Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Shu    29/11/2007    6 recensioni
Una notte, il sovrano del Regno di Clow guarda la luna, e pensa ad una persona che tanto tempo prima ha conosciuto -una persona che alla luna somigliava un po'...
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Clow Reed
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seconda storia per la writing community a tema CLAMP "Daisuki" , facente parte dunque della mia raccolta intitolata "Aenigma". Il mio set di temi e info sulla raccoltina? Li trovate qui.
Siamo di nuovo nel Regno di Clow, di nuovo ho scelto come protagonista Clow... e di nuovo con la teoria che lui sia un personaggio unico in "Tsubasa", in "xxxHolic" e addirittura anche in "CardCaptor Sakura". So che può sembrare un'opinione un po' azzardata, e mi scuso ancora se la cosa vi dà fastidio, ma io continuo ad esserne convinta...^^
La storia è dedicata a Wren, perchè condivide con me questa teoria, e perchè entrambe le fic che ho dedicato a Clow (e Yuuko) risentono moltissimo della sua meravigliosa "Un uomo malvagio", che dopo tanto tempo ancora mi gira spesso in testa e mi ispira... Grazie, Wren. Grazie anche ad Harriet per avermi trovato il titolo!
A proposito di titolo, è tratto dalla canzone "Samain Night", di Loreena McKennitt, e della stessa autrice è anche la citazione che troverete in fondo -presa però da un altro brano, "Skellig" (che, se vi interessa, è stata anche la mia colonna sonora mentre scrivevo... si vede che Loreena+Regno di Clow è ormai un binomio indissolubile!).
Basta, ho parlato già troppo. Grazie di cuore a tutti voi per essere qui.

Tema scelto: (#36) 05. The moon beneath the castle walls

 

 

 

 

 

 

 

 

La luna che questa sera adorna il blu sopra il deserto è una falce perfetta, una curva disegnata da un artista infallibile. Incorniciata dalla finestra a ogiva del palazzo, non sembra neanche vera, ma uno di quei simboli dipinti sugli stemmi, sulle bandiere, o appesi ai monili.

Esattamente identica al simbolo scelto da qualcuno che lui conosceva.

Esattamente quella mezzaluna.

Ha sempre pensato che fosse una metafora molto adatta, per lei. Quella luna, che con precisione matematica si oscura ogni giorno un poco di più, fino a scomparire, fino a ricrescere poi con la stessa puntualità, mistero che rinasce ogni mese, adorna i secoli, e lontanissima posa la sua mano sugli eventi della terra –le maree, le piante, la vita dentro al corpo di una donna.

Come lei, una signora ammantata di enigmi, che attira l’occhio e le domande dell’uomo, un sorriso immobile e onnisciente dall’alto del cielo.

Lui invece, a suo tempo, come simbolo personale si era scelto quello del sole. Ricorda che i suoi Guardiani qualche volta gli avevano fatto notare che forse era stato un po’ troppo presuntuoso, a prendersi per sé un tale emblema; in fondo, aveva fatto come tutti i re pieni di sé di tutti i tempi… E ogni volta, lui aveva riso dicendo che sì, probabilmente la modestia non era mai stata il suo forte. Che gli piaccia o no, le cose stanno davvero così: lui ha sempre voluto che fosse impossibile dimenticarlo, ha sempre voluto lasciare la sua impronta, il suo sigillo sulle cose che sarebbero accadute, senza dubbio più simile a un sovrano in maestà che non allo sfuggente mistero della luna.

Eppure, quando aveva disegnato le sue Carte, nell’ordinato intrico del suo stemma aveva inserito anche quella mezzaluna. Perché le loro due magie si completassero a vicenda, perché non fossero trascurati né lo splendore del sole, né tutti gli enigmi che sussurrano nell’ombra. Perché quei due simboli restassero l’uno a fianco dell’altro.

Questa sera però, mentre dal suo palazzo guarda la luna, si chiede se non abbia commesso un errore, in quella scelta, o se sia stato anche questo un segno del destino. Perché, riflette, quella meravigliosa mezzaluna può apparire soltanto quando il sole discende, e mai essi s’incontrano nel quadro del firmamento, corpi celesti ai due angoli opposti del visibile. Per quanto si cerchino, per quanto s’inseguano, è scritto che non possano mai esistere insieme.

