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Autore: Kiri94    09/05/2013    2 recensioni
AVVISO: la storia è stata completamente revisionata e riscritta in un modo più gradevole: per qualsiasi feedback vi invito a mandarmi un messaggio personale!
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La storia è ambientata 25 anni dopo la storia di Katekyo Hitman Reborn!: i protagonisti di questo "seguito" sono Kurai e Mirai, due gemelli figli di Mukuro e Chrome.
Chi sono e che poteri hanno? Cosa incontreranno sul loro cammino e quali avversità dovranno superare?
In questa Arc di presentazione introdurrò i personaggi principali e getterò le basi per la macrostoria ed alcune sottotrame che andranno a svilupparsi nelle Arc successive. Buona lettura!
Genere: Azione, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Katekyo Hitman Reborn! - Kiri no Gemini'
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La ragazzina fissò truce la nuova arrivata «... e tu chi saresti, bambina?» le domandò con aria apparentemente seria, ma nel profondo molto turbata: quella sensazione di disagio che provava non le piaceva per nulla, ma, ciononostante, non distolse lo sguardo nemmeno per un istante.
Mirai si avvicinò, sempre più furiosa «Qui le domande le faccio io» disse, in un sussurro carico d'odio «Cosa... stai... facendo... a... mio... fratello?!» scandendo ogni singola sillaba, sottolineando ogni parola con un tono che cresceva esponenzialmente d'ira, mentre avanzava senza sosta verso la ragazza.
Lei la guardò, capendo che quella poteva essere l'occasione ideale per divertirsi: fu con questo pensiero che pronunciò quelle parole «Non lo vedi, stupida? Stavo per sopprimere questo stronzetto» in tono deliberatamente provocatorio, aizzata da una strana voce che avvertiva nella sua testa.
Queste parole scatenarono un'esplosione d'ira sconosciuta perfino a Mirai stessa: decine di catene avvolte da fiamma Nebbia-0 si materializzarono assieme alle consuete scintille bianche avvolgendosi alcune attorno al corpo e alle braccia di Mirai, altre attorno ai pugni, formando una sorta di guanti di ferro: infine, due catene rimasero libere da vincoli, ben mostrando le affilatissime punte alle estremità simili a frecce.

Gli occhi di Mirai parvero diventare braci ardenti, specchi per la sua anima assetata di vendetta: la ragazza la guardò stupita per qualche istante, quindi si ricompose, ritrasformando il ciondolo e eseguendo subito il Patto con la Satan Sorrow per entrare in Hyper Mode Kai fin dall'inizio «Si chiaro... non mi tratterrò con te! Ho intenzione di giocare con quel tuo faccino da bambola finché non si romperà!» disse piano sfoderando un ghigno inquietante, mentre le mani venivano nuovamente coperte dalle fiamme e lo sguardo perdeva ancora una volta lucidità: ma Mirai, in risposta, colpì l'avversaria con un pugno rinforzato abbastanza forte da risultare per l'altra come una trave presa in pieno volto, spazzandola letteralmente via per parecchi metri.

Mirai guardò con un sadico sorriso il volto dell'avversaria contorcersi in un misto di dolore e stupefazione, mentre le urlava dietro con tono divertito «Oh, tranquilla, nemmeno io lo farò!» e la inseguiva con una catena, avvolgendola saldamente a mezz'aria e riportandola veloce come un proiettile verso l'altro pugno, saldamente teso, che la colpì in pieno stomaco.
Lei parve accusare pienamente il colpo, arrivando perfino a sputare qualche goccia di sangue: Mirai la stava dominando.
Dopo ciò, Mirai sollevò il corpo stordito della ragazza, scaraventandolo a diversi metri di altezza e tendendo le catene sotto di lei, le punte rivolte verso l'alto «Ora ti ridurrò ad uno spiedino, stronza! Così nella prossima vita ci penserai due volte prima di toccare Kurai-nii!» e con un gesto le catene partirono come proiettili verso l'avversaria, che riacquistò la lucidità con un tempismo perfetto, allargando la lama della Satan Sorrow in modo da ottenere un rudimentale scudo che usò per parare efficacemente le catene, ma... «Aspetta. Queste sono illusioni!» urlò improvvisamente lei, gettandosi di lato, ed evitando così le vere catene, che la ferirono solo di striscio al braccio destro «Argh... maledizione, è riuscita comunque a colpirmi!» mormorò fra sé e sé mentre atterrava in piedi con maestria, la falce subito portata in posizione di guardia.

Mirai la scrutò con odio senza distogliere lo sguardo nemmeno per un istante, in silenzio: a guardarla meglio, notò che i suoi occhi avevano acquisito una luce di consapevolezza e di autocontrollo, come se stesse pian piano recuperando il controllo delle sue azioni... che fosse stato merito del suo attacco di prima?

Poi, finalmente si decise a parlare «Dimmi il tuo nome» intimò all'avversaria, ma quella la guardò disgustata «Tsk, perché mai dovrei dire come mi chiamo ad un... erbivora come te?» rispose, cambiando però espressione quasi subito: dopotutto, pensò, era da tempo che non trovava qualcuno che le tenesse testa, sebbene per qualche ragione faticasse a ricordare appieno quanto accaduto nello scambio di colpi di poco prima... e anzi, a dirla tutta nemmeno ricordava il momento preciso in cui Mirai era subentrata a Kurai.
Fu quindi inaspettata la sua reazione «Facciamo così. Dimmi il tuo nome e io ti dirò il mio!» disse con calma la ragazza, roteando appena la falce.

