CAPITOLO 3
“AMICI”
Correva più che poteva e grazie alla Forza riusciva a evitare gli ostacoli davanti a lei. Non appena raggiunse la torre, rallentò. Era un luogo sacro e non voleva farsi rimproverare di nuovo: probabilmente c’erano altri maestri Jedi nelle varie sale a meditare.“Soraya!”, gridò una voce. Soraya saltò in aria e si girò.
“Qui-Gon sei impazzito?! Devi fare silenzio qui!”, sussurrò Soraya rivolta al suo migliore amico. Qui-Gon sorrise. Aveva più o meno diciannove anni ed era un ragazzo molto attraente. Era alto, dal fisico asciutto, occhi verdi e lunghi capelli biondo cenere perennemente in disordine. La sua treccia gli arrivava fino alle scapole.
Qui-Gon era un bel ragazzo e ciò causava non pochi problemi al Tempio. L’amore era severamente proibito. Soraya non riusciva a capire questa regola: lei vedeva l’amore come una cosa meravigliosa, la più alta espressione del bene che portavano i Jedi. Era intrinseco alla loro natura. Soraya non era stata mai innamorata e perciò non sapeva come ci si sentiva, ma alcune sue amiche fuori dal Tempio le avevano raccontato tutto sull’amore.
'Un giorno cambierò questa regola’, aveva pensato qualche anno prima. Nonostante la bellezza di Qui-Gon, Soraya non aveva mai provato interesse per lui. E lo stesso pensava fosse per Qui-Gon.
“Sei troppo legata alle regole. Cosa può esserci di meglio del trasgredirle?”, disse Qui-Gon con un ghigno.
“Che ti porteranno ai lavori di servizio e puoi dire addio alla carica di Cavaliere. O peggio: l’espulsione. E poi la rabbia e la delusione che ti condurranno inevitabilmente al Lato Oscuro, quindi no, grazie, ma preferisco seguirle”, rispose Soraya cercando la sala giusta.
“Come vuoi, ma sappi che toglierai tutto il divertimento. Comunque, che ci fai da queste parti?”, chiese il ragazzo incrociando le braccia.
“Il divertimento lo proverò io quando ti verrò a trovare nei Servizi Agricoli. E comunque sto cercando il maestro Yoda”, rispose.
“Perché?”, chiese Qui-Gon.
“Devo parlargli”, rispose Soraya concentrata nel trovare la porta giusta.
“Non l’avevo proprio capito, guarda!”, ribattè Qui-Gon roteando gli occhi.
“Invece di fare tanto lo spiritoso perché non mi aiuti a trovare la sala di meditazione A31?”, disse Soraya girandosi e guardando Qui-Gon a braccia conserte. Qui-Gon sospirò e le prese un braccio.
“Vieni, è qui”, disse spingendola verso la fine del corridoio. Giunti davanti alla porta, Soraya si morse un labbro, indecisa sul da farsi.
“Posso entrare pure io?”, chiese Qui-Gon con sguardo impertinente.
“Sarebbero delle cose private...”, disse Soraya alzando un sopracciglio.
“Da quando io e te abbiamo dei segreti?”, chiese Qui-Gon un po’ offeso. Soraya sospirò.
“E va bene!”, disse e bussò. Attese.
“Avanti. Entrare tu puoi”, disse una voce anziana.