# 2
– Thinking
of you
L’ambulanza
arriva a sirene spiegate fuori dall’ospedale.
I
paramedici estraggono veloci la barella dal portellone posteriore,
seguiti dal
dottor Porter e Alexis.
Peter
l’aveva implorata con lo sguardo di non lasciarlo da solo e
Alexis non aveva
potuto fare altro che stringergli la mano e promettergli che sarebbe
andato
tutto bene.
Castle
arriva in auto dietro di loro, giusto in tempo per vederli correre
all’interno
dell’ospedale.
Una
volta dentro, vengono raggiunti da altri dottori e infermiere che
portano via
Peter.
“Dobbiamo
aspettare che arrivi un’agente per dare la nostra
deposizione” dice Castle a
sua figlia e al dottore Porter mentre si siedono in sala
d’aspetto.
I
quattro agenti della polizia stradale giunti sul posto erano ancora
impegnati a
fare i rilievi, sgombrare il traffico e a registrare le testimonianze
sia dei
testimoni che della responsabile dell’incidente.
“Come
stai, tesoro?” domanda poi, guardandola in volto.
“Così....”
risponde sua figlia, stravolta ”Ce la farà
vero?”.
Un
sorriso teso compare sul volto dell’uomo che ora la sta
abbracciando forte.
Di
sicuro non si aspettavano di finire così la giornata.
Alexis
abbassa lo sguardo cercando di non pensare al peggio “E
quello?” domanda
indicando lo zaino ai piedi del padre.
Castle
lo solleva e se lo porta sulle ginocchia “L’ho
trovato poco distante dalla
nostra auto. Credo sia di Peter. Dev’essere stato
l’impatto con...” la smorfia
di sua figlia gli impedisce di proseguire “Vediamo se ci sono
documenti? Un
numero di telefono?”.
Alexis
lo apre un po’ incerta.
Ci
sono molti libri di economia.
Li
sposta di lato per vedere meglio, finché non trova un
portafogli nero sul fondo
dello zaino.
“Forza,
aprilo” la incoraggia Castle.
“Mi
sembra di violare la sua privacy....ma non abbiamo altra scelta,
quindi...”
apre il portafogli e cerca nei vari scomparti.
Trova
una tessera studentesca, cinquanta dollari e la patente
“Peter Reed, South
Carolina” legge su di essa.
“Hai
detto Reed?” chiede Castle pensieroso.
“Si,
ti ricorda qualcosa?” domanda, vedendolo riflettere
“Non
sono sicuro... per un secondo mi è sembrato
familiare” risponde, poi scuote la
testa “No, scusa, non mi dice nulla”.
E’
abbastanza provato anche lui da tutta quella situazione.
È
stanco e poco lucido.
Si
sporge in avanti poggiando i gomiti sulle ginocchia. Si massaggia il
volto e
poi torna a guardare la sua bambina.
Una
giovane donna, coraggiosa e altruista che non ha sprecato un secondo e
si è
subito messa a disposizione per salvare la vita di quel ragazzo.
Non
può essere più fiero di così.
Però
è terribile vedere le sue mani e la sua camicetta sporche di
sangue.
“Tesoro,
perché non vai in bagno a lavarti le mani?” le
consiglia dolcemente.
La
ragazza si guarda stupita “Oh...non me n’ero
accorta....” automaticamente si
alza e imbocca un corridoio a caso, in cerca della toelette.
“Non
si preoccupi” esclama il dottor Porter, seduto poco distante
“È l’adrenalina
che sta svanendo e lascia spazio allo shock” spiega
comprensivo “Tra un po’
andrà meglio”.
Castle
annuisce. Spera davvero che Peter se la cavi, che sua figlia si
riprenda e che
quella giornata finisca.
Prende
in mano il portafogli del ragazzo.
Non
trovando nessun numero di telefono, decide di cercare tutti i Reed
della South
Carolina.
Grazie
al suo iPhone trova tre famiglie Reed.
Quando
Alexis torna a sedersi accanto a lui può solo riferirle che
i proprietari dei
primi due numeri non conoscono nessun Peter, mentre al terzo non ha
risposto
nessuno.
Dopo
due ore di attesa il chiacchiericcio di alcuni medici attira la loro
attenzione.
Alexis
vede il camice azzurrino di uno di questi, sporco di sangue, e afferra
istintivamente il braccio del padre.
Il
gruppo di dottori però li supera e svoltando il corridoio si
disperde.
Non
erano lì per loro.
Un
po’ sollevata libera il padre dalla sua presa.
Mentre aspetta Castle
non sa cosa fare. Dove guardare.
Da un momento
all’altro si aspetta di sentire delle urla o di
vedere medici correre dentro alle sale operatorie.
