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Autore: ScleratissimaGiu    07/05/2013    4 recensioni
[I promessi sposi]
E se i Promessi Sposi non fossero andati proprio come il Manzoni vuol farci credere?
Se Lucia si fosse finalmente resa conto che Renzo non è l’uomo della sua vita e avessero entrambi trovato la felicità con altre persone?
Vogliamo veramente fidarci di uno che, mentre scrive il suo romanzo, afferma di aver solo trascritto un altro manoscritto… oppure scoprire com’è andata a finire veramente?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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E se i Promessi Sposi non fossero andati proprio come il Manzoni vuol farci credere?
Se Lucia si fosse finalmente resa conto che Renzo non è l’uomo della sua vita e avessero entrambi trovato la felicità con altre persone?
Vogliamo veramente fidarci di uno che, mentre scrive il suo romanzo, afferma di aver solo trascritto un altro manoscritto… oppure scoprire com’è andata a finire veramente?
Beh, un punto a favore del buon Alessandro dobbiamo, seppur a malincuore, darlo: è vero che Renzo e Lucia erano innamorati, è vero che don Rodrigo voleva separarli ed è vero, infine, che Lucia è finita sotto la “protezione” della monaca di Monza.
Ma, in tutto questo quadro, c’è una piccola pecca: Renzo non aveva mai lasciato la sua amata, anche se lei non lo sapeva.
Il ragazzo, infatti, all’insaputa della promessa sposa, faceva avanti e indietro dal convento, spacciandosi per il fedele servitore di don Abbondio, curato del suo paese.
Entrava in chiesa e pregava, pregava per la sua Lucia, e le suore, che ormai lo conoscevano e gli volevano bene, pregavano anche loro per la fanciulla.
Renzo aveva raccontato che la sua bella se n’era andata chissà dove con la madre, e pregava perché tornasse da lui; ma Lucia, anche se era a pochissima distanza dal giovane, a Renzo non ci pensava proprio.
Passava le sue giornate con Gertrude, la monaca, e col tempo non potè evitare di innamorarsene.
Lucia, a dir la verità, non aveva mai amato Renzo, non gliene era mai importato nulla: per lei era solo il divertimento che non si era mai concessa.
Ma con che coraggio confessarlo a sua madre Agnese?
Era già stato un miracolo nasconderle la sua relazione precedente con Perpetua, la vera serva di don Abbondio, che l’aveva lasciata due mesi prima per mettersi con un’altra donna.
Per Lucia era stato un colpo duro: aveva perso il suo primissimo amore così, tutto d’un tratto, quando credeva che andasse tutto bene.
Ma ora, ora era tutto completamente diverso: Gertrude aveva una bellezza speciale, qualcosa che non aveva mai visto in nessun altro, nemmeno in Perpetua.
Dopo due settimane passate insieme, la ragazza aveva capito che non avrebbe più saputo fare a meno di lei, e lo stesso la monaca.
Il primo bacio se l’erano date nella tarda notte, avvinghiate l’una all’altra su una panca della chiesa, proprio sotto la statua di Gesù in croce… e sotto gli occhi di Renzo che le osservava nascosto dentro un confessionale.
Il povero giovane era scioccato; guardava la sua fidanzata baciare avidamente una suora, e quest’ultima, sebbene fosse più grande di loro di un paio d’anni, ricambiava con ancor più vigore.
Ma quando Lucia si ritrovò a cavalcioni sopra Gertrude, per lui fu troppo: uscì dal nascondiglio e inveì contro la ragazza, sputacchiando saliva per la rabbia.
- Lucia! - gridò.
Lei si ritrasse bruscamente dalla suora, rischiando quasi di cadere.
- Renzo? - chiese stupita, cercando di riprendere fiato.
- Cosa stai facendo? - continuò il ragazzo, lanciando sguardi carichi d’odio ad entrambe.
Notò che Lucia, oltre ad essere spettinata, aveva anche la sottana rialzata e che anche la sua amante non era certo più in ordine.
- Cosa stai facendo? - le ripetè, alzando il tono di voce (già peraltro altino).
- Io… - iniziò Lucia, risistemandosi - io…
- Lucia… - la interruppe Gertrude alzandosi - non c’è bisogno.
Dunque, voltandosi, si rivolse a Renzo. 
- L’hai visto benissimo cos’ha fatto.
Il giovane era rosso di rabbia, stringeva con forza i pugni facendosi diventare le unghie bianche, digrignando i denti.
- Sì, - continuò Gertrude - adesso vattene, prima che chiamiamo qualcuno.
Con la coda tra le gambe, dopo aver gettato un’altra occhiata di odio e ribrezzo alle due, Renzo uscì dal convento e si mise in strada, diretto a casa sua.
Un passo dopo l’altro, la sua rabbia aumentava: lui aveva nascosto Lucia lì dentro, per proteggerla da don Rodrigo, il suo amico d’infanzia… e questo era quello che riceveva in cambio, una pugnalata dritta al cuore!
- Ingrata, - borbottò a mezza voce, avvistando l’ombra della sua casa.
Quando vi entrò, notò immediatamente che qualcosa non andava.
La poltrona era leggermente spostata, sul tavolo non c’erano più i ninnoli che i suoi genitori gli avevano regalato quando non era nulla più che un poppante e un ombra troneggiava al centro della stanza.
Uno scintillio, e si accese una candela: tre uomini imponenti si trovavano nel suo soggiorno, fissandolo minacciosamente.
- Cosa…? - provò a dire Renzo, ma l’uomo seduto sulla sua poltrona rossa lo interruppe bruscamente, alzandosi.
- Va’ di sopra, - gli intimò, guardandolo di sbieco - muoviti! - gli gridò, vedendo che Renzo non si muoveva.
Con titubanza, il ragazzo salì le scale e entrò nella sua misera camera, dove don Rodrigo lo aspettava appoggiato al davanzale della finestra.
- Voi! - esclamò Renzo, chiudendosi la porta alle spalle.
- Dammi del tu, - gli disse l’altro, sorridendo.
- Che vuoi?
Il signorotto, per tutta risposta, gli si avvicinò.
Renzo non si ritrasse, per quanto desiderasse farlo; c’era una forza come ipnotica che continuava a dirgli di stare fermo lì dov’era.
Don Rodrigo, mettendogli le mani al collo, iniziò a baciarlo.
Il ragazzo, rigido come un chiodo all’inizio, iniziò a sciogliersi e rispose al bacio con passione sempre crescente.
Dopo pochi secondi, si ritrovarono a consumare la loro passione sopita sullo scomodo letto di Renzo, mentre i bravi, di sotto, facevano finta di non udirli.
I due continuarono tutta la notte, finchè all’alba, stremati, caddero e si addormentarono uno accanto all’altro.
 
