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Autore: BlueTea    07/05/2013    1 recensioni
Dal primo capitolo:
"Adesso su quel foglio di carta pregiata era scritto che lui, Kurt Hummel, era a tutti gli effetti uno studente della New York Academy of Dramatic Arts. [...] C’era altro che doveva fare prima di pensare alla valigia, all'aereo o a New York. Avrebbe dovuto chiamare una persona in particolare... "
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 23:
Trust me?

 
 
“Oh this is the night, it's a beautiful night
And we call it bella notte
Look at the skies, they have stars in their eyes
On this lovely bella notte.”
( Bella Notte – The Lady and The Tramp )




- Forse dovremmo rientrare. – sussurrò Blaine, accarezzando gentilmente la schiena di Kurt.
 
Per quanto il soprano odiasse soltanto l’idea, cominciava a fare davvero freddo e la sola coperta non era più sufficiente per riscaldarli. Eppure sembrava che fossero lì da così poco tempo…
 
Kurt abbandonò le braccia di Blaine, seppur con non poca riluttanza, avvertendo immediatamente la mancanza del contatto. Senza dire una parola, entrambi si alzarono, raccogliendo le coperte, i piatti e i bicchieri che avevano utilizzato, sistemandoli nello zaino del moro.  
 
Mentre Blaine chiudeva la porta che dava sulla terrazza, Kurt diede una veloce occhiata all’orologio che con sua enorme sorpresa segnava l’una e venti.
 
In ascensore, il soprano osservò attentamente Blaine, il quale era piombato in uno strano silenzio. Okay, questo non era decisamente da lui. Era del tutto assorto nei propri pensieri, teneva gli occhi fissi in direzione del pavimento ma Kurt preferì non dire nulla.
 
Quando arrivarono di fronte alle loro rispettive camere, Blaine sembrò risvegliarsi improvvisamente.

- Direi che è il momento di salutarci. – mormorò il riccio, avvicinandosi a Kurt.
- Già… -
- Beh, spero che questa serata non sia stata un completo disastro. Non so e… - Blaine venne improvvisamente interrotto da Kurt, il quale con delicatezza appoggiò la mano contro la bocca del moro.
- Blaine, basta. – fece il soprano, lasciando scivolare la mano dalle labbra dell’altro ragazzo.
- Volevo soltanto che… - neanche questa volta Blaine fu in grado di terminare la frase.
 
Dato che apparentemente non volesse capire quanto ridicolmente speciale fosse stato quell’appuntamento, Kurt tentò di aiutarlo prendendo l’iniziativa e baciandolo.
 
Il moro rimase immobile per quelli che a Kurt parvero secoli. Quasi riusciva a sentire il sangue che cominciava ghiacciarsi nelle sue vene, quando Blaine avvolse le braccia attorno alla sua vita, rispondendo al bacio.
 
Per quanto questo potesse apparire uno dei gesti più naturali al mondo, per Kurt non era poi così scontato. Era terrorizzato all’idea di fare sempre la cosa sbagliata, perciò normalmente non avrebbe mai e poi mai fatto qualcosa del genere. Per di più, erano nel bel mezzo di un corridoio, il che non escludeva il fatto che qualcuno potesse vederli e Kurt non era ancora del tutto a suo agio con lo scambio d’effusioni in privato, figuriamoci in pubblico.
 
Il bacio non durò molto, tuttavia non appena le loro labbra si separarono, il soprano cinse il collo di Blaine con le sue braccia, stringendolo in un caldo abbraccio.
 
- So che potrei sembrare ripetitivo, ma è stato tutto perfetto. –
- Anche quando hai rischiato che vomitassi la cena sulle tue scarpe? – scherzò Blaine, strofinando lievemente la punta del suo naso contro il collo del soprano, facendolo rabbrividire.
Kurt ridacchiò, allontanandosi da Blaine.
 
- Ecco, quello l’avevo quasi dimenticato, ma grazie per avermelo fatto ricordare. –
 
Kurt sciolse la presa dal collo di Blaine, mentre le braccia di quest’ultimo scivolarono dalla vita del soprano, tornando lungo i suoi fianchi.
 
- Buonanotte. – mormorò il moro, sfoggiando uno dei suoi straordinari sorrisi.
- Notte. –
 
Il riccio si appoggiò contro il muro, osservando Kurt mentre estraeva le chiavi dalla tasca del cappotto. Naturalmente, il soprano era ben consapevole del fatto che Blaine lo stesse osservando, ma c’era qualcosa di diverso rispetto al modo in cui lo faceva solitamente.
 
