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Autore: Mini GD    08/05/2013    4 recensioni
“Chi è?”
“Il suo nome è Raul Cooper. Inglese, 32 anni.”
“Chi l’ha trovato?”
“La sua vicina. Era preoccupata perché non l’aveva visto per giorni”
“Causa della morte?”
“E’ ancora sconosciuta. Forse è morto dissanguato”
“Bene. Mettiamoci al lavoro”
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: G-Dragon, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La lama dal color argenteo era sul suo viso liscio, poggiata con delicatezza, senza alcuna pressione. Qualche goccia di sangue scendeva dal piccolo taglio, che creava l’affilata compagna della ragazza dalla maglia rosa, che sorrideva compiaciuta dell’espressione seria assunta dal detective.
Non era l’unico che perdeva goccioline di sangue, anche lei si era tagliata sulla mano, lasciando macchiare, non curante, quella maglia.
“Sai, da piccola ero terrorizzata dalla vista del sangue. Mi dicevano sempre che il sangue era collegato a qualcosa di negativo, poi, in un pomeriggio d’estate, quando ero adolescente, mi sono tagliata con una spina di una bellissima rosa rossa. Da quel momento ho smesso di avere paura del sangue” raccontava, muovendo in modo rettilineo e lento, il coltello sul viso del giovane, aumentando la lunghezza della ferita color rosso, rosso vivo e acceso.
“Sai perché ho smesso di avere paura?” domandò lei, con fare quasi innocente, con una vocetta tipica di una mamma che spiega al suo bambino di non aver paura del buio, perché lei aveva imparato ad affrontarlo.
“No, non mi interessa per davvero parlare con te” riuscì a mantenere il suo viso in un’espressione tranquilla, per nulla turbato dalla personalità multiforme della donna. Passava da dolce e rassicurante, con la voce di una bimba e il sorriso di un angioletto, a omicida professionista, che cura la sua arma come si cura un cucciolotto.
“Sei peggio di lui, non vuoi dimostrare i tuoi sentimenti nei miei confronti. Tutto per uno stupido legame di sangue!” gridò, sfigurando del tutto la guancia destra di Kwon che, per la brutalità con la quale si era scagliata negli ultimi secondi, perdeva molto più sangue, portando un bruciore sul volto.
Lo guardò furiosa negli occhi, lasciando che tutti i suoi pensieri e istinti animaleschi fossero letti, voleva percepire paura e disagio nell’animo di lui, voleva essere pregata; tutto quello che cercava era celato, mascherato da un muro di indifferenza mista a leggera sofferenza, provocata dal taglio.
Prese da una mensola quasi del tutto non visibile, nascosta dal buio fitto della stanza, una brocchetta di vetro contenente un liquido rosso, ghignò malefica per poi lasciar cadere quel contenitore, che ricadde al suolo, rompendosi in mille e più pezzettini di vetro, taglienti e affilati come il potere di una bugia e di una verità.
Il liquido contenuto, una volta perso il contenitore, si lasciò espandere ovunque, riempendo anche le fughe presenti tra una mattonella e l’altra; il detective la guardò, leggermente scosso per la fragilità della mente umana, per il sottile confine tra amore e ossessione. Non poteva muoversi, era nuovamente legato, alla sedia, e quel liquido era giunto fino ai suoi piedi.
“Eccolo, ecco ciò per cui mi ha negato, ecco il motivo per cui mi ha chiuso fuori dalla sua vita, ecco il motivo per cui non mi ha mai voluto bene. Eccolo tutto il sangue che voleva, tutto quello che gli è stato donato senza motivo, racchiuso in questo sangue che non meritava!” gridò ancora, buttandosi a terra, non curante delle schegge che le graffiarono le gambe, mentre i vestiti assorbivano il sangue presente sul pavimento.
“Sei folle” commentò lui, restando immobile sulla sedia; non voleva più muoversi, in qualche modo leggeva in lei, il pazzo motivo per la quale, anni prima, gli era stato sottratto l’amico.
Non ci rendiamo mai conto dei nostri errori, finché non diventano gesti privi di ragione da parte delle persone che abbiamo ferito costantemente, negandole un gesto semplice ma allo stesso tempo fondamentale per loro.
“Si, lo sono” ammise lei, sollevandosi da terra, tutta macchiata e gocciolante “Ora lui ha capito quanto era importante per me” una piccola lacrima sbucò fuori dal viso dai tratti dolci; quella piccola lacrima ripulì un altrettanto piccola scia del suo volto, dandole nuovamente sembianze umane, che aveva perso in quelle ore.
 

