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Autore: _Graysoul    07/05/2013    2 recensioni
"Harry ormai sapeva che Louis chiedeva sempre due ciambelle per le sue sorelle minori, mezzo litro di latte e un biscotto con la marmellata che si mangiava subito uscito dal negozio.
Così, un giorno gli venne in mente l’idea del secolo."
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Harry espose in vetrina le sue meravigliose ciambelle glassate appena fatte; erano la sua specialità, il suo cavallo di battaglia. Le sistemò per bene, una affianco all’altra, accostandole in base ai colori dell’arcobaleno. Rimase a contemplarle un paio di secondi e sorrise soddisfatto del suo operato. Si ripulì le mani sul grembiule e andò a sfornare il vassoio di pane che cuoceva già da abbastanza tempo.
A Harry piaceva molto lavorare nella panetteria dei suoi genitori al pomeriggio; quando non aveva troppo da studiare dava loro il cambio e si dava da fare con i dolci, decisamente il suo punto forte. Amava fare biscotti di ogni tipo, ciambelle, torte, muffin; ci metteva tutto il suo impegno.
Spesso i suoi amici lo invidiavano perché quando arrivava San Valentino, Natale, qualche anniversario o compleanni, preparare qualche dolcetto faceva colpo sulle ragazze. Sì, peccato che Harry fosse gay e a lui le ragazze non interessavano proprio.
Si ravvivò i ricci e andò a girare il cartellino appeso alla porta del negozio da chiuso in aperto. Servì qualche cliente, salutandoli come amici di vecchia data –beh, cos’altro si può fare in una cittadina come Holmes Chapel?-, scambiando qualche battuta. Di molti conosceva già l’ordinazione a memoria, tipo il grosso Paul che prendeva due pezzi di pizza e uno di focaccia il lunedì, il giovedì e il venerdì e solo una focaccia dolce e una con le olive il martedì, il giovedì e il sabato; o la simpatica mamma Teasdale e la sua dolce bimba Lux, che prendevano sempre i biscotti, quelli al cioccolato a forma di stelline. Spesso Lou si fermava a parlare con Harry se non c’era troppa gente; gli chiedeva della scuola, di come sarebbe bello lavorare sui suoi capelli ma specialmente gli chiedeva come andasse con i ragazzi e Harry come al solito si limitava a sorridere mettendo in mostra quelle profonde fossette e scuotere la testa, rimettendosi subito al lavoro. Quel giorno non era molto diverso.
“Allora Harry…” gettò lì con un tono casuale “come va con i…” ma non finì la frase.
“Male, Lou. Va male, come sempre” la interruppe. E in effetti andava male. Dall’ultimo ragazzo di diversi mesi fa Harry era rimasto solo. O meglio, in compagnia del pane e dei libri di scuola. Non un gran che ma meglio di niente, no?
“Oh, tesoro, non buttarti giù… bello come sei, prima o poi arriverà qualche bel pasticcino anche per te, ne sono sicura!” squittì mentre Harry allungava da sotto il bancone un altro biscotto alla dolce Lux, il cui sorriso si allargò fino alle piccole orecchie.
“Certo, contaci” commentò, arreso.
“Eccome se ci conto! Vedrai, prima o poi un bellissimo ragazzo attraverserà questa porta, i vostri occhi si incontreranno e…” ma Lou venne interrotta di nuovo, stavolta dello scampanellio della porta che annunciava nuovi clienti. Entrambi si voltarono per vedere chi fosse, sicuri che la vecchia signora Carter avrebbe decretato della sua improvvisa voglia di baguette (che poi tanto improvvisa non era dato che la situazione si ripresentava ogni mercoledì pomeriggio) ma non fu la vecchia signora Carter ad attraversare la porta.
Ad entrare furono due bambine identiche intorno ai sei-sette anni  manina nelle manina che sorridevano felici, con gli occhioni celesti luminosi e il nasino a odorare l’aria profumata di dolcetti; con loro, un ragazzo più o meno alto –meno che più- sui vent’anni, bello da mozzare il fiato, con gli stessi occhi delle due bambine, molto probabilmente le sue sorelline, labbra sottili, ciuffo castano sistemato alla meno peggio ma addosso un’aria molto più annoiata.
Harry e Lou si scambiarono un’occhiata complice. Cos’è che stava dicendo prima Lou, riguardo a un bel figone che entrava nel negozio? La giovane donna sorrise al riccio, mordicchiandosi le labbra per non scoppiare a ridere e “beh caro, io e Lux andiamo a farci una passeggiata, buona fortu.. cioè, buona giornata!” e scappò via spingendo il passeggino della piccolina che ora guardava affascinata le due gemelline.
Harry si schiarì la voce, rivolgendosi alle due bimbe “Buongiorno principesse, come posso aiutarvi?” sorridendo, gentile. Adorava i bambini e ha sempre sognato di averne tantissimi: giocare con loro a nascondino per casa, cullarli prima di andare a dormire, guardare i cartoni con loro, guardarli crescere.
Le due bimbe, ancora per manina, ridacchiarono timidamente e “Abbiamo sentito il profumo delle ciambelle uscendo da scuola…” disse una “…e siamo venute qui apposta!” concluse l’altra.
“E avete fatto bene! Quali volete?” chiese loro, indicando la moltitudine di ciambelle colorate lì vicino. Le gemelle si schiacciarono contro il vetro, pronte a scegliere. Iniziarono a confabulare emozionate su quale fosse la migliore: quella fucsia con gli zuccherini rosa o quella al cioccolato? Quella ricoperta di panna o quella ripiena di marmellata? La decisione era ardua e ne dipendeva la loro vita: bisognava andarci con calma.
Intanto Harry si dedicò all’osservazione del ragazzo, che armeggiava con il telefono. Pareva nervoso. Stava appoggiato alla parete davanti a lui e ogni attimo la mano destra scattava a sistemarsi il ciuffo; indossava una canottiera attraverso la quale si individuavano diversi tatuaggi che Harry trovò estremamente sexy addosso a lui. Portava anche degli strettissimi jeans bianchi, arrotolati al fondo (“Gli è entrata l’acqua in casa?” si chiese Harry sogghignando sotto i baffi). Gay. Irrimediabilmente gay.
Dopo qualche minuto il ragazzo sbuffò, stufo,  “Daisy, Phoebe, avete deciso sì o no? Non abbiamo tutta la vita!” la voce più acuta di quanto il riccio di aspettasse fece voltare le due, guadagnandosi delle occhiatacce davvero agghiaccianti. “Va bene, ve bene! Prendetevi tutto il tempo che vi serve per questo tragico dilemma” borbottando poi qualcosa come stupide ciambelle e perché io.
Poi, per la prima volta da quando ha messo piede nel negozio, il ragazzo gli prestò attenzione. I loro occhi si incontrarono, gli sguardi si incatenarono e Harry era certo di aver visto il modello –perché quel ragazzo non poteva non essere un modello, bello com’era- reprimere un brivido, mentre lui cercava di riprendere ossigeno e respirare regolarmente. E quelli cosa diavolo erano? si chiese Harry. No, perché davvero non potevano essere occhi. Da quando gli occhi sembrano ritagli di paradiso? Quello strano contatto venne interrotto dallo sbattere delle palpebre del ragazzo e dal suo commento sarcastico “Bel grembiule” dalla voce acuta, molto più acuta di prima.
“Belle caviglie” ribatté Harry, incrociando le mani al petto e facendo nascere un sorriso sghembo. L’altro assottigliò gli occhi, come a dare inizio a una sfida ma “deciso!” trillarono le gemelline in coro. Il riccio sorrise trionfante e “Quali avete scelto, principesse?”
“Per me quella fucsia con gli zuccherini bianchi!” disse una.
“Per me quella bianca con gli zuccherini fucsia!” finì l’altra.
Harry le accontentò, porgendo loro le ciambelle richieste avvolte da un fazzolettino, ricevendo un “grazie!” di nuovo in coretto.
“E per il vostro fratellone…?”
“Louis?” disse quella che aveva ancora la bocca libera “per lui niente..” e sorrise, mettendo in mostra une bella finestrella da denti da latte.
“..è troppo antipatico per avere una ciambella!” completò la gemella, sputacchiando zuccherini. Harry sorrise, perché erano una visione meravigliosa, rivolgendo poi lo sguardo a Louis (“Gay pure nel nome!” fu l’ennesimo pensiero) che sbuffava, irritato.
“Simpatiche. Intanto è il fratello antipatico che vi paga la merenda. Un minimo di riconoscimento…”
“Ma sei tu che ci hai detto di venire qui perché ci lavora..”
“SILENZIO!” sbottò il fratello, leggermente arrossito “taci e mangia la tua fottuta ciambella!”
“Lou! Mamma ha detto che non devi dire le parolacce davanti a noi!”
Il maggiore sbuffò ancora una volta, emettendo un verso lamentoso, andando a frugare nel portafoglio alla ricerca di soldi.
Harry, che si era beatamente goduto quella fantastica scenetta familiare, ora sorrideva divertito. “Sono cinque sterline in tutto” annunciò.
Louis glieli porse, e quella volta Harry fu certo di averlo visto rabbrividire quando le loro mani si sfiorarono.
Si schiarì la voce, “Grazie mille, a presto principesse” e prima che il terzetto uscisse “e principino” aggiunse.
Le gemelle ridacchiarono ancora una volta, salutandolo con la manina, addentando con foga ciò che restava dei loro dolcetti e correndo via, seguite dal fratello maggiore leggermente più rosso e sbuffante di prima. Li guardò allontanarsi e poi tornò ad occuparsi del suo pane, con un umore decisamente migliore di prima e uno strano sorriso stampato in faccia.
 
