Non ho la più pallida
idea di cosa ho scritto. Mi trovo in un momento di sclero assoluto, dove arrivo a scrivere tutto e il contrario di
tutto. Quindi, neanche queste note avranno un senso, sappiatelo.
(?)
Questa
Bakuryu è puramente demenziale. Insomma, non ha il benché minimo senso, ma non ci importa. Sappiate solo che ci
sono Sandra, Gold, tanta gelosia, messaggi
incriminati e GENNARO BULLO. Sì,
avete capito bene, proprio il tizio dell’icon qui
accanto. Non chiedetemi perché ho scelto proprio LUI come argomento di questa
undicesima settimana. Forse, a furia di ascoltare Nyan cat, mi è andato in fumana il cervello (ne
avevo davvero uno?).
In
ogni caso, spero che questa cosina sia di vostro gradimento! A presto, miei
carissimi lettori! Buona lettura! ♥
Undicesima Settimana:
Gelosia
Come
ogni fidanzata degna del suo nome, Sandra possedeva numerosi pregi, ma anche
altrettanti difetti. Gold aveva imparato, con il trascorrere delle giornate, ad
apprezzare le virtù della sua amata e sopportare tutti i suoi piccoli, spesso
fastidiosi, vizi.
Più
volte si era ritrovato suo malgrado a fronteggiare la gelosia della Domadraghi, uscendone fortunatamente indenne; in numerose
occasioni si era dimostrata piuttosto possessiva nei suoi confronti, arrivando
perfino a minacciare di morte quelle povere Fantallenatrici
che si soffermavano ad ammirare il bel corpo dell’Allenatore per più di due
secondi netti.
Nonostante
ciò, quell’atteggiamento apparentemente seccante e fastidioso suscitava nel
giovane una certa tenerezza. Era piuttosto raro vedere la Capopalestra
esibire così apertamente i suoi sentimenti e rivendicare a gran voce la loro
reciproca appartenenza. Quel modo di agire, sebbene impulsivo, gli permetteva
di capire quanto fosse grande l’affetto nutrito nei suoi confronti.
Anche
durante i loro appuntamenti settimanali, la Maestra Drago non si smentiva mai.
Spesso il ragazzo la sorprendeva prendere di soppiatto il suo PokéGear, magari approfittando di una sua momentanea
assenza, per controllare messaggi e chiamate; colta sul fatto, non esitava però
a nascondere la realtà dei fatti, negando perfino la sua stessa gelosia.
Tuttavia,
per quanto fosse invadente, Gold non era affatto dispiaciuto di questa
ossessione nei suoi confronti, né la temeva. Dopotutto, non aveva nulla da
nascondere e per cui sentirsi in colpa: il fatto che Sandra lo controllasse
ventiquattro ore al giorno non lo spaventava affatto, né lo irritava.
Purtroppo,
il giovane non aveva tenuto in considerazione quanto fosse fervida
l’immaginazione femminile, che talvolta spingeva le donne innamorate a scorgere
tracce di tradimenti ove non ve n’era affatto l’ombra. Si rese conto di quanto
potesse essere pericolosa una fidanzata gelosa solo quel Venerdì sera, mentre
entrambi trascorrevano il loro tempo tra baci e carezze: per quanto ricambiasse
e accettasse di buon grado quelle effusioni amorose, la Domadraghi
sembrava insolitamente inquieta.
«Qualcosa
non va, San?» domandò difatti l’Allenatore, visibilmente preoccupavo per
l’inspiegabile malumore della sua bella. Raramente si mostrava così afflitta e
turbata, specie quando si trovava al suo fianco, e ciò non fece altro che
preoccupare ancor più l’amante.
In
tutta risposta, la Maestra Drago gli strappò di mano il cellulare, senza
neppure degnarsi di chiedere il permesso di farlo. Con le mani tremanti per il
nervosismo, picchiettò velocemente le dita sui tasti, fino a quando non trovò
ciò che stava disperatamente cercando. Dopodiché, mostrò con irritazione lo
schermo del PokéGear a Gold, per permettergli di
leggere ciò che vi era scritto.
Gold, vieni
immediatamente! Il mio Rattata freme dalla voglia di vederti!
Confuso
e frastornato come non mai, l’Allenatore si domandò che cosa vi fosse di sbagliato
in quel messaggio; ovvio, era stato scritto da un fanatico di Rattata, però non
vedeva per quale motivo dovesse essere l’origine del dispiacere della sua
Divina.
Mai
avrebbe immaginato, però, il modo in cui la giovane donna aveva interpretato
quelle piccole e innocenti frasi.
