Marry
me
ovvero
i
sogni sono solo illusioni
La
lumachina la stava fissando con insistenza, Lidia poteva percepire il
suo sguardo mentre avvicinava la forchettina che somigliava più a una bacchetta da fata turchina.
<<
Anche lei ti parla mia cara? >> Mark sorrise sornione mentre la
fissava prendendola in giro in quel modo bonario che era suo solito.
Più
la ragazza passava del tempo con lui e più si rendeva conto che era
l'uomo perfetto per lei, un principe azzurro dalle buone maniere che
sua madre avrebbe di certo accettato. Avrebbe fatto volare lo stuolo
di colombe che aveva cresciuto per l'occasione e da una magica
borsetta avrebbe fatto uscire tutto l'occorrente per il matrimonio
che organizzava da anni.
Magari
ci sarebbe stata anche una scritta in cielo dal momento che il
miracolo era avvenuto.
<<
Se vedo pulcini inesistenti come non potrei vedere vita in una lumaca
presente in tutto e per tutto. >> Lei gli sorrise di rimando,
forse ancora più impacciata del solito.
Non
era abituata, lui non l'aveva mai portata in un posto di così alta
classe, nonché l'avesse desiderato. Ma di certo non se lo aspettava.
Doveva
esserci qualcosa sotto, se lo sentiva.
<<
Allora, come andata oggi da Lorence? >> L'uomo rimarcò
maggiormente il nome esprimendoci insieme tutta la sua diffidenza e
frustrazione. Non era un segreto che lo psicologo non gli piacesse.
Per
la cronaca a fare box ci erano andati ma Lidia aveva avuto la
brillante idea di portarli entrambi, provocando il caos in palestra
di cui solo lei non si era resa conto.
Ci
mancava poco e si lasciavano segni che nemmeno il tempo avrebbe
rimosso, si erano picchiati con una certa irruenza inusuale per
Lorence.
Quest'ultimo
per discolparsi aveva sostenuto che “Non c'è peggior cattivo di un
buono che diventa cattivo” e che evidentemente l'altro ce l'aveva
messa tutta per farlo andare fuori dai gangheri.
Al
di la di ogni previsione aveva vinto lui, dopo essersi beccato un bel
pugno nei denti, ma aveva avuto la meglio.
“Stagli
lontano.” Aveva detto a Mark prima di lasciarlo a terra.
<<
Abbiamo litigato... >>
<<
Ah si? >> A Lidia parve di sentire quasi una nota allegra nella
frase ma la ignorò, non aveva voglia di polemizzare. Questa volta
Batman gli era sembrato davvero arrabbiato.
Tuttavia
dopo tanto tempo passato anche con Lorence gli era venuto il callo di
puntualizzare. << Non fare quella faccia, lo so che non lo
sopporti ma almeno potresti provare a fartelo piacere... >>
<<
Trova almeno due persone a cui piaccia! >> Rispose Mark
incassando la testa nelle spalle per difendersi.
Ecco,
adesso si chiude a riccio.
<<
Per tua sfortuna sono ben più di due, avrà uno charme che non
riesce a cogliere... >>
<<
Ma quale charme! Non ha nessun lato positivo quell'uomo... >>
Lidia
guardò il piatto, la forchetta vagava senza meta. << A volte
sorride in modo gentile... >>
<<
Oh bé, allora siamo proprio messi bene... >>
<<
Smettila per favore. >> Lidia tentò il suo sguardo più
supplichevole possibile
<<
Dicevo solo... >>
<<
Per favore. >>
Mark
prese il bicchiere prima di assentire contro voglia. << Come tu
desideri. >>
La
ragazza si concesse un sorriso di vittoria. << E poi è grazie
a lui se ti conosco. La mia favola si è avverata e ti ho incontrato!
>>
<<
Ti amo. >>
Ti
amo,
quanto a lungo aveva aspettato quelle parole? Gli sembrava un
eternità, aveva avuto tutto il tempo per trovare una risposta eppure
in quel momento rimase nel più completo silenzio.
