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Autore: _Lightning_    12/05/2013    4 recensioni
Gli errori, le debolezze, il tuo stupido orgoglio.
Quelli sono colpa tua, lo saranno sempre.
Davanti a te si staglia il tuo terrore più grande, minacciosamente invitante.
Quando potrai guardare il cielo di New York e vedere solo un azzurro terso?

Pensieri, riflessioni, dubbi e decisioni di Tony dietro il volto di Iron Man.
[Da Iron Man ad Avengers: Endgame // PoV Tony // Missing Moments]
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Thanos, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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7. Question

 
"Do we, do we know, when we fly?
When we, when we go,
Do we die?"
[Question – System Of A Down]
 

VII

Era quello, il momento?
 
Un nodo d'ansia gli serrò lo stomaco, mentre cercava d'ignorare quell'insistente e impellente voce che gli urlava di lasciare che gli eventi facessero il loro corso e di tornare indietro finché poteva. Di salvarsi la vita, finché era in tempo. 
 
Non si era mai definito un "eroe": quella parola aveva sempre avuto un suono sgradevole e discordante, quanto di più lontano potesse immaginare da lui. Non gli piaceva quando la gente lo chiamava così, e "supereroe" era anche peggio, se pensava al fatto che lo era diventato per colpa di una bomba, un chirurgo un po' alternativo e un corpo che andava a batterie.
 
Lui era un consulente, un inventore, un genio; lui costruiva e riparava cose, non salvava persone. Iron Man, lui, lui era l'eroe, ideato dalla sua stessa mente e plasmato dalle sue stesse mani; lui salvava le persone.

Era per questo che l'aveva inventato, no? Per rimediare ai suoi errori. E per proteggere se stesso, ma quello era un pensiero sgradevole, in quel momento più che mai. Pensare alla tua debolezza non aiuta quando hai una testata nucleare sulle spalle e sei consapevole che potrebbe esploderti in mano da un momento all'altro. Ma in quel momento più che mai si rendeva conto della sua fragilità.

Quello davanti a lui era un portale alieno. I suoi compagni di squadra erano un invincibile bestione verde, un semidio, un supersoldato e una coppia di assassini provetti. Quella maledetta armatura era l'unico motivo per cui i Chitauri non l'avevano polverizzato e Loki non l'aveva schiantato ai piedi della sua torre.

 
Senza quella, cos'era? Un patetico essere umano con una lampadina azzurra piantata nel petto, pronto a spezzarsi alla minima pressione. A quello servivano i braccialetti che portava ai polsi. Lo facevano sentire un po' più protetto, un po' più sicuro. Lo illudevano che forse un qualche potere l'aveva anche lui e che non era del tutto indifeso se poteva chiamare in suo soccorso la Mark VII. E anche così, la morte l'aveva sfiorato e adesso le stava andando incontro di sua volontà, forse proprio per dimostrare a se stesso, al mondo, che non serve essere un supersoldato per fare ciò che è giusto.
 
Il portale incombeva ormai su di lui, una voragine oscura che spalancava le sue fauci sul mondo sottostante, pronto a risucchiarlo nelle sue viscere. Puntò dritto verso di esso, con la testa improvvisamente vuota e leggera, nella calma e forse incosciente accettazione di non poter più tornare indietro e che ciò che aveva davanti era immensamente più potente di lui. Anche la sua armatura sembrò fragile e ridicola al cospetto di quella forza mostruosa.
 
L'ultimo pensiero coerente che ebbe era intriso di rammarico nel vedere quella foto lampeggiare sul display e il trillo di un telefono che squillava a vuoto...
 
Fu inghiottito dal nero.
 
Per un attimo sentì solo un forte vuoto allo stomaco, come se fosse appena decollato con la sua fidata armatura. Poi le familiari e rassicuranti interfacce azzurrine tremolarono e si spensero, lasciando solo due sottili fessure affacciate sul vuoto profondo dello spazio.
 
I potenti propulsori emisero un ultimo, morente getto d'energia, poi si esaurirono, dandogli l'impresisone di perdere peso e consistenza. Era solo, adesso, col suo corpo di uomo  intrappolato in un involucro di metallo inerte.
 
I suoi sensi si annebbiarono e tutto divenne fioco ed estraneo. Chiuse gli occhi, chiedendosi perché non avesse paura. Il cuore gli martellava nel petto e sentiva di non riuscire a respirare per quanto i suoi muscoli erano contratti. Forse aveva paura.
Non era così che si era immaginato la sua "eroica" dipartita. Aveva sempre pensato a qualcosa di spettacolare ed assolutamente grandioso, un degno riflesso di se stesso, se proprio avesse dovuto scegliere. Invece sarebbe semplicemente... scomparso

Di lui sarebbe rimasto solo il ricordo di un'armatura scintillante.

 
 


Note Dell'Autrice:

Inizio subito con lo scusarmi, per due motivi ben evidenti: 1) L'aggiornamento in iper-ritardo (era troppo bello riuscire a pubblicare puntualmente...), a causa di scuola, studio e una buona grandinata di verifiche, oltre ad altri eventi non esattamente piacevoli che hanno bloccato la mia ispirazione per un po'; 2) Proprio a causa della triste dipartita dell'ispirazione 'sto capitolo è probabilmente il peggiore della raccolta, quello che mi piace di meno e quello su cui ho penato di più. Ho perso il conto delle volte che l'ho riscritto. Alla fine, non raggiungendo mai un risultato soddisfacente, l'ho lasciato così, limando il più possibile le imperfezioni, abusando del corsivo e sperando che il senso fosse chiaro -no, non lo è, ma posso aprire un banchetto da psicologa per fugare i vostri dubbi.
Posso solo dire che il tema è il solito: fragilità, divisione tra uomo e armatura, consapevolezza di doversi affidare totalmente alla tecnologia e paura di essere da questa abbandonato. Sì, ho veramente scritto tutto ciò. Bontà divina... [cit.]
Piccolo preavviso: il prossimo capitolo sarà un po' diverso dai precedenti. Aspettate e vedrete (?).

Ringrazio infinitamente Alley, evenstar, Tony Stark, Thirrin e JuliaSnape che continuano a seguire e a recensire questa raccolta. Mi rendete davvero felicissima, non credevo davvero di ottenere un tale seguito e saltello come un'idiota ogni volta che trovo le vostre recensioni.
Grazie a tutti! <3
Mi eclisso definitivamente.
Adiòs,

-Light-

P.s. Come sempre, occhio alle lyrics.
P.p.s. Questo capitolo non è stato sottoposto ad alcuna betatura, poiché la prode Julia era troppo impanicata per l'esame di guida e la fedele MoonRay è a zonzo per l'Italia e sommersa dallo studio (tranquille, vi amo lo stesso). Siete autorizzati a prendermi a pomodori in faccia per qualsiasi eventuale errore di grammatica/sintassi.

 
   
 
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