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Autore: Achernar    09/05/2013    1 recensioni
E' il mio primo racconto vero e proprio, ossia scritto liberamente.
Sono partita da un'idea uscita dal nulla: un duello, un dialogo fra gli occhi di due ragazzi simili in tutto che dopo anni di amicizia capiscono che continuare a frequentarsi significa dichiararsi definitivamente il proprio amore. Da queste due pagine sono partita per la mia nuova storia, che spero di poter finire prima o poi ^^, buona lettura e grazie mille per l'attenzione (ogni suggerimento e domanda saranno prontamente accolti e auspicati XD).
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Dietro ai due blu

 

Come l’aveva conosciuta? Non riusciva a ricordarlo. Ogni volta che guardava nei suoi misteriosi occhi viola,come adesso, non riusciva più a pensare a niente, poteva solo continuare a guardarla, ad ascoltarla.  Infatti stava parlando, nulla di particolarmente importante, ma detta da lei ogni cosa sembrava assumere il fascino, l’eleganza, l’imprevedibilità che la contraddistingueva. “Ecco, si è accorta che la fisso da troppo tempo ormai”, pensò lui, “altrimenti perché avrebbe smesso di parlare?”. Non sapeva spiegare cosa provasse in quel momento: l’idea di rivolgerle la parola lo terrorizzava; ora era lei a fissarlo nei suoi occhi scuri, il profondo viola del suo sguardo sembrava indagare la sua anima, sembrava aspettare … qualcosa.   Sapeva cosa, lo sapevano entrambi: chi dei due avrebbe avuto il coraggio di agire per primo? Così fieri e orgogliosi, così fragili allo stesso tempo che bastava quel poco a fargli perdere cognizione del tempo e dello spazio.                                                                                                                                                                                         Un suggerimento: viola, ma certo! Ora ricordava benissimo, come fosse ieri, dove si erano incontrati: un uomo, a palazzo, ammirando i suoi occhi blu scuro, gli aveva riferito di averne visti altri simili, una ragazza in una città vicino li possedeva, coraggiosi, forti, ma malinconici e solitari e di un colore che nessun artista era mai riuscito a ricreare. Quel colore che, avrebbero scoperto insieme, si chiama viola. Era curioso, lo sapevano tutti, e dietro una sfida non si sarebbe mai tirato indietro. E trovare la ragazza dagli occhi viola era di certo una sfida. Non era andato tutto secondo i piani: per strada aveva avuto delle difficoltà e una volta tanto anziché salvare gli altri era stato lui ad essere salvato: da lei. Un affronto: chi si credeva di essere? Ma quella bellissima rivale aveva dimostrato  la sua lealtà, il suo coraggio, la sua bontà … e tutti gli altri aspetti del suo carattere che ora avevano finito per piacergli. Non era mai stata una vera rivale in fondo: davanti a lui c’era un’amica, una persona sulla sua stessa lunghezza d’onda, di cui si fidava ciecamente. E la cosa, lo sapeva bene, era reciproca.                                                         
“ Fa’ qualcosa!” sentiva una voce che gli diceva questo nella sua testa. No. Era troppo orgoglioso per fare la prima mossa. Quante domande, e quanti silenzi; eppure lo aveva immaginato almeno qualche volta, e ora proprio lui, sempre pronto a tutto, anche se sapeva cosa fare, non voleva comunque farlo, non ancora.
Lo guardò più intensamente ancora, tanto che lui dovette quasi abbassare i fieri occhi, che non riuscivano a sostenere tutto quel viola. Aveva capito tutto, non era certo un’ ingenua. Sorrise: “non mi importa” pensò ”il mio orgoglio posso metterlo da parte questa volta, il tuo è meglio che resti dov’è: potrebbe servirti, e d’altra parte non te ne separeresti mai”. Così aprì lei la bocca, un po’ timida, come qualunque diciottenne e dunque anche come lui, non riuscì a guardarlo però: parlare non le permetteva di usare i suoi occhi come un’arma: richiedeva uno sforzo troppo grande. Ma non fece in tempo a dire nulla: non sapeva da dove ma lui aveva trovato il piccolo coraggio di dire un banale “c’è qualcosa che vuoi dirmi?” anticipandola. Stava quasi per mollare tutto: l’aveva interrotta, ora doveva ricominciare tutto da capo, il suo orgoglio non era poi così da parte. Ma scacciò subito questi pensieri: di botto disse “solo…  che ti amo.”
L’aveva battuto di nuovo: era ben più coraggiosa di quanto credesse. Ma come poteva essere arrabbiato? Si sentiva così leggero: ora, qualunque cosa fosse successa, poteva sempre dire: sei stata tu a parlare, è colpa tua… ? no, non lo pensò neanche per un istante. Quello che contava ora era che lei lo aveva detto, aveva detto proprio quelle parole, proprio lei, la ragazza dagli occhi viola.
Per la prima volta in vita sua mise da parte ogni pensiero, orgoglio e convinzione: si avvicinò, riusciva quasi a toccarle il naso col suo, lei era immobile, come svuotata dopo quelle  quattro parole. I loro occhi profondi non erano mai stati così vivi, così vicini: “anche io” sussurrò sorridendo. E la baciò.
 
