Film > The Phantom of the Opera
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Autore: __aris__    11/05/2013    4 recensioni
Emily Wandervitt è un esperta di autenticazione di opere d'arte ed altri oggetti antichi. chiamata a Parigi per una consulenza dall'Opéra, per caso trova un inquietante libro di pelle nera con i bordi delle pagine rosso sangue siglato FO. Incuriosita lo porta nella sua camera d'albergo, ignara di cosa le accadrà d lì a poche ore.
Nel 1875 Erik è alla disperata ricerca di un mezzo per riunirsi alla sua Christine. Disposto a tutto utilizza un incantesimo per tornare indietro nel tempo ma non otterrà il risultato sperato ...
-- ispirata al film del 2004 ed alla versione per il 25esimo anniversario del musical, con qualche accenno del romanzo. spero vi possa piacere e che la recensiate!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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  Erano trascorse altre tre piatte, monotone e grigie settimane. L’inverno di New York aveva deciso di far vedere a tutti gli abitanti della Grande Mela quanto sapeva essere freddo e pungente; e così tutta la metropoli era avvolta da una morsa di puro gelo. Pensare che non nevicava non consolava assolutamente nessuno!
Tuttavia a casa Wandervitt erano cambiate molte cose: tanto per incominciare Alex ed Erik avevano iniziato ad andare d’accordo; o meglio Erik iniziava ad andare d’accordo con il medico. Emily li aveva persino trovati a guardare dei filmati di complicate e sanguinolente operazioni chirurgiche ed era rimasta a dir poco allibita! Non aveva chiesto niente a nessuno dei due, le bastava che avessero abbandonato gli sguardi omicidi che si lanciavano reciprocamente. Inoltre una vocina nella sua testa le urlava che era meglio non sapere. L’altra novità, giustificata dal freddo allucinante, era il trasferimento della ragazza accanto al camino del biblioteca perennemente acceso.
Emily aveva passato gli ultimi giorni praticamente divisa tra il piumone del letto ed il camino accompagnata dalla musica di Erik; leggendo, lavorando oppure chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare nell’universo del Fantasma dell’Opera. La sua musica (perché quella musica non sarebbe mai potuta appartenere a nessun altro!) era semplicemente sbalorditiva! In pochi mesi Erik aveva assimilato tutte le tecniche di composizione inventate negli ultimi cento anni e le aveva reinventate per ottenere risultati spettacolari! C’era di più: mano a mano che componeva nuovi brani questi acquistavano maggiore espressività, descrivendo tante di quelle emozioni diverse che Emily non sapeva nemmeno classificarle tutte! Come faceva un uomo sempre vissuto nell’oscurità e lontano dalla vita a descrivere così bene La Vita era una delle tante cose che la incantava. Era come un pittore che dopo anni di immobilismo riprende in mano un pennello ed una pennellata dopo l’altra ritrovava l’antica maestria.
Erik non ci aveva messo molto per abituarsi alla costante presenza dell’americana. Era sempre immobile con il suo pc bianco sulle ginocchia per elaborare i dati raccolti durante l’uno o l’altro dei suoi viaggi; si spostava solo per badare al fuoco o quando inveiva contro il computer perché si bloccava o faceva altre cose che Erik faticava a capire. In effetti l’elettronica e l’informatica erano cose che, nonostante tutta la sua buona volontà, dubitava avrebbe mai compreso! Lui suonava e lei lavorava o leggeva senza disturbarlo minimamente.
C’era un momento di quelle giornate che al Fantasma iniziava a piacere parecchio: era quando, verso le quattro o le cinque, si accorgeva che la soglia di sopportazione di Emily verso il suo lavoro o il pc era decisamente esaurita. In quel momento dal brano che stava suonando (non era uno dei suoi, quelli di solito erano riservati alla Notte) improvvisava una variazione del tema principale introducendo piano, piano la sua musica costringendo Emily a concentrarsi solo su questa; a quel punto lei chiudeva definitivamente quel piccolo marchingegno, si sistemava meglio nello scialle di cashmere e si perdeva nella musica assieme a lui. Solo il rientro di Alex li riportava nel mondo reale.
Al Fantasma piaceva guidarla nel suo strano mondo popolato di note, le teneva la mano e le mostrava le meraviglie che celava e che erano riservati solo a pochissimi eletti! Stava bene attento a non mostrarle tutto di quel mondo: la sua musica poteva essere tanto celestiale quanto terribile ed avrebbe potuto distruggerla come una candela con una farfalla! Senza rendersene conto aveva portato Emily in posti dove non era stato nemmeno con Christine. Ma il perito lo conosceva decisamente meglio rispetto alla soprano ed il rapporto tra loro era completamente diverso: non c’erano trucchi, illusioni o inganni; c’erano solo loro!