«Potevi
dirmelo che sei gay, porca puttana! Prima cerchi di adescare Lance, ora organizzi
pure incontri con questo tizio misterioso» sibilò a denti stretti la Capopalestra, socchiudendo gli occhi fino a farli divenire
due fessure minacciose. Pareva essere sul punto di strangolarlo, tanta era la
rabbia che si leggeva nelle sue iridi ghiacciate. «Allora dimmelo che ho
qualcosa che non va, dannazione! Devo pur avere qualcosa di sbagliato, se hai ripiegato sui maschi!».
Il
ragazzo non seppe come controbattere. La Maestra Drago aveva frainteso
quell’invito nel peggiore dei modi, arrivando perfino a cogliere un doppio
senso dove non vi era affatto – e, sinceramente, non voleva neppure sapere che
cosa avesse capito.
«San,
calmati, non è come pensi…» cercò inutilmente di farla ragionare, nella vana
speranza di spingerla a riflettere in modo oggettivo su quel maledetto
messaggio. Un po’ di sana gelosia era essenziale in un rapporto di coppia, ma
non se questa rasentava l’ossessione!
«Mi
fai perfino dire cose terribili, disgraziato! È ovvio che non sono io ad avere
problemi, eppure ho appena detto il contrario!» sbottò Sandra, ignorando
palesemente ciò che il suo fidanzato aveva appena esalato flebilmente. Lo
additò con rabbia, digrignando i denti fino a farli quasi stridere. «Lo sapevo,
sei tale e quale a quello stronzo di Lance! Mi avete ingannata entrambi!».
Paragonato
al Campione. In quel momento, Gold pensò che non potesse esserci cosa peggiore
di quella. Se la Domadraghi aveva esordito con una
simile affermazione, allora voleva dire che aveva enfatizzato quella situazione
in modo a dir poco abnorme. Aveva così tanta paura di essere abbandonata anche
da lui, da reagire ad ogni minimo sentore di pericolo, anche di fronte a
minacce inesistenti.
«Per
favore, ascoltami. Puoi credere quello che ti pare, ma sappi che io non ti
lascerò mai. Tu sei troppo importante per…». Ma l’Allenatore non fece in tempo
a concludere la frase, che un trillo allegro giunse alle orecchie di entrambi e
catturò la loro attenzione. Posò lo sguardo sullo schermo illuminato del suo PokéGear e, con certo orrore, notò che a chiamarlo era
proprio il mittente del messaggio incriminato.
Prima
che potesse impedirle di fare alcunché, Sandra rispose immediatamente alla
chiamata in arrivo, ignorando le proteste del proprietario del cellulare
maledetto – dopotutto, proteggere il proprio ragazzo da possibili concorrenti
in amore rientrava nei suoi diritti di fidanzata, no?
«Chi
cazzo sei?! E che vuoi dal mio ragazzo?!» strillò a gran voce la Capopalestra, considerando un semplice “Pronto?” troppo
banale per iniziare una conversazione pacifica
come quella.
«Sono
Gennaro!» rispose una voce squillante e fastidiosa dall’altro capo del
ricevitore, per nulla intimorito dal tono di voce e dall’ira funesta
dell’interlocutrice. «Non so se mi conosci, ma non importa. Volevo dirti che ho
un Rattata bellissimo! È così forte e combattivo, capace di sconfiggere
qualsiasi Pokémon, perfino Entei!
E sai, l’altro giorno eravamo sul punto di catturare Caterpie,
ma poi ci è scappato proprio alla fine e…».
La
Maestra Drago, sconvolta e frastornata da quel fiume di parole, si limitò ad
ascoltare in silenzio tutti i successivi sproloqui e annuire meccanicamente
alle sue affermazioni. Mai avrebbe immaginato che il suo rivale in amore – che poi aveva scoperto non essere tale,
fortunatamente per entrambi – fosse un ragazzino esaltato, innamorato pazzo del
suo terribile ratto rognoso.
Dopo
essere stata assordata da un “E ricorda: viva i Rattata!” finale, riagganciò,
mentre esibiva un’espressione a dir poco scioccata. Posò lo sguardo su un Gold
piuttosto divertito - il quale non poteva fare altro che ridere per il modo in
cui si era concluso e chiarito quel malinteso -, per poi scuotere il capo con
imbarazzo e sdegno al contempo. «Dovresti selezionare meglio le tue amicizie,
Tappo» borbottò, prima di restituirgli il PokéGear.
Da
quel giorno, Sandra non osò mai più toccare il cellulare del suo amato.