Guardando l’altro con la coda dell’occhio, notò che stranamente il moro non era ben concentrato sul suo fondoschiena, bensì sembrava fosse intento nel contemplare il suo viso.
 
Kurt infilò la chiave nella toppa e sentì un familiare calore impossessarsi delle sue guance quando si rese conto che la porta non accennava ad aprirsi. Tentò di mantenere la calma, girando e rigirando la chiave senza nessun risultato.
 
- Oh, di nuovo? – chiese Blaine, sfoderando il suo sorriso sghembo e causando al soprano la perdita di qualche battito.
 
Kurt si fece da parte, estremamente imbarazzato. Come diavolo era possibile che non fosse capace di aprire e/o chiudere quella porta?! Cos’era? Una sottospecie di maledizione?
 
Blaine ripeté la stessa operazione che aveva fatto qualche ora prima, apparentemente non infastidito dall’incapacità del soprano. Kurt non si era mai sentito così stupido in tutta la sua vita.
 
Inoltre, non riusciva a trovare una scusa decente.
 
Potrei dire di essere dislessico!  Pensò il soprano. Eh, no. Magari che… no. Credo sia piuttosto palese che non sono cieco, quindi… Potrei fingere di essere un tantino alticcio! Si… non ho neanche bevuto.
 
Il ragazzo si passò una mano sugli occhi, massaggiandosi lentamente le palpebre.
 
- Kurt. –
- Si? – fece il più alto, aprendo gli occhi.
- Non si apre. – sussurrò il riccio, senza distogliere lo sguardo dalla serratura.
- Non si… non si apre? -

Blaine scosse la testa, poggiando una mano sulla maniglia, pensieroso.

– E’ possibile… no, no. -
- Cosa? –
- Uhm… è possibile che Oliver abbia chiuso la porta a chiave dall’interno e abbia lasciato le chiavi nella toppa? –
 
Kurt aprì la bocca nonostante non avesse la minima idea di cosa rispondere. No, Oliver non avrebbe mai lasciato… un momento.  Il soprano ricordò d’un tratto che era già successo qualcosa del genere qualche giorno prima.
 
Se non ricordava male, Oliver era rientrato tardi e quando, al mattino, Kurt si era alzato per scendere a fare colazione aveva notato le chiavi del coinquilino nella serratura.
 
- Direi dalla tua espressione che quello è un si. -
- Merda. – imprecò Kurt, appoggiandosi contro il muro, sbattendoci, non proprio delicatamente, la testa contro.
- Potresti chiamarlo. – suggerì Blaine, estraendo la chiave dalla serratura.
- Giusto. Giusto… -
 
Kurt prese il cellulare dalla sua tasca, provando a comporre (provando perché le sue mani non volevano smettere di tremare) il numero del suo coinquilino. Portò il telefono all’orecchio. Com’era ovvio, il cellulare era spento.
 
Adesso, Kurt non poteva mica pretendere che almeno qualcosa non andasse storto in una serata che era stata praticamente perfetta.
 
- Niente. – mormorò, cominciando ad accettare l’idea che per quella notte, avrebbe dormito davanti alla porta della sua camera.
- Magari se bussiamo… -
- Si, certo. Oliver non è proprio il tipo da avere il sonno leggero. Tutto l’opposto direi. – disse Kurt, lasciandosi andare ad una risatina isterica.
- Se vuoi puoi dormire nella mia stanza. – propose tranquillamente Blaine, come se gli avesse chiesto di prendere insieme un caffè.
- Come scusa? – chiese il soprano, con voce persino più alta del normale.
- Non è esattamente igienico che tu dorma su questa moquette. – continuò Blaine, restituendogli la chiave. - E poi non voglio che ti becchi un raffreddore o qualcosa del  genere. –
 
Kurt guardò il moro a bocca aperta. Blaine si stava… si stava seriamente preoccupando per lui? Facendo una tremenda fatica nel tentare di reprimere l’enorme desiderio che aveva di mostrargli tutta la sua gratitudine lanciandosi con poca grazia su di lui, unendo nuovamente le loro labbra, il soprano si schiarì la voce, coprendosi la bocca con la mano chiusa in un pugno.
 
Stava per rispondere quando si ricordò di un piccolo, insignificante problema.
 
