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Autore: lulubellula    11/05/2013    6 recensioni
Callie/ Arizona
Gocce di quotidianità, disastri, piccole manie, contrattempi e momenti tragicomici da vivere insieme ad una delle coppie più amate della serie tv.
Buona lettura!
"Dall'ultimo capitolo (Una mongolfiera ripiena di gelato):
“Grazie, Arizona”.
“Di cosa?”.
“Di amare così tanto la tua mongolfiera ripiena di gelato che ti renderà madre”.
“Sempre”.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Spoiler Alert!
Questa shot contiene riferimenti all’episodio 9X23, chiunque non l’abbia ancora visto e non voglia alcun tipo di spoiler, farebbe meglio a non leggere.
 

 
Un doloroso addio

 La pioggia batteva incessantemente sui vetri delle finestre, l’appartamento era  buio, senza luce, la tempesta aveva lasciato interi quartieri senza nemmeno una lumicina fioca entro la quale riuscire a distinguere gli uni dagli altri, lungo le vie.

Era marzo inoltrato e l’inverno non sembrava avere la minima intenzione di lasciare il posto alla primavera, si comportava come se fosse saltato direttamente all’autunno, togliendo lo spazio alle giornate miti, calde e piacevoli, che sapevano così bene come far tornare il buonumore alle persone e rischiarare le loro vite, anche nei momenti più bui.

Anche se c’erano alcuni momenti più bui di altri e persone che non sarebbero state in grado di ritrovare loro stesse facilmente, perché non ricordavano più che la felicità  si può trovare anche negli attimi più tenebrosi e che basta solo ricordarsi di accendere la luce.

Calliope sedeva sulla sedia a dondolo, stringendo tra le braccia Sofia che aveva la febbre e lamentava un forte mal di orecchie, sfogando tutto il suo dolore nelle lacrime che le scendevano lungo le guance e le bagnavano il pigiamino a righe.

I lampi e i tuoni si facevano sempre più forti e il vento soffiava così intensamente da imitare gli ululati di un branco di lupi selvaggi, un branco affamato e senza nulla da perdere.

Sofia teneva stretto a sé il carillon che aveva ricevuto per il suo secondo compleanno dal suo papà, ascoltando con avidità la musica che emetteva, come se attraverso di essa, riuscisse a risentire di nuovo la sua voce, forte e decisa, e la sua presa amorevole e salda che percepiva ogni qualvolta la tenesse tra le braccia, la mettesse a dormire, la facesse volare su, verso il soffitto, per poi riprenderla al volo e compiacersi dei suoi sorrisi.

Le ore trascorrevano lente, l’orologio scandiva il tempo rumorosamente, facendo pesare, lancetta con lancetta, le ore, i minuti, i secondi, che la separavano dal ritorno di sua moglie.

Era così preoccupata per lei, così sconvolta dall’assenza di sue notizie che sarebbe partita anche subito, a piedi, in bicicletta, in auto, persino a bordo di uno skateboard, per andare a riprendersi la sua Arizona.

Ma sarebbe stato sciocco e inutile cercare sue notizie, riportarla indietro, perché era stata proprio lei ad urlare forte, più forte di tutti, quella sera, era stata lei ad indicarle la porta, lei a dirle di uscire per sempre dalle loro vite.

Erano passati i giorni, le settimane, senza vederla, evitando di incrociare il suo sguardo, prendendo l’ascensore al posto delle scale, le scale al posto dell’ascensore, per evitarla, per non dover di nuovo fare i conti con lei, per non doverli fare con se stessa.

E quello che lei faceva ancora più male era l’essere da sola, non single, ma sola, perché nonostante abitasse in una città di oltre seicentoventimila abitanti, nonostante lavorasse in un ospedale tra i più grandi e rinomati della West Coast, Calliope trascorreva la sua nuova vita in totale solitudine.

Si ostinava a mangiare nello scantinato, come una specializzanda qualunque al primo giorno di servizio e si trascinava per i corridoi struccata e distratta, con le occhiaie pronunciate e il volto di chi aveva le lacrime in tasca.

Era stanca, sfiduciata ed era passato così tanto tempo dall’ultima volta che aveva sorriso, sorriso davvero, che il solo pensiero di allenare di nuovo i muscoli facciali, la spaventava e la inquietava non poco.

Soprattutto considerando che, per quanto l’ospedale fosse grande e lei cercasse di rendersi invisibile, i pettegolezzi erano volati talmente in fretta, che lei aveva ricevuto una lunga serie di occhiate compassionevoli, note di biasimo e inviti a cena, battutine alle spalle, da far impazzire persino una donna dai nervi saldi come lei.

Arizona era rimasta a Seattle per tutto quel tempo, ma, nonostante ciò, a Calliope sembrava che fosse partita, che se ne fosse andata per sempre, allontanandosi da lei, proprio come le aveva gridato contro nell’esatto momento in cui i tasselli del puzzle avevano cominciato ad avere un senso.

Quando il caffè, lo stanzino, gli sguardi, il modo differente in cui la guardava sua moglie negli occhi e la voce diversa dal solito, distaccata, avevano cominciato ad insospettirla.

Un indizio da solo non significa nulla, ma tre indizi iniziano a fare una prova.

E in quell’istante lei si sarebbe tanto voluta sbagliare.

Invece gli occhi di Arizona avevano guardato verso il basso e le sue guance avevano iniziato ad arrossire per la vergogna, di essere scoperta, di aver sbagliato.

Allora era in trappola, scoperta, alla luce del sole.

“Perché? Arizona, dimmi solo, dimmi solo il perché!” le chiese con la voce tremante per la rabbia, con la voce infervorata dalla delusione.

Arizona restò in silenzio a lungo, così a lungo, che quando trovò le parole da dire, Calliope le aveva già chiuso la porta in faccia.

E quel giorno, quella notte, tutto sembrò perduto, tutto sembrò finito.

Quel giorno, quella notte, le lacrime furono versate, mani nude  pulirono il pavimento fino a sanguinare e il muro abbracciò spalle troppo fragili per sorreggersi da sole.

E loro sole, chiuse in una stanza, una stanza vicina, una stanza lontana, vuota, a respirare la fine di un capitolo della loro vita, la fine di loro due.
 
 
 
NdA:
Ok, sto per piangere, dopo la 9x23 sono sconvolta per le Calzona e anche se credo (spero) che alla fine riescano a chiarirsi, sento che qualcosa si sia incrinato per sempre tra loro due, che non ritornerà del tutto a posto.
Ora me ne vado a studiare …
A presto
Lulubellula
p.s. che cosa ne pensate?
p.p.s la frase in corsivo è presa da Harry Potter (Silente docet!)
 

   
 
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