Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Rota    10/05/2013    5 recensioni
Bertholt trema e non poco: ha le mani aperte, sul terreno freddo, e i muscoli delle gambe talmente tesi dal terrore da non poter sostenere neppure il suo peso, figurarsi qualche sorta di movimento. Gli occhi spalancati sono umidi del pianto tipico della paura arrendevole, da qualche minuto le palpebre non sbattono, più così immobili e rigide da far male.
Vede, davanti a sé, il lupo gigantesco sopra il corpo disteso di Reiner.

[SPOILER!
Vago cenno ReinerBertholt]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Berthold Huber , Reiner Braun
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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*Autore: margherota
*Titolo: Scream
*Fandom: Shingeki no Kyojin
*Personaggi: Reiner Braun, Bertholt Hubert
*Generi: Introspettivo
*Avvertimenti: What if...?, Spoiler!, Flash fic, Shonen ai (vago)
*Rating:
Giallo
*Dedica:
A Kam, che è una brava persona e mi sopporta (L) e a Amy, che è altrettanto una brava persona e shippa questi orsetti puccH quanto me (L)
*Note: Questa cosa può contenere alcuni cenni SPOILER per chiunque segua le uscite italiane e non abbia letto altro. SPOILER. Lo ripeto ancora una volta, giusto per precauzione: SPOILER. E quindi buh, arrangiatevi se non leggete gli avvertimenti oò
Altra piccola ReinerBert, che in realtà ha solo un accenno della coppia ma va bene lo stesso ùù
Bert e Reiner sono piccini, fanno le loro scorribande all'aperto da soli – diciamo proprio prima di ogni attacco dei Giganti, quindi quando vivevano in pace e prosperità nel loro piccolo villaggetto sperduto. Ecco (L)

 






 

 

 

 

 

 

Bertholt trema e non poco: ha le mani aperte, sul terreno freddo, e i muscoli delle gambe talmente tesi dal terrore da non poter sostenere neppure il suo peso, figurarsi qualche sorta di movimento. Gli occhi spalancati sono umidi del pianto tipico della paura arrendevole, da qualche minuto le palpebre non sbattono, più così immobili e rigide da far male.

Vede, davanti a sé, il lupo gigantesco sopra il corpo disteso di Reiner. Ha tra le fauci, ancora, il suo braccio, e negli occhi piccoli e gialli una voglia fomentata dal sapore del sangue e dalle grida dell'amico – lui è rimasto dove l'altro lo ha spinto, quando la belva si è avventata su di loro all'improvviso, interrompendo la passeggiata per quei boschi.

Vede i suoi artigli, il pelo ispido, le orecchi stirate, i canini che non mollano la presa e lo sguardo del lupo che si posano anche su di lui. Non sente più nulla, se non il cuore nelle orecchie e qualcosa che gli dice di scappare, e la fame del lupo che lo brama, lo desidera, lo cerca nella preda facile e inerme che è.

Il grido, poi, di Reiner, che si eleva sopra ogni cosa e si sente chiaro e distinto, fin troppo palese.

Non chiama direttamente il suo nome, ma Bertholt sa a chi è diretto – lo percepisce meglio di ogni terrore che si è annidato nel petto. Non dice neanche parole precise, ma Bertholt sa bene cosa esprime – lo comprende meglio di ogni pensiero rivolto alla fuga.

Ed è istinto, ancora, puro e dirompente, ciò che gli guida la mano verso alcune pietre lì, accanto alle dita, e se la prima manca il corpo della bestia, la seconda la colpisce direttamente sulla testa e le fa aprire le fauci, la terza centra di nuovo il capo e la fa definitivamente correre via.

Reiner rimane a terra, il braccio tutto coperto di sangue e la sorpresa nel volto, come se non si capacitasse d'essere ancora vivo dopo aver sentito tutto il peso del lupo contro il petto. Bertholt si perde nella propria sicurezza, e trema di nuovo quando infine gattona e gli si fa vicino, con lo sguardo che vada in ogni direzione e si posa sempre, sempre, sulla ferita che gli apre in diversi punti l'avambraccio. Apre le labbra ma non riesce a dire nulla, allunga le mani ma non afferra niente – è Reiner che si alza a sedere e lo abbraccia, sentendolo piangere piano contro la sua spalla, nel tentativo sciocco di fare il minor rumore possibile e far finta di non singhiozzare affatto.

Il braccio brucia e gli fa male, trema lungo tutte le dita e sente bene il sangue colare sui pantaloni, insozzando tutto di rosso. C'è anche Bertholt, che serra le mani contro la sua maglia e vi si aggrappa, con forza, e che gli impedisce persino di alzarsi.

Se non è cosa che riescano a comprendere a livello razionale, c'è la sicurezza di un nuovo legame instaurato, all'improvviso, dettato da una circostanza occasionale che ha reso uno e l'altro soccorritore e soccorso a seconda del momento. È ciò che fa piangere Bertholt, è ciò che rende dolorante il braccio di Reiner, nell'eco di quell'unico urlo che ha trasceso ogni cosa, persino la loro stessa natura di esseri umani.

Si alzano piano, dopo qualche minuto, camminando lenti sulla strada del ritorno. Non mano nella mano, ma spalla contro spalla.

   
 
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