- Ma… Tate? -
- Durante il fine settimana non c’è mai. –
- Oh. Beh, non mi va proprio a genio di dormire qui fuori, quindi… -
 
Blaine non disse nulla, semplicemente sorrise, dando le spalle all’altro per aprire la porta della sua stanza. Il ragazzo entrò dentro, abbandonando lo zaino sul pavimento, per poi togliersi sia il cappotto che il cardigan, poggiandoli sulla sponda del suo letto.
 
La camera era perfettamente in ordine. In effetti, Tate non doveva passare molto tempo in quella stanza, dato che la scrivania era deserta e lo stesso valeva per il comodino ad eccezione della sveglia che vi era poggiata.
 
Tornando ad osservare il lato della stanza appartenente a Blaine, notò che le uniche cose fuori posto erano una serie di fogli sparpagliati sulla scrivania. Non appena il riccio si accorse dove fosse andato a posarsi lo sguardo di Kurt, si affrettò a raccogliere le cartacce, gettandole nell’immondizia.
 
- Cosa…? – chiese Kurt, il quale si trovava ancora vicino alla porta, con il cappotto indosso, come se stesse per andarsene da un momento all’altro.
- Ah, niente. –
- Scusa, non volevo farmi gli affari tuoi. -
- No, avevo… avevo fatto una lista, sai per decidere dove portarti stasera. – disse Blaine, sorridendo imbarazzato.

Era così… così adorabile. Lo fissava con quei meravigliosi occhi che quella sera apparivano quasi castani con qualche sfumatura di verde. In poche parole, Kurt aveva come la sensazione di essere come un ghiacciolo al sole.
 
Il soprano tentò di darsi un contegno, distogliendo gli occhi da quelli del ragazzo che aveva di fronte.
 
Ormai era arrivato al punto che si faceva paura da solo. Era costantemente, ininterrottamente, continuamente  inondato da una miriade di nuove sensazioni provocategli da quel ragazzo che nel giro di pochi mesi era riuscito a distruggere in mille pezzi il muro di cemento armato che teneva i sentimenti di Kurt ben nascosti tra le mura dell’organo che gli batteva all’incirca al centro del petto. Per quanto strane e spesso e volentieri persino spaventose, erano tutte emozioni estremamente positive.
 
Blaine lo faceva stare bene.
 
Il soprano cominciò a sentire un certo calore pervaderlo, fu allora che si ricordò di avere ancora il cappotto addosso, così fece per toglierlo, poggiandolo sulla sedia vicina al letto di Blaine.
 
- Vuoi che ti presti qualcosa? Voglio dire, un paio di pantaloni e una maglietta per la notte. – domandò il moro mentre apriva un’anta dell’armadio, frugandoci dentro.
 
Adesso, le cose erano due: dormire con indosso il suo outfit, rischiando che si sgualcisse, oppure accettare la gentile proposta di Blaine, salvando i suoi vestiti da un’agonia lenta e dolorosa.
 
- Sicuro? Non ti dispiace? -
- Assolutamente. – disse il riccio, prendendo  due magliette e due paia di pantaloni di pigiama.
- Grazie. – disse Kurt, non appena Blaine gli porse gli abiti.
 
Stava per chiedere se potesse cambiarsi in bagno, quando notò che il moro, il quale non si era nemmeno degnato di avvisarlo (si, lo voleva decisamente morto), stava sbottonando il terzultimo bottone della sua camicia.
 
Un attimo dopo il ragazzo era a petto nudo, completamente a suo agio, dando quasi l’impressione che non si fosse neanche accorto che l’altro fosse ancora lì con lui.
 
Era tutta colpa di Blaine. Tutta colpa di Blaine. Insomma, non si poteva accusare Kurt di osservare un po’ troppo intensamente, o un po’ troppo a lungo, o un po’ troppo attentamente quel fisico perfetto che si ritrovava il moro.
 
Il soprano deglutì, non proprio silenziosamente, e fu in quel momento che Blaine alzò lo sguardo verso di lui, guardandolo come se non capisse che problema avesse. Non passò molto, che Kurt riuscì quasi a vedere una lampadina accendersi sopra la testa del riccio.
 
- Posso usare il bagno? – chiese timidamente, distogliendo gli occhi.
- Si, certo. – rispose Blaine, ridacchiando senza pudore.
 
Kurt non aveva ancora controllato, ma era praticamente certo che Blaine facesse Bastardo di secondo nome.
 
 
Dieci minuti più tardi, Kurt uscì dal bagno con indosso gli abiti di Blaine (la cui maglietta si era rivelata essere di Star Wars. Si sarebbe aspettato di tutto, tranne che fosse nerd) dopo essersi sciacquato la faccia con acqua gelata nel disperato tentativo di calmarsi.
 
