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Autore: Low_Armstrong    07/05/2013    2 recensioni
Raccolta di brevi (o non molto brevi, a volte) one-shot che altro non sono che flussi di pensieri di Billie Joe (o di chi gli è vicino) sui/nei momenti più importanti della sua vita o che (secondo me) lo hanno particolarmente colpito e segnato. Scusate l’assurda sdolcinatezza di tanto in tanto, il calcare la mano su fatti dolorosi ancor più spesso, ma è tutto spontaneo, qua, e pubblico le cose così come vengono.
#rageandlove #stay(arm)strong
Enjoy.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Altri, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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22 settembre 2012


DO YOU THINK WHAT YOU NEED IS A CRUTCH?

L’orologio digitale sul display del tuo telefono segna ormai le sei, il che significa che stai cazzeggiando tra le strade e i vicoletti di quella squallida città da almeno un’ora e mezza dopo la scuola. Tua madre ti ha scritto in un messaggio che sono arrivati a casa e che ti aspettano, lei e papà. Lei e tuo padre. O quel cavolo che è diventato a tuoi occhi dopo la cazzata di una manciata di ore prima. Possibile che la persona che, dopotutto, ti ha insegnato a vivere abbia mandato tutto a puttane così? Non che voi tutti non ne sapeste niente, eh. Ma, cazzo, un crollo così non se lo aspettava nessuno. Non te lo aspettavi tu. E sei solo impaurito, incazzato e preoccupato per tutto quello che vi toccherà passare. Ma più di tutto sei deluso, deluso a un livello che non credevi possibile. Forse perché sono proprio le persone che amiamo di più quelle che, prima o poi, ad un certo punto del cammino, ci deluderanno nel modo peggiore, inaspettatamente, ferendoci più intimamente di chiunque altro. Un pensiero si fa largo nella tua mente, dettato dalla rabbia e dall’orgoglio e, forse più di tutto, dall’amore, anche se inconsciamente lo neghi, e i tuoi piedi, altrettanto inconsapevolmente, ti riportano sulla via di casa. Paradossalmente, vuoi dimostrare di essere più coraggioso di lui, di avere più palle di lui. Di essere migliore di tuo padre. O almeno dell’uomo che è diventato. Sfili il mazzo di chiavi dalla tasca dei jeans, la chiave nella toppa. Con un fuoco di rabbia e delusione che ti arde dentro, alimentato dall’orgoglio e dal rancore, percorri il largo corridoio luminoso verso il salotto, dove pare nessuno abbia udito del tuo arrivo. Ti blocchi sulla soglia e osservi tuo padre, di spalle, e tua madre, di fronte a lui. Stanno litigando tanto animatamente che lei non si accorge che sei a casa. Non che tu ti sia palesato, comunque. Non li ascolti, il vederlo ti ha fatto ricordare quanto profondamente, indelebilmente sei incazzato con lui. Capti solo qualche parola ricorrente, parlano di riabilitazione, cliniche, fottuta dipendenza e puttanate combinate, stronzate tra le quali quella di Las Vegas è solo la punta dell’iceberg. Sembra che tua madre abbia pianto. Non che questo la renda più fragile o meno incisiva. È una macchina da guerra quella donna, quando vuole. Quando serve. Ad un certo punto, ti arrendi. Fai un passo, sei proprio sotto l’architrave della porta. Lasci cadere il tuo zaino a terra. Rudemente, nello stesso modo in cui tutto quel polverone ti ha travolto. Rumorosamente, nello stesso modo in cui la delusione ti ha spaccato in pezzi il cuore. Adrienne mette a fuoco la tua figura ancora parzialmente immersa nell’ombra. Tuo padre esita, tua madre incrocia allora il suo sguardo, imperativa e rapida. Rimanete tutti immobili, tu fissi gli occhi sulla schiena di tuo padre, fiero e saldo.
Codardo, cazzo. Anche verso di te.
«Tu mi hai insegnato a vivere, ma forse riesco ancora a non ridurmi come te».

Realizzi, capisci.
E per un attimo, ti si blocca il respiro.






AUTHOR’S CORNER
Ok, torno con qualcosa che spero vi piaccia, dopo un attesa pressoché eterna, della quale mi scuso tantissimo (?). Blocco dell’autrice (scrittrice è troppo) e zero tempo per cercare di porvi rimedio, zero idee e zero voglia. Però, finalmente, dopo settimane di tribolazioni, qualcosa ho partorito.
Il titolo è un verso di Homecoming, che, tra l’altro, mi spezza fottutamente il cuore ogni singola volta. “Pensi che ciò che ti serva è un sostegno?”. Non so, mi piaceva perché Jacob, ecco svelato chi è il protagonista di questa cosa, è tanto, ma tanto incazzato con suo padre e delusissimo dal suo comportamento. Billie Joe sta cominciando a capire che è arrivato al punto di non ritorno e che gli serve un aiuto ma è difficile, e Jacob è incazzato nel senso che “adesso che hai fatto la cazzata grossa vuoi farti aiutare! Svegliati prima, Billie Joe!”.
Il fatto che gli ha insegnato a vivere è sempre una citazione di Homecoming, “You taught me how to live”. Niente, cuore spezzato ancora.
Ok, so che non è chiaro per niente, ma spero vi sia piaciuta e che mi lascerete un vostro parere, anche se mi dite che fa schifo!

A presto (si spera),
Lally_Weasley
  
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