E lui avrebbe dovuto saperlo, anzi, sì, lo sapeva, sin dall’inizio lo sapeva, che il loro incontro era solo uno di quei momenti in cui la luna sorge un po’ prima, e trova ancora per un poco il sole; avrebbe dovuto pensare che il suo tramonto era alle porte, inevitabilmente, che l’apparire di lei significava per lui l’ora di andarsene.

Si chiede ancora come abbia potuto far finta di niente.

Come abbia potuto non parlarne mai con lei, non dirle nemmeno addio.

Quell’ultimo giorno, quel giorno che non vuole neanche ricordare, aveva chiacchierato come al solito, le aveva fatto i soliti complimenti, le abituali battute. Gli sarebbe rimasto impresso nella mente per sempre lo sguardo di lei, che lo trapassava, lo inchiodava, tremava appena di dolore e di rabbia. Ma lui aveva preferito fare come se niente fosse, uscire salutandola come se il giorno dopo sarebbe tornato.

Non aveva avuto il coraggio di dire ad alta voce quello che entrambi sapevano.

Aveva pensato che per lui era meglio così, ma non si era interrogato se lei avrebbe condiviso la sua scelta. L’aveva compiuta senza consultarla.

E così, alla fine, senza una parola si erano allontanati per sempre, si erano voltati le spalle per non rincontrarsi mai più, sole e luna opposti nello stesso cielo.

Lui ha sempre accettato l’onore e l’onere di possedere la conoscenza con sufficiente fermezza, e anche in serenità, crede. Ma ora lascia andare la fronte contro il muro, e pensa che semplicemente non è giusto, che a un essere umano tocchi di apprendere in anticipo ciò deve accadere.

Non è giusto.

Ma è ugualmente così bella, quella mezzaluna lassù in alto, anche se lui già sa che quando essa si assottiglierà fino ad eclissarsi, lui non sarà più in questo mondo.

E gli dispiace che non vedrà più quello spettacolo, anche se nella sua lunga vita vi ha assistito innumerevoli volte; gli dispiace lo stesso sapere che non ci saranno più per lui cavalcate nella steppa, feste di mezza estate, conversazioni sotto le stelle. E’ da molto tempo ormai che si sente un po’affaticato, e pronto ad andare, eppure adesso si rende conto che non riuscirebbe mai, neanche in tutta l’eternità, a stancarsi delle cose che ama, a ritenere di averne abbastanza. Tanti si stupirebbero, crede, se fossero al corrente di quel suo pensiero, perché lui è considerato il sapiente, il saggio, l’uomo che sempre conosce la misura; ma lui invece in cuor suo forse è anche contento di provare questo sentimento. Perché significa che, nonostante tutto, lui è ancora quello che deve essere: un uomo, con le sue debolezze e qualche desiderio impossibile da realizzare.

Risolleva lo sguardo, e sorride alla falce di luna alta sopra il castello. Spera che prima o poi lei riuscirà a perdonarlo. E spera anche che quella presenza non lo abbandonerà in quegli ultimi giorni, ma che lui possa contemplarla come stasera ancora un paio di volte, e immaginare tutte le parole che non ha detto, immaginare tutto ciò che nel futuro non ha visto –la forza con cui la signora dei secoli, non ha dubbi, saprà affrontare l’avvenire.

Lui morirà in una notte senza luna, quando il sole sarà tramontato, nella solitudine di un cielo vuoto senza confini, la solitudine assoluta in cui un uomo di potere come lui ha sempre, per forza di cose, vissuto. Ma sa che neanche allora dimenticherà che non è sempre stato così, che ha avuto la fortuna d’incontrare, seppure per poco, l’unica persona in grado di attraversare quella barriera; l’unica persona che poteva capire tutto di lui, l’unica che poteva ricambiare, il suo opposto e il suo completamento dall’altra parte del cielo.

In quell’ultima notte, ne è certo, non scorderà che anche quando la luna non mostra il suo viso, in verità è sempre al suo posto. Sarà necessaria un poco di fantasia, per immaginarsela anche quando non potrà scorgerla, ma lui sa bene che non tutto ciò che esiste si vede, e poi d’immaginazione, loro due, ne hanno sempre avuta molta.

Morirà guardando quell’esatto punto del cielo, morirà immaginando il domani. Quando, nel profumo della sera, dietro al volo di mille colombe, la luna tornerà, pian piano, a sorridere.

 

 

 

 

 

“Now take the hourglass and turn it on its head

 for when the sands are still, ‘tis then you’ll find me dead.”

 

   
 
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