Cerca un punto su cui
posare lo sguardo. Una zona neutra
che non gli ricordi di essere in
ospedale e di aver appena assistito ad un incedente quasi mortale.
Ma ogni oggetto o
persona su cui posa lo sguardo grida
ospedale.
E il ricordo di Kate
esanime si riaffaccia prepotente.
Si alza di scatto
spaventando Alexis.
Caffè.
Ha assolutamente bisogno di un caffè e di un attimo di
distrazione.
Il
bar dell’ospedale è il luogo perfetto.
È
abbastanza chiassoso e il chiacchiericcio gli impedirà di
pensare alle ultime
due ore.
“Vado…vado
a cercare un caffè…” la rassicura
immediatamente.
Come un automa, Rick
si allontana.
Non ne ha veramente
voglia, ma non vuole preoccupare ulteriormente
sua figlia.
Deve essere forte per
lei in caso quel ragazzo non reggesse
l’operazione.
Svolta
l’angolo ignaro di dove andare.
Dopo
aver girovagato qualche minuto a vuoto trova un’indicazione.
È
quasi arrivato, può già sentire
nell’aria l’aroma di caffè, quando un
paio di
medici escono dal piccolo bar dell’ospedale.
Li
guarda solo per un secondo. Hanno ancora in mano i loro bicchieroni
fumanti.
Castle
pensa che sia un pieno di caffeina pre-operazione.
Ma
dopo qualche passo torna a posare lo sguardo su di loro.
Uno
dei dottori, abbandonato il gruppo poco più avanti, ora fa
lo stesso.
Lo
fissa in mezzo al corridoio.
“Ehi”
esclama tornando sui suoi passi, verso Castle.
È
ancora scosso da tutta quella strana mattinata.
Josh
è l’ultima persona che si aspetta di rivedere.
Eppure
ora che lo guarda sembra così dannatamente ovvio.
Ci
saranno duecento dottori al New York Ospital. Logico incontrare
l’ex della
donna di cui si è innamorati.
Da
scrittore, Castle, accetta a testa alta il colpo di scena.
“Ehi”
risponde con poca enfasi.
Il
dottor Josh Davidson si avvicina e tende la mano “Sembri
distrutto” nota,
mentre i due si stringono la mano.
Castle
risponde solo con un sospiro.
L’ultima
volta che si sono visti, Josh gli avrebbe volentieri spaccato la faccia.
Ora
lo saluta come se niente fosse.
“Va
tutto bene?” domanda cercando con gli occhi se
c’è qualcun altro oltre allo
scrittore.
Un
sorrisino amaro gli spunta sul volto “Kate non è
qui”.
Il
viso di Josh si rilassa visibilmente e torna a prestare attenzione al
suo
interlocutore.
“Io
e mia figlia abbiamo assistito ad un incidente stradale questa mattina.
Abbiamo
accompagnato il ragazzo qui e stiamo aspettando notizie...”.
Il
dottor Davidson annuisce “L’incidente sulla
Lexington, ho sentito...”.
“Sai
per caso qualcosa? Nessuno ci dice nulla da due ore” Castle
domanda speranzoso.
“Non
è un mio paziente, ma posso andare a chiedere....”
risponde professionale
“....sai il nome?”.
Castle
si passa una mano in fronte nervosamente “Si... Reed. Peter
Reed. Non so altro,
non sono riuscito a trovare nessun famigliare per ora...”.
“Il
nome per adesso mi basta, vado a vedere a che punto sono con
l’intervento”.
“Grazie”
riesce a dire prima di vederlo allontanarsi.
Lasciato
perdere il caffè, Castle torna in sala d’attesa
trovando sua figlia da sola
“Che fine ha fatto il dottor Porter?”.
“Aveva
dei pazienti, si farà vivo più tardi”
spiega Alexis.
Castle
le si siede accanto “Tesoro ascolta, ho incontrato Josh poca
fa...”.
La
ragazza lo interrompe raddrizzandosi di scatto sulla sedia
“Quel Josh?!”.
“Si,
ma tranquilla, nessuna lite in corso. Sta andando a chiedere di Peter,
se
scopre qualcosa ci verrà ad informare”.
Alexis
tira un profondo sospiro di sollievo “Oh... ok, meno
male”.
Le
braccia di suo padre la avvolgono subito in un caldo abbraccio.
“Papà,
ti vibra la giacca” esclama poco dopo, con una leggera risata
che la rallegra
per un attimo.
Castle
guarda il display del cellulare “E’ il
distretto”.
Sono
mesi che non segue un caso. Vede i ragazzi per qualche partita a poker
e ha
spiegato loro la situazione con Kate.
Perciò
se lo chiamano dal distretto deve essere importante.