Mirai, senza smetterle di fissarla con odio, e ben decisa a sapere il nome di colei che aveva fatto del male a suo fratello, accettò il compromesso «Mi chiamo Mirai. Mirai Rokudo» disse tranquilla e, chissà perché, quel nome fece accendere una scintilla negli occhi dell'altra «Uh? Hai detto... Rokudo? Bene bene... ora capisco, ecco perché...» e sorrise appena, un sorriso decisamente interpretabile, mentre pronunciava il suo nome «Kumo. Kumo Hibari» con tono orgoglioso, ormai tornata completamente sé stessa. Evidentemente si aspettava una reazione da parte di Mirai, poiché rimase delusa dal fatto che l'altra non mutò nemmeno espressione, limitandosi a ripetere il suo nome «Kumo Hibari, eh? Perfetto. Lo comunicherò al becchino» disse, sorridendo sadica: era ben decisa a non lasciarla impunita, mentre Kumo era determinata a vincere uno scontro di cui non ricordava nemmeno lo scopo per il puro senso d'orgoglio.

Fu un attimo: Kumo brandì la falce in modo da impugnarla meglio e scattò verso Mirai, e lei fece altrettanto armata di catene, l'una verso l'altra, in uno scontro frontale che si prospettava di esiti disastrosi...
Ma entrambe furono fermate da qualcosa.
«FERME!» urlò Kurai, mentre fermava entrambe le ragazze generando due barriere in vetro, che bloccarono la loro avanzata.
Approfittando dello stupore che si creò, guardò la sorella «Mirai-nee, questa è la mia sfida. Per favore, non impicciarti, ok? Per favore...» le chiese in tono quasi supplicante.
Mirai guardò il fratello: aveva ferite aperte dappertutto, seppur a prima vista tutte superficiali, e il sangue che macchiava più o meno mezza maglia, ma, seppur titubante, decise di acconsentire e di farsi da parte mentre smaterializzava le catene «Grazie, Mirai-nee!» mormorò lui con un sorriso «E per quanto riguarda te» esclamò, improvvisamente serio volgendo lo sguardo verso Kumo «Hai detto di chiamarti Kumo Hibari, giusto? Vedo che sei tornata in grado di intendere e di volere, uh? Per cui ho da farti una proposta: che ne dici di usare fin da subito tutte le nostre risorse residue in modo da farla finita subito? Non penso che, come me, anche tu possa andare avanti per molto giusto?» suggerì lui, scrutando serio la nemica.
Kumo rifletté: in effetti, era la soluzione migliore «D'accordo» acconsentì «ma non lamentarti se ti costerà la vita, perché se mi chiedi di usare il mio massimo non posso garantire la tua incolumità... non che me ne importi qualcosa, a dirla tutta» disse seria: quindi, in un boato che parve l'esplosione di un fulmine, da entrambi I contendenti si sprigionò una fiamma di assurda intensità, blu indaco e avvolta da scintille bianche da parte di Kurai, viola intenso da parte di Kumo, che avvolse le loro armi: la Satan Sorrow pareva satura, al limite della sua potenza massima, mentre d'altro canto Kurai tese davanti a sé la sua katana infusa fino all'ultimo atomo di fiamma Nebbia-0, le cui saette bianche ora parevano veri e propri fulmini in miniatura.
Non ci fu necessità di altre parole: come se si fossero letti nel pensiero, come se fossero d'accordo, i due contendenti si scontrarono l'uno contro l'altro, in una esplosione di energia tale da spazzare via Mirai, che si salvò per un pelo attaccando una catena nel terreno: il polverone che si alzò non lasciava intravedere nulla.
Mirai, tossicchiando, si avvicinò chiamando a gran voce il fratello, quando ecco che vide due figure, in piedi l'una di fronte all'altra.
La polvere si dissolse lentamente, e Mirai poté iniziare a distinguere le due figure.
Kurai e Kumo si davano le spalle, immobili: evidentemente si erano scambiati di posizione durante lo scontro.
Dopo qualche attimo, che sembrò durare ore, Kurai crollò esanime a terra, seguito da Kumo un istante dopo.
Solo allora Mirai gli si avvicinò, per controllare il suo stato: era solo svenuto, ma ora che gli toccava il braccio sentiva chiaramente l'osso rotto, che evidentemente aveva saldato con un'illusione per poter concludere il suo scontro «Mph... che stupido...» ridacchiò lei, con le lacrime agli occhi, non sopportando di vedere suo fratello in quello stato: stringendo i denti, lo raccolse a fatica caricandoselo sulle spalle e fece per andarsene, quando qualcosa la bloccò e le fece fare dietrofront, diretta verso Kumo «Non te lo meriteresti ma... sei pur sempre una ragazza, non è carino che ti abbandoni in mezzo alla strada così...» mormorò Mirai, sollevando la ragazza e adagiandola tra delle siepi, al sicuro da sguardi indiscreti e sdraiata su soffice erba «Ecco fatto» disse fra sé e sé, fiera del suo gesto, mentre riprendeva in spalla il fratello e si dirigeva verso la Kokuyo, inondata dalla chiara e intensa luce del tramonto di quella serata di inizio autunno.

   
 
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