 
 
 
 
Qualche chilometro più distante, nel suo bel castello sulla collina, l’Innominato controllava che i suoi servitori allestissero al meglio la camera dell’ospite che stava per arrivare.
- Su, su, in fretta! Sarà qui a minuti! - ordinava minaccioso, battendo le mani.
I servi, dal canto loro, facevano il più in fretta possibile, ma preparare la stanza per un cardinale di sì alto rango non era mica affar da poco.
- Mio signore, è arrivato! - disse la vecchia nutrice, correndo dall’Innominato tutta trafelata.
- Muoversi! - gridò un’ultima volta il padrone, dirigendosi all’entrata del suo palazzo.
Il cocchiere aiutò il cardinal Federico Borromeo a scendere dalla carrozza, e quest ultimo s’avviò a passo spedito verso il padrone di casa con un sorriso stampato sulle labbra.
- Amico mio, - gli disse, abbracciandolo.
- Vieni, - lo invitò l’altro, facendogli strada - il pranzo è pronto.
Dopo aver festeggiato l’arrivo del nuovo ospite, il cardinale e l’Innominato si ritirarono nei loro alloggi (che erano uno davanti all’altro) per “discutere di affari d’importanza primaria”.
Questi cosiddetti affari, in realtà, era solo un modo più formale per giustificare il fatto che insieme avrebbero passato la notte come l’avevano passata Renzo e don Rodrigo, solo un po’ più selvaggiamente, giacchè non si vedevano da parecchio.
Dovete sapere che Federico Borromeo non era un vero cardinale, ma solo un ricco signore che voleva vivere una vita agiata e tranquilla e, possibilmente, stare vicino al suo amante per passare notti come quella.
Ecco cos’era in verità.
 
 
 
 
Per ultima, andiamo a vedere come se la passa Agnese.
Oh, povera donna, quell’Agnese: Lucia lontana che non si può sposare e lei sola, in quella casa troppo grande… o forse no?
Già, è proprio un peccato che Lucia non abbia mai saputo che la donna per cui Perpetua l’aveva lasciata era proprio sua madre, non trovate?
Anzi, sono convinta che, se le avesse viste in quel momento, che quasi rompevano il letto dall’impeto, sarebbe morta all’istante.
 
Lucia non seppe mai di sua madre, né di Renzo e tantomeno del cardinale e dell’Innominato, e così nessuno.
Questo era il manoscritto originale dei Promessi Sposi, che il Manzoni ha però ritoccato rendendolo l’orrore che è ora (ovviamente scherzo).
Non possiamo non dire, però, che anche il caro vecchio Alessandro abbia una buona fantasia… che non sarà mai buona come quella dello scrittore del manoscritto originale, s’intende.
 
 
Dedicata a: Valeria, Mariana, Martina F. e Martina P, che sanno trasformare due ore di Promessi Sposi in due ore di risate.  Grazie ragazze, siete le migliori!
  
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