Quella che stava ritta in piedi davanti a me, era una ragazza della mia stessa età.
Era poco più bassa di me, i capelli erano mossi, corti, neri, però se si girava, si potevano vedere le punte rosse tinte.
I suoi occhi erano di un marrone chiaro che buttavano leggermente verso l'oro.
Si spostavano da destra a sinistra, furtivi, come se si aspetassero che dovesse accadere qualcosa di inaspettato.
Cercai di dare l'impressione di essere disinvolta, ma ciò, mi fece sembrare un pinguino-dromedario a cui scappava la pipì.
Volevo dirle qualcosa, cominciare a chicchierare,come facevano le alte ragazze della mia età, senzatimore e anche divertendosi, però nella mia testa c'era il vuotototale, o meglio dite, non c'era niente.presi coraggio, e sbiascicai due parole del tipo «Che brutto tempo...».
Pesssima scelta, parlare del tempo era da vecchi inglesi che portavano con sè l'ombrello nero, anche quando c'era un sole magnifico ed erano 40º all'ombra.
Forse mossa dalla conpassione, o per educazione, la ragazza mi rispose « Già, e dovrebbe peggiorare... ».
Raccolsi le mie forze interiori, e dissi cercando di ingaggiare conversazione «Piacere, Natalia!».
Feci quello che avrebbe dovuto essere un sorriso, ma che sembrò una smorfia di dolore.
La ragazza mi rispose «Sì, lo so, siamo in classe assieme. Comunque io sono Silvia».
Si voltò, e si diresse verso due ragazze, una bionda dagli occhi azzurri, e una mora dagli occhi castani.
Complimenti, Natalia, te la sei cavata alla grande!