Christine … in effetti non pensava più a lei da molto tempo; non sapeva nemmeno lui quanto! Sapeva solo che ad un certo punto ritrovarla, riprendersela e vendicarsi non era più così essenziale. Erik si era profondamente stupito di sé stesso. Si era sempre ripreso ciò che gli era stato rubato e rinunciare alla vendetta non era certo un pensiero che si addicesse al Fantasma dell’Opera o al Figlio del Diavolo. Probabilmente era perché casa Wadervitt non era luogo adatto a spettri o diavoli!?
Una sera Alex non rientrò ed i due persero completamente la cognizione del tempo. Verso le otto e mezza il cellulare di Emily (altro aggeggio di cui Erik non capiva l’utilità) iniziò a trillare distruggendo l’incanto nel quale si erano smarriti: era una mail di Alex che avvisava la sorella di un brutto incidente stradale, accaduto su uno dei ponti che conduce a Brooklyn, con diversi feriti e che lo avrebbe costretto a diverse ore in sala operatoria.
Erik guardò il perito pensierosa sul divano. “Qualcosa non va?
Oh no … è solo Alex. Dice che probabilmente tornerà a casa direttamente domani mattina.” Emily si alzò e si diresse verso il pianoforte. “Erik … visto che è tardi e non ho voglia di cucinare  ti andrebbe una pizza? La faccio portare a casa.
Pizza?” cos’era questa novità?
L’altra spalancò gli occhi per la sorpresa. In tutto il mondo la pizza è una cosa talmente ovvia che non avrebbe mai pensato di doverla descrivere. “È una specie di focaccia con pomodoro, mozzarella ed altro. Solo che mangiarla da soli non è divertente, quindi mi faresti compagnia?” spiegò con un sorriso incerto. Non era affatto sicura che il Fantasma dell’Opera avrebbe accettato di cenare assieme ad un altro essere umano!
Cenare con lei? Erik non capiva da dove le venisse una proposta del genere. Lui non aveva mai cenato con qualcuno! Almeno non nel senso tradizionale del termine. Nessuno aveva mai voluto cenare con lui, per essere più precisi. Non sapeva nemmeno come si fa a cenare con qualcuno.
Non è una domanda complicata, si o no!” lo esortò torcendosi le mani “Nemmeno cenare con qualcuno lo è: si mangia e si parla.” Guardò gli occhi verdi di Emily dibattuti tra la speranza e la paura del rifiuto “Oui”. Uscì dalle sue labbra con la naturalezza di una nota cantata e quasi senza che se ne rendesse conto. “Grazigraziegrazie! Ti prometto che farò arrivare la migliore pizza di New York!” Erik era allibito: erano davvero bastate quelle poche lettere per renderla tanto felice da saltellare come un coniglietto? Quanto era azzeccato quel soprannome!
Emily compose un numero con il telefonino mentre si allontanava di pochi passi senza uscire. “Pronto Fil’s Pizza? … Maria ciao! Sono Emily!” parlava in Italiano e sembrava in una certa confidenza con l’altro capo della linea “Oh si benissimo! E voi? … in effetti si: mi potresti mandare due pizze? Una con le verdure e l’altra con la mozzarella di bufala? … no, non a Park Avenue! Mi sono temporaneamente trasferita a casa di Alex. Sai dov’è no? … perfetto! Grazie! Salutami tutti!
Chiusa la telefonata si rivolse all’uomo rimasto immobile sul seggiolino. “Arriveranno tra poco! Sono tra i pochi a non fare la pizza all’americana ma con la lavorazione tipica italiana e per fortuna i turisti non li hanno ancora scoperti.” detto questo uscì per preparare il resto della cena.
Circa mezz’ora dopo suonò il campanello ed Emily andò ad aprire. Erik era rimasto sempre al pianoforte a suonare, ma quando sentì la ragazza esclamare “Filippo! Ma sei tu? Com’è bello rivederti!” si rese invisibile e decise di osservare tutta la scena.
Filippo era un uomo di altezza media e corporatura robusta, quella tipica dei cuochi che amano la tavola. Aveva almeno cinquant’anni e nessun capello bianco. Parlava con l’accento tipico dell’Italia meridionale anche se un po’ sporcato dai molti anni a Little Italy. “Piccerè! Come stai?” chiese abbracciando la ragazza come fosse stata un parente stretto. “Ti ho fatto una sorpresa: la pizza te la faccio io!” Annunciò orgoglioso mostrando le borse momentaneamente appoggiate sull’uscio.