“Corri, veloce!” gridò Kimberly al suo collega, mentre si recavano in una delle case di campagna dei signori Cooper. Aveva ricevuto una chiamata dal maggiordomo, preoccupato del fatto che la sua signora era sparita, come era sparito anche il detective. La preoccupazione della donna era condivisa anche da Muller, che le stringeva la mano, anche se seduto nel posto dei passeggieri, dietro il guidatore.
“Non va più veloce di così” rispose John, cercando di mantenere calma e autorità, cose che aveva perso da tempo. 
Arrivarono dinanzi una grande casa nel verde, isolata e immersa in un cumolo di brutti pensieri, negativi come una nuvola di tempesta. Il cancello che permetteva l’accesso era aperto, forse apposta o forse per la ruggine che aveva rovinato il catenaccio, rimasto appeso a ciondolare sotto il movimento di spinta da parte di John. Diversi alberelli disegnavano un percorso specifico, che li avrebbe condotti innanzi alla porta di quella villa, color bianco. Quel viale era in leggera pendenza e la donna mantenne salda la presa con Muller, pur di non cadere a causa delle scarpe che indossava, mentre l’altro era già arrivato al capolinea, cercando un modo per scassinare la porta. Dopo 3 o 4 scontri con la porta stessa, quest’ultima crollò, con un unico rumore sordo, portando la donna del piano di sotto a gridare. Avvertito il suono, i tre guardarono l’unica porta chiusa che c’era in cucina, che portava probabilmente a uno scantinato. Baker, per istinto, mise una mano sulla sua pistola, che usava raramente, solo in casi di estremo bisogno; venne superato dalla signorina bionda, che abbassò la maniglia della porta, dando la visuale della scalinata di legno che li avrebbe condotti dalla voce che avevano udito. Scesero rapidi, timorosi di un loro ritardo, che magari poteva essere costata la vita del loro amico.
“Ferma o sparo!” gridò John, impugnando l’arma e puntandola contro la signorina Cooper, che, alle spalle del detective, stava lasciando incidere la pelle di Kwon, dalla sua lama. Guardò impaurita l’uomo che la minacciava, cominciando a piangere; lasciò cadere la sua arma, che aveva già segnato parte del collo, e si gettò a terra,  con il volto fra le mani e le gambe nel sangue e vetro.
I due chiamarono un ambulanza e arrestarono la donna che si dimenava cercando di restare sul pavimento; Kimberly corse a tamponare la ferita del detective che le sorrise rassicurante, dopo ore che si mostrava completamente indifferente.
“Cosa fa signorina? Si sta preoccupando per me?” ridacchiò, storcendo la faccia in una smorfia di dolore per qualche secondo “Sono felice anche io di vederla” aggiunse, guardando con quanta premura, la donna, lo curava.
“Ha risolto un altro caso detective” disse lei, cambiando discorso mentre lasciava che la sua giacchetta tamponasse e fermasse il sangue che usciva.
“Ora cosa dirai al fratello? Ha perso tutta la sua famiglia, mi dispiace per lui” rispose così, buttando un occhiata verso la donna che piangeva, tutta insanguinata e tremante.
“Dirò la verità, con tatto. La verità è l’unica cosa che può salvarci, insieme all’amore” fu l’ultima cosa che gli disse, prima di vedere un suo ultimo sorriso; l’ambulanza chiamata, portò di corsa il signor Kwon all’ospedale, dove venne ospitato per diversi giorni.


“E’ finita bene Kim” disse il detective, mentre masticava la sua prima gomma della giornata, dopo settimane passate a riposo a causa della ferita infettata.
“Si, per fortuna” sospirò, pensando a quanto fosse preoccupata,  soprattutto per lui, che portava ancora i segni di quell'aggressione.
“Detective! Hanno trovato una ragazza morta nel parco!” gridò un giovane, interrompendo i pensieri della donna.
“Andiamo!” dissero insieme, pronti  a cercare la verità anche quando nessuno ci sperava oramai più.



-Ed eccomi al finale di questa follia, uno sfizio che dovevo togliermi e spero non sia pieno di gaf ed erroracci >-<
Mi sono accorta solo ora del fatto che il personaggio Miller è divenuto Muller, mi sa che quando ho scritto l'altra volta avevo fame e ho cambiato il cognome, e oramai ho preferito lasciarlo così :)
Perdonate la mia sbadataggine ç_ç se ho commesso errori, vi prego di dirmelo, sapere il vostro parere è infinitamente utile alla sottoscritta baka >w< 
Detto questo, un grazie a tutti quelli che hanno letto questa ff, un grazie a Lele_Sun, Sonnensystem e Damon_Soul93, per le recensioni lasciate. ^^
Un grosso abbraccio a tutti, da Mini GD <3 *manda cuori, riso e rose*
  
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