Trascorsero un paio di giorni noiosi, la cui unica visita interessante era Lou assieme a Lux, curiosa di sapere chi fosse quel bel ragazzo della scorsa volta, quando Harry sentì lo scampanellio della porta, pronto a servire a Paul e le sue tremila focacce.
“Buongiorno” disse distrattamente, mentre sfornava gli ultimi biscotti al burro.
“Ciao” quella voce. Per poco a Harry non cadde il vassoio. Si girò di scatto, trovandosi dall’altra parte del bancone quel Louis assieme ad un suo amico, anche lui biondo con gli occhi azzurri. Sembrerebbe più fratello lui delle gemelle dell’altro giorno che Louis stesso, ma Harry avrebbe presto scoperto che l’accento molto marcato, forse irlandese, lo tradiva.
“Ciao” gli rispose, ora degnandolo della sua completa attenzione “ditemi tutto” si offrì, imponendosi di rivolgersi ad entrambi e non di restare impalato a guardare quell’essere meraviglioso, che quel giorno indossava un’altra canottiera, altri jeans con il risvolto e delle VANS.
“Voglio una ciambella, di quelle fucsia con gli zuccherini bianchi” annunciò l’amico biondo. Harry alzò un sopracciglio sorpreso commentando con “ottima scelta”, offrendogliela e lanciando uno sguardo a Louis si cercava di eclissarsi nella sua canottiera. Aveva parlato delle sue ciambelle al suo amico? Interessante.
Stava già per dare lo scontrino al biondo quando “io ne voglio una al cioccolato” decise Louis.
Harry gli sorrise, occhi e fossette, porgendogliela. Le loro mani si toccarono ancora una volta (e se avesse potuto, avrebbe fatto un sospiro di sollievo) e “cinque sterline” ripeté per la seconda volta in quella settimana al ragazzo. Pagò per entrambi, stavolta senza sbuffare e si dileguarono tra un “a presto!” del biondo e un “ciao” quasi sussurrato di Louis. Harry li salutò con un cenno e un sorriso e tornò ai fornelli.
Non poté quindi sentire i commenti dei due, fuori dalla panetteria.
 
