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Autore: AgelessIce    07/05/2013    1 recensioni
-Che il tempio sia in movimento è un dato di fatto.
Semplicemente, sto ignorando la situazione.
Non ho la forza, né la volontà, per indagare.
L’ultima battaglia mi ha portato via più di quanto il mio spirito riesca a sopportare.-
-“Non vuoi farmi vedere il tuo viso per le leggi del santuario? “
E scuoto leggermente la testa, dondolando i piedi.
“ Prometti di non ridere, se te lo dico?”
Annuisce, serio, mordendosi appena il labbro inferiore.-
-E mi do’ della sciocca cento volte, e cento volte ancora, quando sento l’urlo soffocato alle mie spalle.
Perché, al momento, non è il cavaliere di Pegasus a necessitare di protezione.
È la sua maestra, ad essere instabile.
Ed, infatti, è lei ad essere riversa al suolo, un rivolo di sangue che sgorga al di sotto della maschera.-
- Aiolia X Marin, fondamentalmente u.u
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eagle Marin, Leo Aiolia, Ophiuchus Shaina, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aquila decaduta

La scacchiera


-Marin POV-

Ero pronta a difendermi contro qualsiasi attacco, in allerta, attenta a qualunque movimento.

Ma la mia guardia crolla miseramente, come fossi una ragazzina alle prime armi, quando quell’uomo si porta una mano al volto, liberandosi della maschera e gettandola poco lontano.
Sorride, sereno,osservandomi con quei suoi occhi verde prato, e muove qualche passo in avanti.

“Perdonami, Marin. Ho fretta.”

Parla così, come se mi stesse dicendo che ha fame e va a prepararsi il pranzo.
La sua espressione è la stessa di quando se n’è andato l’ultima volta, mentre tende un braccio, pronto a scagliare il suo colpo.
Ed io resto lì, completamente paralizzata.

Aiolia è morto. Non può essere lui.

“Lightning Bolt!”

Un grido soffocato, il suo. Privo del suo orgoglio, della sua energia.
Però è suo.
Quello è il suo aspetto. Il suo cosmo. Quella è la sua voce. La sua tecnica.

Mi porto una mano al fianco, leggermente sanguinante, ringraziando gli anni di allenamento che ho alle spalle per la mia prontezza di riflessi.
Meno di un secondo, e non l’avrei evitato.

Sarebbe bastato pochissimo. Era un colpo che mirava chiaramente ad uccidermi.
Eppure… Se fosse stato portato alla velocità della luce, adesso non sarei qui.
Gli era vicino, certo, ma non abbastanza.

“Tu non sei lui. Non trovi sia una mossa meschina, quella di prendere il suo aspetto?”

Sebbene la mia voce volesse essere distaccata come sempre, priva di qualsiasi inflessione, a lasciare le mie labbra è un suono strascicato. Di difficile comprensione. Tremante.
Dèi, cosa sono diventata?
Questa non sono io.
Non sono così marcia.
Non sono così vuota, così miseramente debole.

Eppure mi ritrovo a sfiorare la mia cicatrice di metallo, con le punte delle dita, come per cercare di far cessare un dolore che non dovrei nemmeno provare.
Non è come una ferita sulla carne, dolorosa è pulsante.
È metallo, un materiale inanimato, che non prova sofferenza.
Eppure fa male, straordinariamente male.
Perché, mentre io me la procuravo, lui moriva.
E credevo che non lo avrei più rivisto.

“Cosa ti fa pensare che non sia io, Marin? Solo perché ti sto attaccando?”

Ride, con una risata gelida e graffiante, chiudendo gli occhi per un secondo appena.
Poi li riapre, puntandoli su di me, sugli occhi inanimati del mio volto, e mi ritrovo a tremare nuovamente.
Mi osserva, con un lampo di follia negli occhi, come se potesse vedere il mio viso, quello vero. E sebbene qualcosa del genere non sia possibile, mi ritrovo ad essere dannatamente spaventata.
Perché lui è bravo, nel leggere nel cuore delle persone.
Non posso permettere che veda i miei occhi.

“L’inferno ti cambia. Il ghiaccio del cogito ti entra nelle ossa, ti priva di qualsiasi volontà. È un freddo che non lascia scampo, che porta alla pazzia. Non è difficile, plagiare delle menti, in quel luogo. Tutto perde importanza, tutto perde significato. L'inferno, Marin, non ti lascia nulla per cui combattere.”

Nonostante le sue parole, la sua voce suona calda, quasi di scuse, ed il suo sguardo vacilla. È un secondo appena, ma lo noto.
Riprende il tono spavaldo e strafottente, che aveva usato fino a quel momento, mostruosamente velocemente.

Però quell’attimo d’incertezza è sufficiente ad aprirmi gli occhi.
Non è come alla prima casa, non è una mera illusione.
Quello che ho davanti è lui, semplicemente lui.

Ed è come vivere qualcosa che si è già vissuto, infondo non è la prima volta che un cavaliere d’oro deceduto si ripresenta al santuario, mostrando con finto orgoglio una putrida armatura dai colori oscuri.
Nessuno di loro ha mai tradito davvero, però. Sono sempre stati straordinariamente fedele alla loro dea.

Adesso però non vi è alcuna divinità a volere la testa di Atena, all’inferno. Hades è perduto, sconfitto.
Non c’è motivo di combattere per un dio che non esiste nemmeno più.

“Non intendi attaccarmi, sacerdotessa?”

