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Autore: Book boy    07/05/2013    1 recensioni
[Dust]
Nel 1938 una spedizione nazista trovò nel artico una navicella spaziale aliena con tanto di equipaggio ancora vivo. Subito gli scienziati di Hitler iniziarono a studiare la tecnologia aliena e scoprirono che le navicelle funzionavano con il Virill, oppure chiamato VK un minerale alieno che si trovava anche sulla terra. Così iniziò una guerra tra le principali superpotenze del mondo. Mentre in Europa la Russia combatte contro la Germania nazista, sul "fronte orientale" ovvero il fronte del Pacifico, alcuni giacimenti di VK si trovano in alcuni atolli e isolette in mano all'impero giapponese. Utilizzando i camminatori da battaglia di ultima generazione, gli Stati uniti d'America invadono i possedimenti giapponesi nel tentativo di impossessarsi dei preziosi giacimenti. La guerra vista da un soldato americano ed uno giapponese attraverso i loro punti di vista "avversari".
Genere: Angst, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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I due prigionieri furono slegati dai ceppi e portati vicino ad un tavolo, dove furono fatti sedere, gli slegarono le mani e un giapponese estrasse dalla sua cintura una pistola revolver con il caricatore a tamburo. Vi infilò all’interno una pallottola, girò il tamburo ed appoggiò l’arma sul tavolo. Indicò uno dei due americani e disse –Tu, spara.- L’americano prese in mano la pistola, ma non era il caporale che aveva tentato di uccidere Yum. Il comandante giapponese disse –Chi dei due sopravviverà alla roulette sarà portato in una cella dove potrà vivere ancora!- I soldati esultarono divertiti. Il soldato con in mano la pistola iniziò a singhiozzare. Il soldato che aveva caricato il revolver gli diede uno schiaffo dicendo –Spara!- Il prigioniero si puntò l’arma alla tempia, premette il grilletto. Il colpo andò a vuoto. Il soldato tirò un sospiro di sollievo. Quest’ultimo passò poi la pistola al caporale, che la impugnò saldamente in mano. Si puntò la canna alla tempia, il dito sul grilletto. Chiuse gli occhi. Yum pensò che probabilmente stava pregando in silenzio. Fece un respiro profondo e fece scattare il cane. Il colpo andò a vuoto. Yum imprecò in silenzio, aveva sperato vivamente che quell’ americano si sparasse una pallottola nel cranio, ponendo fine alla sua miserabile ed ingloriosa vita. Il comandante giapponese allora annunciò –Benissimo, entrambi sono stati baciati dalla fortuna! Ora vediamo se quest’ultima li appoggerà ancora!- Poi fece un cenno al soldato giapponese che prese la pistola, aprì il tamburo e vi inserì una seconda pallottola. Lo fece girare e lo richiuse, porgendo l’arma al soldato che stava singhiozzando di fronte al caporale. Questo la prese impugnandola con la mano tremante, e puntandosela alla tempia. Guardava con gli occhi lucidi il suo caporale che con la bocca aperta sembrava quasi dire “Non farlo, non sei costretto”. Il soldato mise il dito sul grilletto e lo premette. Partì un colpo che gli trapassò la nuca andandosi a conficcare nel suo cervello. La mano mollò la presa sulla pistola che cadde a terra, mentre la testa del soldato piombò sul tavolo. Tutti i soldati imperiali esultarono e gridarono divertiti e giubilanti. John sgranò gli occhi. Aveva appena visto un suo soldato spararsi alla testa. Il comandante nemico gli si avvicinò e lui urlò –Io ti ammazzo!