 
 
- Vanno bene i vestiti? – domandò Blaine, il quale era seduto a gambe incrociate sul proprio letto, lasciando che il suo sguardo indugiasse sulla figura del soprano.
- Si, si. Benissimo. – fece Kurt, abbozzando un mezzo sorriso.
- Accomodati. – disse il riccio, facendo segno all’altro di sedersi accanto a lui. – Hai sonno? –
- Non proprio. – rispose il soprano, prendendo posto sul letto accanto a Blaine, portandosi le ginocchia al petto.
 
Sonno? E chi aveva sonno? Dopo una serata del genere non sarebbe riuscito ad addormentarsi nella sua camera, sotto le sue calde e morbide coperte, figuriamoci adesso, sul letto (e no, non stava pensando a nulla di sconcio) di Blaine quando erano ad una distanza di quattro millimetri l’uno dall’altro.
 
Kurt sentì una leggera pressione sulla spalla e qualcosa di soffice solleticargli il collo.
 
- Ti do fastidio? – chiese Blaine, strofinando con delicatezza la guancia contro la spalla del soprano.
- No. – sussurrò il ragazzo con un filo di voce.
 
Nonostante stesse dicendo la verità, perché, davvero, non voleva assolutamente che Blaine si spostasse di mezzo centimetro, non riusciva ad impedire al suo corpo di irrigidirsi irrimediabilmente.
 
Sperò con tutte le sue forze che Blaine non ci facesse caso, ma com’era ovvio, non accadde.
 
- Kurt. – mormorò, con un tono di voce più basso del solito. – Rilassati. –
 
Blaine prese una delle mani del soprano, accarezzandone il dorso, poi il palmo con la punta delle sue dita. Un brivido corse lungo la schiena di Kurt. Senza che ne fosse accorto, aveva appoggiato la schiena contro al muro, chiudendo gli occhi, ascoltando il solo suono dei loro respiri regolari.
 
- Va meglio? – domandò Blaine, alzando il viso verso quello di Kurt, il quale si limitò ad annuire, mostrando un tenero sorriso. – Ah, cosa faresti senza di me? –
 
Kurt sospirò lievemente, sentendo che la stanchezza cominciava ad avere la meglio sulla sua forza di volontà.
 
Improvvisamente, il soprano spalancò gli occhi.
 
Aveva del tutto dimenticato che soltanto tre giorni dopo avrebbe lasciato la Grande Mela per tornare a Lima per le vacanze natalizie. Certamente suo padre gli mancava da morire, ma… non avrebbe visto Blaine per una settimana.
 
Sette. Lunghi. Giorni.
 
Magari, trascorrendo un po’ di tempo da solo, il moro si sarebbe accorto dell’enorme idiozia che stava commettendo nel… frequentare (la cosa era ancora alquanto confusa) Kurt.
 
- Stavo scherzando.- fece Blaine, scostandosi dalla spalla dell’altro.
- No, no. Cioè, si. So che stavi scherzando. È solo che… ho ricordato una cosa. -
- Non dirmi che ti sei appena ricordato di avere un impegno alle due di notte. -
- Non direi. – sbiascicò Kurt, lasciandosi scappare una risata.
- Qualcosa di spiacevole? -
- Dipende dal punto di vista. A te farebbe piacere… - se non ci vedessimo per una settimana? Kurt che cazzo pensi?! - …tornare in Ohio? -
- Non particolarmente, ma sono praticamente costretto. Mio fratello torna a casa. -
- Come? – balbettò il soprano, chiedendosi se avesse effettivamente capito bene.
- Mio fratello… -
- Si. Tuo fratello torna a casa. Quindi, tu torni a casa. –
- Beh, si. – ridacchiò Blaine, osservando l’espressione stralunata dell’altro ragazzo.
 
Kurt si morse prontamente il labbro inferiore, tentando di trattenere l’enorme e, secondo il suo parere, inappropriato sorriso che si apprestava a nascere sulle sue labbra.
 
Non poteva, non doveva  lasciarsi trasportare dalle emozioni. Doveva prendere un respiro profondo ed accettare con calma e sangue freddo che Blaine sarebbe stato solamente a pochi kilometri di distanza da lui.
 
Però… però anche Blaine starebbe tornato in Ohio, porca miseria!
 
Come faceva a trattenersi dal cominciare a saltare sul letto come un bambino a cui hanno detto che sarebbe partito per Disneyland?!
 