E sebbene il mio compito sia quello di difendere la mia dea, limitarmi ad eliminare i suoi nemici, non riesco a fare alcunché.
Abbasso il volto, chiudendo gli occhi, stringendo i pugni. Sconfitta.
Perché non posso nemmeno pensare di colpirlo, non lui.
Perché è il mio stesso corpo a rifiutarsi di fare una cosa del genere.

E poi… lo sapevo, no?
Non sono più l’aquila d’argento. Non sono più una vera sacerdotessa.
Non sono più nulla.
Solo un misero guscio vuoto.
Ed infondo non posso nemmeno credere di poter competere con lui. Non ne sarei stata capace prima, non ho alcuna possibilità ora.

“Cosa intendi fare, Aiolia?”

E nel momento in cui pronuncio il suo nome, tutto questo diventa reale.
E sento come se la mia gabbia toracica si fosse stretta attorno all’organo vitale, e mi sento soffocare.

“Ucciderti.”

Sorride, mentre lo dice, con un sorriso dannatamente amaro. Con occhi dannatamente vuoti.
E lo vedo di nuovo, il suo spirito, mentre piange lacrime dal colore scarlatto.
Fa un passo in avanti, portandosi a meno di un passo da me, e parla con voce bassa, sfiorando il bordo della mia maschera con le dita.

“Cerca almeno di difenderti, eh?”

Con un gesto rapido, un balzo più che degno della sua costellazione, si allontana. E questo mi meraviglia.
Se avesse lanciato il suo colpo da così vicino, non avrei avuto possibilità di movimento. Avrebbe vinto con estrema facilità.

“Lightning Plasma !”

Ed ancora il suo colpo non è portato alla velocità della luce.
Ancora riesco a distinguerlo, ad evitarlo.
Quasi lui non volesse uccidermi. Quasi tutto quello che voglia sia farmi perdere tempo.

“Tu non vuoi uccidermi, vero? Conosco la tua forza. Non stai combattendo a piena potenza.”

La mia voce suona nuovamente metallica, distaccata, decisa. Eppure non è difficile captare una flebile speranza,tra le mie parole.
Lui non risponde, si limita ad assumere nuovamente la posizione d’attacco.
E per me è più che sufficiente.

“Perché?”

***

-POV ???? –

“Una cosa bizzarra, l’amore, non credi?”

Freme, Saori, sotto il mio sguardo.
In una maniera quasi divertente.
Il suo cosmo divino si espande in tutta la stanza, raggiunge livelli di potenza mostruosi, eppure il suo corpo umano reagisce come una ragazzina.
Vittima di emozioni umane che gli dèi non dovrebbero provare.

“Cosa stai cercando di dire?”

“Beh, dovresti saperlo. Sei tu che elogi questo misero sentimento.”

Ignoro il suo sguardo di confusione, quando pronuncio quelle parole.
Effettivamente, potrà suonare… strano, sentirle dalla mia voce.

“Coglie così, all’improvviso. Li prende alla sprovvista e non gli lascia scelta. Non hanno voce, in capitolo.
È quasi una dittatura. Una volta che si innamorano, è finita.  Game Over.
E poi agisce senza un perché, senza alcuna logica, senza alcuna moralità.
E  loro sono  lì, succubi, impossibilitati a fare qualsiasi cosa.
Non possono decidere di amare qualcuno, non possono smettere di farlo.
Non possono costringere qualcuno ad amarli, non possono convincerlo a non farlo.
Un po’ come una partita a scacchi.
Loro sono solo delle pedine, capitate lì per sbaglio, per un mero scherzo del destino, ma ormai hanno cominciato a giocare, e non sanno nemmeno come o quando, se ne accorgono sempre troppo tardi, e non gli resta che aspettare lo scacco matto.
Non sanno nemmeno se saranno loro, a farlo, o gli toccherà subirlo.
Non sanno nulla finché non accade.
Non lo sanno, loro, di essere sotto scacco fin dall’inizio.
Dal momento stesso in cui, inconsapevolmente, cominciano a giocare.
Non c’è scampo.
Ed è triste, non trovi?
Infondo, quando perdono, quando vengono “mangiati”, quasi smettono di esistere.
Diventano un guscio vuoto, marcio, e non riescono a reagire.
Continuano a non avere scelta.
Non possono nemmeno venir trascinati in una nuova partita, spesso.”

Sorrido, alla sua espressione, mentre mi ravvivo i capelli con un cenno della mano.

“Ti sorprende, sentirmi parlare così, sorella?”

Ha ragione, infondo, ad essere così… allibita.

Infondo sono io, a muovere le pedine.
Sono io, a decidere l’esito della partita.
La scacchiera mi appartiene.


Salve a tutti <3 Scusate per l'immane ritardo, sono pessima T.T
Non spaventatevi per l'OC di Aiolia, giuro di non essere impazzita. Era voluto (?) xD 
Mi scuso per la misera lunghezza del capitolo, ma immagino che ormai sarete abituati, scrivo sempre pochissimo >.< 
Spero non faccia troppo schifo, e che non vi abbia delusi T.T
In ogni caso, come avrete capito, è solo un capitolo di passaggio :3 E lo so che lo sto dicendo da un paio di capitoli, ma giuro che il prossimo è importante u.u Ho cominciato a presentare una delle divinità in ballo, l'avete riconosciuta, vero?
Grazie a tutti coloro che continuano a seguirmi!
Un bacio, alla prossima :*

AgelessIce

  
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