- Gli saltò addosso ma fu subito bloccato da alcuni soldati lì vicino che iniziarono a bastonarlo con della canne di bambù, fino a che non cadde a terra dolorante. L’ufficiale gli si avvicinò e gli sussurrò in un orecchio –Brutto bastardo, questo è soltanto l’inizio, siete stati voi ad invadere i nostri territori, benissimo, sappiate che presto morirete tutti, come quel povero stronzo- Ed indicò lo statunitense che si era sparato alla tempia. John riuscì a trattenersi, guardando i soldati nemici che poco prima lo avevano bastonato. Uno di questi lo fece alzare in piedi e lo spinse verso un cunicolo laterale ordinando qualcosa in giapponese. Come unica arma aveva il suo randello di bambù. A John venne un’idea, come un lampo: Sarebbe fuggito in quel momento. Se la cavava abbastanza bene nella lotta corpo a corpo e una volta disarmato il giapponese avrebbe potuto facilmente uscire dai cunicoli. La guardia era dietro di lui. John attese il momento propizio, fece ancora qualche passo poi, di colpo, si fermò e mollò una gomitata nello stomaco del giapponese che si piegò in due per il dolore, poi si girò e con un destro assestato alla nuca lo mandò a terra. Subito gli prese il randello dalle mani e lo colpì in testa per tramortirlo. Lo prese per i piedi e lo trasportò dietro ad una cassa, dove lo avrebbero trovato quando lui sarebbe già stato lontano. Iniziò a correre verso la fine del cunicolo e sbucò fuori in una grotta dove si trovavano alcune gabbie come quella in cui si era svegliato, sorvegliate da tre o quattro giapponesi. Lui girò a sinistra in un altro cunicolo in fondo al quale intravide uno spiraglio di sole, stava per raggiungere l’uscita. Davanti a quest’ultima stavano di guardia due sentinelle, una delle quali stava fumando per i fatti suoi. John si avvicinò all’altra che era anche la più vicina e con un colpo di randello la tramortì. La sentinella che stava fumando se ne accorse, gettò a terra la sigaretta e impugnò il fucile, ma John fulmineo estrasse un coltello dalla cintura del soldato che aveva tramortito e, lanciandolo, colpì in pieno petto la guardia che gli aveva puntato contro il fucile. Il caporale tirò un sospiro di sollievo. Si mosse verso una roccia appena fuori dalla grotta e potè notare che si trovava nella base giapponese. Ovunque vi erano soldati e camminatori in movimento che scavavano trincee e sollevavano muri di difesa contro gli attacchi alleati. Sentì dietro di sé provenire alcuni rumori di voci. Lo avrebbero scoperto, doveva muoversi. Guardò verso ovest e vide che il perimetro della base in quel settore era protetto solo da una sentinella su una torre di avvistamento. Poteva scappare da quella parte, dato che una volta addentratosi nella giungla sarebbe stato salvo. Incominciò a correre verso la torre, nascondendosi di continuo dietro a rocce, palme e casse di munizioni per non farsi vedere dagli altri soldati. Era quasi arrivato alla torre quando sentì un grido d’allarme provenire dall’entrata della grotta: avevano trovato i corpi delle sentinelle. Si alzò in piedi ed iniziò a correre verso la giungla, ormai convinto che i giapponesi lo avessero visto ed infatti iniziarono a bersagliarlo. Lui corse a perdifiato, come un matto, mentre dietro di lui iniziavano ad inseguirlo alcuni camminatori leggeri. Scorse ai piedi della collina alcune unità americane di pattuglia e gli corse incontro. Gli statunitensi avevano messo sotto assedio la collina trattandosi dell’ultimo baluardo di difesa giapponese prima dei giacimenti sull’isola. John continuò a correre mentre sentiva dietro di lui le mitragliatrici che vomitavano proiettili su proiettili nel tentativo di centrarlo. Alla fine il rumore dei colpi si perse dietro di lui e si accorse che anche i camminatori avevano smesso di inseguirlo. Riuscì a raggiungere la pattuglia alleata e disse ansimando per lo sforzo –Sono… sono il caporale John Richardson… ero stato fatto prigionie…ro dai soldati giapponesi.- e crollò a terra.
  
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