfettamente piegata tra le mani, me la porse.
“Che significa?” sorrisi confusa.
“Indossala.”
Appena presi la camicia dalle sue mani, si coprì di scatto gli occhi con le braccia e si girò dall’altro lato.
Risi, rimasi interdetta qualche minuto a fissare lui e la camicia, la portai vicino alle labbra e inspirai ed espirai profondamente. Il suo profumo entrò nei miei polmoni e per quel microscopico attimo in cui essi sono pieni, in quel momento mi sentii completa.
Genere: Erotico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Giulia


"Smettila, ora basta! Mi fai sempre fare figuracce!"
"E cosa vuoi Nicholas caro, tu ti blocchi e io intervengo!"
"Ma è meglio il mio silenzio, rispetto al tuo spudorato modo di provarci. Ah, quella violinista non ci guarderà più in faccia, me lo sento."
"Mi dispiace fratellino, mi scuserò con lei, dai."
"Bravo, sarà meglio, altrimenti te la vedi brutta se mentre sei un po’ brillo, mi fai fare l’ennesima figura di me.."
 
 
Quella risatina non ce l’avevo proprio fatta a trattenerla. Nick ci aveva visto. Entrambi sbiancarono. E mi sembrò di sentire da Joe, un “Eeecco! Siamo a due, per stasera.”
Io non sapevo che pensare, probabilmente stavo avendo un infarto a diciassette anni e non me ne rendevo nemmeno conto. Ero pietrificata, non riuscivo a muovermi, e in quel momento pensavo solo a come nasconderlo, quella sera la fortuna doveva essere dalla mia parte, perché vennero loro verso di noi, a passo lento e insicuro, ma due minuti dopo, avevo Joe Jonas davanti ai miei occhi e…e… era uno spettacolo. Non mi aveva deluso in nulla. Era praticamente perfetto. Come l’avevo sempre immaginato, solo…alto e in carne ed ossa.
-Vi divertite?- scherzò lui. Quel grandissimo pezzo di idiota di Joseph mi fece arrossire come un peperone. Nick gli diede una gomitata allo stomaco. Gli sorrisi. Alice era ferma, e si godeva la scena. Joe mi guardò dispiaciuto, e cercò di recuperare: “Siete qui per il concerto, vero?” Non diede a me e ad Alice il tempo di dire “Si,ma..” che si girò verso Nick con aria di sfida. Nick si guardava intorno, impaurito, ma incontrò lo sguardo di Alice e su quello si concentrò ed aspettavamo tutti una sua risposta in silenzio, quando finalmente: “Perché non entrate con noi nel backstage?” era stato Joe. Nick deglutì e poi prese un profondo respiro e disse: “Già perché non venite con noi, così potete vedermi, cioè vederci, cioè vedere lo spettacolo, cioè nello spettacolo ci siamo noi, ecco…”
Joseph si battè la mano sulla fronte.
A recuperare ci pensò il fratellino minore che allungò la mano verso Alice e senza dire nulla, la portò nel backstage.
Rimasi sola.
Capelli neri, occhi grandi e castani, braccia forti, sorriso rassicurante, labbra. Quelle labbra. Quel sorriso. Quelle braccia. Quegli occhi. Quei capelli. Lui, oh diamine, ero di fronte a lui. Joseph Adam Jonas.
Bene, e ora?
Ce l’avevo davanti e ci guardavamo da mezz’ora come due stupidi privi di parole, me le aveva tolte tutte, fino all’ultima, non riuscivo a parlare e nemmeno a stare in piedi, le gambe mi facevano giacomo giacomo.
“Come ti chiami?”
Niente.
Mi stavo per prendere a schiaffi fino a consumarmi le dita.
“Sai parlare, o sai solo ridere?”
“Piantala,scemo”
“Ohoh, allora sai dire qualcosa.”
“Certo. Ma il mio nome non te lo dico.”

il mio cervello stava elaborando la scusa più stupida di questo mondo…andiamo, elabora…

“Perché?”
 
Boom, ecco!
 
“Perché prima devi fare una cosa..”
“Cioè?”
“Andarti a scusare con la violinista come hai promesso a Nick.”
Joe mi fissò con un sorrisetto che era tutto dire, speravo non mi stesse per mandare a quel paese, ma cercavo di assumere l’espressione più seria che avevo.
“Mmmm, okay, ma poi tu mi devi dire il tuo nome.”
Io alzai le spalle e annuì con la testa. La tensione era passata del tutto, la sua aria sfacciata mi faceva perdere completamente la testa.
Mi prese la mano e mi trascinò dentro correndo.
Si precipitò per il corridoio, si girava verso di me e ridacchiava, e infine urlava: “Dobbiamo fare presto! Dobbiamo fare presto!”
Janet la violinista era nel camerino, e piangeva, teneva i capelli stretti tra le mani e singhiozzava.
Joe appena la vide impallidì, andò verso il divano dove era sdraiata, si inginocchiò e le disse: Janet, mi dispiace davvero per il modo in cui mi sono comportato, ma stavo scherzando e non immaginavo che l’avresti presa così, perciò…”
Si alzò, corse nel corridoio e due secondi dopo tornò con un vaso di fiori in mano.
“Ecco.. scusami ancora.”
Joe si girò a guardarmi e mi fece l’occhiolino, vedendolo così inginocchiato con un vaso di fiori in mano e la faccia mortificata, mi venne anche da ridere. Anche Janet sorrise, si alzò dal divano e lo abbracciò. Salutammo e uscimmo nel corridoio, pochi passi più in là Joe mi afferrò il polso e mi appoggiò delicatamente contro la parete. I nostri nasi si sfioravano, e avrei voluto strapparmi il cuore dal petto.
“Ora, mia cara Giulia..”
“Come fai a saperlo?”
Mi venne in mente un secondo dopo, prima che indicasse la piccola ma visibile collana con il nome “Giulia” che portavo.
“Allora perché l’hai fatto?”
“Per farmi perdonare per prima.”
“Non dovevi, non fa niente.”
“Beh, se proprio mi vuoi ringraziare…”
Si leccò leggermente le labbra. e poi con il dito premette su di esse.

Avrei voluto baciarlo. Davvero avrei voluto. Gli sarei saltata addosso dal primo momento. Ma non ci riuscivo, la vergogna mi batteva alla stragrande.

Optai per una via di mezzo. Gli sorrisi, e gli presi il dito e lo portai alle mie labbra, e delicatamente lo baciai. Lui rise e abbassò il dito,
 non mi guardava negli occhi, ma nell’anima.
Rimanemmo così, fermi a due minuscoli centimetri l’uno dall’altra. 

Abbastanza vicini da baciarci, abbastanza lontani da lasciarci prendere dalla paura e non rischiare.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers / Vai alla pagina dell'autore: Gracedanger