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Autore: Medea Astra    07/05/2013    3 recensioni
“Lasciami, mi fai male, smettila subito” disse lei rossa in viso.
“ No, non ti lascerò andare finchè tu non mi avrai detto il vero motivo per cui hai insistito perché quello rimanesse a vivere sotto il tuo stesso tetto.”
Bulma stava per dare una delle sue solite risposte pungenti quando un boato infranse il silenzio dei suoi pensieri.
I due giovani si guardarono in giro spaesati per capire da dove provenisse quel rumore poi, un pensiero fulmineo e terribile attraversò la mente di Bulma che subito corse fuori in giardino in direzione della gravity room.
“ Sono sicuro che è successo qualcosa a quel congegno infernale, forse Vegeta l’ha spinto troppo in là, forse le pareti non hanno retto alla veemenza dei suoi colpi, forse…” i pensieri di Bulma furono interrotti ancora una volta, adesso però a porre un freno alla sua mente non fu il suo udito ma i suoi occhi che raccapricciati e terrorizzati osservavano la scena che le si parava davanti.
La gravity room era esplosa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bulma guardò per un attimo il sayan che sedeva accanto a lei, indugiò sui suoi muscoli scolpiti e sulle spalle larghe, si trovò a pensare, per l’ennesima volta in poche settimane, che Vegeta fosse tutt’altro che brutto. Quel giovane guerriero aveva un fascino tutto suo, qualcosa in lui l’attraeva come non mai.
“Che ci guardi donna?”
Vegeta era tornato l’uomo burbero di sempre. Bulma sorrise e si passò una mano tra i capelli, certamente non poteva dirgli quello che pensava, l’avrebbe presa per pazza. Lei, debole e fragile umana che non tremava di paura di fianco al principe dei sayan? Eppure lei non si era mai sentita in pericolo con lui, nemmeno durante le prime settimane di convivenza, quando le liti erano all’ordine del giorno e tutti i suoi amici si chiedevano se fosse ammattita ad ospitare in casa quello scimmione.
“Ti andrebbe di uscire?- chiese Bulma con tutta l’apparente calma di cui poteva disporre- Io non riesco a dormire stanotte, vorrei prendere una boccata d’aria fresca”
“Ok!”
Una singola parola, un’affermazione. Quasi la giovane scienziata non ci credeva, lui, il tenebroso e temibile Vegeta aveva accettato di accompagnarla fuori senza fare storie o urlarle dietro qualche improperio.
“Beh, allora ci vediamo qui tra una mezz’oretta che ne pensi? Sai, giusto il tempo di vestirmi” Disse lei indicando il suo corpo ancora avvolto dall’asciugamano.
Lui non rispose, si limitò a grugnire e ad uscire dalla camera.
Bulma non voleva perdere tempo, aveva detto a Vegeta che sarebbe stata pronta in mezz’ora e così sarebbe stato. Si mise un paio di pantaloncini bianchi, una t-shirt rossa e una piccola sciarpa di seta a coprire i segni sul collo. Raccolse i capelli in una coda e mise un filo di trucco.
Si guardò allo specchio e per la prima volta dopo tanti anni quello che vide le piacque, si sentì bella, desiderabile, si sentì se stessa. Ripensò agli anni trascorsi dietro ad un uomo che la tradiva di continuo e che la faceva sentire inadatta. Si disse che era stato solo un amore giovanile, che adesso tutto sarebbe cambiato, non avrebbe mai più messo la felicità degli altri prima della propria, avrebbe pensato prima a se stessa e poi agli altri poi però pensò a Vegeta, a tutto quello che aveva fatto per lei negli ultimi giorni e si disse che forse avrebbe continuato a mettere il bene di qualcun altro davanti al proprio.
Era ancora immersa nei suoi pensieri quando sentì bussare alla porta. Si stupì di tanto tatto, credeva che sarebbe entrato senza avvisare, che se lo sarebbe trovato davanti senza capirlo, invece stava aspettando che lei gli desse il permesso per entrare.
“Entra pure Vegeta, sono pronta!”
Lui la guardò, sembrava la stesse squadrando da capo a piedi, poi le sorrise.
Uscirono dalla Capsule Corporation insieme, per la prima volta in vita loro stavano camminando fianco a fianco. Avevano lo stesso passo e la fresca brezza notturna li solleticava.
“Hai qualche idea di dove andare, Bulma?” Chiese lui d’improvviso.
Lei sorrise stupita che lui l’avesse chiamata per nome e che le stesse implicitamente chiedendo dove volesse andare. Malgrado il suo proverbiale orgoglio cercava di metterla a suo agio e di essere “dolce”. Si sentì lusingata dalle sue attenzioni.
“No Vegeta, non ho la minima idea di dove andare, specie a quest’ora di notte!”
“Beh allora ti porterò io in un posto decente!”
Lei non disse nulla, si limitò a seguirlo. Camminava davanti a lei con passo spedito, sembrava avere le idee molto chiare su dove volesse andare, così dopo un’ora circa si ritrovarono davanti ad un parco poco fuori dalla città. Ancora senza parlare entrarono e si andarono a sedere sotto una vecchia e grande quercia.
