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Autore: _Niada17    08/05/2013    1 recensioni
MOMENTANEAMENTE SOSPESA. (chiedo perdono soprattutto a te, Cla)
A parte i convenevoli, io non conoscevo per nulla i Davies.
Cioè, sapevo che abitavano in quell’enorme villa alla fine della strada costeggiata di cipressi (che a mio parere contribuivano ad accrescere l’atmosfera tetra e lugubre del posto), ma per il resto e nel resto c’era anche loro figlio, non conoscevo altro.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                                                                                                                   - 2. CAPITOLO -


Non sapevo se urlare, strapparmi i capelli o buttarmi direttamente dalla finestra perché, cielo, la mia sfiga non poteva essere così sfigata.
Invece rimasi a boccheggiare per qualche secondo, giusto per incamerare la notizia, o meglio tragedia; non ero pronta né psicologicamente né fisicamente per via della testa che ancora mi doleva e vedere il mio bel programma della serata andare a puttane così velocemente non era il massimo.
Andai a prepararmi su ordine di mia madre, dato che se fosse stato per me mi sarei presentata alla cena con la canottiera blu e la vecchia tuta grigia che indossavo. Fui obbligata a mettere un vestito bianco senza spalline e con la fascia sul seno colma di merletti che sbordavano (e che prudevano maledettamente troppo). In un certo senso fui contenta di quella scelta perché inizialmente mia madre voleva che mettessi un orrendo coso rosa confetto, ovviamente farina del sacco del suo armadio.
Dovetti persino truccarmi! Io, la ragazza sempre acqua e sapone e tenuta a rimanerci, quella che l’anno prima aveva denunciato una casa di cosmetici perché testavano i loro trucchi su povere scimmie e chissà quanti altri animali indifesi, proprio io costretta a impiastricciarmi la faccia con prodotti creati in un laboratorio. Che ironia della sorte, eh.
 