“Ma non dovevi! Ed in cucina come faranno senza di te?” rispose lei liberandosi un po’ a fatica da quella stretta affettuosa.
Piccerè ascolta bene, perché io questa storia sono stufo di ripeterla: tu per me sei come una figlia, e per mia figlia farei questo ed altro!” l’ammonì con l’indice alzato, come si fa per i bambini, e poi proseguì con un tono di ovvietà “E poi il cucina ci sta Michele. Ch’il è bravo! Ha pure la voce di Maria!” ed Emily rise ricordando quanto la moglie di Filippo sapeva urlare forte se il personale non faceva tutto in modo perfetto.
Allora sono in buone mani!” sentenziò la ragazza prima di accompagnare il pizzaiolo in cucina. Erik li seguì silenzioso come un fantasma e furtivo come un ombra. Quel tipo così pittoresco lo incuriosiva davvero. Inoltre voleva scoprire che rapporto c’era tra lui ed Emily.
Bella cucina piccerè! Ti ricordi come si accendere il forno almeno?” Quando Emily aveva incontrato Filippo non sapeva nemmeno preparare una frittata; erano stati lui e la moglie ad insegnarle a cucinare. “Certo chef!” rispose lei stando perfettamente nella presa in giro dell’uomo.
Allora accendilo e poi guarda quante belle cose ti ho portato.” sentenziò l’italiano e la ragazza obbedì, mentre l’altro tirava fuori la pasta per la pizza e gli altri ingredienti. In una della buste Emily trovò tutti i prodotti tipici della cucina meridionale e le papille gustative della ragazza andavano in estasi solo sentendone l’odore.
Vedo che Maria a fatto bene a mandarteli!
Non dovevate! Ma grazie mille! Hanno un aspetto decisamente invitante …” cercò di spiegare ma lui la interruppe con il suo “Niente storie piccerè!” e si mise a preparare le pizze parlando con Emily da vecchio amico e con il calore tipico dei napoletani.
Piccerè, dov’è tuo fratello?” chiese all’improvviso mentre farciva la seconda pizza.
Alex è in ospedale. Le pizze sono per me ed il mio ospite.
Ti sei fidanzata piccerè! Finalmente! Congratulazioni! Me lo fai conoscere?” esclamò entusiasta Filippo battendo le mani incurante degli schizzi di pomodoro. Sia Erik che Emily trasalirono: lei a momenti si soffocava con un taralluccio e lui si era deconcentrato al punto che per un fugace attimo divenne perfettamente visibile. Per fortuna nessuno si accorse di lui! Povero Filippo! Se solo avesse saputo di chi stava parlando!
Fidanzata? Con Erik? Noooo! Fil sei fuori strada! Erik è … è molte cose: è un uomo intrigante ed affascinante … è un musicista a dir poco sorprendente … ma … ma non è il mio fidanzato!” l’italiano poteva guardare negli occhi di Emily e cogliere il non detto della frase, ovvero che l’idea non le sarebbe affatto dispiaciuta (anche se probabilmente non lo avrebbe mai ammesso!), quindi le chiese “E perché no?
Perché ama un'altra.” rispose prontamente lei con i modi da principessina ben educata che nasconde il dispiacere dietro un sorriso innocente ed un tono di voce neutro. Ma Filippo conosceva la ragazza da quando aveva finito le superiori e con lui certi trucchi non funzionavano.
“Invece di preoccuparti per me pensa a fare le pizze! Ti avviso che Erik non solo è francese ma non ha mai mangiata una!” lo distrasse con tono perentorio.
Cosa? Il francese non ha mai mangiato un pizza? Piccerè mi pigli per il culo?” ma le negò con la testa “Dov’è vissuto il tuo amico? Sottoterra?
Dio se Filippo avesse saputo! “Erik è stato in molti posti, ed ha fatto una quantità incredibile di cose! Non starò a raccontartele perché non mi crederesti! Ma non ha mai mangiato una pizza!” provò a spiegare Emily concentrandosi per non ridere per quanto il pizzaiolo ci avesse preso!
Terminata la preparazione Filippo mise le pizze nel forno sopra una piastra in metallo, sistemò un po’ il piano da lavoro e poi si congedò.
Ci vediamo piccerè! Dimmi se al tuo non fidanzato la pizza piace! Ma non bruciare niente!” la salutò salendo sul taxi.
Lo farò! Ciao Filippo! Grazie!” rispose lei prima di chiudere la porta. Prima ancora che avesse il tempo di voltarsi una voce inconfondibile le chiese “Tipo interessante il tuo amico, non trovi … piccerè?”
   
 
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