 
 
E ora? Era stato il piccolo, innocente primo bacio di due ragazzi, o forse no? Sapevano bene che nonostante la giovane età, le responsabilità sulle loro spalle erano tantissime. Soprattutto quelle di lui: il giovane, coraggioso erede d’Egitto.                                                                                                                               
Ecco, lo aveva capito solo ora: era stata la migliore amica di un futuro re, la confidente di un principe, e ora l’amante del figlio del faraone. Era troppo per lei? All’ improvviso sentiva le responsabilità di lui anche sulle proprie spalle, aveva paura. Aveva finalmente realizzato chi aveva davanti.
Amare il figlio del re, pensava, “quale ragazza non lo ha mai sognato?”, era per via del fatto che lui sarebbe diventato il faraone che lei lo amava? Amava il suo potere? No, di questo era sicura, non aveva mai pensato a lui diversamente che a un amico, un fratello a volte. Mai, fino ad allora. Si sentiva imbarazzata, inadeguata e fuori posto: di colpo fra loro sentì quella distanza che c’è sempre fra suddito e principe ma che non aveva mai influenzato lei, lei che si era sempre comportata come se parlasse, giocasse, agisse con un suo pari, anzi: spesso gli faceva da maestrina, scherzando gli insegnava a vivere nella natura, lo istruiva sulle bellezze del cielo stellato e la sconfinatezza del firmamento, gli raccontava le sue leggende e le sue storie preferite, e lui la ascoltava. A ben pensarci, era un po’ taciturno: non parlava spesso, faceva solo domande.
Ma certo: capiva solo ora che lui l’aveva sempre amata. Fin dal primo momento che si erano visti, il classico colpo di fulmine. Voleva stare con lei ogni giorno, incantato dalle sue parole, dalla sua voce melodiosa e decisa, dai suoi splendenti occhi viola, blu come i suoi. Ma un rifiuto no, non avrebbe mai accettato di essere respinto,  per questo aveva lasciato che fosse lei a parlare, ancora una volta, a dire “ti amo” per prima, quando non si sarebbe potuta più tirare indietro e sarebbe stata sua per sempre. Sì, non era certo il tipo che si innamora facilmente, era come se intuisse di aver incontrato l’unica persona al mondo capace di intimidirlo, di farlo vacillare e a volte persino cadere, e per questo la voleva al suo fianco, come alleata, come compagna, sorella, amica. Amante.
Scostò le sue labbra da quelle di lei, rimasta immobile per quei lunghi secondi mentre miliardi di pensieri su re e doveri le agitavano la testa. “Da sempre” disse concludendo la sua frase, proprio come lei aveva capito solo ora, dopo tutti questi anni. 
Era così felice, così libero, cominciò a sondarla con quella terribile arma che lei aveva usato prima contro di lui: gli occhi. Fu la ragazza ad abbassare per prima lo sguardo però, quasi subito.
Non voleva arrivare a questo, sperava di trovare delle risposte nascoste nel viola, risposte che si potevano a buon diritto esigere da colei che aveva parlato per prima, ma ora nel viola leggeva solo dubbi. Perché? Era forse solo pudore o c’era di più?
Le sfiorò la mano con la sua e con l’altra le toccò dolcemente il mento sollevandolo: ehi, non avere paura, guardami. Aveva gli occhi lucidi, per la gioia, l’emozione, e la paura. “ Cosa succederà adesso?” trovò la forza di dire “cosa penseranno se mi vedono … con te?”. Quanto era distante quel “te” lo aveva colto subito. Era questo il problema: il futuro re ama una ragazza, era solo questo il problema? Era così timorosa adesso, dov’era finito il suo solito coraggio, la sua baldanza? Lui invece era finalmente più sicuro, sicuro che ora che il suo amore era lì, era suo, non lo avrebbe mai lasciato andare e mai per così poco.
Rise. Continuava a tenere la sua mano sulla sua guancia, come a carezzarla come fanno i fratelli maggiori. E sorrise anche lei, ripercorse i momenti di quel pomeriggio così speciale, le loro parole e soprattutto le poche, bellissime parole di lui: “anch’io” ”da sempre”. Il suo amore era lì davanti a lei, vicino come non lo era mai stato, rideva in modo così bello: era un principe? Lo aveva già dimenticato, sembrava che non contasse nient’altro al mondo in quel momento, solo loro due, che finalmente avevano capito quanto significassero l’uno per l’altra. E di colpo il suo sorriso si fece più ampio, più sincero, si tramutò in risata. E le loro risa si fusero insieme, in un misto di gioia, liberazione, complicità, e finalmente amore. Si rifugiò fra le braccia del principe, poggiò dolcemente la sua testa fra le sue spalle e il suo cuore, lo sentiva battere, vivo come non mai, quasi impazzito. Lui non aspettava altro: chinò la testa fino a sfiorarle i capelli con le labbra, la strinse a sé in un abbraccio caldo e rassicurante. Erano sollevati ora, avevano fatto quello che dovevano ed era andato tutto bene, ora potevano smettere per sempre di  nascondere i loro sentimenti e sentirsi finalmente liberi. Stavano così bene così vicini, protetti dal vento fresco l’uno dall’altra, la placida ora pomeridiana, gli uccellini e l’ombra del salice fecero il resto: si addormentarono così, pur non avendo sonno, quasi spossati dalle loro poche, intense parole.

nota: è un racconto nato un po' per caso, da un personaggio inventato da un altro autore di fanfiction. Io personalmente non le amo troppo, però Sariah, questo è il nome del nuovo personaggio, mi ispirava al punto che ho pensato di darle un volto e disegnarla. Ma questo non mi è bastato, ho sentito il bisogno di capire chi fosse e cosa avesse fatto, ma con le mie parole, slegandola dal contesto del suo creatore e trasformandola in qualcun altro: Lei. Ah, ah, ah: non so quanto possa aver funzionato, questa paginetta è stata scritta tutta di getto parecchio tempo fa XD! una piccola precisazione: nell'antico Egitto il viola e il blu erano considerati lo stesso colore, spero possa piacevole da leggere, fatemi sapere ^^
  
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