“Oh, santo cielo! E’ davvero bellissimo come dicevi!” esclamò Niall, trangugiando il suo dolce.
“Quando mai ti mento su queste cose..” ribatté piccato Louis, addentando quella ciambella, che in fondo nemmeno voleva. Oh, mio dio. Era ottima! Il riccio, oltre ad essere un Adone greco, era pure bravo con le mani. Quest’ultimo pensiero lo fece ridacchiare e si incamminò con il suo amico vero casa.
 
La terza volta che Louis entrò n panetteria, Harry non indossava più il grembiule bensì un’attillata t-shirt nera scollo a V, che lasciava ben poco alla fantasia per quanto riguardava i suoi addominali scolpiti e i suoi innumerevoli tatuaggi. Louis rimase un momento senza fiato, cercando di non darlo a vedere. Fece la sua ordinazione, pagò e stava per uscire quando un “comunque io sono Harry” lo fece girare.
Il riccio se e stava lì, tutto sexy, braccia incrociate al petto, appoggiato al bancone, occhiali da sole in testa, probabilmente pronto a uscire da qualche parte con qualche ragazzo –perché sì, anche Louis aveva capito che l’Adone, che adesso aveva anche un nome, fosse gay- a presentarsi con quel sorriso (che razza di sorriso era quello, poi?) stampato su quella faccia perfetta.
Louis, dopo un secondo di sconvolgimento, gli rivolse un sorriso autentico, presentandosi a sua volta, dimenticandosi che il suo nome lo sapeva già per colpa di Daisy e Phoebe.
“Io sono Louis!”
“Beh, allora ci vediamo, Louis” si. Quel sorriso ora aveva decisamente qualcosa di malizioso e quella voce suadente gli fece quasi sciogliere le budella.
Il castano ricambiò il sorriso rivolgendogli un “ciao ciao” (il ciao ciao più sensuale della terra, pensò il riccio) e sgambettò via con quel suo culo da urlo.
 