                                                                                                                                                               ************************************
 
Come ho già detto, la casa dei Davies era inquietante.
Ci venne ad aprire un uomo, probabilmente  nato lo stesso anno di Enrico VIII,  in un elegante  completo color avorio.
‘ Benvenuti nell’umile dimora dei Davies, signori. Prego, entrate.’
“Alla faccia dell’umiltà!” mi trattenni dal dire mentre percorrevamo il lungo ingresso con le pareti  piene di quadri, perlopiù paesaggi, e il pavimento rivestito da moquette rossa. I candelabri sugli scaffali che costeggiavano i muri erano palesemente d’oro e le rifiniture erano così dettagliate che mi fermai a guardale incantata. Un impercettibile colpo di tosse da parte di mia madre mi risvegliò da quello stato di trance in cui ero caduta e mi accorsi della porta aperta al nostro fianco. Entrai e vidi i signori Davies con  accanto un ragazzo all’incirca della mia età con un sorriso decisamente troppo smielato stampato sulla faccia.
‘Ronald, Kath, che immenso piacere avervi qui!’ esclamò la bellissima donna che se il mio intuito da felino non sbagliava doveva essere la signora Davies. Portava più che bene i suoi anni e le poche rughe che le contornavano gli occhi e la bocca servivano solo ad aumentare la luminosità dei suoi vispi occhi verdi e ad accentuare il sorriso genuino che aveva.
‘Jocelyn, il piacere è tutto nostro! Oh, come fai ad essere sempre così bella e raggiante amica mia?’ ribattè mia madre. E così inizio il loro discorso su quali creme usare per la vecchiaia e quali saponi era conveniente comprare.
Intanto invece mio padre e Malcolm Davies discutevano di politica ed economia, così mi ritrovai da sola come una beota al centro della stanza.
‘Ciao.’ Quasi mi ero dimenticata del ragazzo di prima e a sentirlo pronunciare un saluto nella mia direzione mi fece sobbalzare. Dato che solitamente la sfiga va a braccetto con la goffaggine, ed io potevo mettermi a vendere in quantità industriali ambedue, sobbalzando urtai con il tavolino di vetro vicino a me.
Tutti gli occhi mi puntarono e non potei fare a meno di sentirmi un po’ imbarazzata.
‘Oh, che sciocca che sono stata!’ disse Jocelyn, ‘non vi ho nemmeno presentati..e dire che siete voi due che vi sposerete.’ Partì una risata a tutto il gruppo e io li fulminai uno ad uno. Come potevano scherzare su un fatto simile? Ne andava della mia libertà per il resto della vita!
‘Cara..’ continuò la donna.
‘Lily.’ Risposi prontamente, non volevo che mia madre sbandierasse il mio nome per intero.
‘Lily, giusto. Ti presento mio figlio Jake.’
‘Piacere di conoscerti Lily, la bellezza del tuo nome è direttamente proprorzionale al tuo splendido aspetto.’ Scandì bene Jake, poi si avvicinò e mi baciò sulla mano. Quel ragazzo era completamente fuori di testa!
‘Sì..ehm…grazie?’ balbettai io, in preda all’imbarazzo peggio di prima; mai nessun ragazzo mi aveva fatto il baciamano!
Jake fece, se possibile, un sorriso ancora più aperto e dovetti ammettere che aveva dei denti perfetti. Tutto sommato era anche carino: capelli castani, occhi verdi e fisico proporzionato, ma alla fine era la classica bellezza convenzionale che a mio parere era diventata piuttosto noiosa. Non che io mi ritenessi chissà quale perla rara, sia chiaro!
In quel momento entrò l’uomo che ci aveva aperto e annunciò che la cena era pronta. Una volta a tavola, notai che c’era un posto in più proprio davanti al mio e non potei fare a meno di chiedere per chi fosse apparecchiato.
‘E’ per mio figlio, l’altro.’ Mi rispose Malcolm educato. Quindi c’era un altro Davies? E, di grazia, da dove spuntava fuori?
Il primo fu delizioso e mentre attendevamo trepidanti (o almeno la mia gola) il secondo, si aprì la porta. I miei occhi brillavano di luce propria e la mia mente fantasticava sul possibile piatto che avremmo consumato, ma la figura che entrò non era certamente la cuoca.
Bensì era un ragazzo, o per meglio dire, era il ragazzo che avevo incontrato il pomeriggio stesso e mentre i suoi occhi scorrevano lentamente e con quella loro solita aria strafottente e annoiata sui visi dei presenti a tavola, si bloccarono nei miei.
E fui quasi certa di avergli visto un angolo della bocca che si incurvava all’insù, nonostante la mia mente continuasse ad urlare quanto fosse attraente e terribilmente sexy, anche con quella sua solita faccia da schiaffi.
‘Buonasera a tutti, madre, padre, Jake, signori..’ Pronunciò rivolgendosi al resto degli tavolandi, ma il suo sguardo era ancora fisso nel mio.
Eravamo come fuoco e ghiaccio, inferno e paradiso, salato e dolce. Dai nostri occhi uscivano fulmini e saette ed io non potei fare a meno di ripensare a quel dannato pomeriggio in cui avevamo intrapreso una sfida simile. Però quella volta avrei vinto io, sarebbe stato lui a deporre l’ascia di guerra, poco ma sicuro.
Finì che lo distogliemmo insieme quando udimmo sua madre che lo richiamava ‘ Ryan, loro sono la signora e il signore Williams e questa incantevole fanciulla è..’
‘Lily,’ la interruppe lui. I presenti guardavano prima me e poi lui, neanche stessero assistendo ad una partita di tennis.
‘Ma voi due vi conoscete?’ domandò mia madre.
‘Sì.’ ‘No.’ Rispondemmo all’unisono e sul viso di tutti apparve un enorme punto interrogativo rosso. Perché aveva detto che ci conoscevamo se a malapena eravamo riusciti a parlare civilmente?
Decisi di chiarire ‘cioè si..’ ‘cioè no.’ Ribattemmo sempre insieme. Ma che cazzo, ci dovevamo mettere d’accordo pure per parlare? Lui sembrava abbastanza divertito dalla velata comicità che aveva preso piede in quella situazione mentre la sottoscritta si era già stancata e pentita di non aver inventato una qualche bugia minimamente plausibile per non poter  andare a quella maledetta cena.
Sbuffai, ‘diamine sì. Oggi. Nel bosco.’ Breve e concisa, mi complimentai con me stessa.
‘Lilith! Che termini sono questi, chiedi immediatamente scusa!’ trillò mia madre attentando molto probabilmente al mio udito.
‘Perdonate, non volevo sembrare maleducata.’ Sbiascicai e vidi chiaramente aumentare il divertimento in quell’essere spocchioso che era appena entrato.
‘Non si preoccupi signora, sa come sono i giovani d’oggi!’ esclamò il demente numero uno con un tono di chi la sa lunga. Cielo, perché, lui quanti anni aveva?
‘Già già..hai perfettamente ragione. Ma tu, quanti anni hai?’ parlò mio padre.
‘Venticinque signore.’
‘Ah, ma allora sei proprio grande!’ non potei frenare la mia lingua e comunque: quando è troppo è troppo!
Tutti  accennarono ad una risata ed il signorino mi sorrise malignamente cogliendo la mia provocazione, ma evidentemente non voleva incominciare a discutere perché non ribattè.
‘Be’, io direi di continuare a mangiare ora.’ Annunciò ad un tratto  Jake.
Così la cena finì, tra una battuta di troppo da parte di Ryan su di me e tanti calci volanti sotto il tavolo da parte mia.
E quando, finalmente, mi buttai a pesce sul mio morbido e tanto agognato letto promisi a me stessa che non avrei mai più rimesso piede in quella casa. Solo in seguito mi ricordai che lì ci viveva il mio futuro sposo, e la mia promessa (come molte cose in quei giorni) andò a farsi benedire da qualche prete in Cambogia.




hola desparecidos!
innanzitutto chiedo venia il ritardo, è che la sfiga e la goffaggine di Lily mi hanno perseguitato e fatto far male alla caviglia a pallavolo e sono dovuta restare immobile per qualche giorno, di conseguenza non mi sono potuta connettere dal computer né tantomeno continuare la storia.
Scusate anche se il capitolo è un po' corto, è che non volevo farti stare troppo tempo senza leggere niente e fin'ora ho buttato giù solo queste poche righe.
Anyway, cercherò di farmi perdonare con il prossimo capitolo, dove entrerà un nuovo personaggio..chissarà mai? Eh eh lo scoprirete solo leggendo lol
Ora vi lascio, un grande bacio a tutte/i  xx
  
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