Non
riusciva a parlare, in nessun modo.
Che
fosse perché non aveva nulla da dire? Era possibile?
Gli
occhi penetranti di Mark però non le lasciarono scampo.
<<
Anch'io. >> La risposta uscì in un sussurro timido e insicuro,
nemmeno lei si rendeva conto di averlo detto. Si ritrovò a non
provare niente.
<<
Usciamo da qui, devo dirti una cosa importante... >>
E
se davvero gli avesse chiesto di sposarla? La ragazza entrò nel più
completo panico.
<<
Fuori? Ma fuori fa freddo! Non voglio uscire! >>
<<
Avanti, è una cosa importante... >>
E
senza nemmeno rendersi conto si trovò fuori sul marciapiede deserto
poco lontana dalla piazza. Lui ce la trascinò tenendola per una
mano.
<<
Cosa c'è che non va Mark? >>
<<
Io ti amo, non immagini quanto. >>
Alla
ragazza venne spontaneo rispondere “okai”, ma fortunatamente
prima di farlo riuscì ad imporsi il silenzio. Optò per una maschera
di cera, come suo padre gli aveva sempre detto.
<<
Vorrei stare con te per sempre... >>
Oh
no...
<<
Mark, ascolta... >>
<<
No, aspetta. Tuttavia non posso...perché...perché... >>
Cosa?
<<
Perché io sono sposato... >>
Eh?
Aveva
sentito bene o se l'era sognato? La stava prendendo in giro, giusto?
<<
Ahah, è un scherzo divertente. >>
<<
Non sto scherzando... >>
Il
silenzio che si formò fu il rumore più assordante che aveva mai
sentito.
L'uomo
con cui era uscita da mesi e mesi a questa parte era sposato.
Uomo.
Sposato.
Lui
era sposato.
Uomo+Sposato+Lei=
Adulterio
<<
Che cosa?!? Mi stai dicendo che hai una moglie che ti aspetta a casa
ogni volta che finisce un nostro appuntamento? >>
Nonostante
la drammaticità del momento Lidia si sentì carica di un energia che
non aveva mai posseduto, quasi fosse pronta per passare allo stadio
di Super Sayan.
<<
Non prenderla in questo modo! Mi sembra logico che non l'amo più...
>>
<<
Come dovrei prenderla?! Sono uscita con un uomo sposato, forse con
figli! E mi hai pure mentito, mi hai ingannato! >>
<<
Ti prego calmati! >>
<<
Calmarmi? Appenderò per tutta la città volantini con la tua faccia
scrivendo che sei uno stronzo e che nessuna ragazza dovrà mai
avvicinarsi a te! >>
<<
Non mi pare che mister Sotuttoio sia tanto meglio! >>
Lidia
sgranò gli occhi. << Lui è divorziato! >>
Mark
allungò una mano per trattenerla ma con scarsi risultati.
<<
Toccami e ti fracasso... >> Si trattenne dall'urlare cose
sconce nel bel mezzo della strada ma nonostante il contegno che la
vincolava gli tirò un calcio nello stinchi prima di scappare via.
Corse
con i tacchi, pendolante da una parte all'altra, la sua ombra
ondulava sui muri. Andò avanti senza nessun senso dell'orientamento,
praticamente a caso.
Un
uomo sposato!
Non
riusciva a pensare altro.
Alla
fine alla sua corsa si frappose una fontana in cui quasi non cadde.
Vi si sedette e pianse.
Cominciò
a piangere come una pazza, sia per la rabbia che per l'umiliazione
eppure, per quanto fosse troppo sconvolta per rendersene conto, un
peso dal cuore se ne era andato.
Inconsciamente
prese il telefono, quasi mossa da un'altra forza, e pigiò i numeri.
<<
Lorence? Vienimi a prendere ti prego! No, non lo so dove sono...su
una fontana! Va bene, cerco la via se è segnata...si, ti aspetto
qui...Lorence? Vieni presto! >>