Okay, okay. Calma. E poi magari nemmeno mi vuole vedere…
 
- Kurt? -
- Ehi! – disse il soprano, salutandolo con un cenno della mano.
 
Si, Kurt continua così... facciamogli vedere a che livelli di insanità mentale siamo arrivati.
 
- Ehi. – sussurrò Blaine, avvicinandoglisi ancora e poggiando la guancia contro il suo collo. – Allora, cosa stavi dicendo? –
- Ehm, che… che tra tre giorni torno a Lima. –
 
Kurt sentì Blaine trattenere il respiro per poi allontanarsi lentamente da lui.
 
- Ma è fantastico! – quasi gridò, evidentemente fregandosene del fatto che fosse notte fonda e che qualche ragazzo delle camere vicine potesse esserne vagamente infastidito.
 
Però, senza che Kurt se ne fosse reso conto, Blaine aveva avvolto le sue braccia attorno al suo collo e oh, al diavolo chi se ne frega  furono gli unici pensieri che nacquero nella sua testa.
 
- Non ti dispiace? – mormorò Kurt, unendo le mani dietro la schiena di Blaine.
- Kurt, smettila. – disse con tono serio, irrigidendosi quasi impercettibilmente.
- Di far che? -
- Di pensare che non mi importi nulla di te. – disse, abbassando il volume della voce e avvicinando la sua bocca all’orecchio di Kurt. – Perché è tutto il contrario. - 
 
Kurt sentì il respiro caldo dell’altro infrangersi contro il suo collo, poi inaspettatamente le labbra di Blaine si poggiarono delicatamente su quella piccola porzione di pelle appena sotto il suo orecchio.
 
Blaine fece per allontanarsi appena, cosicché potesse incontrare il suo sguardo.
 
- Probabilmente io... no. – disse il moro, fermandosi un secondo e pensando a come esprimere a parole ciò che voleva dire. – So di non essermi comportato in maniera tale che tu potessi fidarti di me, lo ammetto sono stato un coglione. -
- Non dir... -
- No. Non dire niente. Sono stato un coglione, non cercare di giustificarmi. – lo interruppe Blaine.
- In realtà non stavo cercando di farlo. – scherzò il soprano, incrociando le braccia al petto.
- Oh. –
 
Gli occhi di Blaine si abbassarono in direzione delle sue mani. Kurt cominciò a domandarsi il motivo per il quale nessuno era in grado di capire quando scherzasse e quando fosse serio. Era un bel problema.
 
Kurt, non direi che è il momento adatto per pensare a questo genere di cose. Lo ammonì il suo cervello.
 
- Stavo... stavo scherzando. –
 
Blaine alzò la testa, passandosi con fare imbarazzato una mano tra i ricci.
 
- Si, lo sapevo. –
 
Kurt sorrise, fingendo di credere alle parole del moro.
 
- Allora? Vai avanti. -
- Beh, io ci tengo a te. – disse Blaine, prendendogli di nuovo la mano. – Solo... concedimi un po’ di fiducia, okay? –
 
Kurt si limitò ad annuire, poggiando di nuovo la schiena contro il muro. Il soprano continuò a ripetersi quelle parole in mente, lasciando che lo cullassero finché non cadde in un sonno profondo.
 
 
Fondamentalmente, c’era qualcosa di strano.
 
Kurt era praticamente certo di essere “svenuto” con la schiena ben pressata contro il muro e beh, di certo adesso non era poggiato contro una superficie dura e fredda. Al contrario, era tutto molto, molto caldo ed era quasi sicuro di essere sdraiato, quasi sicuro, la cosa era ancora da appurare.
 
Qualcosa sotto di lui si mosse e qualche altra cosa di poi non così tanto morbido venne a contatto con la sua spalla.
 
Kurt scattò su come una molla, buttando a terra il plaid con il quale evidentemente era stato coperto e trovandosi seduto a gambe incrociate sul letto di Blaine, il quale sembrava avesse un piccolo problemino ai piani bassi.
 
Momento, momento, momento.
 
 Lui non... lui... naah.
 
No, non aveva utilizzato Blaine come se fosse il suo personale cuscino vivente.
 
Attacco di iperventilazione tra 3...2...1...
 
- Giorno. –
- Buon... buongiorno. – sbiascicò Kurt, rosso come un pomodoro maturo.
 
Questo era un problema serio, molto serio. Non poteva arrossire in continuazione. Quanti anni aveva, sedici?
 
- Dormito bene? – chiese Blaine, strofinandosi gli occhi con fare assonnato.
- Io... ehm... beh... scusami. – balbettò il soprano.
 
