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Autore: Shikamaru34    09/05/2013    1 recensioni
Lui e lei due versioni di un incontro che ha cambiato per sempre le loro vite ed i loro cuori
rendendoli fragili come cristalli
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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CRISTALLO

Hinata stringeva tra le mani il piccolo cristallo di vetro azzurro, conservava ancora il calore del suo corpo della sua essenza, di quel pettorale che sembrava disegnato e di come dondolava avanti ed indietro quando lui le era sopra. Si era nuovamente eccitata al solo pensiero di lui. Dei suo baci sul collo, le spalle e del vago profumo di arancia.

Naruto Uzumaki sapeva essere sexy quanto ingenuo.
Possibile che non riuscisse a capire che la camicia bianca aperta dalla quale si intravedeva il ciondolo poteva essere qualcosa di irresistibile? Specie per lei che non aveva mai avuto nessun tipo di esperienza con i ragazzi.
Eppure si era seduto con il suo solito sorriso accanto a lei, sul divanetto buio di quella discoteca fumosa, quattro anni prima.
Le aveva sussurrato di stare al gioco per fargli vincere una scommessa e lei non aveva capito bene a che “gioco” intendesse lui.
La lingua umida sul collo, il suo respiro e la sua bocca che pareva volesse divorarla ogni singola volta che catturava le sue labbra la sua lingua.
Avrebbe voluto scappare mentre le mani del ragazzo la stringevano e le accarezzavano la schiena.
Si era scoperta a fare le fusa come una gattina in calore, travolta dalla passionalità di quel biondo sconosciuto, per poi lasciarla insoddisfatta ed ardente di desiderio, sparendo tra le risate degli amici.
Sarebbe dovuta finire in quel modo.
Quella sera afosa.

Il ragazzo si toccò il collo, si accorse subito che gli mancava il pendente, regalo di nonna Tsunade, sarebbe stato costretto a tornare indietro.
Se lo avesse perso ci avrebbe ricavato solo una ramanzina sulla sua inaffidabilità, era un cimelio di famiglia e sarebbe spettato portarlo solo alla sua futura moglie.
Certo che era davvero buffo che lo avesse dimenticato proprio da lei.
Non se ne separava mai, non se lo toglieva mai, ma il suo piccolo angelo in qualche modo doveva averglielo sfilato, ma quando?
Forse nel pieno dell’amplesso quando quelle dita sottili gli accarezzavano il collo?
Cercò di scrollarsi di dosso la sensazione di quel ricordo, lo distraevano dal suo obbiettivo e anche così non poteva placare le fitte al suo inguine.
Cercò di pensare a come aveva improvvisamente potuto lasciarsi sedurre come un novellino.
Già quella dannata sfida di quattro anni prima lo aveva condannato al ruolo del prigioniero
.

Stava ballando con Sasuke sul cubo. Come sempre cosci della loro bellezza, i due, giocavano con i loro corpi atletici dove ogni muscolo sembrava scolpito, e, sotto le luci al neon la pelle abbronzata dell’Uzumaki contro quella più chiara dell’amico, eccitava il pubblico femminile, adorante.
Poi, lei, seduta in quell’oscuro divanetto,
Teme, appoggiato con la schiena al suo torace gli sussurrò con voce roca:
-Vediamo se riesci a farti la verginella degli Hyuuga. Sai che rabbia proverebbe quel presuntuoso di suo cugino?-
Naruto, quasi ipnotizzato da quelle parole, scese con un balzo dal cubo, facendosi strada tra la musica assordante ed il fumo.
Come un felino che ha finalmente trovato la sua preda, si getta su di lei ghermendola con il proprio corpo con la propria passionalità, convinto di potersi controllare e lasciare Hinata, una volta calmata la sua sete.
 Invece contrariamente alle sue previsioni, sembrava mai non averne abbastanza, desiderava, desiderava bere ancora, inebriarsi di quel buon profumo.
Il calore delle bianche dita contro la stoffa della camicia, la sua vana resistenza, la sua bocca, il suo corpo virginale.
Al biondo era occorso tutto il suo autocontrollo per domarsi. Quella schiena sottile e morbida, che vibrava al semplice tocco delle sue mani.
Poi doverla abbandonare, già pronta, già disponibile a donarsi.
Fingendo che era stato solo un gioco estremamente eccitante,la abbandonò sul quel divanetto in pelle, mentre il suo corpo bramava ancora stringerla e possederla.

Girò la chiave nella toppa, lei non lo aveva udito entrare e si voltò di scatto, indossava la sua camicia bianca, quella che aveva lasciato lì quella sera, lambiva appena le natiche piccole e sode.
Alzando lo sguardo notò il pendete al suo collo, nell’incavo di quei generosi seni.
Ancora l’afferrò per le braccia e la fece sdraiare sul letto … adesso toccava a lui non farsi accorgere quando avrebbe ripreso la sua collana.

  
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