“Castle” risponde con un
po’ di esitazione.
“Castle
stai bene? Sei in ospedale” è la voce del
detective Ryan quella che sente
all’altro capo del telefono.
“Si
sto bene, sono con Alexis in ospedale. Come fai a saperlo?”.
“Ci
è arrivata la notizia dell’incidente e i vostri
nomi sono tra l’elenco dei
testimoni” spiega Ryan “È tutto a
posto?”.
“Stiamo
bene Ryan, abbiamo seguito l’ambulanza...stiamo aspettando
notizie del ragazzo
che è stato investito…”.
“Lo
so, un’agente della stradale ce l’ha detto, sa che
ti conosciamo e ci ha
informati e…”
Ryan
si blocca incerto.
“Ryan?
Ci sei ancora?” non
è il momento delle
frasi in sospeso, i nervi di Castle sono già a fior di pelle.
“Ci
sono... sta arrivando qualcuno a prendere anche le vostre
deposizioni...”
prosegue il detective.
“Ok,
bene, lo stavamo aspettando...”.
Altra
pausa di silenzio.
“Ryan,
ti prego, sono già abbastanza agitato, se devi dire qualcosa
dilla!” sbotta
Castle.
“Kate
non l’ha presa bene” sputa tutto d’un
fiato “Si è agitata parecchio… anche se
l’agente della stradale le ha assicurato che stavate
bene…voleva raggiungerti
in ospedale ma la Gates gliel’ha impedito”
Ora
è Castle a stare in completo silenzio.
“Dovresti
chiamarla e dirle tu stesso che stai bene” suggerisce Ryan.
Alza
lo sguardo e vede Josh avvicinarsi a grandi passi “Ti devo
lasciare ora, ci
sentiamo dopo” riattacca e si alza in piedi.
Alexis
imita il padre e istintivamente si aggrappa al suo braccio.
Stanno
entrambi per tempestarlo di domande quando Josh li anticipa, portando
avanti le
mani per placarli “Lo stanno ancora operando”.
Alexis
fa un passo avanti lasciando il braccio di suo padre “Ma come
sta andando?
Starà bene vero?”
“Questo
non te lo posso garantire. Un operazione è sempre rischiosa
ma è davvero in
ottime mani e l’intervento sembra stia andando bene”
“Ci
puoi tenere aggiornati?” insiste Alexis.
“Non
preferite andare a casa a riposarvi? Se lasciate il vostro numero ad
un
infermiera vi avviserà immediatamente alla fine
dell’operazione” suggerisce
invece lui.
Castle
vede sua figlia scuotere violentemente la testa e implorarlo con gli
occhi
lucidi “No...ehm restiamo qui, grazie. Peter non ha nessuno
in questo momento”.
“Ho
promesso che non l’avrei lasciato solo” Alexis
parla con fermezza fissando
Josh.
Di
nuovo in attesa di altre notizie.
Con
la testa reclinata all’indietro appoggiata alla parete,
Castle si ritrova a
sperare che Josh torni presto.
Ironia
della vita. Fino a ieri avrebbe pagato pur di non rivederlo mai
più e non
pensare a lui e Kate insieme.
Ora
non aspetta altro che vederlo svoltare il corridoio e di sentirgli dire
che
Peter sta bene.
Chiude
gli occhi cercando di indirizzare la testa altrove.
Kate.
Sospira
forte. È inutile. È sempre nei suoi pensieri.
Che
sia contento, triste, arrabbiato o deluso, lei è sempre
nella sua mente.
Lei.
Lei
che sorride quando le porta il caffè.
Lei
che lo guarda male se fa una battuta a doppio senso.
Lei
che toglie le viti dalla sedia per fargli credere di essere maledetto.
Lei
che....
Spalanca
gli occhi e si raddrizza di colpo sulla sedia.
È
stato un flash. Un secondo.
Solo
uno stramaledettissimo secondo è servito a ricordare dove
aveva già sentito il
cognome Reed.
O
forse sarebbe meglio dire ‘letto’.
Non
può essere. Non può essere vero.
Si
alza agitato sbottonando il colletto e allargandolo a forza con le dita.
È
sicuramente una coincidenza.
Deve
esserlo!
* Thinking of you - Katy Perry
- http://www.youtube.com/watch?v=ncIAKQqontY
Ivi’s Corner:
E
Kate preoccupata?
Mmmmm
che succede qui?
Shhh
non vi posso ancora dire nulla...
Kiss
kiss, Gossip Girl... ah no scusate, ho sbagliato telefilm... :-P
Ahahahahah vabbè, qui tuona, metto in my veins e cerco di capire come vestirmi stasera...
Buona
lettura e grazie a tutte coloro che hanno letto e recensito :-**