Blaine inarcò un sopracciglio.
 
- Per cosa? Dio, il mio cervello sta ancora dormendo e probabilmente continuerà a sonnecchiare fino a quando non ingerirò un litro e mezzo di caffè, quindi ti dispiacerebbe spiegarmi? -
- Blaine, ho praticamente... no, ho letteralmente dormito su di te. – fece Kurt, mostrandosi estremamente tranquillo, il che era piuttosto strano dato che dentro di sé c’era il caos.
 
Il moro sorrise, alzandosi dal letto. Immediatamente, il soprano spostò il suo sguardo verso un punto indefinito del muro, nonostante sembrava che all’altro non interessasse più di tanto di mettere in bella mostra la propria erezione.
 
- Sono un ottimo cuscino, vero? – domandò, prima di chiudersi in bagno.
 
Kurt restò immobile, concentrato nel cercare una soluzione all’altro piccolo problemino che si era formato nei suoi pantaloni.
 
Ecco, questo era il momento di andare nel panico.
 
- Respira, respira. – continuava a ripetersi, mentre pensava al gattino morto che aveva visto due giorni prima.
 
- Hai bisogno del bagno? – chiese Blaine, aprendo la porta dopo la cinquantasettesima volta in cui Kurt si era ripetuto volta “respira”. – Se vuoi puoi usare la doccia. –
 
Oh.
 
 
Blaine non voleva che Kurt andasse via. Che problemi aveva quel ragazzo? Insomma, non era ormai disgustato dalla ininterrotta presenza dell’altro? Il soprano cominciò a domandarsi se in fondo non fosse poi così fastidioso...
 
- Grazie, ma credo sia ora che torni in camera. –
 
Blaine annuì con fare serio, chiudendosi alle spalle la porta del bagno.
 
Con un piccolo salto, Kurt si alzò dal letto, barcollando un po’ non appena i suoi piedi toccarono terra.
 
- Oh. I vestiti. Mm... oggi pomeriggio andrò in lavanderia, quindi penso che... -
- Kurt, non c’è bisogno che li lavi. – fece Blaine, allacciandogli le braccia attorno alla vita e poggiando il mento sulla sua spalla. – E poi mi piace il tuo profumo. – mormorò, quasi sfiorando l’incavo del collo di Kurt con la punta del punta del naso.
- Io non porto nessun profumo. -
- Appunto. – disse, baciando la porzione di pelle tra la spalla e il collo.
 
Kurt sorrise timidamente, mordendosi l’interno della guancia nel disperato tentativo di trattenere il rossore che minacciava di nascergli sul viso. Blaine tracciò una linea immaginaria con la punta del naso dal collo del soprano, lungo la mandibola, salendo e fermandosi a qualche millimetro dalle labbra. 
 
- Beh, non sarebbe esattamente igienico... – tentò di spiegare, ma la bocca di Blaine bloccò all’istante quel fiume di parole che sgorgava dalle labbra del più alto.
 
Del resto, era tipico che Kurt cominciasse a straparlare in un momento del genere.
 
- Dovresti andare, – disse il moro, prima di lasciare un altro, veloce bacio sulle labbra dell’altro. – prima che mi venga in mente di rapirti sul serio. –
 
Se solo avesse avuto un po’ più di coraggio, probabilmente Kurt avrebbe posto a Blaine quella domanda che pesava come, se non più, di un macigno sul suo stomaco. Avrebbe voluto chiedergli che cosa fossero esattamente loro due o che cosa volesse dire tutto questo, invece si strinse a lui un’ultima volta per poi raccogliere i suoi vestiti, dirigendosi verso la porta.
 
- Allora... – mormorò, aprendo la porta.
- Pranziamo insieme? – chiese Blaine, con quella sua tenera aria da cucciolo abbandonato.
- Certo. – fece il soprano, sorridendogli e sperando che i suoi occhi non avessero improvvisamente preso la forma di due stupidissimi cuoricini.
 





Tea's Corner:

Momento, momento, momento. Il mio calendario qui dice che oggi è martedì. Wow. Sono riuscita a pubblicare di martedì. Okay, sono in ritardo. Chiedo umilmente perdono ma sono tremendamente incasinata D: Ad ogni modo... fatemi sapere  cosa ne pensate di questo capitolo, se vi ha fatto proprio schifo o se è stato tutto sommato passabile. 
Vi ringrazio tutti quanti, anzi vi adoro :')

Tea (: 
  
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