Lui si poggiò al tronco dell’albero, le gambe divaricate e le braccia conserte strette al petto. Aveva gli occhi socchiusi, come se stesse pensando a qualcosa d’importante, come se stesse riposando.
Lei gli si sedette accanto e iniziò a scrutare il cielo, ad un certo punto però una domanda le sorse spontanea.
“Ehi Vegeta, ci pensi mai a casa tua? Intendo il tuo pianeta? Perché sai, non ne parli mai così mi sono chiesta se te lo ricordassi o  meno!”
Lui la guardò in tralice, quella donna era sempre in grado di stupirlo. Tutti quelli che aveva incontrato nel corso della sua vita lo avevano sempre temuto e venerato, nessuno aveva mai osato rivolgersi a lui in quel modo, figurarsi una donna. Però dovette ammettere che gli piaceva quella ragazza, gli piaceva ormai da tempo. Il fatto che lei l’avesse sempre trattato come meritava, che non si fosse mai piegata ai suoi capricci e che gli avesse sempre dato pan per focaccia lo divertiva.
“Quando quel bastardo di Freezer fece esplodere il mio pianeta io avevo sei anni quindi la risposta alla tua domanda è sì, ricordo il mio pianeta, ricordo tutto perfettamente ma non mi va di parlare del mio passato, non c’è stato nulla di tanto glorioso che meriti il mio ricordo.”
“Mi spiace Vegeta, mi spiace tanto- disse lei poggiando la testa sulla sua spalla- devi avere avuto davvero una vita difficile.”
Lui non le rispose, lei sapeva che lui non le avrebbe risposto. Ad entrambi andava bene così.
“Sai- cominciò lei titubante- volevo ancora ringraziarti per quello che hai fatto oggi, prima mi hai difesa con Yamcha e poi ti sei preoccupato anche di come stessi. Non credo che qualcuno l’avrebbe fatto al posto tuo, molti sicuramente avrebbero avuto troppa paura per affrontare Yamcha e prendere le mie difese però d’altronde, di cosa mi stupisco? Sei il guerriero più forte della galassia, per te la paura deve essere un optional non incluso!”
“C.. cosa hai detto? Tu pensi davvero che io sia il guerriero più forte della galassia? Ma no hai visto che quello stupido del tuo amico Kaharot riesce sempre ad avere la meglio su di me? Lui è una terza classe e fa pure lo spocchioso con me io…”
Le parole di Vegeta furono interrotte da qualcosa che il giovane non aveva mai provato prima. Le labbra di Bulma si erano posate sulle sue. Lei lo stava baciando ma questa volta era un bacio diverso da quello che si erano scambiati quel pomeriggio in laboratorio, era totalmente diverso da qualsiasi bacio che avesse mai anche solo immaginato.
Le dita sottili di lei stavano tracciando i contorni del suo viso, ne delineavano i contorni e ne accarezzavano ogni singola parte mentre le sue labbra coccolavano dolcemente quelle del guerriero. Dopo un attimo di smarrimento Vegeta decise di prendere in mano la situazione e di approfondire il bacio.
Trascorsero alcuni minuti che li videro entrambi avulsi dalla realtà circostante poi lei un po’ riluttante si staccò da Vegeta e  dopo aver interposto una breve distanza ,ancora rossa in viso, lo guardò.
Cercava sul suo viso i segni di un’emozione, di una qualsiasi emozione che potesse dirle cosa era stato per lui quel bacio, quel contatto perché lei, dal canto suo, sapeva perfettamente cosa era stato, era stata la sua dichiarazione d’amore nei suoi confronti, era stata una presa di coscienza della sua volontà e non sapeva lui come l’avrebbe presa. È vero, aveva contraccambiato quel bacio ma l’aveva fatto perché la trovava attraente e voleva divertirsi un po’ o perché anche lui provava qualcosa per lei?
Lui per tutta risposta si alzò e le tese una mano, lei l’afferrò trovandosi così faccia a faccia con i suoi occhi. L’avevano affascinata fin dal primo giorno quegli occhi, erano scuri e profondi come lui.
“Andiamo a casa adesso , inizia a fare freddo e così scollata rischi di prenderti un’accidenti!”
“Sì, torniamo a casa!” rispose lei iniziando ad incamminarsi.
“Ehi… ma dove credi di andare? Con il tuo passo arriveremo tra due ore a casa!”
Lui l’abbraccio e si alzò in volo, lei si irrigidì e strinse la presa attorno al suo collo taurino, aveva paura di cadere, aveva sempre sofferto di vertigini ma non voleva farsi vedere spaventata da lui così cercò di farsi coraggio.
“Tranquilla, non ti lascerò cadere!” rise lui divertito.
Quella sera si concluse così,con un bacio, con un volo abbracciati, e mille pensieri per la testa.
 
Angolo dell’autrice che dovrebbe essere linciata per la lentezza con cui aggiorna: grazie a tutti coloro che hanno letto la mia storia, l’hanno inserita tra le seguite/preferite e che con pazienza continuano a seguirmi. Un grazie speciale va a GOHAN a cui dedico non solo questo capitolo (nella speranza che le piaccia) ma l’intera storia, per farle capire quanto sia stata importante per me in questi ultimi tempi!

   
 
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