Trascorsero un paio di settimane, nelle quali Harry e Louis si vedevano ormai regolarmente. Ma tra di loro c’era ancora quel bancone. Si salutavano, un paio di sorrisini, un paio di sguardi, il solito contatto di mani e poi ciao, alla prossima. Harry ormai sapeva che Louis chiedeva sempre due ciambelle per le sue sorelle minori, mezzo litro di latte e un biscotto con la marmellata che si mangiava subito uscito dal negozio.
Così, un giorno gli venne in mente l’idea del secolo.
 
Mercoledì pomeriggio, Harry servì Paul, chiaccherò un po’ con mamma Lou e Lux (alle quali aveva accuratamente spiegato il suo piano. “Oh, mio dio!” aveva trillato eccitata Lou “è geniale Harry! Non vedo l’ora! Visto? Visto che avevo ragione?” e se n’era andata a passo di carica, saltellando contenta insieme alla sua dolce bambina) e si mise a sfogliare una rivista musicale quando lo scampanellio della porta attirò alla sua attenzione, rivelando ai suoi occhi un bellissimo Louis stavolta stretto in una t-shirt nera come la sua ma i soliti jeans con il risvolto e le solite VANS.
“Ciao Harry” lo salutò, sorridendogli, bellissimo.
“Hey, Lou” ricambiò, saltando giù dallo sgabello “il solito?” l’altro annuì, mordicchiandosi il labbro. Harry prese il latte, le due ciambelle delle gemelle e il biscotto di Louis. Mise tutto in un sacchettino, glielo porse, Louis lo pagò (questa volta le loro mani restarono casualmente intrecciate mentre si scambiavano il resto) e uscì salutandolo come al solito.
Harry però, questa volta, si sporse sul bancone, la testa appoggiata alla mano, un sorriso malandrino e malizioso stampato in faccia, gli occhi illuminati dall’emozione. Prese l’iphone in mano, e si mise ad osservare Louis a pochi passi dalla porta, sperando che il suo piano andasse a buon fine.
 
Louis uscì dalla panetteria, si allontanò di qualche passo e prese il suo biscotto dalla busta. Notò che era un po’ più grosso del solito. Meglio per lui, buono com’era.
Stava giusto per addentarlo quando notò la confettura di albicocca sul biscotto.
Sembrava che Harry avesse disegnato qualcosa sul biscotto con la marmellata.
Louis rigirò il biscotto, lo esaminò per bene e gli saltò il cuore in gola, mentre emetteva uno strilletto poco virile. Il biscotto gli cadde dalle mani e si girò di scatto verso la panetteria. Harry lo stava osservando con un sorriso trentadue denti tutto fossette e il cellulare in mano. Gli fece l’occhiolino e lo invitò a rientrare. Louis non se lo fece ripetere due volte e, con mani tremanti, occhi lucidi ma un sorriso sicuro, rientrò in panetteria, spedito verso Harry.
 
 
Non si prese la briga di raccogliere il biscotto caduto a terra, sul quale Harry aveva glassato il proprio numero di telefono e un “chiamami” un po’ storto. 




Salve ragazzi, buon pomeriggio/sera!
Sono  particolarmente soddisfatta di questa OS; l'idea mi è vneuta mentre andavo in panetteria a comprare la mia ciambella glassata.
Non ho resistito, sul serio, e ormai penso di poter scrivere una OS su qualsiai cosa.
Mi rendo benissimo conto che non è da persone normali, già.
Comuunque, spero vi sia piaciuta, spero come sempre in  un vostro commento che apprezzo davvero tantissimo (alcuni complimenti che mi fate non penso di meritarmeli davvero, ma non sapete che gioia  mi fanno leggerli!). Detto  ciò, saltello via :3
A presto miei cari! A presto!
-Claire

PS: ve lo immaginate il nostro Harry quando aveva solo 16 anni che lavorava nella panetteria? ç__ç voglio morire piangendo per tutto ciò.

  
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